vale1712
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venerdì 12 gennaio 2018
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secondo me non è così
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Non sono d'accordo con Enrico Danelli. Ho visto il film, ho avuto precedenti esperienze con svedesi, sono stata 5 mesi nei Paesi Bassi, etc. Quindi mi sento di poter dire alcune parole: innanzittutto ho conosciuto uno psicologo italiano che lavora in Danimarca. E lui mi ha confermato quanto detto dal regista e da Baumman... Chi non ha per niente problemi, chi ha la strada spianata, non è felice perché non c'è "motivo" per cui lottare, vivere. Che non vuol dire evviva la nostra disastrosa situazione politica e sociale ed economica italiana. Poi ho conosciuto italo-svedesi e a volte mi chiedevo dove fosse il loro cuore. E così via. Quindi, se dovessi andare a vivere in uno dei paesi più felici al mondo (secondo l'annuale classifica "Rapporto mondiale della felicità" dell'ONU) e poi impiccarmi e per due anni nessuno venisse a sapere della mia scomparsa, non so che vita sarebbe, con tutto il welfare, i soldi del mondo.
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Non sono d'accordo con Enrico Danelli. Ho visto il film, ho avuto precedenti esperienze con svedesi, sono stata 5 mesi nei Paesi Bassi, etc. Quindi mi sento di poter dire alcune parole: innanzittutto ho conosciuto uno psicologo italiano che lavora in Danimarca. E lui mi ha confermato quanto detto dal regista e da Baumman... Chi non ha per niente problemi, chi ha la strada spianata, non è felice perché non c'è "motivo" per cui lottare, vivere. Che non vuol dire evviva la nostra disastrosa situazione politica e sociale ed economica italiana. Poi ho conosciuto italo-svedesi e a volte mi chiedevo dove fosse il loro cuore. E così via. Quindi, se dovessi andare a vivere in uno dei paesi più felici al mondo (secondo l'annuale classifica "Rapporto mondiale della felicità" dell'ONU) e poi impiccarmi e per due anni nessuno venisse a sapere della mia scomparsa, non so che vita sarebbe, con tutto il welfare, i soldi del mondo. Nei Paesi Bassi e in paesi simili si usano tantissimo gli antidepressivi, mentre l'Italia resta in fondo alla classifica europea per depressione. In Danimarca e nei paesi scandinavi i tassi di suicidio sono molto elevati! Allora, questo film mi sembra solo la conferma di tanti dati, non teorie, non opinioni, ma dati di fatto, numeri, certezze che la metà delle donne si fa mettere incinta da siringhe di spermatozoi di donatori, piuttosto che condividere la vita assieme a qualcuno, genitori e figli non si parlano, credo di voler rimanere in Italia per il semplice fatto che sono pronta a battermi per i problemi che abbiamo, come anche il semplice lamentarsi e non agire, ma perché ho i miei genitori qui, la mia famiglia e non vedo l'ora di costruirmi un futuro. Nessun uomo o donna è un'isola, siamo tutti interconnessi e le tragiche morti in solitudine, vite in solitudine, sono la prova che ci stiamo sbagliando, e che l'Africa o comunque i paesi più "calorosi" sono un esempio di come potremmo veramente realizzarci se unissimo empatia, buon senso, capacità e risorse. Non credo che questo film sia ingannevole, anzi mostra più e più volte grafici, video, fa parlare esperti come Baumman, racconta di vite reali... Quindi a me spiace dirlo, ma ci troviamo in una società, dove il benessere, la felicità si misura in base alle risorse che abbiamo, a quanto funziona lo stato e a quanto vengono raccolte le tasse (cose importantissime) ma dimentica quanto possa essere importante sentirsi dire "ti voglio bene" o "ci vediamo domani" o "prendiamo un caffè"? A me sembra che questa società individualistica svedese e simili stia morendo ecco tutto: ci vuole una via di mezzo fra le politiche giuste e buone e la capacità di amarsi. Sai perché i suicidi sono bassi in Italia? Perché c'è qualcuno che si preoccupa di noi.
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enrico danelli
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martedì 7 febbraio 2017
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tutti i mali del mondo stanno in svezia ?
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Il film non è male per la tecnica espositiva a mo' di documentario, per giunta scorrevolmente piacevole, ma nella sostanza si rivela essere nient'altro che una eccessiva e ingiustificata critica ad un sistema quasi perfetto, quello svedese, dove tutti pagano le tasse, i servizi statali funzionano e insieme si concorre al bene comune più che in ogni altro paese. Altro che individualismo svedese. Queste lezioni moraleggianti le facessero a noi italiani, simpaticissimi a parole, amiconi di tutti, splendidi esempi di socializzazione da bar o da oratorio, capaci poi di diventare individualisti quando c'è da far funzionare la macchina statle e concorrere concretamente al bene comune, nonostante una morale cattolica di facciata che dovrebbe dire di preoccuparci di noi stessi tanto quanto del prossimo.
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Il film non è male per la tecnica espositiva a mo' di documentario, per giunta scorrevolmente piacevole, ma nella sostanza si rivela essere nient'altro che una eccessiva e ingiustificata critica ad un sistema quasi perfetto, quello svedese, dove tutti pagano le tasse, i servizi statali funzionano e insieme si concorre al bene comune più che in ogni altro paese. Altro che individualismo svedese. Queste lezioni moraleggianti le facessero a noi italiani, simpaticissimi a parole, amiconi di tutti, splendidi esempi di socializzazione da bar o da oratorio, capaci poi di diventare individualisti quando c'è da far funzionare la macchina statle e concorrere concretamente al bene comune, nonostante una morale cattolica di facciata che dovrebbe dire di preoccuparci di noi stessi tanto quanto del prossimo. Il film/documentario cerca di convincerci che gli svedesi sono scontenti e infelici perchè individualisti e scollegati dalla famiglia di origine forse dimenticando che anche un legame stretto ai nuclei famigliari di origine produce enormi danni all'individuo imponendo usanze ataviche e tramandando vizi capitali da generazioni. Sarebbe interessante un analogo documentario sul disfacimento delle famiglie italiane e sul deserto che rimane alle loro spalle visto che in Italia non c'è di certo un welfare state come quello svedese (che arriva comunque ad intercettare i casi più eclatanti di abbandono). Del tutto avulsa dal contesto del film l'esperienza del medico svedese (in pensione) volontario in Africa e con giovane moglie africana: se il focus è su di lui, un soggetto del genere come può rappresentare l'eccezione che conferma la regola ? Se il focus è sull'Africa e sul messaggio "stanno meglio loro perchè sono poveri e più socializzanti", mi sembra l'apice della disgustosa retorica del ricco che invidia il povero perchè non conosce le sue reali sofferenze. Film ingannevole.
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