1234567890987654321
|
sabato 31 ottobre 2015
|
mediocre
|
|
|
|
Il film parla della missione di Rob Hall e la sua squadra nel 1996 e la tragedia che si è consumata: come potete capire la trama è semplice, lineare e coincisa, forse più concreta di tanti film di oggi che raccontano di missioni o eventi verificati in passato. Anzi, diciamo più di tanti altri film.
Sarò breve: Everest ha una grosse pecca: l'aver messo insieme due film in uno solo. 2 ore divise perfettamente a metà:
La prima parte non è altro che la descrizione di tutta la fase preliminare della scalata: noiosa, lunga, con alcune parti decisamente inutili che potevano essere risparmiate. Con tanto di solita presentazione di tutti i personaggi: e come potete immaginare, in un film di avventura c'è sempre il solito individuo che si atteggia a Indiana Jones (Beck Weathers) o l'immancabile alternativo fuori dal coro (Scott Fischer).
[+]
Il film parla della missione di Rob Hall e la sua squadra nel 1996 e la tragedia che si è consumata: come potete capire la trama è semplice, lineare e coincisa, forse più concreta di tanti film di oggi che raccontano di missioni o eventi verificati in passato. Anzi, diciamo più di tanti altri film.
Sarò breve: Everest ha una grosse pecca: l'aver messo insieme due film in uno solo. 2 ore divise perfettamente a metà:
La prima parte non è altro che la descrizione di tutta la fase preliminare della scalata: noiosa, lunga, con alcune parti decisamente inutili che potevano essere risparmiate. Con tanto di solita presentazione di tutti i personaggi: e come potete immaginare, in un film di avventura c'è sempre il solito individuo che si atteggia a Indiana Jones (Beck Weathers) o l'immancabile alternativo fuori dal coro (Scott Fischer). Senza risparmiare nemmeno una scena di puro sentimentalismo come quella della telefonata di Weathers alla moglie. Deludente, perché un personaggio valido c'è, ed è proprio il protagonista Rob Hall, che è ben riuscito e ben costruito, ma ci si concentra - come sempre - sulle figure di spicco prima sopraccitate: pazzesco che il protagonista venga messo in secondo piano. E questo è un punto veramente molto a disfavore.
La seconda ora doveva finalmente essere la parte bella del film: pensando di essere giunti alla parte decisiva, invece anche qui entusiasmo pari a zero. Almeno un po' di suspense, almeno un po' di azione: è tutto piatto e senza sentimenti. Quella che dovrebbe essere la parte bella invece è qualcosa di inesistente. Peccato. Perché la colonna sonora che aggiungeva un tono drammatico, e tutti i presupposti per creare una parte finale come si deve, c'erano.
Consigliato solo quando ve lo passerano su sky cinema e la sera non sapete cosa fare o dove andare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a 1234567890987654321 »
[ - ] lascia un commento a 1234567890987654321 »
|
|
d'accordo? |
|
dave c.j.
|
sabato 31 ottobre 2015
|
gelido, crudo, vero
|
|
|
|
Everest, film del 2015 per la regia di Baltasar Kormàkur, è la ricostruzione dell'escursione/impresa/tragedia del 1996, durante la quale 8 persone morirono sui pendii del monte Nepaliano. Con un cast ricco di stelle (Jake Gyllenhall, Keira Knightely e Josh Brolin) e buoni attori sottovalutati (Jason Clarke su tutti), la pellicola si presenta con alte aspettative che in parte vengono mantenute: in primis, la recitazione di ogni personaggio è centrata ed abbastanza coinvolgente nonostante una prima parte introduttiva tecnica (neanche troppo) e un pochino dispersiva; ogni individuo è spinto da diverse motivazioni tra cui l'ambizione, l'amore per la scalata, la competizione con gli altri scalatori e, magari, poter diventare un modello per il prossimo.
[+]
Everest, film del 2015 per la regia di Baltasar Kormàkur, è la ricostruzione dell'escursione/impresa/tragedia del 1996, durante la quale 8 persone morirono sui pendii del monte Nepaliano. Con un cast ricco di stelle (Jake Gyllenhall, Keira Knightely e Josh Brolin) e buoni attori sottovalutati (Jason Clarke su tutti), la pellicola si presenta con alte aspettative che in parte vengono mantenute: in primis, la recitazione di ogni personaggio è centrata ed abbastanza coinvolgente nonostante una prima parte introduttiva tecnica (neanche troppo) e un pochino dispersiva; ogni individuo è spinto da diverse motivazioni tra cui l'ambizione, l'amore per la scalata, la competizione con gli altri scalatori e, magari, poter diventare un modello per il prossimo. Ciò che più colpisce (almeno personalmente) è la freddezza con cui la montagna non fa sconti a nessuno: i corpi si piegano, cadono.. Muoiono lentamente o in un inastante; troppo più forte la natura e anche lo spettatore riesce a percepirlo rimanendo schiacciato dalla potenza delle immagini, fino a commuoversi (ma non troppo). La fotografia riesce a regalare ottimi primi piani, ma ahimè anche poche inquadrature degne di tale paesaggio se non in alcuni istanti; per quanto riguarda la colonna sonora quest'ultima risulta forse un po' troppo leggera ma ciò che fa la differenza in questo caso sono il sonoro e il rumore della tormenta. Rimane il rammarico e la sensazione che a questo film manchino la mano di un regista esperto e un po' di epica nei momenti clou. Per il resto la pellicola rimane gradibile, un'esperienza funambolica che ci porta dentro una delle tragedie dei tempi moderni.. Dove a farne da padrone sono i sentimenti, i respiri affannosi e una natura maligna.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dave c.j. »
[ - ] lascia un commento a dave c.j. »
|
|
d'accordo? |
|
alemrg
|
martedì 27 ottobre 2015
|
emozionante
|
|
|
|
Premetto che non ho letto i libri dei sopravvissuti alla tragica avventura sull'Everest e quindi non so se il film è aderente o meno alla realtà storica. La domanda che mi sono posto all'uscita del cinema è stata: ho visto un bel film oppure no? E la risposta è stata indubbiamente positiva. Un bel film, emozionante, da togliere il fiato. Nessuno chiaccherava, dormiva o sgranocchiava noccioline; tutto il cinema era incollato alla pellicola e non volava una mosca.
|
|
[+] lascia un commento a alemrg »
[ - ] lascia un commento a alemrg »
|
|
d'accordo? |
|
michele martelossi
|
martedì 20 ottobre 2015
|
la cima dell'everest come il fuso mortale
|
|
|
|
Narrano le cronache che nel maggio del 1996 otto alpinisti siano rimasti uccisi durante una spedizione sulla famosa montagna ai confini tra il Nepal e la Cina. Tra loro si contano anche le due guide esperte a capo degli escursionisti: Rob Hall e Scott Fischer. In Everest accade lo stesso. Non credo di fare grandi rivelazioni nel dirlo, considerando che il film vuol'essere una ricostruzione emotiva e sensazionalistica di fatti già risaputi. A segnare il passo è tuttavia il modo in cui una sciagura ormai ghiacciata e sepolta nella neve da almeno vent'anni prende vita attraverso il calore dell'alito e del sangue pulsante di un cast a dir poco eccezionale.
[+]
Narrano le cronache che nel maggio del 1996 otto alpinisti siano rimasti uccisi durante una spedizione sulla famosa montagna ai confini tra il Nepal e la Cina. Tra loro si contano anche le due guide esperte a capo degli escursionisti: Rob Hall e Scott Fischer. In Everest accade lo stesso. Non credo di fare grandi rivelazioni nel dirlo, considerando che il film vuol'essere una ricostruzione emotiva e sensazionalistica di fatti già risaputi. A segnare il passo è tuttavia il modo in cui una sciagura ormai ghiacciata e sepolta nella neve da almeno vent'anni prende vita attraverso il calore dell'alito e del sangue pulsante di un cast a dir poco eccezionale. Quella primavera maledetta, Rob Hall (Jason Clarke) e Scott Fisher (Jake Gyllenhaal) si trovarono a gestire un nutrito traffico di ambiziosi scalatori. Troppi uomini da gestire e troppa inesperienza da curare. Arrivare in cima alla montagna era per ciascuno dei partecipanti un obiettivo dettato dalle più svariate motivazioni. Riscatto sociale, completamento di un record mondiale, completamento del proprio ego. L'ascensione montana significava la conquista di un distacco dalle umane cose e la proiezione verso una trascendenza olimpica. Il problema è che si resta esseri umani anche a ottomila metri. Esseri che non possono fare a meno dell'ossigeno, della forza carnale, del calore degli affetti. Il percorso ascensionale diviene dunque una scommessa divisa per scali in diversi campi base. A coordinare il tutto vi è una materna Emily Watson la cui voce ai contatti radio rappresenta il cordone ombelicale tra il riparo di un accampamento sicuro e la natura inospitale e matrigna. E' un legame forte, che non si spezzerà neppure alle quote più alte e sotto l'annunciata tempesta di neve. Non fosse stato per il ritardo nella salita dovuta alle mancanze nell'orchestrare mezzi e persone, quegli alpinisti probabilmente ora sarebbero qui, a supervisionare il racconto che Baltasar Komàkur ci tramanda in loro nome. Ma gli Dei che spesso irridono le nostre speranze tramutano l'agognata vetta dell'Everest nel fuso di quell'arcolaio che punse mortalmente la bella addormentata della celeberrima favola. Doug, Yasuko, Rob e Scott cadono vittime ad uno ad uno dell'incantesimo di una montagna stregata e violata nella sua cima dall'umana sfrontatezza. Il loro sarà un sonno senza ritorno, cullato dal gelo di una irrituale sepoltura. Criticato perché colpevole di una eccessiva glaciazione dei sentimenti, il film sembra invece mostrare un rispetto dell'umana disperazione che un documentario solitamente non possiede, indugiando sulle relazioni domestiche e sulla solidarietà reciproca dei protagonisti. Forse, come nella fiaba, gli escursionisti sono ancora là e sono solo addormentati. E fra cent'anni si desteranno per raccontarci che osare, in fondo, non è mai sbagliato se si conoscono i propri limiti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a michele martelossi »
[ - ] lascia un commento a michele martelossi »
|
|
d'accordo? |
|
zero99
|
martedì 20 ottobre 2015
|
l'everest è la montagna più alta del mondo
|
|
|
|
A me è piaciuto molto questo film. Non è sicuramente un capolavoro, ma l'ho trovato fatto molto bene. Avevo paura che facessero la solita americanata ed invece hanno raccontato la storia di questi alpinisti in maniera sobria e realistica. E' tratto da una storia vera, dalla tragedia successa nel 1996, dove morirono delle persone. L'Everest è la montagna più alta del mondo (quasi 9.000 metri). Grazie a questo film mi sono informata un po' su questa montagna, anche sul K2, e di tutti i morti che hanno fatto queste due montagne. Lo consiglio.
|
|
[+] lascia un commento a zero99 »
[ - ] lascia un commento a zero99 »
|
|
d'accordo? |
|
ollipop
|
lunedì 19 ottobre 2015
|
cruda cronistoria di un dramma senza eroi
|
|
|
|
Cruda e realistica cronaca di una spedizione alpinistica il cui fallimento frutto di disorganizzazione e sconcertante impreparazione non crea eroi ma solo vittime di un sogno:
la montagna ,quella montagna che deve e può appagare la ricerca di se stessi e dei propri limiti.
ma questo sogno trascina ogni anno decine di improvvisati scalatori e di guide tutti a mettere in gioco la propria vita per raggiungere quella vetta dove non c' un premio ma spesso l'incognita di una morte che arriva col sibilo del vento presago di tempesta senza scampo
Si muore per una bombola di ossigeno incredibilmente vuota; si lotta comunque per salvare il cliente che non è' più il cliente ma diventa senza sentimentalismi l'amico che s
[+]
Cruda e realistica cronaca di una spedizione alpinistica il cui fallimento frutto di disorganizzazione e sconcertante impreparazione non crea eroi ma solo vittime di un sogno:
la montagna ,quella montagna che deve e può appagare la ricerca di se stessi e dei propri limiti.
ma questo sogno trascina ogni anno decine di improvvisati scalatori e di guide tutti a mettere in gioco la propria vita per raggiungere quella vetta dove non c' un premio ma spesso l'incognita di una morte che arriva col sibilo del vento presago di tempesta senza scampo
Si muore per una bombola di ossigeno incredibilmente vuota; si lotta comunque per salvare il cliente che non è' più il cliente ma diventa senza sentimentalismi l'amico che sta morendo: la montagna comunque affratella chi l'affronta e il dramma di chi non ce la fa è' un dramma universale : le polemiche se verranno verranno dopo dopo;
l'elicottero col suo pilota che a ottomila metri sfida tutte le leggi del volo rende come sempre giustizia all'uomo e a quegli uomini che mettono in gioco la propria vita per la vita degli altri
Il film rende perfettamente il dramma vissuto , denuncia esplicitamente la commercializzazione di una pratica che perde l'aulicita' dell'impresa ma al tempo stesso religiosamente affronta la morte ed il dolore che sempre e comunque ne consegue
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ollipop »
[ - ] lascia un commento a ollipop »
|
|
d'accordo? |
|
dhany coraucci
|
venerdì 16 ottobre 2015
|
la vetta a tutti i costi, ma non emoziona
|
|
|
|
Che andasse a finire male era risaputo, che io non sia una gran scalatrice anche, visto che amo il mare e non la montagna, che ci sarebbero state delle belle riprese e dei bei paesaggi, chiaro, era il minimo, per cui mi domando: perché sono andata a vedere un film del genere? Pensavo fosse più avventuroso, ma non lo è stato per niente. Molto realistico, questo sì. E con ciò si intende che alla fine del film il ghiaccio e il gelo ti sono penetrati dentro le ossa, una sensazione sgradevolissima, che nemmeno una bella tisana calda (di cui si ha davvero bisogno, quando ti alzi dalla poltrona) riesce a cancellare. Brividi di freddo a parte, il film ha un preciso scopo: denunciare una certa forma di violazione e invadenza da parte dell'uomo di luoghi che posseggono un'aurea di sacralità senza la dovuta preparazione non solo tecnica, come in questo caso, ma anche “spirituale”.
[+]
Che andasse a finire male era risaputo, che io non sia una gran scalatrice anche, visto che amo il mare e non la montagna, che ci sarebbero state delle belle riprese e dei bei paesaggi, chiaro, era il minimo, per cui mi domando: perché sono andata a vedere un film del genere? Pensavo fosse più avventuroso, ma non lo è stato per niente. Molto realistico, questo sì. E con ciò si intende che alla fine del film il ghiaccio e il gelo ti sono penetrati dentro le ossa, una sensazione sgradevolissima, che nemmeno una bella tisana calda (di cui si ha davvero bisogno, quando ti alzi dalla poltrona) riesce a cancellare. Brividi di freddo a parte, il film ha un preciso scopo: denunciare una certa forma di violazione e invadenza da parte dell'uomo di luoghi che posseggono un'aurea di sacralità senza la dovuta preparazione non solo tecnica, come in questo caso, ma anche “spirituale”. Non a caso, infatti, i protagonisti della spedizione, eccettuati gli alpinisti professionisti che li guidano nella scalata, sono tutti molto ricchi, molto affamati di emozioni estreme e molto consapevoli dei rischi a cui vanno incontro perciò non si sviluppa una gran empatia tra noi spettatori e loro, né il regista è interessato a farceli conoscere più intimamente, ognuno ha un solo obiettivo, raggiungere la vetta a tutti i costi. Forse anche per questo mancato approfondimento dei personaggi, pur se voluto, si ha l'impressione che tanti bravi attori siano un po' sprecati e in effetti è così (Jake Gyllenhall, ad esempio, che a un certo punto si accascia tra i ghiacci e tutti se lo dimenticano, noi compresi). Avevo amato il regista islandese nel film Cani Sciolti (2013), tutt'altro genere, poliziesco spassoso e irriverente con due magnifici Denzel Washington e Mark Wahlberg, per cui mi aspettavo qualche balzo (o se vogliamo rimanere in tema, qualche arrampicata) in più.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dhany coraucci »
[ - ] lascia un commento a dhany coraucci »
|
|
d'accordo? |
|
gabrykeegan
|
giovedì 15 ottobre 2015
|
un film che toglie il fiato
|
|
|
|
Il regista islandese Baltasar Kormákur gestisce due elementi che conosce bene: la macchina da presa e il freddo. La pellicola prende ispirazione dal saggio di Jon Krakauer, giornalista che prese parte alla spedizione e poi descrisse gli avvenimenti l'anno successivo.
Con un cast di stelle e ottimi attori (Josh Brolin, Jake Gyllenhaal, Emily Watson tra gli altri) la trama prende forma con disciplina e un'ottima costruzione della suspense.
[+]
Il regista islandese Baltasar Kormákur gestisce due elementi che conosce bene: la macchina da presa e il freddo. La pellicola prende ispirazione dal saggio di Jon Krakauer, giornalista che prese parte alla spedizione e poi descrisse gli avvenimenti l'anno successivo.
Con un cast di stelle e ottimi attori (Josh Brolin, Jake Gyllenhaal, Emily Watson tra gli altri) la trama prende forma con disciplina e un'ottima costruzione della suspense.
Un'orchestra recitativa in cui ognuno suona perfettamente il proprio strumento e in cui il direttore sa sempre come leggere lo spartito e accarezzare le orecchie (e gli occhi) prima di dare colpi decisi nell'ultima parte dell'opera, quella più dura e cruda.
Anche allo spettatore sembra di scalare la montagna, quando piano, piano ci si avvicina sempre di più ai vari campi-base posti ad altezze già così importanti da togliere il fiato. La preparazione che attuano i personaggi è sfiancante, resa reale da gente che sa fare il proprio lavoro attoriale con puntigliosità e precisione chirurgica.
La mancanza di ossigeno è sempre in agguato e, se ci si immerge troppo nel film, sembra quasi di perdere il respiro. Tra valanghe, corde e picchetti, la sensazione di un affascinante pericolo viene resa con maestria da un'ottima regia, che non manca di primi piani sulla pelle bruciata dal freddo e che indugia sulle ferite che un sogno così rischioso può provocare.
Le uniche scene senza un contorno bianco che acceca - ma a cui ci si abitua presto - sono quelle ambientate nel campo base o delle due mogli (Keira Knightley e Robin Wright) che a casa aspettano le chiamate dei mariti per poter avere belle notizie, con uno spirito completamente opposto l'una dall'altra.
È il racconto di una storia vera, di una sfida ai limiti dell'impossibile, dove l'uomo cerca di contrastare la natura e raggiungere quegli 8.848 metri per poter dire di essere arrivato in cima al mondo, non solo metaforicamente.
È il racconto di quanto il corpo umano possa spingersi fino all'estremo, ma anche di come la montagna, il freddo e gli agenti atmosferici non abbiano pietà di chi è disposto a pagare anche 75mila dollari e rischiare la vita pur di raggiungere l'obiettivo più alto.
Non male, dunque, il lavoro di Kormákur, che senza troppi fronzoli registici ci porta in uno dei luoghi più impervi del nostro pianeta e con la fotografia di Salvatore Totino ci permette di vivere un'esperienza unica, che è sicuramente rimasta nella storia come una tragedia, ma da cui bisogna trarre insegnamenti importanti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gabrykeegan »
[ - ] lascia un commento a gabrykeegan »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
mercoledì 14 ottobre 2015
|
un'impresa che da senso a una vita.
|
|
|
|
Questa è la montagna estrema, e questi gli uomini e le donne con le palle disposti ai più indicibili sacrifici pur di arrivare in vetta. Perchè niente è come arrivare in vetta, e quando la vetta è l'Everest, ... beh, nessuno è e sarà mai sopra di te.
Grande film, da non perdere, ma veramente apprezzabile solo da coloro pronti a "gettare il cuore oltre l'ostacolo"!
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
parieaa
|
mercoledì 14 ottobre 2015
|
ottima confezione, il resto un po' meno
|
|
|
|
Everest è un film vecchio stile, l'ultimo di una lunga serie di lavori che raccontano dell'eterna lotta dell'uomo contro la montagna. Forse un po' troppo fuori tempo massimo, ma comunque gradevole e ben fatto. Almeno nell'estetica. La storia è forse un po' troppo strappalacrime, ma d'altronde racconta una tragedia e quindi era inevitabile. Quello che però è mancato, secondo me, una più profonda caratterizzazione di tutti i personaggi, perchè se da un lato capisco che erano davvero tanti, dall'altro non si può puntare così tanto sul lato umano degli scalatori e sulle loro motivazioni che li portano a sfidare il titano, senza poi analizzarli davvero a fondo: la giapponese è stata brutalmente ignorata, il personaggio di Brolin è solo abbozzato, Wortington poteva benissimo non esserci.
[+]
Everest è un film vecchio stile, l'ultimo di una lunga serie di lavori che raccontano dell'eterna lotta dell'uomo contro la montagna. Forse un po' troppo fuori tempo massimo, ma comunque gradevole e ben fatto. Almeno nell'estetica. La storia è forse un po' troppo strappalacrime, ma d'altronde racconta una tragedia e quindi era inevitabile. Quello che però è mancato, secondo me, una più profonda caratterizzazione di tutti i personaggi, perchè se da un lato capisco che erano davvero tanti, dall'altro non si può puntare così tanto sul lato umano degli scalatori e sulle loro motivazioni che li portano a sfidare il titano, senza poi analizzarli davvero a fondo: la giapponese è stata brutalmente ignorata, il personaggio di Brolin è solo abbozzato, Wortington poteva benissimo non esserci...insomma se si punta a costruire un film sul perchè qualcuno sia così pazzo da sfidare l'Everest, bisogna farlo come si deve. Il regista ci ha provato, specialmente nella scena in cui tutti si interrogano sul perchè sono lì, ma poi punta tutto sui bellissimi paesaggi, sulla suggestione della tempesta e sul dolore della moglie del protagonista gravida e lasciata sola a casa a soffrire. Interessante invece la scelta di puntare un po' il dito contro l'intero business delle scalate, che per soldi portano (quasi) chiunque in uno dei posti più inospitali del pianeta...per poi pagare un prezzo ben più alto(SPOILER se ne sono morti così tanti in fin dei conti è colpa del solo protagonista, che con il suo buonismo, misto ad interesse pecuniario, causa quasi tutto da solo). Mi aspettavo un film un po' diverso, ma tutto sommato è migliore di quanto atteso, anche perchè gli ultimi predeccessori del genere sono stati davvero pessimi. Un po' di ossigeno per il filone:
[-]
|
|
[+] lascia un commento a parieaa »
[ - ] lascia un commento a parieaa »
|
|
d'accordo? |
|
|