vincenzo ambriola
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lunedì 9 febbraio 2015
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domande senza risposta
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Louis Zamperini è un atleta olimpionico americano che, come tutti i suoi coetanei, viene arruolato e va a combattere i giapponesi su un bombardiere. Dopo che il suo aereo è colpito, Luois inizia un calvario che lo accompagna per tutta la durata della guerra, quando sarà liberato e potrà tornare in patria. Per un terzo "Vita di Pi", un altro terzo "La vita è bella" (al contrario) e il resto un qualsiasi film americano su un atleta famoso, Unbroken non convince, nonostante la professionalità di tutti coloro che hanno partecipato all'impresa. Manca un filo conduttore vero e credibile, che ci faccia entrare nella mente di Louis, nel suo corpo martoriato ma sempre integro. Perché non reagisce mai, perché tiene duro, piegandosi ma mai spezzandosi? Sapeva, sperava, credeva fermamente che la sua nazione avrebbe vinto la guerra? Che la fine sarebbe arrivata prima del suo cedimento? A queste domande la Jolie non risponde, limitandosi acriticamente di raccontare una storia, senz'altro bella ed eroica.
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Louis Zamperini è un atleta olimpionico americano che, come tutti i suoi coetanei, viene arruolato e va a combattere i giapponesi su un bombardiere. Dopo che il suo aereo è colpito, Luois inizia un calvario che lo accompagna per tutta la durata della guerra, quando sarà liberato e potrà tornare in patria. Per un terzo "Vita di Pi", un altro terzo "La vita è bella" (al contrario) e il resto un qualsiasi film americano su un atleta famoso, Unbroken non convince, nonostante la professionalità di tutti coloro che hanno partecipato all'impresa. Manca un filo conduttore vero e credibile, che ci faccia entrare nella mente di Louis, nel suo corpo martoriato ma sempre integro. Perché non reagisce mai, perché tiene duro, piegandosi ma mai spezzandosi? Sapeva, sperava, credeva fermamente che la sua nazione avrebbe vinto la guerra? Che la fine sarebbe arrivata prima del suo cedimento? A queste domande la Jolie non risponde, limitandosi acriticamente di raccontare una storia, senz'altro bella ed eroica. Ma raccontare storie non è l'unico obiettivo del cinema, allo spettatore si devono offrire emozioni, pensieri, idee. Altrimenti è meglio girare un documentario.
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sir gient
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lunedì 9 febbraio 2015
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...raccontare un'esistenza
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La seconda guerra mondiale, una base di partenza mica da poco, luoghi e tempi in cui gli eroi e gli antieroi la fanno da padroni, dove l'infinita stupidità umana e contemporaneamente il più sublime dei pensieri crescono e fagocitano razionali e irrazionali comportamenti... perchè è questo ciò che fa la guerra, riesce a trascendere ogni animo e creare e distruggere contemporaneamente e far intravedere il più alto anelito dello spirito umano ed al medesimo, il più basso .
Un film che racconta una vita di un uomo, apparentemente semplice come tutti gli uomini, ma che nasconde dentro di se la forza di riuscire a confrontarsi con la vita e a non mollare mai, senza arrendersi davanti alle difficoltà, davanti alle avversità, davanti ad altri uomini che come lui trovano la forza di fare quello che fanno.
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La seconda guerra mondiale, una base di partenza mica da poco, luoghi e tempi in cui gli eroi e gli antieroi la fanno da padroni, dove l'infinita stupidità umana e contemporaneamente il più sublime dei pensieri crescono e fagocitano razionali e irrazionali comportamenti... perchè è questo ciò che fa la guerra, riesce a trascendere ogni animo e creare e distruggere contemporaneamente e far intravedere il più alto anelito dello spirito umano ed al medesimo, il più basso .
Un film che racconta una vita di un uomo, apparentemente semplice come tutti gli uomini, ma che nasconde dentro di se la forza di riuscire a confrontarsi con la vita e a non mollare mai, senza arrendersi davanti alle difficoltà, davanti alle avversità, davanti ad altri uomini che come lui trovano la forza di fare quello che fanno.
Un film che si carica come una molla, un film ben girato, belle le scene,la fotografia discreta, discreto il montaggio, anche se i flashback danno la sensazione di un già visto, un film che come un aereo sulla pista da gas, da gas e ancora gas, ma che alla fine come una molla non scatta e come un aereo coi freni tirati non decolla ed arriva alla fine della pista senza farti godere nemmeno il volo.
Si fa vedere con discrezione, godibile, anche se in alcuni momenti mi sembrava di rivedere sette anni in Tibet e l'impero del sole in altri, chissà come mai....solo che qui non c'erano P52 che volavano a bassa quota, ma B29 con carichi di bombe che ogni tanto facevano cilecca....
La cosa che mi è piaciuta di più è il pensiero che qualcuno abbia voluto raccontare la storia di un uomo, uno di noi, uno del genere umano...a chi non piacerebbe avere la propria vita raccontata in un film....per il resto... una serata piacevole in un cinema di periferia.
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cinemalove
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domenica 8 febbraio 2015
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emozionante a tratti
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Non verrà ricordato come un film frizzante, ma la Jolie al debutto non delude. L'inizio è abbastanza pesante e sconnesso, salti costanti in varie situazioni del protagoniste che a volte è difficile collegare. Ma da metà film in poi la storia si fa apprezzare per ciò che fondamentalmente racconta: l'istinto di soppravvivenza, di essere davanti a tutti.. nello sport, nella vita. Classico finale da storia vera ma tutto sommato il progetto riesce: in alcuni tratti (SPOILER) soprattutto nel finale quando alza la trave in legno, riesce nell'intento di emozionare
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mik1316
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domenica 8 febbraio 2015
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non è l'ennesimo film di guerra
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E' un film che fa riflettere sui conflitti interiori e i complessi legami che si possono instaurare fra le persone che vivono queste atrocità. Mi è piaciuta molto l'interpretazione di tutti gli attori e soprattutto la regia della Jolie e la fotografia.
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giusefusco
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domenica 8 febbraio 2015
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brava angelina
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Il biopic ha sempre un certo fascino, basta leggere all'inizio la classica dicitura "una storia vera", basato su una storia vera" e così via per essere già predisposti positivamente verso la pellicola; per non parlare poi del fatto che se si tratta di una storia che ignoravamo alla fine del film avremo comunque la sensazione di aver appresso qualcosa.
In generale è un bel film, un "war movie" che stavolta ci propone come eroe un antieroe nel senso che Zamperini non è una leggenda militare come ne abbiamo viste in abbondanza (come American Sniper, l'ultimo in ordine di tempo) ma una persona che riesce a resistere e sopravvivere a sofferenze ed atrocità al limite dell'umano (il naufragio e la prigionia).
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Il biopic ha sempre un certo fascino, basta leggere all'inizio la classica dicitura "una storia vera", basato su una storia vera" e così via per essere già predisposti positivamente verso la pellicola; per non parlare poi del fatto che se si tratta di una storia che ignoravamo alla fine del film avremo comunque la sensazione di aver appresso qualcosa.
In generale è un bel film, un "war movie" che stavolta ci propone come eroe un antieroe nel senso che Zamperini non è una leggenda militare come ne abbiamo viste in abbondanza (come American Sniper, l'ultimo in ordine di tempo) ma una persona che riesce a resistere e sopravvivere a sofferenze ed atrocità al limite dell'umano (il naufragio e la prigionia). Il film è un pò troppo lungo e potrebbe durare 30 minuti in meno perchè la lunghezza non è proporzionale alla narrazione (non ci sono tanti sviluppi o colpi di scena da mostrare e non ci sono altri personaggi o storie utili a far comprendere la narrazione).
Un unico dubbio dal punto di vista tecnico: Il protagonista ed il commilitone restano in acqua per 47 giorni e a loro non cresce un filo di barba ad eccezione del pizzetto del protagonista.
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donato prencipe
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sabato 7 febbraio 2015
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dalle olimpiadi alla guerra
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L'ondata di “biopic” che sta investendo le sale cinematografiche in questo periodo prosegue senza sosta portando alla luce una nuova biografia, quella di Louis Zamperini, interpretato da Jack O'Connell, un italo americano, atleta e soldato dell'aviazione statunitense, catturato e reso prigioniero dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Una storia singolare la sua, gareggiare alle olimpiadi, inseguendo avversari e sogni di gloria e vedersi catapultato di li in poi in guerra contro il Giappone. La pellicola è uno spot a “non arrendersi mai” affrontando al meglio la vita in tutte le sue forme.
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L'ondata di “biopic” che sta investendo le sale cinematografiche in questo periodo prosegue senza sosta portando alla luce una nuova biografia, quella di Louis Zamperini, interpretato da Jack O'Connell, un italo americano, atleta e soldato dell'aviazione statunitense, catturato e reso prigioniero dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Una storia singolare la sua, gareggiare alle olimpiadi, inseguendo avversari e sogni di gloria e vedersi catapultato di li in poi in guerra contro il Giappone. La pellicola è uno spot a “non arrendersi mai” affrontando al meglio la vita in tutte le sue forme. Il nostro protagonista dopo un'infanzia turbolenta, per via del suo carattere per nulla docile, trova nell'atletica leggera uno spirito di rivalsa, arrivando a partecipare nel 1936 alle olimpiadi di Berlino, classificandosi ottavo nei cinquemila metri piani, ma focalizzando, ciononostante, l'attenzione su di se per lo strabiliante ultimo giro record, tanto da riuscir a strappare un commento positivo ed una stretta di mano per sino al fuhrer Adolf Hitler (episodio raccontato dallo stesso Zamperini ma non menzionato nel film). Accantonata l'esperienza olimpica, con il sogno di partecipare alla successiva olimpiade di Tokyo (in seguito annullata) come coronamento di un sogno, parte per la guerra assolvendo il ruolo di puntatore di un B-24. Sfortunatamente quest'ultimo precipita in mare dopo un attacco nemico, causando la morte di alcuni dell'equipaggio, all'infuori di Louis ed altri due compagni. I tre superstiti restano a largo dell'oceano su di un gommone di salvataggio per quarantasette lunghi giorni, nutrendosi con cibo di fortuna ed abbeverandosi con la sola acqua piovana. Rimasti solamente in due, dopo la morte del loro compagno, consumato dalla fame e dalla sete, Louis e Phil (Domhnall Gleeson), ormai allo stremo delle forze e disidratati per la mancanza di liquidi, vengono scovati e “salvati” dai giapponesi, diventando di fatto dei prigionieri di guerra. Durante la permanenza all'interno del campo di prigionia subiscono molteplici vessazioni e torture, ad opera soprattutto di uno dei capi del campo, interpretato dal musicista giapponese Miyavi, chiamato in segreto dai reclusi “the bird”, il quale si mostra da subito ostile con Louis, mettendo continuamente alla prova la sua forza fisica, nonché interiore, con reiterate azioni meschine pur di ottenere il suo rispetto, inteso come sottomissione. La fine della guerra è il grido di libertà che permette ai tanti uomini rinchiusi e schiavizzati in quel luogo di poter tornare a casa dalle loro famiglie. Per la seconda volta, il premio oscar, Angelina Jolie (Ragazze interrotte) torna dietro la macchina da presa per raccontare un'altra storia ambientata in un periodo di guerra. Nel suo primo film raccontava la storia d'amore tra un soldato serbo ed una prigioniera bosniaca (Nella terra del sangue e del miele), stavolta ci porta a conoscenza della biografia di un personaggio caparbio e instancabile e la sua lotta contro il suo aguzzino nipponico, sullo sfondo della seconda guerra mondiale, dimostrando ancora una volta la sua straordinaria attitudine e sensibilità nell'affrontare temi che interessano l'aspetto umano in contesti di assoluta criticità ed in zone depresse e colpite da questa stupida ed inutile giostra di terrore che è la guerra. Non a caso proprio nel 2014, l'affascinante eroina di Tomb raider, vinse l'oscar umanitario “Jean Hersholt”, assegnato a coloro che si distinguono per azioni lodevoli in campo umanitario. Il film, tratto dal libro, “Unbroken”, scritto da Laura Hillenbrand, è prodotto dalla stessa Jolie, avvalendosi della sceneggiatura dei fratelli Coen, ed è una versione, tuttavia, troppo schierata in favore della “potenza” americana, dirigendo il suo obiettivo solamente sulla figura eroica del personaggio in questione e sulla perfidia e l'astio dei soldati giapponesi nei confronti di quelli americani, scaturendo, a tal punto, l'aspra critica nipponica nei riguardi del film, denunciandolo come “una pura invenzione priva di assoluta credibilità e moralità!”. Buona visione e ai posteri l'ardua sentenza...
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ombri
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venerdì 6 febbraio 2015
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il peggior trionfo dell'americanità
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Banale. Noioso. Retorico. Manicheo. Fastidiosamente autocompiaciuto. Sono molti gli epiteti negativi che possono a mio parere contraddistinguere l'ultima (speriamo!) fatica registica della Jolie. La storia di Louis Zamperini, eroe di guerra americano (anzi italoamericano, e già qui cadiamo nel solito, stra-abusato cliché del ragazzino emarginato ed insultato a suon di "mangiaspaghetti"), ma anche campione mezzofondista che conquista il mondo intero alle olimpiadi, ma anche espressione di indomito spirito di sopravvivenza, in grado di resistere più di 40 gioni su un gommone in mezzo all'oceano, catturando e divorando squali (!), ma anche fulgido esempio di rettitudine morale e forza d'animo nel resistere alla infinite vessazioni impostegli dal sadico comandante del campo di prigionia giapponese in cui viene rinchiuso, ebbene questa storia incredibilmente vera dalle notevoli potenzialità viene dalla Jolie banalizzata all'osso e ridotta a trionfo della retorica eroica-anzi quasi mitologica.
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Banale. Noioso. Retorico. Manicheo. Fastidiosamente autocompiaciuto. Sono molti gli epiteti negativi che possono a mio parere contraddistinguere l'ultima (speriamo!) fatica registica della Jolie. La storia di Louis Zamperini, eroe di guerra americano (anzi italoamericano, e già qui cadiamo nel solito, stra-abusato cliché del ragazzino emarginato ed insultato a suon di "mangiaspaghetti"), ma anche campione mezzofondista che conquista il mondo intero alle olimpiadi, ma anche espressione di indomito spirito di sopravvivenza, in grado di resistere più di 40 gioni su un gommone in mezzo all'oceano, catturando e divorando squali (!), ma anche fulgido esempio di rettitudine morale e forza d'animo nel resistere alla infinite vessazioni impostegli dal sadico comandante del campo di prigionia giapponese in cui viene rinchiuso, ebbene questa storia incredibilmente vera dalle notevoli potenzialità viene dalla Jolie banalizzata all'osso e ridotta a trionfo della retorica eroica-anzi quasi mitologica. La bella e intelligente signora Pitt commette qui l'errore imperdonabile di non capire che i primi della classe non piacciono a nessuno, e nemmeno i martiri, a meno che non siano dotati di personalità sfaccettate ed accattivanti; il suo Zamperini è invece soggetto inquietantemente bidimensionale, del tutto privo di vero spessore e ridotto a cliché in ogni suo comportamento, persino nel suo iniziale deviare dalla retta via in epoca adolescenziale (per poi però compiere un clamoroso cambiamento di rotta e diventare uno sportivo dalla stupefacente abnegazione dopo solo poche parole di incoraggiamento da parte del fratello maggiore). E' del tutto impossibile affezionarsi al personaggio, e analogamente i suoi patimenti appaiono talmente enfatizzati da non poter minimamente coinvolgere il pubblico. Le parti più riuscite ed accattivanti del film sono senza dubbio quelle belliche ed avventurose, interamente concentrate nella prima parte, ma la retorica filoamericana che le accompagna arriva in breve a sovrastarle e a far precipitare l'intero film nel déja-vu. Ovviamente i soldati americani sono tutti belli, generosi, altruisti ed eroici, non uno di loro compie azioni criticabili nei momenti più difficili, che notoriamente tendono a tirar fuori il peggio di ogni uomo (salvo un piccolo cedimento iniziale di uno dei compagni di naufragio di Zamperini, poi ampiamente compensato); i giapponesi, incarnati dalla figura del sadico Watanabe (dalle fattezze inquietantemente femminee tra l'altro, mentre la mascolinità dei soldati americani è palese,,,sarà un caso?!), sono invece crudeli e amorali (!), e meritano la sconfitta che immancabilmente subiranno. Insomma i buoni vincono sui cattivi, e pare di essere tornati al manicheismo dei vecchi film western in cui i coraggiosi cowboy lottavano contro indiani selvaggi assetati di sangue e scalpi. Una visione della guerra datata e un po' tristanzuola che speravamo avesse definitivamente abdicato di fronte all'apertura mentale e all'onestà intellettuale mai così necessarie come nel tempo in cui viviamo.
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melania
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giovedì 5 febbraio 2015
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da evitare !!!!
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Una storia che poteva essere bella avvincente e poetica raccontato malissimo, senza ritmo, senza energia, senza emozioni ..... oltre due ore di pura noia!!!!!!
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cate95s
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mercoledì 4 febbraio 2015
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invincibile!
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Un film che racconta la malignità, la freddezza e l'insensatezza della guerra in maniere eccellente. Ogni scena ha tono crudo, piena di dolore e frustrazione che sfociano nel sentimento della speranza. Il protagonista, il giovane atleta di origini italiane Zamperini, viene chiamato al fronte per combattere una guerra contro uomini innocenti come lui; si troverà ad affrontare innumerevoli difficoltà quali i 45 giorni passati su un gommone disperso nell'oceano senza acqua e senza cibo, e la reclusione nel lager giapponese capitanato da un brutale tiranno che lo tortura per puro sfogo. Una storia toccante, affascinante e vera che si concentra su temi importanti: patriottismo, amizicia, forza, speranza e perdono.
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Un film che racconta la malignità, la freddezza e l'insensatezza della guerra in maniere eccellente. Ogni scena ha tono crudo, piena di dolore e frustrazione che sfociano nel sentimento della speranza. Il protagonista, il giovane atleta di origini italiane Zamperini, viene chiamato al fronte per combattere una guerra contro uomini innocenti come lui; si troverà ad affrontare innumerevoli difficoltà quali i 45 giorni passati su un gommone disperso nell'oceano senza acqua e senza cibo, e la reclusione nel lager giapponese capitanato da un brutale tiranno che lo tortura per puro sfogo. Una storia toccante, affascinante e vera che si concentra su temi importanti: patriottismo, amizicia, forza, speranza e perdono. L'andamento del lungometraggio è un pò lento, con alcune digressioni psicologiche, che ad un occhio inesperto può apparire noioso. Un inizio più che buono per la neo-regista e produttrice Angelina Jolie, che mostra di esser capace anche dietro la cinepresa.
Film da vedere!
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mediatore
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martedì 3 febbraio 2015
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un film storicamente offensivo
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Un film storicamente e politicamente offensivo. E' tipico degli americani produrre una pellicola dove i fatti storici sono completamente deviati o del tutto inventati. Mettere così in cattiva luce il popolo Giapponese facendo degli americani eroi indistruttibili, come da titolo, e creare martiri sicuramente non è piacevole. Un film può sicuramente descrivere un periodo storico (guerra per esempio) ma deve essere imparziale.
Di guerre ce ne sono state tante (e speriamo non ci siano più) e di martiri, eroi, genocidi ecc ce ne sono stati altrettanti per motivi politici e storici che sicuramente non vanno descritti SOGGETTIVAMENTE come ha fatto l'incapace direttrice in un film, che tra l'altro è girato malissimo.
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Un film storicamente e politicamente offensivo. E' tipico degli americani produrre una pellicola dove i fatti storici sono completamente deviati o del tutto inventati. Mettere così in cattiva luce il popolo Giapponese facendo degli americani eroi indistruttibili, come da titolo, e creare martiri sicuramente non è piacevole. Un film può sicuramente descrivere un periodo storico (guerra per esempio) ma deve essere imparziale.
Di guerre ce ne sono state tante (e speriamo non ci siano più) e di martiri, eroi, genocidi ecc ce ne sono stati altrettanti per motivi politici e storici che sicuramente non vanno descritti SOGGETTIVAMENTE come ha fatto l'incapace direttrice in un film, che tra l'altro è girato malissimo.
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[+] ah!
(di [thewolf])
[ - ] ah!
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