paolo_sem
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mercoledì 23 dicembre 2015
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howard manca il bersaglio
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Ron Howard ci ha abituato a prodotti decisamente migliori rispetto a questo, come dimenticarsi le allucinazioni di a beautiul mind o le avventure spaziali di apollo 13; infatti il film in mano ad un regista "minore" sarebbe risultato piacevole. Il vero problema di questo film non è la regia, ma il regista che non ha saputo rendere avventurosa ed epica una sceneggiatura scritta male, infatti la pellicola può risultare anche noiosa e fastidiosa a causa del montaggio frenetico che rende alcune scene difficili da capire. Non si riesce a trovare quello spunto che faccia alzare il ritmo e che non faccia addormentare lo spettatore in sala. Non viene mai approfondita in modo appropiato la lotta tra l'animale e gli uomini.
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Ron Howard ci ha abituato a prodotti decisamente migliori rispetto a questo, come dimenticarsi le allucinazioni di a beautiul mind o le avventure spaziali di apollo 13; infatti il film in mano ad un regista "minore" sarebbe risultato piacevole. Il vero problema di questo film non è la regia, ma il regista che non ha saputo rendere avventurosa ed epica una sceneggiatura scritta male, infatti la pellicola può risultare anche noiosa e fastidiosa a causa del montaggio frenetico che rende alcune scene difficili da capire. Non si riesce a trovare quello spunto che faccia alzare il ritmo e che non faccia addormentare lo spettatore in sala. Non viene mai approfondita in modo appropiato la lotta tra l'animale e gli uomini. Tutto il film è nella media ma il voto è di 2 su 5 perchè da Ron Hoard ci si aspettava decisamente di più. Uno dei suoi film più brutti.
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[+] lasciamo la balena in pace
(di adelson)
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ralphscott
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martedì 22 dicembre 2015
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epico,con o senza balena
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Tre stelle abbondanti. Tanti i temi trattati,quasi ad oscurare l'epifania della balena-che poteva esser ancor più protagonista,terrorizzarci di più. Il film è comunque bello e riuscito perchè sin da subito,nella tana del reduce e voce narrante,ci racconta una storia di grande fascino. Contrasti sociali,voglia di rivalsa,pionierismo,avventura,coraggio,sete di conquista,di denaro,voglia di vivere,rispetto della vita,spirito di gruppo. Tutto in un film. Il naufragio è lungo e drammatico,terribilmente accomunante. Il cinema americano non è nuovo a fotografare gli orrori dell'essere umano messo alla prova negli oceani sconfinati;ricordo "L'isola del diavolo",dove un manipolo di fuggiaschi,nel cercare la terra ferma,trova anche presenze altissime,trascendenti.
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Tre stelle abbondanti. Tanti i temi trattati,quasi ad oscurare l'epifania della balena-che poteva esser ancor più protagonista,terrorizzarci di più. Il film è comunque bello e riuscito perchè sin da subito,nella tana del reduce e voce narrante,ci racconta una storia di grande fascino. Contrasti sociali,voglia di rivalsa,pionierismo,avventura,coraggio,sete di conquista,di denaro,voglia di vivere,rispetto della vita,spirito di gruppo. Tutto in un film. Il naufragio è lungo e drammatico,terribilmente accomunante. Il cinema americano non è nuovo a fotografare gli orrori dell'essere umano messo alla prova negli oceani sconfinati;ricordo "L'isola del diavolo",dove un manipolo di fuggiaschi,nel cercare la terra ferma,trova anche presenze altissime,trascendenti. Col pretesto del capodoglio,Ron Howard realizza un' opera da mostrare e discutere in classe.
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ruggys
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lunedì 21 dicembre 2015
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bel film, pecca forse di personalità.
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Il film mi è piaciuto molto, la prova di hemsworth è discreta, anche se in alcune parti sembra troppo piacione per essere un uomo di mare di due secoli fa. Il film è godibile, anche se a mio modo di vedere non esplode mai definitivamente, rimane tuttavia un buon prodotto, come da copione per howard (ma non certamente il suo capolavoro)
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parieaa
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lunedì 21 dicembre 2015
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film vecchia maniera, che incontra il nuovo
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Il nuovo film di Ron Howard è allo stesso tempo un tributo al cinema che fu, ma anche un buon esempio di come gli effetti computerizzati possano (ed anzi dovrebbero sempre) fornire qualcosa in più ed arricchire la storia stessa piuttosto che fungere da più o meno inutili fronzoli (e spesso pure dannosi). In "In The Heart Of The Sea" si vede un film molto solido, che racconta una classica storia di sopravvivenza nell'infinito scontro uomo-natura. Tecnicamente quasi perfetto, ottimi costumi e scenografie, fotografia sempre azzeccata e montaggio nelle (poche) scene movimentate serrato. Il cast è di medio-alto livello: con un Hemsworth che forse dà la prima vera prova di poter essere un attore decente (in black mass doveva fare solo il fighetto super hacker con finti sentimenti), ottimi Murphy e Gleeson, un po' meno Walker (capitano di mercantile non per volere, ma per nome es un po' troppo amiguo nei comportamenti e nelle scelte) e Whishaw (non mi ha convinto del tutto nei panni di uno squattrinato Mellville alla ricerca disperata di una storia che valesse la pena di raccontare), buona la prima per il nuovo Spider-man (sembrerebbe molto promettente).
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Il nuovo film di Ron Howard è allo stesso tempo un tributo al cinema che fu, ma anche un buon esempio di come gli effetti computerizzati possano (ed anzi dovrebbero sempre) fornire qualcosa in più ed arricchire la storia stessa piuttosto che fungere da più o meno inutili fronzoli (e spesso pure dannosi). In "In The Heart Of The Sea" si vede un film molto solido, che racconta una classica storia di sopravvivenza nell'infinito scontro uomo-natura. Tecnicamente quasi perfetto, ottimi costumi e scenografie, fotografia sempre azzeccata e montaggio nelle (poche) scene movimentate serrato. Il cast è di medio-alto livello: con un Hemsworth che forse dà la prima vera prova di poter essere un attore decente (in black mass doveva fare solo il fighetto super hacker con finti sentimenti), ottimi Murphy e Gleeson, un po' meno Walker (capitano di mercantile non per volere, ma per nome es un po' troppo amiguo nei comportamenti e nelle scelte) e Whishaw (non mi ha convinto del tutto nei panni di uno squattrinato Mellville alla ricerca disperata di una storia che valesse la pena di raccontare), buona la prima per il nuovo Spider-man (sembrerebbe molto promettente). Grande mancanza, almeno per me, è invece l'assenza di una colonna sonora degna di nota, o che almeno sostenga il film nei suoi momenti più coinvolgenti e che vorrebbero (e dovrebbero) essere carichi di pathòs e\o di epicità. Questo perchè se c'è una (abbastanza grave) pecca è proprio questa: la mancanza di capacità di coinvolgere appieno lo spettatore nei momenti clou. In una storia che narra le gesta di un gruppo di sopravvissuti, disposti (giustamente) a tutto pur di farcela e tornare a casa, senza mai peraltro eccedere nelle scelte, si dovrebbe creare un profondo senso di fratellanza e condivisione con tutti i protagonisti...e invece è così solo in parte...non che fosse facile dopotutto, anzi tutt'altro...forse avrebbero dovuto usare molto di più il buon vecchio Moby per creare un senso di continua inquietudine, invece di ridurlo a poco più di un antipatico Stalker (anche se forse Howard non voleva far passare la natura come solo una forza vendicatrice, ma piuttosto che si limita a mantenere l'equilibrio rovinato dall'uomo avido rappresentato qui sottoforma dei balenieri senza scrupoli)...insomma se si usa la figura di Moby Dick, una delle più iconiche e complesse di sempre, lo si deve fare per bene, e non solo come macchietta di sottofondo. Inoltre ho trovato un po' fuori luogo, o quantomeno mal gestita, la scelta finale della facile morale sul "è sempre bene dire la verità"...ma se il film intero verteva su altri temi ,comunque ben rappresentati, perchè infilarcene un altro alla fine tanto per fare? Questi e altri difetti ne hanno compromesso la godibilità ad un pubblico ben più vasto e variegato. Ciò non toglie che resti un film godibile, e che alla fine mi sia piaciuto, ma un po' meno di quanto mi aspettassi. Sono sicuro che il signor Howard possa fare meglio.
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dhany coraucci
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domenica 20 dicembre 2015
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il mare, prima di ogni altra cosa
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Più della balena bianca o della baleniera contro la quale si accanisce, protagonista di questo film è il mare. Dagli abissi più profondi che vediamo in apertura, alle tempeste, alla sua immensità. Ron Howard ci racconta il cuore del mare, non alla maniera di Melville, con quel respiro interiore, esistenzialista perché in fondo il film è tratto da una storia scritta nel 2000 proprio riferita alla baleniera Essex che ha ispirato l'autore ottocentesco per il suo romanzo più famoso (riscoperto poi nel 1921). La prima parte è magnifica e deve essere assolutamente vista al cinema; la seconda parte si dilunga un po' sull'agonia del naufragio e il mare è quello che non approda a nessuna riva.
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Più della balena bianca o della baleniera contro la quale si accanisce, protagonista di questo film è il mare. Dagli abissi più profondi che vediamo in apertura, alle tempeste, alla sua immensità. Ron Howard ci racconta il cuore del mare, non alla maniera di Melville, con quel respiro interiore, esistenzialista perché in fondo il film è tratto da una storia scritta nel 2000 proprio riferita alla baleniera Essex che ha ispirato l'autore ottocentesco per il suo romanzo più famoso (riscoperto poi nel 1921). La prima parte è magnifica e deve essere assolutamente vista al cinema; la seconda parte si dilunga un po' sull'agonia del naufragio e il mare è quello che non approda a nessuna riva. Non c'è spazio per visioni tormentate o metafore dell'anima perché Ron Howard è un regista hollywoodiano nel senso più buono, in grado di unire la spettacolarità a un senso di avventura e di puro intrattenimento che appartiene al cinema d'altri tempi, però con un elevatissimo e sapiente uso delle nuove tecnologie. A me, infatti, più che il Moby Dick di John Huston mi ha ricordato Gli Ammutinati del Bounty, senza però la sua crudeltà e soprattutto senza Marlon Brando. Però il primo ufficiale Chase (Chris Hemsworth) l'ho trovato, oltreché bellissimo, anche molto bravo e seguiamo con passione la sua avventura sui mari improntata alla più nobile lealtà ma anche a una consuetudine all'ingiustizia e alla sfortuna che ce lo rendono da subito simpatico. Tra lui e la gigantesca balena non c'è una vera e propria sfida, piuttosto una comune ricerca della salvezza, della sopravvivenza, infatti il cetaceo è più protettivo che malvagio e se intraprende una lotta furibonda contro gli esseri umani è per difendere e preservare la sua specie, la quale, del resto, è stata ugualmente decimata.
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grazianofirenze
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giovedì 17 dicembre 2015
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non mi è affatto piaciuto.
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Non mi è affatto piaciuto.
Premetto che sono un amante del genere e l'ho visto senza alcuna prevenzione, anzi ... ma questo film non mi ha suscitato alcuna emozione.
Si era in 5 al cinema e due di noi sono andati via dopo il primo tempo.
Peccato veramente.
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catcarlo
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mercoledì 16 dicembre 2015
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prima di moby dick
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I film di mare esercitano sempre un loro fascino: aggiungendo la salda mano artigiana di Ron Howard e la fascinazione per il monumento letterario di Melville si hanno come risultato queste due ore di solido spettacolo che va ben al dilà delle scene d’azione supportate da ottimi effetti speciali. In verità, la parte che occhieggia alla creazione di Moby Dick è la meno apprezzabile: forse anche perché il libro è pietra angolare per la letteratura d’oltreoceano e su uno spettatore europeo ha inevitabilmente meno effetto, ma l’impressione è che si potrebbe fare a meno della cornice in cui l’ultimo sopravvissuto della Essex riporta alla luce i propri ricordi su invito del giovane scrittore di belle speranze.
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I film di mare esercitano sempre un loro fascino: aggiungendo la salda mano artigiana di Ron Howard e la fascinazione per il monumento letterario di Melville si hanno come risultato queste due ore di solido spettacolo che va ben al dilà delle scene d’azione supportate da ottimi effetti speciali. In verità, la parte che occhieggia alla creazione di Moby Dick è la meno apprezzabile: forse anche perché il libro è pietra angolare per la letteratura d’oltreoceano e su uno spettatore europeo ha inevitabilmente meno effetto, ma l’impressione è che si potrebbe fare a meno della cornice in cui l’ultimo sopravvissuto della Essex riporta alla luce i propri ricordi su invito del giovane scrittore di belle speranze. Il dialogo fra i due, venato dalle rispettive confessioni, va a scapito della tensione narrativa, tanto che non si vede l’ora di tornare a bordo e navigare la vicenda principale: è vero che la rappresentazione di una Nantucket tra iperrealismo e tocchi turneriani è di notevole valore, ma la stessa appare comunque all’inizio e alla fine dell’epopea della sfortunata baleniera e, in ogni caso, la fotografia di Anthony Dod Mantle conferma la sua brillantezza anche in mare aperto, sia nei momenti più concitati, sia quando i rapporti fra i personaggi prendono il sopravvento sull’azione. Howard decide dunque di basarsi su di un episodio reale anziché affrontare l’ossessione di Achab: la preferenza del regista per la ricostruzione storica è andata accentuandosi negli ultimi anni, come dimostrano ‘Frost/Nixon’ e ‘Rush’, opere che, inoltre, hanno in comune un altro filo conduttore, ovvero lo scontro fra due caratteri agli opposti, con la sola differenza che qui il confronto si fa da pubblico a (quasi) privato. Sulla Essex, comandata dal novellino con pedigree capitano Pollard (Benjamin Walker), si imbarca come primo ufficiale Owen Chase (Chris Hemsworth), la cui abilità marinaresca è tutta frutto dell’esperienza: tra i due sprizzano subito scintille mentre la nave salpa a caccia di cetacei. Dopo un lungo viaggio poco fruttuoso, al largo del Pacifico pare loro di trovare l’eldorado del baleniere, ma un capodoglio gigantesco affonda l’imbarcazione, costringendo gli scampati a una lunghissima lotta per la sopravvivenza. Uno svolgimento abbastanza classico che costringe il regista, assieme all’autore di soggetto e sceneggiatura Charles Leavitt, a cambiare registro a metà strada: a una prima parte più movimentata, in cui è l’avidità a spingere il comportamento dei personaggi mentre vengono sballottati dalle tempeste o cercano di colpire con l’arpione le loro gigantesche vittime, ne segue una seconda in cui a prevalere è la semplice esigenza di rimanere vivi con relativo spostamento dei limiti umani e relativi scrupoli morali. La narrazione scorre dall’una all’altra senza far avvertire la cesura, tanto che il ritmo rallenta in modo naturale e qualche lungaggine, che pure c’è, non dà un particolare fastidio. Per questa via, contemperando con la dimensione storica una sua a volte evidente attitudine melodrammatica, Howard riesce a portare a casa il risultato, seppure il film non riesca a replicare l’efficacia che era di ‘Rush’: il merito, vale ripeterlo, sta soprattutto nel raccontare la vicenda in sé dando un’angolatura che ha più di un debito con la classicità della Hollywood che fu. Su tale concezione pare essere stata basata pure la scelta degli attori, la cui alchimia è fondamentale vista l’ambientazione in uno spazio ristretto quale può essere quello di una nave, per non parlare di una scialuppa (con tanto di dieta ferrea per raggiungere il fisico del ruolo): in un cast per forza di cose quasi del tutto al maschile, Hemsworth trova un nuovo ruolo, dopo James Hunt, che lo aiuta sulla strada per diventare un buon interprete e attorno a lui ognuno funziona come dovrebbe, dal forse sottoutilizzato secondo ufficiale di Cillian Murphy al ragazzo di bordo del futuro Uomo Ragno Tom Holland. Ragazzo di bordo che, diventato adulto, ha l’aspetto di Brendan Gleeson impegnato a discutere con Melville/Ben Whishaw in quella cornice molto teatrale che, malgrado la loro bravura, nulla aggiunge e forse qualcosa toglie alla soddisfazione complessiva.
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j kudo
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lunedì 14 dicembre 2015
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il mare ci racconta
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Un gran bel film che racconta del primo avvistamento e scontro con Moby Dick , ma che in realtà si focalizza soprattutto sul rapporto di rivalità tra il nobile comandante della nave Essex e il primo sottufficiale. Essendo una storia di mare, che si fonda sulla caccia alle balene per il reperimento del loro prezioso olio, il ritmo del film vive di scossoni improvvisi. La struttura del racconto è solida ed apprezzabile è l'introduzione alla storia con uno dei sopravvissuti al naufragio della Essex che narra la storia a quello che sarà l'autore di "Moby Dick " Herman Melville . È un bel ritratto della società che ci viene presentato da Howard, con le distinzioni di classe, le ambizioni e le sofferenze dell'uomo di quel tempo.
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Un gran bel film che racconta del primo avvistamento e scontro con Moby Dick , ma che in realtà si focalizza soprattutto sul rapporto di rivalità tra il nobile comandante della nave Essex e il primo sottufficiale. Essendo una storia di mare, che si fonda sulla caccia alle balene per il reperimento del loro prezioso olio, il ritmo del film vive di scossoni improvvisi. La struttura del racconto è solida ed apprezzabile è l'introduzione alla storia con uno dei sopravvissuti al naufragio della Essex che narra la storia a quello che sarà l'autore di "Moby Dick " Herman Melville . È un bel ritratto della società che ci viene presentato da Howard, con le distinzioni di classe, le ambizioni e le sofferenze dell'uomo di quel tempo. Spettacolare ed epico lo scontro con la balena , macabra e realista la lotta per la sopravvivenza dell'equipaggio . Il cast eccellente passando dal sempre positivo Hemsworth al veterano Brendan Gleeson. Un film da vedere , particolarmente consigliato per chi ama quelle belle storie sul mare che si raccontano solo di rado.
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domenico maria
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domenica 13 dicembre 2015
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nell'abisso(e ritorno). genesi di capolavoro
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Al momento credo di essere l'unico che ha il coraggio(forse per alcuni l'incoscienza) di tributare a questa pellicola il massimo punteggio. Noto, dopo una panoramica complessiva, che molto spesso,troppo spesso, a fronte di valutazioni positive se non ottime, abbondano le fasce rosse di disappunto spesso addirittura al 100%(che dovrebbe voler dire, se ho decodificato la logica bene 1 solo, o pochissimi comunque, completamente contrari). La mia convinzione, confermata dall'assoluto,tombale, silenzio in sala a fine proiezione, è che probabilmente oggi come oggi, molti siano disabituati a tematiche che affrontano di petto, i cosidetti "massimi sistemi". Ha ragione chi scrive che questo film ci riporta ai grandi film "educativi"(ovviamente tra virgolette) del passato;come appunto il precedente del '56 con Gregory Peck diretto da John Huston.
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Al momento credo di essere l'unico che ha il coraggio(forse per alcuni l'incoscienza) di tributare a questa pellicola il massimo punteggio. Noto, dopo una panoramica complessiva, che molto spesso,troppo spesso, a fronte di valutazioni positive se non ottime, abbondano le fasce rosse di disappunto spesso addirittura al 100%(che dovrebbe voler dire, se ho decodificato la logica bene 1 solo, o pochissimi comunque, completamente contrari). La mia convinzione, confermata dall'assoluto,tombale, silenzio in sala a fine proiezione, è che probabilmente oggi come oggi, molti siano disabituati a tematiche che affrontano di petto, i cosidetti "massimi sistemi". Ha ragione chi scrive che questo film ci riporta ai grandi film "educativi"(ovviamente tra virgolette) del passato;come appunto il precedente del '56 con Gregory Peck diretto da John Huston. Lì il proposito era esplicitamente sintetizzare il romanzo di Melville; quì, altrettanto esplicitamente, ricostruirne la genesi, a quel momento della vita del giovane scrittore, ancora al bivio, complessato e ossessionato allo stesso tempo. Premesso che trovo il cast sostanzialmente omogeneo, e a mio avviso molto immedesimato, il duetto intercalato dai passi del racconto della tragica esperienza del 1820/21, tra Ben Whishey Melville e Brendan Gleeson il vecchio Nickerson, è una sorta di allucinante confessione/scambio di incubi, spettri viventi, con connotati diversi, in tutte e due le anime.Come lo scrittore è divorato dalla ossessione di fare lui pure un viaggio allucinante per dare sfogo ai suoi tormenti, Nickerson è una specie di morto vivente, che fino alla fine nasconde il suo divorante e mostruoso segreto. Come la vecchia Rose di Titanic, è un sopravvissuto, un miracolato. Ma la vecchia Rose ha trovato dalla tragedia la forza e la volontà di riscattarsi e realizzarsi pienamente nella vita. Nickerson è una specie di zombi, un dead man walking (citando Dante il Branca Doria del fondo dei traditori,nel fondo dell'inferno, uno spettro animato dal male che vive sulla terra come carcassa umana cui il signore del male ha divorato, strappato l'anima). Dall'altra parte la potentissima volontà realizzativa e affermativa di Hamsworth Owen Chase, il magnetismo dell'avventura,il mare come seconda casa e seconda(o forse prima?)famiglia. Il mostro terrorizza anche lui, ma è una sorta di eterno duello tra Achille e lo spettro della morte che si porta dentro, sempre combattendo,senza quasi mai arrivare a una conclusione definitiva. Solo allo stremo delle forze la bandiera bianca di resa: la controfigura della Natura(o dei neri abissi dell'uomo), si riprende il suo posto, prima oggetto di morte,sangue,profitto, ora signore del mondo parallelo, gli abissi. Un po' di pruderie puritana impedisce al passaggio finale del processo e della commissione di inchiesta, di far esplodere la bomba; esiste davvero il mostro che sfonda le navi e porta la morte; ma(peccato) tutto si risolve in un enunciato giustissimo ma brevissimo del capitano,che esce a testa alta,lasciando un po' a bocca asciutta. Ciononostante una rapida sintesi su argomenti di tale portata. Proviamo a entrare in sintonia, davanti a simili argomenti? E' così tragicamente difficile? Ultima nota per Jordi Mollè, particina breve ma incisiva:non è forse il Capitano spagnolo, di nuovo come direbbe Dante, a "mettere le ali al folle volo"(il delirio dei 2.000 barili) di questa sorta di Odissea del Pacifico?
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sim one
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domenica 13 dicembre 2015
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un film sulla sopravvivenza o su moby dick?
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Sebbene un film curato e interessante, ricco di suspence e di un vocabolario ricco, non nascondo la delusione per il poco tempo dedicato alla balena che ha ispirato questa storia. E' stata approfondita invece la parte più macabra, ma purtroppo più reale, e che la gente preferibbe ignorare. Avrei preferito che allungassero lo scontro, dove il capodoglio vestiva i panni del protettore, piuttosto che farlo sembrare uno stalker vendicativo, ma in fondo misericordioso. Il finale un po' a sorpresa e piacevole non cambia comunque le sorti del mio voto.
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