francesca50
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domenica 1 gennaio 2017
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un film delizioso e umano
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L'interpretazione di Meryl Streep e Hugh Grant è straordinaria ma anche Simon Helberg non è da meno.
Il film è originale e fa capire a mio parere quello che può raggiungere l'amore per l'arte, ma anche tra esseri umani.
Il marito asseconda infatti i sogni melomani di Florence perché in fondo, pur essendo questo un matrimonio bianco per via della sifilide di lei, dopo tanti anni di condivisione di esperienze, la ama. Lo si capisce nel finale... O perlomeno Frears ce lo fa credere e trasforma quello che potrebbe apparire solo un vile profittatore del denaro di lei in una persona simpatica e umana.
Perciò il film,oltre che riportare alla luce una storia vera, ci fa riflettere sull'amore, che per me è il vero elemento di cui ogni artista, quindi anche un regista dovrebbe parlarci, seppure qui lo si fa in maniera leggera e giustamente superficiale per non far perdere al film il suo tono di commedia brillante.
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L'interpretazione di Meryl Streep e Hugh Grant è straordinaria ma anche Simon Helberg non è da meno.
Il film è originale e fa capire a mio parere quello che può raggiungere l'amore per l'arte, ma anche tra esseri umani.
Il marito asseconda infatti i sogni melomani di Florence perché in fondo, pur essendo questo un matrimonio bianco per via della sifilide di lei, dopo tanti anni di condivisione di esperienze, la ama. Lo si capisce nel finale... O perlomeno Frears ce lo fa credere e trasforma quello che potrebbe apparire solo un vile profittatore del denaro di lei in una persona simpatica e umana.
Perciò il film,oltre che riportare alla luce una storia vera, ci fa riflettere sull'amore, che per me è il vero elemento di cui ogni artista, quindi anche un regista dovrebbe parlarci, seppure qui lo si fa in maniera leggera e giustamente superficiale per non far perdere al film il suo tono di commedia brillante.
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antonio ruggiero
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giovedì 29 dicembre 2016
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un pensionato al cinema è andato a vedere florence
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Ad Hollywood piace molto dedicare film a personaggi bizzarri e stravaganti. Qualche anno fa feci la la piacevole scoperta di un certo Liberace (Titolo del film Dietro i candelabri di Steven Soderbergh) un eccentrico pianista interpretato da Michael Douglas. Ora è la volta di una ricca esponente dell’alta società newyorkese con una passione febbrile per il canto, tale Florence Foster Jenkins, interpretata da Meryl Streep. Se cercate su internet troverete dei filmati degli anni 1940 in bianco e nero sfocati e saltellanti, in cui potrete vedere questa grassoccia signora agghindata in maniera incredibile e sentire anche la sua voce ....terribile.
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Ad Hollywood piace molto dedicare film a personaggi bizzarri e stravaganti. Qualche anno fa feci la la piacevole scoperta di un certo Liberace (Titolo del film Dietro i candelabri di Steven Soderbergh) un eccentrico pianista interpretato da Michael Douglas. Ora è la volta di una ricca esponente dell’alta società newyorkese con una passione febbrile per il canto, tale Florence Foster Jenkins, interpretata da Meryl Streep. Se cercate su internet troverete dei filmati degli anni 1940 in bianco e nero sfocati e saltellanti, in cui potrete vedere questa grassoccia signora agghindata in maniera incredibile e sentire anche la sua voce ....terribile. Da buon pensionato mi viene da riflettere:.... tu nascevi, ed a NewYork ci si divertiva anche così....come sono cambiati i tempi. Ricostruire il tutto in un teatro di posa diventa molto difficile.... si perde la patina del tempo trascorso. I costumi e le parrucche che indossa Florence - Streep, saranno senz'altro molto simili a quelli reali, ma sotto le luci dell'Alta Definizione diventano eccessivi , ingombranti, dicasi lo stesso per gli acuti e gorgheggi. Il regista Stephen Frears e la troupe si saranno divertiti da matti a conciare in tal modo la Sig.ra Streep....io da spettatore un po' meno. Si avvisano gli appassionati del bel canto e gli ammiratori di Maria Callas, che questo film non fa per loro.
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giovedì 29 dicembre 2016
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commedia deliziosa
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Difficile mettere sullo schermo una "storia vera" senza cadere nel limite oggettivo del didascalico e del documentario a cortometraggio. Invece qui, evviva, scampato pericolo. Su una struttura narrativa tutto sommato esile e fragilina è stato costruita una sceneggiatura robusta e convincente. La ricostruzione filologica dell'epoca e del contesto poi offre valore aggiunto a tutto il film. Ma più di tutto ciò che attribuisce qualità all'opera è la straordinaria interpretazione dei protagonisti, primi tra tutti Meryl Streep, strepitosa (un altro oscar, please), ma anche l'imprevedibile Simon Helberg, che senz'altro dimostra di essere maturo per ruoli ancora più significativi.
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Difficile mettere sullo schermo una "storia vera" senza cadere nel limite oggettivo del didascalico e del documentario a cortometraggio. Invece qui, evviva, scampato pericolo. Su una struttura narrativa tutto sommato esile e fragilina è stato costruita una sceneggiatura robusta e convincente. La ricostruzione filologica dell'epoca e del contesto poi offre valore aggiunto a tutto il film. Ma più di tutto ciò che attribuisce qualità all'opera è la straordinaria interpretazione dei protagonisti, primi tra tutti Meryl Streep, strepitosa (un altro oscar, please), ma anche l'imprevedibile Simon Helberg, che senz'altro dimostra di essere maturo per ruoli ancora più significativi. E bravo persino Hugh Grant, che invecchiato, temo per lui non solo per motivi di copione, la smette di fare il piacione ammiccante e offre una prova d'attore talentuosa.
Se proprio vogliamo trovarci un difetto ci ha un po' irritato, da amanti della musica quali siamo, il ridurre il grande Arturo Toscanini e il geniale Cole Porter a quasi ridicole macchiette. Si poteva evitare.
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fabriziog
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giovedì 29 dicembre 2016
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quando essere stonati diventa arte
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“Florence” è uno straordinario film di Stephen Frears, florilegio attoreo di ultraterrene capacità interpretative e mimiche di tre personalità del mondo cinematografico anglo-americano: Meryl Streep, Hugh Grant e Simon Helberg. Opera biografica che accentra l’attenzione sull’ultimo anno di vita (1944) della più famosa cantante-stonata newyorkese Florence Foster Jenkins, “Florence” pare essere la riproduzione su grande schermo delle bellissime parole di Sartre rinvenibili in “Che cosa è la letteratura?”, che qui mutuiamo, parafrasiamo ed integriamo.
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“Florence” è uno straordinario film di Stephen Frears, florilegio attoreo di ultraterrene capacità interpretative e mimiche di tre personalità del mondo cinematografico anglo-americano: Meryl Streep, Hugh Grant e Simon Helberg. Opera biografica che accentra l’attenzione sull’ultimo anno di vita (1944) della più famosa cantante-stonata newyorkese Florence Foster Jenkins, “Florence” pare essere la riproduzione su grande schermo delle bellissime parole di Sartre rinvenibili in “Che cosa è la letteratura?”, che qui mutuiamo, parafrasiamo ed integriamo. La parola Florence può rimembrare un fiore, ma anche la meravigliosa città italiana modellata dalla famiglia medicea, ma non da ultimo il nome di una donna un tempo molto amata dal filosofo esistenzialista, ma può anche far balzare alla memoria il volto di una cantante i cui vocalizzi, virtuosismi, acuti, infarciti dalle più urticanti stonature, l’hanno resa grande anche dinanzi al pubblico della Accademy Hall; la mente corre ad una signora il cui amore per la melodia le ha consentito di vivere una lunga e gioiosa vita nonostante l’incipiente sifilide.E’ un film in cui l’armoniosa sinergia fra amore (di un marito commovente), musica, canto e nobiltà d’animo conforma la corporeità e la vocalità di un trio di attori, tra i quali si alterna la grandiosità dell’uno sopravanzata da quella dell’altro, per essere scansata dal terzo e poi nuovamente raggiunta dal primo, per continuare ancora e ancora in una girandola di acrobazie espressive e recitative.
Verso certa nomination agli Oscar 2017.
Fabrizio Giulimondi
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flavio1234
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giovedì 29 dicembre 2016
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film inutile
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Non capisco l' entusiasmo per un film del genere. Una storia che poteva essere anche non raccontata con una Meryl Streep più brutta del solito e trasformata in una penosa macchietta. Scene ripetitive, gorgheggi insopportabili. Solo la presenza dei due attori di contorno ( un brillante Hugh Grant cosa incredibile !, e il giovane attore che non conosco nel ruolo del pianista ) procurano dei momenti divertenti e permettono la visione del film. Frears è ormai al capolinea.
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romilda vanitoti
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mercoledì 28 dicembre 2016
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occasione persa
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Virtuosismi vocali compresi, Meryl Streep interpreta con grande istrionismo Florence Foster Jenkins, una donna ossessionata dalla musica e fiaccata nel corpo e nella pelle da una malattia venerea. Accanto a lei, un ottimo Hugh Grant riveste i panni del giovane consorte premuroso e protettivo, capace di tenere alla larga i giornalisti impertinenti e di difendere la mediocrità della moglie, anche se mantiene una relazione parallela con una donna più giovane. Alla coppia inossidabile si aggiunge strada facendo un pianista, assunto per delle finte prove ma che accompagnerà Florence verso la realizzazione del suo grande sogno: esibirsi davanti al pubblico sul palco del celebre Carnegie Hall.
Quello che colpisce nell'adattamento di Stephen Frears, oltre alla fedeltà alla storia originale, è la sua capacità di andare aldilà delle apparenze, creando un film gradevole e pieno d'amore proprio laddove questo è mancato.
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Virtuosismi vocali compresi, Meryl Streep interpreta con grande istrionismo Florence Foster Jenkins, una donna ossessionata dalla musica e fiaccata nel corpo e nella pelle da una malattia venerea. Accanto a lei, un ottimo Hugh Grant riveste i panni del giovane consorte premuroso e protettivo, capace di tenere alla larga i giornalisti impertinenti e di difendere la mediocrità della moglie, anche se mantiene una relazione parallela con una donna più giovane. Alla coppia inossidabile si aggiunge strada facendo un pianista, assunto per delle finte prove ma che accompagnerà Florence verso la realizzazione del suo grande sogno: esibirsi davanti al pubblico sul palco del celebre Carnegie Hall.
Quello che colpisce nell'adattamento di Stephen Frears, oltre alla fedeltà alla storia originale, è la sua capacità di andare aldilà delle apparenze, creando un film gradevole e pieno d'amore proprio laddove questo è mancato.
Inserita nel contesto storico-temporale della Grande Guerra, la ricca magnate e benefattrice della musica Florence Foster Jenkins è stata forse la peggiore soprano della storia, ma di certo non ha avuto una vita facile. Afflitta da una grave malattia, la sifilide, contratta a soli diciotto anni dal primo marito, fuggita dalla famiglia a Filadelfia per inseguire il suo sogno musicale e canoro, ha finalmente trovato nell'eredità paterna i fondi adatti a sostenerla nelle sue aspirazioni e in St. Claire Bayfield il compagno di lungo corso pronto a difendere le sue scelte non sempre facili.
In altre parole Frears non mette mai in discussione il coraggio e il valore della persona, mentre lascia più di un interrogativo sulla fascinazione collettiva che l'arte e gli artisti esercitano su di noi. Manca dunque uno sviluppo adeguato a quello che si era posto come punto centrale del plot, e le risposte che si intuiscono verso la fine restano imprigionate nell'impianto farsesco della storia. Florence è, in definitiva, un film costruito come un divertissement intelligente che, senza spingersi troppo oltre, svela il dietro le quinte di un personaggio eccentrico e sognatore fino all'esagerazione di sè, lasciando però la fastidiosa sensazione finale che Frears congedi lo spettatore come Bayfield ha fatto con la sua amata.
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filippo catani
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mercoledì 28 dicembre 2016
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un sogno (im)possibile?
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New York 1944. La facoltosa Florence Foster Jenkins coltiva da anni il sogno di potersi esibire in pubblico cantando alcune celebri arie. Il marito la asseconda in questo desiderio facendole prendere lezioni private da un maestro e un pianista compiacenti ma un giorno Florence decide di fare sul serio.
Una storia ironica e molto divertente che ci restituisce un personaggio che ha vissuto per il teatro e la musica e che sognava di potersi esibire sul palcoscenico nonostante l'evidente carenza di intonazione. Il film è brillante e alterna momenti di schietto umorismo a momenti più commoventi specialmente quando tratta della malattia di Florence. Notevole sia l'istrionico personaggio del marito interpretato da Hugh Grant ma notevolissima anche l'interpretazione del pianista Simon Helberg alle prese con una committente davvero particolare e senza dimenticare anche alcuni personaggi di contorno davvero non male.
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New York 1944. La facoltosa Florence Foster Jenkins coltiva da anni il sogno di potersi esibire in pubblico cantando alcune celebri arie. Il marito la asseconda in questo desiderio facendole prendere lezioni private da un maestro e un pianista compiacenti ma un giorno Florence decide di fare sul serio.
Una storia ironica e molto divertente che ci restituisce un personaggio che ha vissuto per il teatro e la musica e che sognava di potersi esibire sul palcoscenico nonostante l'evidente carenza di intonazione. Il film è brillante e alterna momenti di schietto umorismo a momenti più commoventi specialmente quando tratta della malattia di Florence. Notevole sia l'istrionico personaggio del marito interpretato da Hugh Grant ma notevolissima anche l'interpretazione del pianista Simon Helberg alle prese con una committente davvero particolare e senza dimenticare anche alcuni personaggi di contorno davvero non male. Ormai superflui i commenti su una Streep che non sfiorisce mai e ha il merito di non sbagliare quasi mai un colpo nei film che sceglie di interpretare. Insomma un gradevolissimo film di intrattenimento che ci mostra come a volte ciò che sembra impossibile può diventare possibile.
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[+] la toccante energia e vitalità di florence
(di antonio montefalcone)
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romilda vanitoti
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mercoledì 28 dicembre 2016
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occasione persa
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Virtuosismi vocali compresi, Meryl Streep interpreta con grande istrionismo Florence Foster Jenkins, una donna ossessionata dalla musica e fiaccata nel corpo e nella pelle da una malattia venerea. Accanto a lei, un ottimo Hugh Grant riveste i panni del giovane consorte premuroso e protettivo, capace di tenere alla larga i giornalisti malintenzionati e di difendere la mediocrità della moglie, anche se mantiene una relazione parallela con una donna più giovane. Alla coppia inossidabile si aggiunge strada facendo un pianista, assunto per delle finte prove ma che accompagnerà Florence verso la realizzazione del suo grande sogno: esibirsi davanti al pubblico sul palco del celebre Carnegie Hall.
Quello che colpisce nell'adattamento di Stephen Frears, oltre alla fedeltà alla storia originale, è la sua capacità di andare aldilà delle apparenze, creando un film gradevole e pieno d'amore proprio laddove questo è mancato.
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Virtuosismi vocali compresi, Meryl Streep interpreta con grande istrionismo Florence Foster Jenkins, una donna ossessionata dalla musica e fiaccata nel corpo e nella pelle da una malattia venerea. Accanto a lei, un ottimo Hugh Grant riveste i panni del giovane consorte premuroso e protettivo, capace di tenere alla larga i giornalisti malintenzionati e di difendere la mediocrità della moglie, anche se mantiene una relazione parallela con una donna più giovane. Alla coppia inossidabile si aggiunge strada facendo un pianista, assunto per delle finte prove ma che accompagnerà Florence verso la realizzazione del suo grande sogno: esibirsi davanti al pubblico sul palco del celebre Carnegie Hall.
Quello che colpisce nell'adattamento di Stephen Frears, oltre alla fedeltà alla storia originale, è la sua capacità di andare aldilà delle apparenze, creando un film gradevole e pieno d'amore proprio laddove questo è mancato.
Inserita nel contesto storico-temporale della Grande Guerra, la ricca magnate e benefattrice della musica Florence Foster Jenkins è stata forse la peggiore soprano della storia, ma di certo non ha avuto una vita facile. Afflitta da una grave malattia, la sifilide, contratta a soli diciotto anni dal primo marito, fuggita dalla famiglia a Filadelfia per inseguire il suo sogno musicale e canoro, ha finalmente trovato nell'eredità paterna i fondi adatti a sostenerla nelle sue aspirazioni e in St. Claire Bayfield il compagno di lungo corso pronto a difendere le sue scelte non sempre facili.
In altre parole Frears non mette mai in discussione il coraggio e il valore della persona, mentre lascia più di un interrogativo sulla fascinazione collettiva che l'arte e gli artisti esercitano su di noi. Manca dunque uno sviluppo adeguato a quello che si era posto come punto centrale del plot, e le risposte che si intuiscono verso la fine restano imprigionate nell'impianto farsesco della storia. Florence è, in definitiva, un film costruito come un divertissement intelligente che, senza spingersi troppo oltre, svela il dietro le quinte di un personaggio eccentrico e sognatore fino all'esasperazione di sè, lasciando però la fastidiosa sensazione finale che Frears congedi lo spettatore come Bayfield ha fatto con la sua amata.
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ruger357mgm
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domenica 25 dicembre 2016
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basta pagà
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Basta pagà : la morale del film sta tutta in questo banale concetto microeconomico alla base della legge della domanda e dell'offerta.La storia, tratta pare da fatti veri, è quella di una milionaria melomane e mecenate che, per dar sfogo alle suebizzarrie non rrova di meglio che esibirsi,a scopi benefici,dinanzi ad un claque appositamente addomesticata, a suon di verdoni da un Hugh Grant,per l'occasione più cialtrone del solito.L'illusione della mancata Strepponi finisce allorché si incaponisce con il volersi esibire alla Carnegie Hall di New York,davanti a una soldataglia in licenza e ai soliti habituès.Viene sommersa dagli sghignazzi e stroncata da un critico incorruttibile.
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Basta pagà : la morale del film sta tutta in questo banale concetto microeconomico alla base della legge della domanda e dell'offerta.La storia, tratta pare da fatti veri, è quella di una milionaria melomane e mecenate che, per dar sfogo alle suebizzarrie non rrova di meglio che esibirsi,a scopi benefici,dinanzi ad un claque appositamente addomesticata, a suon di verdoni da un Hugh Grant,per l'occasione più cialtrone del solito.L'illusione della mancata Strepponi finisce allorché si incaponisce con il volersi esibire alla Carnegie Hall di New York,davanti a una soldataglia in licenza e ai soliti habituès.Viene sommersa dagli sghignazzi e stroncata da un critico incorruttibile.La cosa ne cagiona malattia e conseguente decesso tra le braccia del consolabile britannico,teso a esaltare il patetismo del momento.Grant sornione,brillante e canaglia,le rughe lo migliorano.Streep come sempre talentuosa con gran voglia di divertirsi.Fotografia dai campi lunghissimi alla De Palma di Intouchables,costumi kitch e troppo colorati.Tratto e misura tipici dei film di Frears che fornisce una prova solida.Hugh Grant in odore di Academy Awards.
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