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domenica 9 ottobre 2016
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siamo dalle parti dello stereotipo
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E' sicuramente ben girato il film di De Angelis. Ma sa di operazione un po' furbetta. La trovata delle gemelle siamesi appare un pretesto sul quale innestare a cascata tutta una serie di luoghi comuni: la terra del sud malfamata, arretrata e legata a credenze e tradizioni popolari dure a morire; personaggi che sono solo buoni o solo cattivi, oppure apparentemente cattivi, ma portati fuori strada dalle cattive compagnie (la madre); personaggi grotteschi alla Sorrentino con campionario assortito di prostitute nere, senza farsi mancare il solito nano - che fa tanto atmosfera malaticcia - che sta bene ovunque; sesso in cambio di soldi e perdizione, che viene lavato con un bagno catartico in mezzo a un mare nel quale si disperdono i contanti ma si ritrova la purezza perduta; e via dicendo.
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E' sicuramente ben girato il film di De Angelis. Ma sa di operazione un po' furbetta. La trovata delle gemelle siamesi appare un pretesto sul quale innestare a cascata tutta una serie di luoghi comuni: la terra del sud malfamata, arretrata e legata a credenze e tradizioni popolari dure a morire; personaggi che sono solo buoni o solo cattivi, oppure apparentemente cattivi, ma portati fuori strada dalle cattive compagnie (la madre); personaggi grotteschi alla Sorrentino con campionario assortito di prostitute nere, senza farsi mancare il solito nano - che fa tanto atmosfera malaticcia - che sta bene ovunque; sesso in cambio di soldi e perdizione, che viene lavato con un bagno catartico in mezzo a un mare nel quale si disperdono i contanti ma si ritrova la purezza perduta; e via dicendo. Il film non decolla mai proprio perché parte da un pretesto, e quindi semplicemente non può farlo, visto che manca della materia prima, quella che rende davvero viva e palpitante una pellicola, ovvero un'esigenza vera, una ispirazione pura, una visione. Alcune scene sembrano veramente tratte da una sorta di appendice minore de "La grande bellezza". Gli interpreti sono bravi, in particolare le due ragazze, davvero promettenti. Per il resto, niente di nuovo sotto il sole. Un bel mix riciclato di cliché e deja-vu, che può strappare qualche lacrimuccia ai meno scafati, ma che lascia il tempo che trova. A mio parere, rigorosamente.
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[+] nessuno stereotipo
(di vincenzoadamo)
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sabato 8 ottobre 2016
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stupefacente
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Non mi era mai successo: sono andata tre giorni di seguito al cinema e ci sono andata per vedere lo stesso film: ipnotico, devastante, crea dipendenza.
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minadamiani
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sabato 8 ottobre 2016
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poesia
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quando ci si imbatte in qualcosa di raro e prezioso come la poesia non si può fare altro che lasciarsi attraversare da essa, nel desiderio che qualcosa resti a migliorare il nostro modo di stare al mondo. Grazie.
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marcomandato
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sabato 8 ottobre 2016
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un film prepotente
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un film prepotente perché ti costringere a torcerti lo stomaco, piangere, ridere assieme a Desy e Viola, a sentirti il terzo gemello. Un film che ti prende e non ti abbandona.
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marcomandato
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sabato 8 ottobre 2016
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la prepotenza delle emozioni
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un film prepotente perché ti costringere a torcerti lo stomaco, piangere, ridere assieme a Desy e Viola, a sentirti il terzo gemello. Un film che ti prende e non ti abbandona.
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nanni
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giovedì 6 ottobre 2016
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indivisibili
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Appena diciottenni gemelle siamesi con il talento del canto scoprono casualmente di potersi separare. Ma Viola e Dasy più che della disabilità sono prigioniere di una famiglia e di un mondo di mostri e la conquista della “normalità” sarà dura, dolorosa e piena di ostacoli…….L’espediente delle sorelle siamesi come metafora universale della complessità del percorso di emancipazione ( nonostante la davvero straordinaria bravura delle protagoniste) rimane troppo in superfice e non convince. Nel tentativo di tenere a galla il film, De Angelis spinge molto, troppo il registro del grottesco non riuscendo, però, ad andare mai oltre la denuncia del degrado umano ed ambientale inarrestabile di una non trascurabile parte del “Bel Paese” (tema, peraltro, oramai largamente usato ed abusato e che non indigna quasi più).
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Appena diciottenni gemelle siamesi con il talento del canto scoprono casualmente di potersi separare. Ma Viola e Dasy più che della disabilità sono prigioniere di una famiglia e di un mondo di mostri e la conquista della “normalità” sarà dura, dolorosa e piena di ostacoli…….L’espediente delle sorelle siamesi come metafora universale della complessità del percorso di emancipazione ( nonostante la davvero straordinaria bravura delle protagoniste) rimane troppo in superfice e non convince. Nel tentativo di tenere a galla il film, De Angelis spinge molto, troppo il registro del grottesco non riuscendo, però, ad andare mai oltre la denuncia del degrado umano ed ambientale inarrestabile di una non trascurabile parte del “Bel Paese” (tema, peraltro, oramai largamente usato ed abusato e che non indigna quasi più). Il film, dunque, dopo aver messo tante carne al fuoco si smarrisce e con un finale senza sconfitta ma senza neanche riscatto vero risulta ampiamente irrisolto e non esce mai dallo schermo. Ciao Nanni
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mercoledì 5 ottobre 2016
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nessuna speranza di redenzione
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Davvero coraggioso questo film (presentato a Venezia 2016) che affronta una storia minore, forse molto minore, ma la affronta in modo splendido. Due sorelle: Viola e Dasy ormai adulte, unite nel corpo ( sono siamesi ) ma divise nelle aspirazioni affrontano la necessità di essere diverse, uniche, come tutti noi vogliamo essere. Un uomo ne desidera una, Dasy, e lei sente l'insopprimibile voglia di essere femmina (come dice alla sorella).
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Davvero coraggioso questo film (presentato a Venezia 2016) che affronta una storia minore, forse molto minore, ma la affronta in modo splendido. Due sorelle: Viola e Dasy ormai adulte, unite nel corpo ( sono siamesi ) ma divise nelle aspirazioni affrontano la necessità di essere diverse, uniche, come tutti noi vogliamo essere. Un uomo ne desidera una, Dasy, e lei sente l'insopprimibile voglia di essere femmina (come dice alla sorella). Padre e madre sfruttano questa singolarità, che suscita una morbosità pagana, per trarne beneficio economico ma anche riscatto sociale. Un universo squallido di un consesso sociale di sconfitti e predatori si affaccenda nel rubare qualche scampolo di ricchezza e di fama riflessa ( non ultimo un prete ambiguo ) sfruttandone la singolare condizione fisica, esibendole (cantano nelle feste di periferia) . Nella riviera Domizia “non luogo” di raro squallore di territorio saccheggiato ed abbandonato e di umanità senza speranze. Sconfitta anche quando pensa di vincere. Lo squallore e la miseria morale pervade ogni comportamento ed ogni situazione. La bruttura dell'esser umano assurge ad un elevazione impensabile proprio perché specchio della realtà.
La presenza incombente, quasi soffocante, del denaro in contanti è misura del potere e miraggio nella possibilità di una finta redenzione . Nessuno si salva dallo squallore : non il padre crudele, impedendo una vita normale alle figlie e che si assolve sentendosi poeta (scrive i testi delle canzoni) mentre spende ogni risorsa nella dipendenza dal gioco. Non la madre che riscatta un suo passato da vinta nell'acquisto compulsivo di ogni elettrodomestico. Non certo il prete che sottrae le poche risorse agli umili che vi si affidano inermi e che usa anch'egli le due siamesi per i suoi orridi riti di una religiosità mercantile con un cinismo ben rappresentato dal bravo attore piegando religione e fede a riti che sono pagani. Il regista sceglie inquadrature gelide, anche un po' troppo fredde come alla ricerca di simbolismi esasperati. Una musica di Enzo Avitabile che mescola il vuoto dei valori con testi che sembrano neo melodici. Discutibile ma comprensibile il finale consolatorio. Raro film di qualità.
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maria elena p.
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martedì 4 ottobre 2016
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interpretazione felice ma film cupo
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Un film cupo e triste, così come si definisce uno dei protagonisti, il padre e manager delle gemelline. Splendida l'interpretazione delle sorelle Fontana e coerente rappresentazione di una delle realtà casertane da parte del regista. Il disagio di una vita condivisa e il desiderio misto a paura di seperararsi fanno più da contorno a quello che è il tema principe della pellicola, ossia, la pochezza di spirito e la fame che spinge i protagonisti, l'intera famiglia delle ragazze, a trarre il massimo profitto da una menomazione fisica delle piccole difendendo ad ogni costo questa possibilità, a spese della loro felicità e della stessa salute.
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Un film cupo e triste, così come si definisce uno dei protagonisti, il padre e manager delle gemelline. Splendida l'interpretazione delle sorelle Fontana e coerente rappresentazione di una delle realtà casertane da parte del regista. Il disagio di una vita condivisa e il desiderio misto a paura di seperararsi fanno più da contorno a quello che è il tema principe della pellicola, ossia, la pochezza di spirito e la fame che spinge i protagonisti, l'intera famiglia delle ragazze, a trarre il massimo profitto da una menomazione fisica delle piccole difendendo ad ogni costo questa possibilità, a spese della loro felicità e della stessa salute. Temi profondi e toccanti, emergono risvolti psicologici importanti, ma, nonostante gli sforzi, il film non arriva, non evolve, è come se si fosse fermato al momento iniziale e poi stop. Inverosimile alquanto la scena del tuffo a mare. NO.
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flyanto
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lunedì 3 ottobre 2016
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l'ineluttabilità di un certo destino
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"Indivisibili" del regista Edoardo De Angelis costituisce l'ennesima pellicola, ambientata in territorio napoletano, in cui vengono rappresentati la squallida realtà e l'infame genere umano che popolano determinate aree disastrate del Sud Italia.
Nel caso specifico, viene presentato sullo schermo il caso di due gemelle siamesi (unite per una gamba) di nome Viola e Dasy le quali vengono fatte esibire, con la scusa del canto, dai propri genitori in occasione di matrimoni, di feste religiose ed in svariate altre simili occasioni. L' attrazione è costituita proprio dalla loro anomalia fisica piuttosto che, dalle loro mediocri doti canore e quasi esse vengono considerate dalla folla in generale che le venera come dei "porta fortuna" o delle "dispensatrici di bene".
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"Indivisibili" del regista Edoardo De Angelis costituisce l'ennesima pellicola, ambientata in territorio napoletano, in cui vengono rappresentati la squallida realtà e l'infame genere umano che popolano determinate aree disastrate del Sud Italia.
Nel caso specifico, viene presentato sullo schermo il caso di due gemelle siamesi (unite per una gamba) di nome Viola e Dasy le quali vengono fatte esibire, con la scusa del canto, dai propri genitori in occasione di matrimoni, di feste religiose ed in svariate altre simili occasioni. L' attrazione è costituita proprio dalla loro anomalia fisica piuttosto che, dalle loro mediocri doti canore e quasi esse vengono considerate dalla folla in generale che le venera come dei "porta fortuna" o delle "dispensatrici di bene". Per anni, sin dalla loro nascita, pertanto, esse hanno così contribuito o, meglio, costituito l'introito economico vero e proprio della loro famiglia che, ben lungimirante, le ha sempre sfruttate. La crisi e la volontà di un generale cambiamento giungono quando un medico nel corso di una festa le vede e diagnostica loro la possibilità di essere operate chirurgicamente e, pertanto, di venire separate riuscendo così finalmente a vivere un' esistenza propria indipendente. Ciò crea in tutti ovviamente molto sgomento nonchè paura per svariate ragioni, "in primis" tra le due sorelle stesse di cui una sembra più desiderosa a "staccarsi" fisicamente dall'altra in contrapposizione all'altra che, invece, ne teme la futura separazione e lontananza. Dopo svariati avvenimenti, le due sorelle verranno finalmente divise chirurgicamente ma il loro legame troppo stretto ed in simbiosi ormai le ha troppo condizionate .....
Edoardo De Angelis ritorna sul grande schermo, dopo "Mozzarella Stories" , raccontando nuovamente della sua regione, la Campania, il genere umano con tutte le sue bassezze, le sue superstizioni e le sue caratteristiche, positive o negative che siano. Pertanto "Indivisibili" non costituisce una novità in campo cinematografico perchè non è il primo film che tratta l'argomento dello sfruttamento ai fini di cospicui introiti economici di fronte ad una realtà che si presenta fuori dalla norma. Qui, nel caso specifico, poco importa se le due adolescenti sono esposte al ludibrio pubblico e non possono vivere un'esistenza come tutte le giovani della loro età, ciò che è importante è, invece, il guadagno in termini monetari ed ottenuto soprattutto con facilità e, di conseguenza, senza troppa fatica. Comunque, nel complesso, "Indivisibili" risulta un film ben girato, ben interpretato, rivelando soprattutto al pubblico le due gemelle (ma non siamesi) Angela e Marianna Fontana che ben impersonano le due ragazze imprigionate nei propri corpi sin dalla nascita. Altro non vi è da aggiungere se non far riflettere amaramente lo spettatore su certe miserie umane nonchè squallori quotidiani di alcune zone degradate dove per lo più regna l' ignoranza e la superstizione.
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teodas
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lunedì 3 ottobre 2016
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molto buono!
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Ci sono due grandissime interprete; la storia e viscerale... non leggete più sul film: andate subito al cinema!
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