carloalberto
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martedì 29 dicembre 2020
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una società ancora primordiale
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Ethan Hawke, diretto da Amenabar, non delude. Il ruolo drammatico di un detective alla ricerca della verità a tutti i costi fino al coinvolgimento emotivo nell’indagine gli si attaglia perfettamente. Regression è un thriller psicologico, calato nella provincia americana puritana, dove il bene ed il male ancora sono rappresentati dalla chiesetta cattolica governata dal reverendo infervorato e dalle sette sataniche di incappucciati divoratori di neonati, che rasenta pericolosamente il paranormale, come un’auto lanciata in folle corsa ai margini di un burrone, per rientrare in carreggiata, con una repentina manovra, nel finale.
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Ethan Hawke, diretto da Amenabar, non delude. Il ruolo drammatico di un detective alla ricerca della verità a tutti i costi fino al coinvolgimento emotivo nell’indagine gli si attaglia perfettamente. Regression è un thriller psicologico, calato nella provincia americana puritana, dove il bene ed il male ancora sono rappresentati dalla chiesetta cattolica governata dal reverendo infervorato e dalle sette sataniche di incappucciati divoratori di neonati, che rasenta pericolosamente il paranormale, come un’auto lanciata in folle corsa ai margini di un burrone, per rientrare in carreggiata, con una repentina manovra, nel finale. Il cast con due attori, impegnati in ruoli principali, Emma Watson e David Thewlis, protagonisti della saga di Harry Potter, strizza l’occhio al genere fantastico inducendo all’inganno lo spettatore, che si ritroverà, come il poliziotto impersonato da Hawke, suggestionato dall’inverosimile fino a confondere realtà e sogno.
Dall’autore di The Others forse ci si aspettava di più, ma la pellicola ha un suo fascino, dovuto, oltre che alla performance di Hawke e della Watson, liberatasi dal personaggio stereotipato dell’eterna bambina maga di Hermione, in cui rischiava di rimanere intrappolata a vita, soprattutto all’ambiguità dei personaggi, che rimane anche dopo il disvelamento della verità e a dispetto delle didascalie che scorrono prima dei titoli di coda.
Il sospetto che le cose siano andate diversamente sopravvive nell’inconscio della gente comune e di una società che regredisce spontaneamente e senza l’ausilio delle tecniche dell’ipnosi regressiva dello psicoterapeuta, interpretato nel film da David Thewlis, allo stadio primordiale delle prime comunità umane in cui non esisteva differenza tra magia e realtà.
Amenabar vuole mostrarci che le streghe di Salem lungi dall’essere morte e seppellite dalla moderna società tecnologica sono ancora tra noi.
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giovedì 23 aprile 2020
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forse, ma non hai considerato
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Il film è fatto bene ma è incerto su alcune cose e troppo cauto su altre. Ti consiglio vivamente di leggere: Trance formation of America di Cathy O'Brien e Mark Philips.
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elgatoloco
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venerdì 17 gennaio 2020
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volutamwente irrisolto
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Alejiandro AMenabar non ha bisogno né di presetnazioni né di encomi: qui, in "Regression", da lui scritto e diretto qualche anno fa(ormai un lustro fa, in realtà)non sappiamo dire per quale ipotesi propenda il reigista-autore, see siano vari tutti i riti satanici di cui si parla o inventati(fantasmaticamente indotti, diremmo meglio). E' volutamente il film dell'irrisolto,del non saper dire se"L'enigma esiste o meno", per riprendere la famosa espressione di Wittgenstein. Che poi, in realtà, tutto sia prodotto di suggestione collettiva o di ricordi reali, cui il meotodo dell'ipnosi regressiva(oggi in discussione, sottolineano le didascalie finali ed è vero, pur se non tutti sono d'accordo)non importa molto: fatto sta che, a secoli dall'illuminismo, dal positivismo, dal razionalismo in genere parliamo ancora di demoni, di"satana"(non solo di Santaana, mi perdonino tanti la battuta.
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Alejiandro AMenabar non ha bisogno né di presetnazioni né di encomi: qui, in "Regression", da lui scritto e diretto qualche anno fa(ormai un lustro fa, in realtà)non sappiamo dire per quale ipotesi propenda il reigista-autore, see siano vari tutti i riti satanici di cui si parla o inventati(fantasmaticamente indotti, diremmo meglio). E' volutamente il film dell'irrisolto,del non saper dire se"L'enigma esiste o meno", per riprendere la famosa espressione di Wittgenstein. Che poi, in realtà, tutto sia prodotto di suggestione collettiva o di ricordi reali, cui il meotodo dell'ipnosi regressiva(oggi in discussione, sottolineano le didascalie finali ed è vero, pur se non tutti sono d'accordo)non importa molto: fatto sta che, a secoli dall'illuminismo, dal positivismo, dal razionalismo in genere parliamo ancora di demoni, di"satana"(non solo di Santaana, mi perdonino tanti la battuta...)e di satanismo e anche qui, nel film, se siano"sopravvivenze"i riti satanici che accompagnano(accompaganerebbero, forse, meglio...)le violenze sessuali, gli"abusi"sui minori o meno non è il problema, importante è che "circoli ancora il fantasma"(in accezione lacaniana, qui, come si evince dal contesto...). Daq qui una nrrazione altalenante, che può deludere qualche spetttatore, ma che è volutamente tale... Interpreti di livello più che discreto, ma volutatamente, in parte"sottotono".... El Gato
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cosimomz
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domenica 5 novembre 2017
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mediocre a dice falsità
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Solo un buon inizio. E alla fine scrive pure falsità sulle sette sataniche ormai ampiamente verificate. Stessa cosa sulle terapie regressive basti pensare ai due grandi attuali brian weiss e rick phillips. Forse amenabar aveva bevuto come i protagonisti del suo film
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elgatoloco
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domenica 24 settembre 2017
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comunque interessante
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Alejandro Amenabar è autore di uno dei pochi film-chiave dell'inizio di millennio, "The Others"(2001)che, comunque lo si voglia giudicare, ha un fondamentale"scatto dialettico"nel finale ed è condotto con grande maestria. Qui, decisamente, siamo su un altro piano ma, a parte il finale, che mi guardo dal rivelare, ovviamente, ma che si può, con molta prudenza, ricondurre a un analogo"rovesciamento dialettico", l'immaginario contenuto nel tema, è decisamente analogo a quello di altri film"fantastici"dell'autore(là come in questo caso, come qui, Amenabar è anche sceneggiatore), mentre la"Regression", ossia la"regressione indotta dall'ipnosi"è, sostanzialmente, solo ciò che induce tutto il processo che si sviluppa nel film, ossia il plot del film stesso.
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Alejandro Amenabar è autore di uno dei pochi film-chiave dell'inizio di millennio, "The Others"(2001)che, comunque lo si voglia giudicare, ha un fondamentale"scatto dialettico"nel finale ed è condotto con grande maestria. Qui, decisamente, siamo su un altro piano ma, a parte il finale, che mi guardo dal rivelare, ovviamente, ma che si può, con molta prudenza, ricondurre a un analogo"rovesciamento dialettico", l'immaginario contenuto nel tema, è decisamente analogo a quello di altri film"fantastici"dell'autore(là come in questo caso, come qui, Amenabar è anche sceneggiatore), mentre la"Regression", ossia la"regressione indotta dall'ipnosi"è, sostanzialmente, solo ciò che induce tutto il processo che si sviluppa nel film, ossia il plot del film stesso. Lasciamo perdere(ma si fa per dire)il rapporto tra la cultura degli States in forma"deep"in rapporto con la razinalità, ma senz'altro è la rappresentazione dell'immaginario che là si esprime che Amenabar rintraccia con sequenze efficaci.pensiano all'efficacia del simbolo-crocfisso(normale o "diabolicamente"rovesciatro) che si replica più volte, quasi ossessivamente, anche quando esso si intravvede nel metronomo usato appunto per l'ipnosi-e siamo nettamente all'inizio del film. Gli(le)interpreti non sono certo al livello del film citato sopra(in"The Others"c'era niente di meno che Nicole Kidman, in una delle sue migliori interpretazioni), dove Emma Thompson, nel ruolo della ragazza da cui partono le accuse "svela"involontariamente troppo, ma il fim va considerato nell'ambito della poetica dell'autore, dunque inserito in una chiave tematica che, volendo, ha una sua estrema"coerenza" dove, pià di coerenza"razionale", si tratta di una coerenza dell'e nell'immaginario, nella creazione fantastico-onirica che è poi alla base, assolutamente, del "fantasma filmico". Paragoni e confronti sono assolutamente legittimi, ma questo elemento, al di là di"alti e bassi", rimane comunque. El Gato
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totybottalla
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venerdì 23 giugno 2017
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thriller che annoia in maniera estenuante!
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Il detective kenner indaga su un caso confuso tra molestie domestiche e satanismo, alla fine la verità risulterà più noiosa del film stesso...Un thriller che emoziona quanto una riunione di condominio per via di una storia che non riesce ad appassionare complice una debole sceneggiatura con suspense diluita nell'ambiguità della storia, gli attori sono poco convincenti anche perchè non diretti molto bene, buona la fotografia, mia valutazione: 1,5 stelle. Saluti.
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the_startup
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martedì 14 marzo 2017
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regression - il sospetto ritorno di amenabar.
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Già dal Trailer mi aspettavo, mi ero convinto che c'era qualcosa che non andava.
Thriller veramente mediocre, mi ha deluso più che altro per la mancanza di situazioni considerevoli e concrete.
Molto lento e tedioso, delude sia la ricostruzione delle indagini (ricostruite in modo molto banale), sia che la caratterizzazione dei personaggi.
Mi dispiace solo per il bravissimo Ethan Hawke, purtroppo qua veramente sprecato.
Non merita di andare oltre questo voto per me.
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gianleo67
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domenica 12 marzo 2017
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elementare...watson!
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Incaricato dell'indagine sulle presunte molestie di un padre vedovo ai danni della figlia diciassettenne, il detective Bruce Kenner inizia a sospettare l'esistenza di una misteriosa setta satanica che vanterebbe numerosi adepti nella piccola cittadina del Minnesota in cui vive.
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Incaricato dell'indagine sulle presunte molestie di un padre vedovo ai danni della figlia diciassettenne, il detective Bruce Kenner inizia a sospettare l'esistenza di una misteriosa setta satanica che vanterebbe numerosi adepti nella piccola cittadina del Minnesota in cui vive. L'applicazione di una regressione ipnotica su vittime e colpevoli sembrerebbe confermare questa ipotesi. Ma non tutto è come realmente appare...
Se la mossa più astuta del Diavolo è quella di farci credere che non esiste, il contributo dello spagnolo Amenabar alla massima luciferina è invece quello di farci sospettare esattamente il contrario, imbastendo il gioco a rimpiattino e a carte coperte su chi o cosa possa esserci dietro il caso dei presunti abusi familiari in danno dei due minori di una famiglia disagiata della classica provincia rurale americana, per poi farci scoprire una realtà completamente (ma poi non tanto) diversa.
La regola del sospetto, in questo thriller tratto da una storia vera e scandito da una cronistoria di luoghi e date che non ci dicono nulla, è alimentata dal generale clima di ambiguità caro al regista cileno ed in cui la classica detection tra puritanesimo e agnosticismo, finisce per mettere la troppa carne al fuoco di regressioni ipnotiche, manipolazioni massmediologiche, coscienza collettiva ed un repertorio di simboli sacri a base di croci capovolte e pagliai dalla porta cigolante eletti a polverosi altari di un culto demoniaco (The Exorcism of Emily Rose). Se il pregio principale del film è quindi quello di creare tensione dalle legittime aspettative nell'esistenza di una comunità trasversale di degenerati che mira alla cooptazione od all'istigazione al suicidio, ed in cui gli ammiccamenti sessuali sono delegati alle grazie invero miserrime dell'ex streghetta d'Albione, la solitaria battaglia del credulone scribacchino di Sinister viene portata avanti in modo assai confuso ed approssimativo, sfruttando il discutibile montaggio di una realtà sfuggente, l'abuso senza costrutto della soggettiva ed il flashback di un onirismo macabro imputabile più agli eccessi etilici del protagonista piuttosto che alle sue improbabili illuminazioni notturne. Insomma, affastellando una galleria di personaggi a loro modo luciferini (basta vedere la faccia del prete o le battute dello psichiatra) ed una molteplicità di piste lasciate cadere nel vuoto (un campo di sepolture premature mai venute alla luce, le confessioni di un genitore reticente, la responsabilità di un poliziotto lascivo), il buon Amenabar compie l'errore grossolano ed imperdonabile di gonfiare fino all'inveromile un caso di scuola per poi farlo miseramente sgonfiare in un finale di rara scontatezza e stupidità: la cattiveria della gente comune basta e avanza per far progredire il Male nel mondo senza la necessità di scomodare allo scopo il recalcitrante ed ineffabile Principe delle Tenebre. Presentato al Festival internazionale del cinema di San Sebastián, subisce il giusto scherno della maggior parte dei suoi affezionati e devoti seguaci.
Psichiatra: Ha fatto sentire questa registrazione anche a sua moglie così tante volte?
Detective: Siamo separati.
Psichiatra: Beh, adesso sa il perchè!
Elementare...Watson!
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biso 93
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mercoledì 28 dicembre 2016
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discreto ma un po' confuso
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Regression e' un film del 2015 diretto da Amenabar ed interpretato tra gli altri da Ethan Hawke ed Emma Watson. Le atmosfere cupe da buon thriller di provincia ci sono tutte, così come una trama abbastanza intrigante tratta da fatti accaduti o presunti tali negli anni 80. La regia di Amenabar e' di alto livello, davvero ottima soprattutto nelle scene in cui la tensione la fa da padrona. Ritmo un po' lento in alcuni punti ed una sceneggiatura piuttosto lacunosa lasciano più di qualche dubbio a fine visione e tutto sommato si ha la sensazione che si poteva fare di più, discreto ma non imperdibile.
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kyotrix
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domenica 27 marzo 2016
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non regge, improponibile
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Non volevo crederci...un poliziotto scrupoloso come il nostro protagonista che lentamente va fuori di testa in quella maniera...impossibile! Potrei capire dei vecchi contadini , credenti, ubriaconi, ma non lui, improponibile. Ed emma watson rimane libera?!? L'incriminazione per falsa testimonianza non esiste più? Oltretutto verso un poliziotto...
Non boccio del tutto il film perchè mi ha incuriosito, ma purtroppo è finita molto male.
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