valterchiappa
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mercoledì 20 settembre 2017
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il tormento di un corpo sbagliato
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Fra quelle che potremo definire le specializzazioni dell’attore, c’è ne una che descrive esattamente Eddie Redmayne: un trasformista. La capacità e la propensione a diventare sul set qualcosa di assolutamente diverso da sé pare sia la frontiera che con la sua arte egli intenda esplorare. Dopo il prodigioso lavoro in riduzione sulle potenzialità fisiche, richiestogli dal ruolo di Stephen Hawking e dalla descrizione del progredire della malattia degenerativa dello scienziato (vero valore di un film non eccelso come “La teoria del tutto”), performance che gli ha fruttato l’Oscar come migliore attore nel 2015, l’attore britannico, grazie a questo “The Danish Girl”, tratto dall’omonimo, fortunato romanzo di David Ebershoff, ha potuto spingere all’estremo la sua ricerca, investigando le profondità dell’animo maschile alla scoperta di quell’identità più meno forte, più o meno nascosta che alberga in ogni uomo.
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Fra quelle che potremo definire le specializzazioni dell’attore, c’è ne una che descrive esattamente Eddie Redmayne: un trasformista. La capacità e la propensione a diventare sul set qualcosa di assolutamente diverso da sé pare sia la frontiera che con la sua arte egli intenda esplorare. Dopo il prodigioso lavoro in riduzione sulle potenzialità fisiche, richiestogli dal ruolo di Stephen Hawking e dalla descrizione del progredire della malattia degenerativa dello scienziato (vero valore di un film non eccelso come “La teoria del tutto”), performance che gli ha fruttato l’Oscar come migliore attore nel 2015, l’attore britannico, grazie a questo “The Danish Girl”, tratto dall’omonimo, fortunato romanzo di David Ebershoff, ha potuto spingere all’estremo la sua ricerca, investigando le profondità dell’animo maschile alla scoperta di quell’identità più meno forte, più o meno nascosta che alberga in ogni uomo. Un ruolo ideale per lui: quello di Lili Elbe, l’artista danese che negli anni ’30 decise di non convivere più con la sua conflittuale identità e si sottopose, prima nella storia, a una serie di interventi chirurgici che le donassero un corpo femminile.
Nata con attributi maschili come Einar Wegener, l’artista contrasse matrimonio con Gerda, anche lei pittrice talentuosa. I due formavano una coppia assai in vista negli ambienti culturali della capitale danese, complice ed affiatatissima. Proprio da un gioco di travestitismo organizzato dalla stessa moglie, scoccò la scintilla che illuminò l’inconscio di Einar, riportando a galla la rimossa identità femminile. Da allora l’artista convisse a lungo con una duplice identità, trasformandosi però in Lili sempre più frequentemente. Fino alla drastica decisione: Einar sarebbe morto, Lili sarebbe stata finalmente libera in un corpo che, grazie alla chirurgia, avrebbe potuto riconoscere come suo. Combatté impavidamente la sua battaglia, pagando con la vita, spenta da quegli interventi che all’epoca erano solo meri esperimenti. Einar, nonostante l’inevitabile divorzio, non fu mai abbandonato dalla moglie Gerda, che, dopo lo sconvolgimento iniziale accettò e sostenne fino alla fine il cammino dell’ex marito.
Un cambiamento graduale e tormentatissimo, fino al raggiungimento dell’opposto di sé: cosa avrebbe potuto chiedere di meglio Eddie Redmayne? E difatti risponde con un’altra interpretazione eccezionale, aiutato invero anche dalla efebica bellezza, sottolineando, più che con le movenze o le posture, con la naturale mutevolezza dello sguardo, pronto ad accendersi di repentini bagliori o ad obnubilarsi per sopraggiunte tempeste, un processo di mutazione, di cui il regista Tom Hooper ha voluto enfatizzare la componente interiore piuttosto che quella fisica, come poteva essere scontato.
Eppure, in “The Danish Girl”, a brillare non è Redmayne, bensì la giovane svedese Alicia Vikander, chiamata ad interpretare Greta.
Certo, è davvero bello il ruolo assegnatole: una donna pulsante d’amore ma forte e determinata, trasgressiva ed emancipata ma al contempo devotamente legata al suo uomo, anche quando uomo non sarà più. Tutt’altro che una comprimaria, bensì presenza fondamentale: il solido tronco dove il fiore di Lili potrà abbarbicarsi per riuscire a sbocciare.
Ma se il primo, pur dipingendo efficacemente i tormenti interiori della protagonista, sembra indulgere nel tecnicismo, sottintendendo un certo autocompiacimento per le sue straordinarie doti, la seconda fa vibrare di pura emozione il suo personaggio. Se Redmayne suscita ammirazione, la Vikander trova con naturalezza la via del cuore dello spettatore e gli parla da dentro.
Se “The Danish Girl” è senz’altro un bel film lo si deve principalmente all’interpretazione dei due protagonisti, capaci di accendere di partecipazione emotiva e far risuonare di intime ed intense vibrazioni una storia, che poteva essere raccontata in molti modi.
Ma non vorremmo negare meriti al regista Tom Hooper (“Il discorso del re”, ”Les Misérables”), nonostante molte critiche gli attribuiscano la colpa di un eccessivo distacco, a causa della ricerca esasperatamente estetizzante che caratterizza il suo lavoro, qui concretizzata in inquadrature curatissime e dal gusto pittorico, oleografici paesaggi, attento studio di luci e cromatismi.
Nel narrare la vicenda di Lili Elbe forse molti attendevano lo scandalo, ma questo fa parte di pregiudizi ancora vivi. Bene fa, a nostro giudizio, Tom Hooper a puntare l’obiettivo nel profondo dei suoi personaggi, bene fa ad usare un tocco rispettosamente delicato. Per Tom Hooper “The Danish Girl” non è la storia di un transessuale; è, come deve essere, il racconto di un viaggio interiore, una intima vicenda di cambiamento, una storia di coraggio, una storia d’amore.
E l’amore, fatevene una ragione, non fa scandalo, ma soprattutto non ha limiti di sesso.
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pintaz
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giovedì 25 febbraio 2016
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cosa ho fatto per meritarmi tanto amore?
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Muore appena in tempo dopo essere diventata Lili Elbe nasce come Einar Wegener. E' considerato il primo transgender della storia e verso gli anni '20 inizia il suo percorso per il cambiamento di sesso. Pittore danese ha, nel proprio percorso breve, vissuto due vite: la prima con la moglie e la seconda a Parigi da donna. Dopo un gioco erotico con la bella e innamorata moglie inizia ad atteggiarsi da donna, percorrendo una identità doppia da Einar fino a Lili. Aiutato dalla moglie, da cui è meno attratto carnalmente ma sempre più affettuosamente, Einar fugge dall'idea di chi lo vuole internare o dichiarare schizofrenico e si rifugia nella chirurgia consapevole che l'operazione, mai tentata prima, abbia rischi devastanti.
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Muore appena in tempo dopo essere diventata Lili Elbe nasce come Einar Wegener. E' considerato il primo transgender della storia e verso gli anni '20 inizia il suo percorso per il cambiamento di sesso. Pittore danese ha, nel proprio percorso breve, vissuto due vite: la prima con la moglie e la seconda a Parigi da donna. Dopo un gioco erotico con la bella e innamorata moglie inizia ad atteggiarsi da donna, percorrendo una identità doppia da Einar fino a Lili. Aiutato dalla moglie, da cui è meno attratto carnalmente ma sempre più affettuosamente, Einar fugge dall'idea di chi lo vuole internare o dichiarare schizofrenico e si rifugia nella chirurgia consapevole che l'operazione, mai tentata prima, abbia rischi devastanti.
Semplicemente straordinario Eddie Redmayne, attore che ha il merito di trascinare lo spettatore nella continua trasformazione mentale ancor prima che fisica mostrando disagio, dolcezza e consapevolezza nella scelta che cambia la propria vita. Accanto a lui, Alicia Vikander, attrice non protagonista ma allo stesso tempo vera icona di un amore che passa da quello di una coppia giovane tutta sesso e gioco a un'amore puramente ideale e sensuale che riesce a capire il disagio aiutando il marito a diventarne la migliore amica.
Avrei preferito che fosse reso ancora più forte il desiderio fisico e la voglia di cambiare sesso per la donna che era dentro di lui. A un certo punto si è preferito rimanere, pur in maniera straordinariamente efficace, nel rapporto marito-moglie, moglie-amica facendo percepire allo spettatore solo la passione interiore. Ovviamente, aldilà della breve vita di Lili, ne viene fuori uno spaccato dell'epoca, purtroppo anche in senso sentimentale, rimarcando al giorno d'oggi la pochezza di sentimento nella coppia di adesso e la voglia, anche inconsapevole, di quello che accadrà ai due protagonisti amandosi, anche se in senso lato, ancora di più.
La classica ciliegina sulla torta "Cosa ho fatto per meritarmi tanto amore?" detta da Lili e forse anche da Einar alla fine del film. Peccato per il finale con il foulard appartenuto a Lili che vola sullo splendido paesaggio dove aveva vissuto da adolescente: un po' troppo harmony...
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lorelai7g
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domenica 13 marzo 2016
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delicato e commovene
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The Danish Girl è un film di Tom Hooper, regista vincitore del premio oscar con il film "Il Discorso del re " nel 2011, tratto dal romanzo La Danese di David Erbershof ,il fim racconta in modo delicato e garbato la storia del pittore Einar Wegener (Eddie Redmayen), la prima persona nella storia ad essere identificata come transessuale e ad aver tentato un intervento chirurgico.
Einar è sposato con Gerda (Alicia Vikander) anche lei pittrice ma con meno successo rispetto al marito, quasi per gioco la moglie ritrae in un dipinto il marito travestito da donna, e quello che nasce come gioco si trasforma in un ritrovare la propria identità da parte del marito, che da Einar diventa una dolce eterea e fragile Lili.
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The Danish Girl è un film di Tom Hooper, regista vincitore del premio oscar con il film "Il Discorso del re " nel 2011, tratto dal romanzo La Danese di David Erbershof ,il fim racconta in modo delicato e garbato la storia del pittore Einar Wegener (Eddie Redmayen), la prima persona nella storia ad essere identificata come transessuale e ad aver tentato un intervento chirurgico.
Einar è sposato con Gerda (Alicia Vikander) anche lei pittrice ma con meno successo rispetto al marito, quasi per gioco la moglie ritrae in un dipinto il marito travestito da donna, e quello che nasce come gioco si trasforma in un ritrovare la propria identità da parte del marito, che da Einar diventa una dolce eterea e fragile Lili. L' indossare vestiti da donna per Einar diventa una necessità che turba il suo essere ma di cui non puo farne a meno.
Cio che colpisce di questo delicato racconto è non solo il dramma e la sofferenza del protagonista nel conflittuale processo di trasformazione e di consapevolezza di cio e che sta avvenendo nel suo corpo e nella sua anima, ma colpisce anche lo smarrimento e la devozione da parte della moglie nell' aiutare il marito in questo suo tormentato percorso.
I momenti di complicità tra i due protagonisti si alternano con momenti di rabbia, che la moglie manifesta quando la parte femminile del marito prende sempre piu il soppravvento su quella maschile e timidamente passo dopo passo il desiderio di Lili di scoprisrsi si fa sempre piu prepotente. Cio che rende questo film diverso e bello è la sensibilità con cui il regista Hooper e la sceneggiatrice Lucinda Coxon raccontano questa storia, senza la solita crociata contro i pregiudizi e l' ignoranza, ma incentrata soprattutto sulla sofferenza di un uomo nel vivere in un corpo che non riconosce, quasi traspare il rispetto che il regista ha e che tutti dovremmo avere verso le diversità, che piu di tutti vivono il dramma di un cambiamento, certo il film è ambientato nei primi del 900 quindi l' accetazione di un omosessulae e molto lontana, ma non tanto lontana rispetto a quello che avviene oggi.
L interpretazione di Eddie Redmayne, gia conosciuto nel film "La teoria del tutto" è intensa e struggente e riesce in pieno a trasmettere la fragilità e al tempo stesso la forza di Lili, intensa è anche l' interpretazione di Alicia Vikander che per questo film vince l' oscar come miglior attrice non protagonista , un ruolo non marginale ma essenziale e determinante, in quanto la moglie diventa lei stessa la forza per il proprio amato, in un tempo in cui tutti considerano Einar malato e pazzo, lei lo preserva, lo difende, perchè cio che questo film trasmette e solo l 'amore,
Nel momento in cui Einar non è più l uomo che lei ha sposato Gerda seppur con non poche complessità non smette di amare la persona che ha conosciuto, l uomo si traforma in una donna, donna che ha la sola volonta di uscire fuori e mostrarsi e questo non fa di Einar una persona diversa e quindi non da amare, Einar ha solo cambato sesso, ha solo cambiato nome e indumenti da indossare, ha cambiato acconciatura e movenze, ma resta in primis la persona che Gerda ha adorato, la necessità di Lili di stroncare, di uccidere metaforicamente Einar, non uccide non strronca la sua anima e questo dovrebbe essere il messaggio fondamntale di questo film, messaggio che dovrebbe far riflettere quelle persone che ancora oggi hanno pregiudizi, perchè cambiare sesso non vuol di dire cambiare anima, indossare calze e truccarsi non vuol dire cambiare cio che nel profondo si è.
Questo film non si allontana da quello che è il mestiere dei due protagonisti, in quanto il film,è un dipinto dell animo controverso che alberga in una persona, che nel pieno delle complessità che gli attraversano il corpo e lo spirito cerca di portare avanti con coerenza e rispetto la propria identità.
Il rirattto di Einar e di Lili dopo, sono descritti con una delicatezza e forza da tenere lucidi gli occhi, e il ritratto della moglie Gerda rappresenta il coraggio di restare accanto, non ad una perosna, ma all amore.
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luca95
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lunedì 14 marzo 2016
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la freddezza dei fiordi danesi
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A The danish girl manca qualcosa, forse quella componente umana che sa molto di "vorrei ma non posso" e arranca in tutto il film, senza mai riuscire a bucare lo schermo e ad'arrivare dritta al cuore dello spettatore. Forse l'intento di Hooper era quello di regalare due diversi personaggi (entrambi protagonisti della vicenda) in cui chi guarda il film avrebbe potuto riconoscersi, decidendo se rivedersi di più in Lili o in Gherda, due tipi di donna totalmente diversi tra loro. Anche il titotolo è molto emblematico, l'intento è forse quello di lasciare allo spettatore l'arbitrio su chi sia, realmente, la ragazza danese. Mi dispiace ma non è riuscito nel suo intento.
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A The danish girl manca qualcosa, forse quella componente umana che sa molto di "vorrei ma non posso" e arranca in tutto il film, senza mai riuscire a bucare lo schermo e ad'arrivare dritta al cuore dello spettatore. Forse l'intento di Hooper era quello di regalare due diversi personaggi (entrambi protagonisti della vicenda) in cui chi guarda il film avrebbe potuto riconoscersi, decidendo se rivedersi di più in Lili o in Gherda, due tipi di donna totalmente diversi tra loro. Anche il titotolo è molto emblematico, l'intento è forse quello di lasciare allo spettatore l'arbitrio su chi sia, realmente, la ragazza danese. Mi dispiace ma non è riuscito nel suo intento. Lili, insieme alle vesti maschili, si lascia alle spalle il calore che trasmetteva come Einar e man mano che il film progredisce si trasforma sempre più in un personaggio per certi versi egoista, ingrato e forse spietato nei confonti di Gherda, che dal canto suo mette da parte tutto il suo "essere donna" e si strugge per quella che era una volta suo marito. Subblimi i colori e le ambientazioni di questo film, sembra quasi di immergersi in una illustrazione art deco, con un tocco d'impressionismo. I corpi invece avrebbero potuto avere un ruolo più importante nel film, a partire da Eddie Redmayne, che per tutto il film viene ripreso in inquadrature che mettono troppo in evidenza la sua altezza e la sua corporatura maschile, risultando quasi goffo e mancando di quella sontuosità e di quel "glamour" che il personaggo di Lili avrebbe meritato. Si coglie anche una nota di "pudore", sarebbe stato bello vedere qualche azzardo in più e perchè no... un pò di nudità, trattandosi proprio di un film su un corpo che si trasforma.
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emanuele r.
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giovedì 28 luglio 2016
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film capolavoro, commovente e appassionante
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Un film a dir poco eccezionale e magnifico, con un ottimo cast e un'ottima regia. La trama è molto appassionante: un pittore inizia per gioco a posare vestito da donna per sua moglie, anch'ella artista. Dopo un po' di tempo, però il pittore si accorgerà che ciò che era iniziato come un semplice gioco, diventerà pura realtà e anche sua moglie dovrà accettare la sua situazione. Questo film è uno dei pochi film che sa davvero colpire. La psicologia dei personaggi è molto elaborata, non solo per quanto riguarda il protagonista, ma anche coloro che gli ruotano intorno. Un personaggio che colpirà molto il pubblico sarà sicuramente Gerda, la moglie del pittore, che convince il marito a posare per lei vestito da donna, ma che piano piano si accorgerà che suo marito non è più lui, che sta cambiando e che, in qualche modo, lo sta perdendo.
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Un film a dir poco eccezionale e magnifico, con un ottimo cast e un'ottima regia. La trama è molto appassionante: un pittore inizia per gioco a posare vestito da donna per sua moglie, anch'ella artista. Dopo un po' di tempo, però il pittore si accorgerà che ciò che era iniziato come un semplice gioco, diventerà pura realtà e anche sua moglie dovrà accettare la sua situazione. Questo film è uno dei pochi film che sa davvero colpire. La psicologia dei personaggi è molto elaborata, non solo per quanto riguarda il protagonista, ma anche coloro che gli ruotano intorno. Un personaggio che colpirà molto il pubblico sarà sicuramente Gerda, la moglie del pittore, che convince il marito a posare per lei vestito da donna, ma che piano piano si accorgerà che suo marito non è più lui, che sta cambiando e che, in qualche modo, lo sta perdendo. La sua figura mostra rassegnazione e malinconia, ma nonostante ciò, ella decide di stargli vicino sempre. Quando i due decidono di sentire il parere dei medici, scoprono che essi vorrebbero rinchiudere il pittore in un manicomio, uno di essi sostiene addirittura che egli sia schizofrenico, ma poi incontrerà un medico che gli farà la proposta di fare un'operazionee lui accetterà. Questo è un film che fa riflettere molto, un film che esprime audacia, sentimento, forza, e che alla fine lascia un senso di drammaticità ad uno dei film biografici più belli degli ultimi tempi.
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marezia
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martedì 15 marzo 2016
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il ruolo del corpo
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Ritorno sull'argomento perché da più parti emerge questo tema: il corpo. Secondo me, è il vero protagonista del film nel senso che è sempre in primo piano come veicolo di emozioni ma anche di identità. Lili non è un travestito che soffre la sua inadeguatezza fisica alla sua indole mostrando, come fanno i transgender di oggi, i seni posticci o, peggio, l'ultimo residuo della propria mascolinità; non è un esibizionista del vorrei ma per il momento non posso ma un essere umano che si abbiglia da donna secondo UN PUDORE E UN BUON GUSTO NORMALI, DA PERSONA NORMALE E NON DISTURBATA. Chi parla di freddezza della recitazione di Redmayne nei panni di Lili o è infastidito dalla scelta del regista di non aver dato visibilità - nel vero senso della parola - al lato chirurgico della trasformazione o, più in generale, è disorientato dalla delicatezza della figura di Lili non ha capito l'essenza del film: il rispetto per le evoluzioni dell'animo umano e non il voyerismo verso le evoluzioni dell'animo umano.
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Ritorno sull'argomento perché da più parti emerge questo tema: il corpo. Secondo me, è il vero protagonista del film nel senso che è sempre in primo piano come veicolo di emozioni ma anche di identità. Lili non è un travestito che soffre la sua inadeguatezza fisica alla sua indole mostrando, come fanno i transgender di oggi, i seni posticci o, peggio, l'ultimo residuo della propria mascolinità; non è un esibizionista del vorrei ma per il momento non posso ma un essere umano che si abbiglia da donna secondo UN PUDORE E UN BUON GUSTO NORMALI, DA PERSONA NORMALE E NON DISTURBATA. Chi parla di freddezza della recitazione di Redmayne nei panni di Lili o è infastidito dalla scelta del regista di non aver dato visibilità - nel vero senso della parola - al lato chirurgico della trasformazione o, più in generale, è disorientato dalla delicatezza della figura di Lili non ha capito l'essenza del film: il rispetto per le evoluzioni dell'animo umano e non il voyerismo verso le evoluzioni dell'animo umano. Grazie a Dio, abbiamo assistito alla BELLEZZA DEL PUDORE, DELLA TIMIDEZZA E DELL'IMBARAZZO. E anche alla REGALITA' di una femminilità data dal FASCINO, SAPIENTEMENTE VESTITO E NON DENUDATO come in una commedia stile Vizietto.
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bryon
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domenica 28 febbraio 2016
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un'occasione mancata
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Spesso è attraverso l’arte che si disvela la realtà, l’intima essenza delle cose.
Così in The Danish Girl, ultimo lavoro di Tom Hooper (premio Oscar per Il Discorso del Re), al processo di individuazione di Lili nel corpo di Einar, pittore danese vissuto a cavallo del Novecento, dà inizio proprio lo sguardo della moglie Gerda, anche lei pittrice che lo (la) immortala su tela.
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Spesso è attraverso l’arte che si disvela la realtà, l’intima essenza delle cose.
Così in The Danish Girl, ultimo lavoro di Tom Hooper (premio Oscar per Il Discorso del Re), al processo di individuazione di Lili nel corpo di Einar, pittore danese vissuto a cavallo del Novecento, dà inizio proprio lo sguardo della moglie Gerda, anche lei pittrice che lo (la) immortala su tela.
Tratto dalla storia vera della prima persona a tutti gli effetti transessuale, la pellicola di Hooper ricostruisce la storia di Einar Wegener a partire dal suo matrimonio con Gerda Gottlieb fino all’intervento chirurgico, passando per i tentativi di "cura" del disagio sofferto e ancora impossibile da identificare.
L'affioramento dell'identità femminile nel pittore avviene nella prima parte del film in un disvelamento progressivo: già dalle prime scene la presenza fisica di Redmayne ha assunto i connotati femminei propri di Lili; alle immagini (sguardi altrui, specchi) e ai suoni (lo scorrere della dita di Einar sul tessuto di un vestito femminile) è lasciato il compito di dare corpo e intonazione all'identità emergente.
Il rapporto con la moglie - la quale, vagamente maschile nel modo di apparire, si rivelerà essere la vera istanza maschile e costruita di Einar - è il filtro attraverso il quale è messa in luce la scomposizione e sovrapposizione delle personalità. La scelta di questo punto focale consente inoltre un grande approfondimento psicologico, nella misura in cui assume il punto di vista di Gerda - la cui figura è ricca di spessore ed esaltata dalla spontaneità e dall’intensità della Vikander.
Il pericolo di mettere in scena vicende realmente accadute, e pertanto già cariche di loro pathos, si aggrava ulteriormente in considerazione dell’attualità e della politicità del tema. Hooper lo scongiura solo in parte: se da un lato il film procede in modo sempre elegante e l’interpretazione dei due protagonisti è sufficientemente densa ma comunque delicata, dall’altro una certa ridondanza retorica residua soprattutto da un eccesso della sceneggiatura (alcune battute sembrano superflue e a volte banali); e, nel caso del personaggio che entra in scena nella seconda parte del film, un amico d’infanzia di Einar, subentra anche una sottile venatura conservatrice, dal punto di vista della caratterizzazione fisica e del ruolo nella vicenda.
The Danish Girl rimane un film solido a sostegno del quale sono due prove attoriali molto forti; tuttavia, l’invarianza di certe strutture narrative e una deriva vagamente sentimentalistica nel finale ne impoveriscono la potenzialità carica e ne impediscono l’elevazione al di sopra di una (bella) superficie.
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themaster
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sabato 23 aprile 2016
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drammino per borghesi buonisti
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Eddie Redmayne io lo detesto,lo considero un'attore di talento ma che eccede nella rincorsa al premio e si butta in ruoli sempre finti,posticci e creati ad hoc per impressionare lo spettatore ma che risultano fastidiosi e nemmeno troppo efficaci,avevo odiato ad esempio il tanto lodato La Teoria Del Tutto,un film veramente pessimo,scritto male,girato di merda e con una fotografia e una storia talmente patinati da far venire da vomitare e.....udite udite,questa palla al piede di The Danish Girl è forse anche peggio del già orrido La Teoria Del Tutto.
Non che il film sia girato male,Hooper sa girare,tuttavia è un regista leccapiedi senza spina dorsale che non ha il coraggio di osare e regala allo spettatore prodotti visivamente attraenti ma nulla di più,il film infatti ha una regia,una fotografia,un montaggio,delle interpretazioni e una sceneggiatura di comodo,cosa che nel 2016 non può che dare fastidio,soprattutto se questa roba è stata mandata al cinema e ha incassato pure,per quanto riguarda gli Oscar poi non ci provo nemmeno a parlarne tanto che siano dei premietti inutili è risaputo.
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Eddie Redmayne io lo detesto,lo considero un'attore di talento ma che eccede nella rincorsa al premio e si butta in ruoli sempre finti,posticci e creati ad hoc per impressionare lo spettatore ma che risultano fastidiosi e nemmeno troppo efficaci,avevo odiato ad esempio il tanto lodato La Teoria Del Tutto,un film veramente pessimo,scritto male,girato di merda e con una fotografia e una storia talmente patinati da far venire da vomitare e.....udite udite,questa palla al piede di The Danish Girl è forse anche peggio del già orrido La Teoria Del Tutto.
Non che il film sia girato male,Hooper sa girare,tuttavia è un regista leccapiedi senza spina dorsale che non ha il coraggio di osare e regala allo spettatore prodotti visivamente attraenti ma nulla di più,il film infatti ha una regia,una fotografia,un montaggio,delle interpretazioni e una sceneggiatura di comodo,cosa che nel 2016 non può che dare fastidio,soprattutto se questa roba è stata mandata al cinema e ha incassato pure,per quanto riguarda gli Oscar poi non ci provo nemmeno a parlarne tanto che siano dei premietti inutili è risaputo.
Un film che pesa,infastidisce a ogni scelta e ad ogni scena,da evitare come la peste se non siete dei borghesi buonisti che guardano buona domenica,altrimenti vi troverete ad apprezzare questo filmetto.
Interessante (l'unica cosa devo dirlo) è il personaggio di Alicia Vikander che man mano che il marito cambia e progredisce nella sua "trasformazione",diventa sempre più instabile,una donna insolita per l'epoca in cui è ambientato il film,sessualmente molto indipendente ed emancipata,spregiudicata e cazzuta,carattere che Hooper ha saputo rendere al meglio e soprattutto ha valorizzato in maniera incredibile la bellezza della Vikander,inoltre è molto ficcante il cambiamento di Redmayne a livello fisico,tuttavia non è valorizzato dall'interpretazione dell'interprete che rimane piatta ed eccessivamente virtuosa.
Altra cosa interessante è l'atmosfera,molto bella e che si fa sentire dall'inizio alla fine e le musiche non sono niente male,posizionate in maniera molto strategica ma questa d'altra parte è la funzione primigenia della colonna sonora.
The Danish Girl non è un brutto film ma è sicuramente fastidioso e poco approfondito da un Tom Hooper che si riconferma più un notaio che un'artista. Voto 6/10
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touchofevil77
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domenica 6 settembre 2015
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delusione
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Il cinema spesso si ritrova a raccontare di storie di uomini ordinari in situazioni straordinarie, l'esatto opposto di quello che accade in "The Danish Girl" di Tom Hooper che narra la vita di Lili Elbe nato Einar Wegener considerato il primo transgender documentato della storia e che intorno agli anni '20 inizia il suo percorso per il cambiamento di sesso. Un personaggio, quindi, che da molti anni ha appassionato ed interessato Hollywood prima Gwyneth Paltrow poi Nicole Kidman che oltre a produrlo avrebbero dovuto/voluto interpretare proprio il ruolo di Einar.
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Il cinema spesso si ritrova a raccontare di storie di uomini ordinari in situazioni straordinarie, l'esatto opposto di quello che accade in "The Danish Girl" di Tom Hooper che narra la vita di Lili Elbe nato Einar Wegener considerato il primo transgender documentato della storia e che intorno agli anni '20 inizia il suo percorso per il cambiamento di sesso. Un personaggio, quindi, che da molti anni ha appassionato ed interessato Hollywood prima Gwyneth Paltrow poi Nicole Kidman che oltre a produrlo avrebbero dovuto/voluto interpretare proprio il ruolo di Einar. E forse il punto di vista femminile, un'indagine più accorta e sensibile nell'identitá di genere, avrebbe giovato alla costruzione del film che invece nelle mani maschili ( anche se la sceneggiatura ė firmata da Lucinda Coxon) rivela tutti i suoi limiti e punti deboli. Tom Hooper con una regia piatta, televisiva, perfettamente simmetrica, convenzionale e laccata fa di tutto per compiacere un certo tipo di gusto che di solito gli apre le porte degli Oscar ma che da un punto di vista visivo non fa altro che peggiorare una scrittura che non solo banalizza la vita del protagonista ma che nel suo prevedibilissimo divenire porta il film ai limiti dell'insostenibile ed inconciliabile noia. Poco ci si concentra sulla determinazione di Einar, sul coraggio e sulla sfida consapevole delle regole dell'epoca -viene addirittura omessa la conquista del passaporto con il nome femminile -mentre ripetute ed insistite sono le scene in cui i conflitti nel complicatissimo ménage con la moglie esasperano di più il disagio dell'esistenza che la voglia di affermare ciò che sentiva di essere e che riuscirá ad ottenere. Alicia Vikander avrebbe potuto rendere ancora piú ambiguo ed affascinante il personaggio di Gerte e che invece da un certo punto giro su se stesso in una spirale dove l'unico registro possibile ė il Melò. Manichea nonchè debole la prova d'attore di Eddie Redmayne che passa in repertorio tutte le smorfie di dolore che tanto piacciono all'Academy e che lo porteranno di sicuro ad una certa nomination dopo la statuetta vinta per "La teoria del tutto".La sua femminilità ė racchiusa in mossette tavolta spudorate tavolta accennate da travestito di locale fumoso.Tutto in "The Danish Girl" dalla musica invadente di Alexander Desplat ad un montaggio spesso anacronistico e compresso senza trascurare una fotografia alla "smarmella tutto" veicola le reazioni dello spettatore verso la lacrima e lo sguardo compassionevole al contrario di quello che invece è stata l'esistenza di Lili: Un inno vitale alla libertà di far corrispondere il proprio corpo al proprio modo di percepirsi
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(di ettore64)
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