cocca46
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giovedì 16 marzo 2017
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da non perdere
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Se ve lo siete perso mi dispiace per voi e mi auguro che almeno lo vediate in streaming, anche se per un amante del cinema la sala cinematografica e' un'altra cosa. E' secondo me, a parte la storia vera che potete facilmente ritrovare, un episodio della nostro passato recente narrato in una stile stringato asciutto e nello stesso tempo carico di calore umano. Un equilibrio difficile da raggiungere! L'immagine di questa donna che ha lungamente lottato contro gli interessi di una azienda farmaceutica per fare ritirare un medicinale che uccideva, e' resa in modo assolutamente non banale. Descrive il suo amore per i pazienti, la sua caparbieta' nelle numerose battaglie anche contro la burocrazia, e nello stesso tempo la sua allegria, la sua vitalita' e la sua capacita' di conservare un rapporto di grande calore e qualita' con il marito e i figli.
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Se ve lo siete perso mi dispiace per voi e mi auguro che almeno lo vediate in streaming, anche se per un amante del cinema la sala cinematografica e' un'altra cosa. E' secondo me, a parte la storia vera che potete facilmente ritrovare, un episodio della nostro passato recente narrato in una stile stringato asciutto e nello stesso tempo carico di calore umano. Un equilibrio difficile da raggiungere! L'immagine di questa donna che ha lungamente lottato contro gli interessi di una azienda farmaceutica per fare ritirare un medicinale che uccideva, e' resa in modo assolutamente non banale. Descrive il suo amore per i pazienti, la sua caparbieta' nelle numerose battaglie anche contro la burocrazia, e nello stesso tempo la sua allegria, la sua vitalita' e la sua capacita' di conservare un rapporto di grande calore e qualita' con il marito e i figli. E' quello che definisco cinema di qualita'!
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cardclau
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sabato 25 febbraio 2017
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prova la nostra capacità di provare compassione
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A cosa servono i film, se non a raccontare nel bene o nel male, in modo reale o fantastico, degli aspetti che condividiamo con gli altri esseri umani? 150 milligrammi è un film prezioso. Racconta la storia vera di una donna molto coraggiosa, che ingaggia una battaglia impari per difendere i suoi pazienti, suoi figli, dagli effetti letali di un farmaco venduto tranquillamente, con la compicità del mondo accademico e politico, da una potente multinazionale del farmaco francese. Il Mediator (benfluorex) della Servier. Al di là degli elementi di cronaca potenti (che potete leggere nel Correre della Sera/Salute del 4 luglio 2013), lo spettatore viene messo di fronte, in modo convincente anche se non filmicamente perfetto, ad una donna di grande coraggio, che affronta l'angoscia di sentirsi da sola, di dover subordinare gli affetti familiari, di dover interagire con le proprie conflittuali emozioni e col proprio ambiente.
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A cosa servono i film, se non a raccontare nel bene o nel male, in modo reale o fantastico, degli aspetti che condividiamo con gli altri esseri umani? 150 milligrammi è un film prezioso. Racconta la storia vera di una donna molto coraggiosa, che ingaggia una battaglia impari per difendere i suoi pazienti, suoi figli, dagli effetti letali di un farmaco venduto tranquillamente, con la compicità del mondo accademico e politico, da una potente multinazionale del farmaco francese. Il Mediator (benfluorex) della Servier. Al di là degli elementi di cronaca potenti (che potete leggere nel Correre della Sera/Salute del 4 luglio 2013), lo spettatore viene messo di fronte, in modo convincente anche se non filmicamente perfetto, ad una donna di grande coraggio, che affronta l'angoscia di sentirsi da sola, di dover subordinare gli affetti familiari, di dover interagire con le proprie conflittuali emozioni e col proprio ambiente. Lo spettatore viene emotivamente esposto alle connivenze politiche e accademiche, alla falsità che la legge è uguale per tutti. E' in piccolo un giorno della memoria per non perdere le cose solo di ieri nel dimenticatoio.
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vanessa zarastro
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lunedì 20 febbraio 2017
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la pasionaria un po’ sopra le righe
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Emanuelle Bercot è sicuramente meglio come attrice, e forse è meglio che continui a recitare senza cimentarsi in altro.
Tratto da una storia vera di farmaci dannosi e di omertà dell’Agenzia della salute pubblica, 150 milligrammi è un film noiosissimo, lungo, tutto parlato: né film né documentario che non risparmia lo spettatore di cavilli giuridici e di interventi chirurgici.
Tutto girato all’interno dell’Ospedale di Brest, una piccola città portuale francese situata nel dipartimento del Finistère nella regione della Bretagna, sulla costa occidentale. La Bercot alterna diapositive statiche dell’Ospedale a qualche vista grigia dell’Oceano ripresa dalla vecchia casa di Irene, la protagonista, rendendo il film anche leggermente claustrofobico.
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Emanuelle Bercot è sicuramente meglio come attrice, e forse è meglio che continui a recitare senza cimentarsi in altro.
Tratto da una storia vera di farmaci dannosi e di omertà dell’Agenzia della salute pubblica, 150 milligrammi è un film noiosissimo, lungo, tutto parlato: né film né documentario che non risparmia lo spettatore di cavilli giuridici e di interventi chirurgici.
Tutto girato all’interno dell’Ospedale di Brest, una piccola città portuale francese situata nel dipartimento del Finistère nella regione della Bretagna, sulla costa occidentale. La Bercot alterna diapositive statiche dell’Ospedale a qualche vista grigia dell’Oceano ripresa dalla vecchia casa di Irene, la protagonista, rendendo il film anche leggermente claustrofobico.
La Sisde Babett Knudsen sarebbe anche brava – l’ha dimostrato con Susanne Bier in The One and Only e in Dopo il matrimonio e con Christian Vincent in L’Hermine (La Corte in italiano) – ma qui la regista la fa recitare sempre un po’ sopra le righe fine a diventare un tantino insopportabile in questa sua crociata dove, per la sua ossessione da giustiziera, dimentica completamente il marito e trascura ben quattro figli.
Il film non riesce affatto a tenere lo spettatore incollato, anzi non si vede l’ora che finisca.
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[+] pessima valutazione morale
(di misesjunior)
[ - ] pessima valutazione morale
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antonio ruggiero
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giovedì 16 febbraio 2017
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mimose per le tre protagoniste di 150mg.
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UN PENSIONATO AL CINEMA è andato a vedere "150 milligrammi"
Tra pochi giorni si festeggia la Festa della Donna. Se nelle vostre città è ancora in programmazione il film "150 milligrammi": Signore Donne, di tutte l'età, pensionate comprese, andate pure a vederlo. Vi avverto: non si ride, non si piange (ma qualcuno ha pianto), niente baci, niente look. Facciamo piuttosto la conoscenza di tre donne in gamba, che sanno fare bene il loro mestiere. La prima è una pneumologa francese, la dott.ssa Irene Frachon, che ha avuto un ruolo decisivo nel denunciare gli effetti gravissimi di un farmaco dimagrante, distribuito in Francia fino al 2009, e che ha prodotto oltre 500 vittime.
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UN PENSIONATO AL CINEMA è andato a vedere "150 milligrammi"
Tra pochi giorni si festeggia la Festa della Donna. Se nelle vostre città è ancora in programmazione il film "150 milligrammi": Signore Donne, di tutte l'età, pensionate comprese, andate pure a vederlo. Vi avverto: non si ride, non si piange (ma qualcuno ha pianto), niente baci, niente look. Facciamo piuttosto la conoscenza di tre donne in gamba, che sanno fare bene il loro mestiere. La prima è una pneumologa francese, la dott.ssa Irene Frachon, che ha avuto un ruolo decisivo nel denunciare gli effetti gravissimi di un farmaco dimagrante, distribuito in Francia fino al 2009, e che ha prodotto oltre 500 vittime. C'è poi la brava regista francese Emmanuele Bercot, che su questa "storia vera" vi ha girato un film grintoso. Ed infine la protagonista, una tosta e bella Sidse Babette Knudsen, che sullo schermo interpreta la dottoressa Frachon. Sono andato a vedere il film con un pò di pregiudizio. Ero stato appena deluso da un altro film francese di analogo argomento: Un medico di campagna. All'inizio il racconto fa un pò fatica ad avviarsi: troppe riunioni burocratiche e tabelle statistiche da mettere assieme. Poi la cocciutaggine della protagonista, prende il sopravvento e non ci molla più. Il ritmo si fa stringente. I Media nazionali cominciano ad interessarsi alle denunce della pneumologa. Parigi e tutta la Francia discutono del medicinale tossico. L'Agenzia del Farmaco dovrà intervenire. I maschietti (quasi tutti) nel film, fanno una figura di Emme. Sono incerti, pavidi, boriosi, capaci al massimo di dare un contributo anonimo. A me il film è piaciuto, mi ha coinvolto ( occhi umidi). Alcuni critici hanno sottolineato la presenza di scene macabre. Non è vero. Solo all'inizio c'è un operazione a cuore aperto: basta chiudere gli occhi. Noi pensionati che ingoiamo medicine a manciate, dovremmo applaudire questa coraggiosa dottoressa che ha combattuto contro la burocrazia sanitaria e soprattutto contro le potentissime case farmaceutiche, ed i loro "bugiardini". Mimose dunque alla Dottoressa Frachon ed alle donne che hanno diretto ed interpretato questo film.
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flyanto
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martedì 14 febbraio 2017
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la lunga lotta di una donna sola contro un colosso
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La storia di "150 Milligrammi" presenta quella realmente vissuta negli anni tra il 2009 e il 2010 dalla bretone dottoressa Irène Frachon che scoprì la correlazione tra l'assuunzione di un mortale farmaco creato al fine di fare dimagrire, il Mediator, ed i conseguenti decessi degli individui che lo avevano assunto per, appunto, perdere peso. Da qui, sola con la sua piccola equipe di medici suoi sostenitori, la pneumologa Frachon inizia una lunga e difficile barttaglia con la casa farmaceutica del farmaco affinchè questo venga ritirato dalle farmacia e dal commercio generale. Ovviamente lo scontrarsi con un grosso colosso farmaceutico porterà ad un allungamento notevole dei tempi affinchè finalmente sia riconosciuta veritiera la tesi sostenuta dalla dottoressa protagonista.
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La storia di "150 Milligrammi" presenta quella realmente vissuta negli anni tra il 2009 e il 2010 dalla bretone dottoressa Irène Frachon che scoprì la correlazione tra l'assuunzione di un mortale farmaco creato al fine di fare dimagrire, il Mediator, ed i conseguenti decessi degli individui che lo avevano assunto per, appunto, perdere peso. Da qui, sola con la sua piccola equipe di medici suoi sostenitori, la pneumologa Frachon inizia una lunga e difficile barttaglia con la casa farmaceutica del farmaco affinchè questo venga ritirato dalle farmacia e dal commercio generale. Ovviamente lo scontrarsi con un grosso colosso farmaceutico porterà ad un allungamento notevole dei tempi affinchè finalmente sia riconosciuta veritiera la tesi sostenuta dalla dottoressa protagonista.
Una pellicola molto ben girata dalla regista/attrice Emanuelle Bercot che in maniera lucida, chiara ed avvincente è riuscita a portare una vicenda reale sullo schermo, rendendola interessante e, pertanto, affatto noiosa per lo spettatore nonostante la sua durata di circa 130 minuti. La Bercot, infatti, ha sostenuto un ritmo incalzante e preciso per tutto lo svolgersi della vicenda, affidandosi anche all'ottima performance dell'attrice scelta, la danese Sidse Babett Knudsen, che ben impersona il ruolo della Frachon, rendendolo vero e quanto mai credibile.
Insomma un film documento altamente consigliabile su un triste episodio riguardante il campo della Medicina francese che è stato fortunatamente reso noto dalla stessa Frachon nel proprio libro autobiografico.
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foffola40
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lunedì 13 febbraio 2017
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vitale e rigoroso
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buon film sulle difficoltà e le problematiche dei farmaci e della loro nocività: pregiudizi, interessi economici e brutali cinismi : tutto sulla pelle dei pazienti. Storia vera accaduta in Francia e ancora non terminata giudiziariamente quanto ai risarcimenti dei pazienti defunti. Interpretazione ottima dei vari attori ,lo spettatore partecipa alla vittoria finale come se fosse cosa sua. foffola40
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no_data
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lunedì 13 febbraio 2017
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150 milligrammi
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Avvincente ma troppa retorica e impostazione registica televisiva. Purtroppo Il film tratta una brutta storia vera
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domenica 12 febbraio 2017
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per dare un senso alla propria ed altrui vita
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Forse più che un film un vero docu-fiction La fille de Brest, l'ultimo film di Emmanuelle Bercot, che si è occupata - anche se non da sola - della sceneggiatura, dopo aver conosciuto l'Autrice, il medico Irène Frachon, pneumologo in quella terra bellissima e misconosciuta che è la Bretagna, l'antica Finistère dei Romani, ed aver letto il suo libro autobiografico.
"Dall'incontro e dalla passione che si evincevano dal suo racconto, ho deciso che il mio film non sarebbe stato la storia del Mediator, ma la vicenda di una donna dalla forza eccezionale, una persona comune dalla forza straordinaria".
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Forse più che un film un vero docu-fiction La fille de Brest, l'ultimo film di Emmanuelle Bercot, che si è occupata - anche se non da sola - della sceneggiatura, dopo aver conosciuto l'Autrice, il medico Irène Frachon, pneumologo in quella terra bellissima e misconosciuta che è la Bretagna, l'antica Finistère dei Romani, ed aver letto il suo libro autobiografico.
"Dall'incontro e dalla passione che si evincevano dal suo racconto, ho deciso che il mio film non sarebbe stato la storia del Mediator, ma la vicenda di una donna dalla forza eccezionale, una persona comune dalla forza straordinaria".
E straordinaria è anche l'interpretazione che ne dà Sidse Babett Knudsen, attrice danese, dai caldi nordici e vivissimi occhi azzurri, di grande impatto passionale che riesce a dare al personaggio una carica che informa di sé il plot, i comprimari ed il pubblico che assiste.
Buona anche la performance di Magimel, un po' 'fuori dai contorni':, ingrassato ed un po' sformato com'è - ma il suo essere un po' Peter Pan, un po' Oblomov non fa che sottolineare di più la carica e la passionalità dell'alter ego che diviene netta protagonista, a tutti gli effetti, l'ottima Frachon-Knudsen.
Film di denuncia, che in Italia non avrebbe potuto avere, di sicuro, gli esiti che, pur molto faticosamente e non completamente, ha avuto in Francia, con un ritmo a bout de souffle, incalzante e senza cadute, nonostante i 128 minuti: da vedere, perché - come viene affermato nell'agnitio ufficiale finale da parte dei media e delle istituzioni - i pazienti non 'sanno' e non vogliono, forse, nemmeno 'sapere': ma è un peccato 'dover' morire per la propria ed altrui (medica) ignoranza, a volte...
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