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Film delicatissimo per l'esecuzione (un accenno di violenza solo nella scena iniziale, dialoghi gentili e rispettosi, raramente rudi, personaggi e trama commoventi), ma fortissimo nel messaggio che trasmette e cioè le conseguenze sull'individuo della perdita di identità di un popolo imposta da un altro popolo dominante. Per cogliere a pieno questo significato bisognerebbe ovviamente essere edotti delle vicende politiche che sottostanno alla trama, visto che nel film di fatto sono solo accennate con fugaci scene (quella inziale che probabilmente fa riferimento alla "rivoluzione delle citta" del triennio 1990-1992) e una metafora ricorrente (la favola di Esopo sul corvo che cerca di trasformarsi in pavone e si rende ridicolo agli occhi di tutti, come chi perde la propria identità per confondersi con altri). Sotto l'aspetto più intimo e individualistico giganteggia la figura della anziana madre, cui presto ci si affeziona e che richiama quella della nonna di UN MONDO FRAGILE di Acevedo: entrambe attaccate ad un mondo che non esiste più, di fatto rappresentano l'essere umano che non si arrende neppure di fonte all'evidenza. La pecca del film è che è veramente poco commerciale (a scapito della diffusione del messaggio che vuole trasmettere) per le troppe pause che si concede con scene oggettivamente un po' troppo lunghe ed estenuanti, a volte insignificanti. Per fortuna c'è comunque chi lo distribuisce e chi lo proietta anche in Italia.
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