vaalee
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mercoledì 25 febbraio 2015
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un hoffman sprecato per una delle sue ultime uscit
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Ancora una volta mi ritrovo ad avere un parere discordante con il resto degli altri utenti. Il film è un buon film, gli attori sono bravi, la suspence è giusta, la trama è costruita bene, non nasconde niente. Ecco è proprio questo il punto, c'è un solo colpo di scena, quello finale inaspettato al 50% e poi il film finisce così, lento, che tu speri che Hoffman faccia qualcosa, che ci sia un risvolto, che non finisca in quel modo insomma. E invece no, lui scende dalla macchina e ciao, titoli di coda. Ma davvero? Inoltre non è un fim particolarmente avvincente, non è un film di spionaggio che consiglierei, è quasi drammatico, è troppo senza spessore, troppo calmo, a volte lento immotivatamente.
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Ancora una volta mi ritrovo ad avere un parere discordante con il resto degli altri utenti. Il film è un buon film, gli attori sono bravi, la suspence è giusta, la trama è costruita bene, non nasconde niente. Ecco è proprio questo il punto, c'è un solo colpo di scena, quello finale inaspettato al 50% e poi il film finisce così, lento, che tu speri che Hoffman faccia qualcosa, che ci sia un risvolto, che non finisca in quel modo insomma. E invece no, lui scende dalla macchina e ciao, titoli di coda. Ma davvero? Inoltre non è un fim particolarmente avvincente, non è un film di spionaggio che consiglierei, è quasi drammatico, è troppo senza spessore, troppo calmo, a volte lento immotivatamente. Mi aspettavo di meglio sinceramente, 2 stelle perchè non lo rivedrei e non lo consiglierei.
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the thin red line
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domenica 4 gennaio 2015
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spy-story dall'epilogo amaro
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Guntehr Bachmann è una spia tedesca di stanza ad Amburgo intento a scoprire se Issa Karpov, un ceceno giunto al porto della città clandestinamente per recuperare i soldi del padre, sia solo un povero cristo oppure un temibile terrorista; ben presto si accorgerà di avere per mano un esca per arrivare al pesce più grande e risalire ai traffici di denaro che riforniscono al qaeda. Per la regia di Anton Corbijn A most wanted man dipinge un servizio segreto stanco e sfiduciato soprattutto nella figura del protagonista Seymour Hofmann che si trascina per tutto il film a sigarette, alcool, accordi sottobanco con la cia. Non il solito film action pieno di esplosioni e grandi sotterfugi ma un analisi ben più lucida della guerra al terrorismo fatta soprattutto di attese lunghe e pazienti e da metodi molto meno sbrigativi e avari dei soliti clichè del genere.
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Guntehr Bachmann è una spia tedesca di stanza ad Amburgo intento a scoprire se Issa Karpov, un ceceno giunto al porto della città clandestinamente per recuperare i soldi del padre, sia solo un povero cristo oppure un temibile terrorista; ben presto si accorgerà di avere per mano un esca per arrivare al pesce più grande e risalire ai traffici di denaro che riforniscono al qaeda. Per la regia di Anton Corbijn A most wanted man dipinge un servizio segreto stanco e sfiduciato soprattutto nella figura del protagonista Seymour Hofmann che si trascina per tutto il film a sigarette, alcool, accordi sottobanco con la cia. Non il solito film action pieno di esplosioni e grandi sotterfugi ma un analisi ben più lucida della guerra al terrorismo fatta soprattutto di attese lunghe e pazienti e da metodi molto meno sbrigativi e avari dei soliti clichè del genere. Certo che l'opera ne perde in tensione e gradimento per gli occhi ma ne guadagnano l'interpretazione dei personaggi che appaiono stanchi da una parte e dall'altra di questa guerra che ne deruba loro dell'anima e di una vita spensierata. Il film scorre comunque abbastanza fluido anche se si ha la sensazione che manchi di quel piglio necessario a ravvivarlo un po'. La regia è attenta e intenta a sottolineare la solitudine del protagonista con inquadrature che ne mostrano il fisico stanco e la mente logora. In poche parole non un capolavoro ma un buon film da gustare con calma e pazienza proprio come i protagonisti nell'attesa di una mossa sbagliata del nemico. Un ultimo plauso all'interpretazione impeccabile e senza macchia di P.S. Hoffman che ci mancherà davvero tanto.
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gianleo67
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venerdì 26 dicembre 2014
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disillusioni amburghesi...dell'ultimo hoffman
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Agente del controspionaggio tedesco di stanza ad Amburgo, nel tentativo di sventare i piani segreti di un facoltoso ed insospettabile finanziatore di un'organizzazione terroristica legata ad Al Queida, non esita a manipolare e strumentalizzare l'accordo tra un giovane rifugiato ceceno, il banchiere che dovrebbe liquidarne l'eredità ed una graziosa militante di un'organizzazione per i diritti civili incaricata di curarne gli interessi. Quello che non sa e che tanto la CIA qunato l'intelligence tedesca hanno messo gli occhi su entrambi i suoi obiettivi.
Oltre al suo interesse per la fotografia e la musica, il non più giovane regista olandese Anton Corbijn pare mostrare nella sua breve e ancorchè recente carriera cinematografica, una predilezione per le spy-story tratte da best sellers letterari in cui la mano lunga del governo americano sembra sopperire alla mancanza di autorevolezza di paesi europei (in 'The American' l'Italia, qui la Germania) defraudati di fatto dalla loro sovranità territoriale e ridotti a terreno di uno scontro per bande delle varie anime della lotta al terrore internazionale.
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Agente del controspionaggio tedesco di stanza ad Amburgo, nel tentativo di sventare i piani segreti di un facoltoso ed insospettabile finanziatore di un'organizzazione terroristica legata ad Al Queida, non esita a manipolare e strumentalizzare l'accordo tra un giovane rifugiato ceceno, il banchiere che dovrebbe liquidarne l'eredità ed una graziosa militante di un'organizzazione per i diritti civili incaricata di curarne gli interessi. Quello che non sa e che tanto la CIA qunato l'intelligence tedesca hanno messo gli occhi su entrambi i suoi obiettivi.
Oltre al suo interesse per la fotografia e la musica, il non più giovane regista olandese Anton Corbijn pare mostrare nella sua breve e ancorchè recente carriera cinematografica, una predilezione per le spy-story tratte da best sellers letterari in cui la mano lunga del governo americano sembra sopperire alla mancanza di autorevolezza di paesi europei (in 'The American' l'Italia, qui la Germania) defraudati di fatto dalla loro sovranità territoriale e ridotti a terreno di uno scontro per bande delle varie anime della lotta al terrore internazionale. Se lo scenario per questo impianto narrativo abbastanza classico ricalca fedelmente l'acuto realismo del modello di riferimento del grande autore britannico (ed ex 'spione' di Sua Maestà) John le Carré, Corbijn sembra trovarne una sua personale e misurata declinazione in un thriller che mantiene il ritmo al di sotto di una allarmante linea di guardia, per spostare con inesorabile lentezza la sua attenzione dalle dinamiche di un plot che sembra mirare al cerchio (la lotta al terrore nel rispetto dei diritti civili) senza pensare alla botte (la lotta al terrore senza prigionieri) alle caratterizzazioni 'emotive' e tormentate dei suoi personaggi (uno specialista del settore destinato all'esilio forzato, un terrorista ceceno idealista e romantico, una avvocatessa sprovveduta e avvenente, un banchiere con le mani in pasta, una ineffabile doppiogiochista CIA,etc.). Tutti argomenti che lo spettatore più paziente riesce facilmente ad apprezzare anche a dispetto di un andamento abbastanza soporifero che pare ravvivarsi solo nella tentata fuga dei due giovani protagonisti (bella lei e sbarbato lui) per rientrare subito nei ranghi di un accordo tra le parti che non ha fatto i conti con l'oste. Resta certo il senso di una bella ambientazione 'oltrecortina' che sembra assoldare all'uopo le facce giuste tanto sul versante teutonico (il Daniel Brühl di 'Goodbye Lenin!' e la Nina Hoss de 'la scelta di Barbara') quanto su quello americano (la Rachel McAdams di 'state of Play' e d il Philip Seymour Hoffman de 'Il talento di Mr. Ripley') ed una retorica sottotraccia del rapporto padre-figlio che vale quale paradigma etico di uno stato di subornazione delle relazioni internazionali dove le colpe dei primi finiscono inevitabilmente per ricadere su questi ultimi e dove non sembra esserci spazio per l'etica ed i buoni sentimenti. Meccanismo cinematografico non proprio perfetto (alcuni personaggi e situazioni rimangono sospese ed irrisolte), sembra puntare tutto sulla fisicità ingombrante e carismatica del tarchiato Seymour Hoffman che lo attraversa sornione e dolente, e che vale quale inconsapevole testamento artistico per l'ennesimo cavallo di razza dell'industria hollywoodiana destinato al tragico epilogo di una folle corsa per il successo che lo attenderà di lì a breve. Presentato al Sundance Film Festival 2014.
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ultimoboyscout
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martedì 23 dicembre 2014
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ci mancherai philip!
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La storia si svolge ad Amburgo ed è tratta dal romanzo di John LeCarré "Yssa il buono", assieme a "La talpa" di Tomas Alfredson il miglior adattamento per il grande schermo di un'opera dello scrittore summenzionato. Narra di un ambiguo profugo ceceno, Yssa Karpov, giunto clandestinamente in Germania, che attira le attenzioni dei servizi segreti tedeschi e americani. Anton Corbijn dirige uno spy thriller serratissimo di stampo moderno, ultimo film che vede protagonista l'immenso e compianto Philip Seymour Hoffman. La sua presenza, inevitabilmente, si impone su qualsiasi altra considerazione, sudaticcio, stropicciato, malconcio, sicuramente per esigenze di copione, molto probabilmente per il malessere che lo affliggeva e si sovrapponeva al trucco di scena.
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La storia si svolge ad Amburgo ed è tratta dal romanzo di John LeCarré "Yssa il buono", assieme a "La talpa" di Tomas Alfredson il miglior adattamento per il grande schermo di un'opera dello scrittore summenzionato. Narra di un ambiguo profugo ceceno, Yssa Karpov, giunto clandestinamente in Germania, che attira le attenzioni dei servizi segreti tedeschi e americani. Anton Corbijn dirige uno spy thriller serratissimo di stampo moderno, ultimo film che vede protagonista l'immenso e compianto Philip Seymour Hoffman. La sua presenza, inevitabilmente, si impone su qualsiasi altra considerazione, sudaticcio, stropicciato, malconcio, sicuramente per esigenze di copione, molto probabilmente per il malessere che lo affliggeva e si sovrapponeva al trucco di scena. L'attore è magnifico nel suo canto del cigno, perfettamente dolente per dare il giusto tono a una spy story che si regge su depressione e anticlimax, da sconfitta politica ma soprattutto esistenziale. Le basi erano solidissime, Corbijn dopo la figuraccia fatta con "The American" non poteva sbagliare. Certo, non ha sbancato, un regista più scafato e avvezzo al genere avrebbe potuto fare molto meglio, la pellicola è afflitta da una cadenza malinconica che fa seguire il film con compostezza senza mai causare eccitazione vera. E forse la sua forza sta proprio qui. Thriller teso, dettagliatissimo e iperrealistico, merito della penna di LeCarré e del suo passato di agente segreto al servizio di Sua Maestà, ma anche del regista (qualcosa gli va riconosciuta senz'altro) che con qualche affanno riesce a sbrogliare la matassa, ma la scena la ruba Gunther Bachmann, capo dell'antiterrorismo tedesco che macchina con astuzia e con tutti i mezzi a propria disposizione per pizzicare un membro della locale comunità musulmana, un filantropo sospettato di riciclare soldi in nome della causa jihadista. Grazie di cuore Philip, sarà impossibile dimenticarti.
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bericopredieri
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sabato 20 dicembre 2014
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finale amaro.
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Cavolo ma allora qualche volta vincono i cattivi.... film molto lento ma godibile se si riesce a seguirne ogni sfumatura, quello che lascia l'amaro in bocca è il finale, al colpo di mano perpetrato dai "cattivi" ti aspetteresti un'altra mezz'oretta di film per un auspicabile contro colpo di mano da parte di Hoffman e soci, ma purtroppo cominciano a scorrere i titoli di coda, questo finale potrebbe quasi presagire a un seguito dove i buoni si prenderanno la rivincita.....
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degiovannis
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giovedì 4 dicembre 2014
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fidarsi è bene...
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Voglio fare solo due considerazioni a proposito di questo film che mi ha sorpreso per la sua sobrietà e intensità. Malinconico e profondo come il suo protagonista, davvero immenso. La migliore inquadratura del film è secondo me proprio quella in cui Hoffman appare per pochi secondi su un viale d'autunno , ingiallito dalle foglie cadenti e cadute. La scena è molto allusiva, sia del personaggio, sia del film, sia anche della nostrra civiltà, quella occidentale, che pretende di essere la migliore finora elaborata dall'uomo e che intende perservarsi ad ogni costo. La seconda considerazione vuole richiamare alcuni chiari riferimenti letterari e cinematografici.
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Voglio fare solo due considerazioni a proposito di questo film che mi ha sorpreso per la sua sobrietà e intensità. Malinconico e profondo come il suo protagonista, davvero immenso. La migliore inquadratura del film è secondo me proprio quella in cui Hoffman appare per pochi secondi su un viale d'autunno , ingiallito dalle foglie cadenti e cadute. La scena è molto allusiva, sia del personaggio, sia del film, sia anche della nostrra civiltà, quella occidentale, che pretende di essere la migliore finora elaborata dall'uomo e che intende perservarsi ad ogni costo. La seconda considerazione vuole richiamare alcuni chiari riferimenti letterari e cinematografici. The secret Agent di Conrad, il prototipo di questo genere, e l'indimenticabile Marlowe di Chandler: la profonda pensosità di Hoffman e quella di Bogart si assomigiano molto
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carolina galbani
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martedì 25 novembre 2014
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rendere il mondo più sicuro....
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Non ho letto il libro ma il film è splendido, perfetto. Su tutti giganteggia P.S.H. e come poteva essere diversamente? E quella sua uscita di scena è quasi, se non adirittura, una premonizione.La sua sofferenza, il suo dolore ... chi può dire che non fossero veri, sentiti? Mi è piaciuto molto, moltissimo.Forse uno deui migliori films che ho visto in questo anno...
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francescopazzo
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sabato 22 novembre 2014
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grandissimo
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Tensione sempre alle stelle. Occhio sempre attento e vigile. Grandissimo Philip Seymour Hoffman: lo è sempre stato.
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farwell
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mercoledì 19 novembre 2014
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lo spionaggio alla europea
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Dopo anni di Guerra Fredda in versione americana, ecco la "terza via", ossia lo spionaggio alla "tedesca", i nemici non sono più i russi, ovviamente, ma gli arabi armati di petroldollari. Il cast è americano, ma la rilettura in chiave europea del format spy-story è interessante. Coglie bene il genere, con un pizzico di innovatività nella sceneggiatura. Se è vero che nei film di spionaggio all'inizio non capisci niente, qui al contrario ti addormenti proprio (a me è successo, ma lo dico con una nota positiva). Infatti, inizialmente, non sembra un film della categoria, ma si segue il protagonista, il grandissimo Seymour Hoffman - ultima pièce (purtroppo) - nelle sue vicissitudini quotidiane. Devo dire che questo inizio, apparentemente noioso e indolente, a me è piaciuto, mi ha "cullato" fuori dall'atmosfera sempre incalzante e ritmata dei film di genere.
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Dopo anni di Guerra Fredda in versione americana, ecco la "terza via", ossia lo spionaggio alla "tedesca", i nemici non sono più i russi, ovviamente, ma gli arabi armati di petroldollari. Il cast è americano, ma la rilettura in chiave europea del format spy-story è interessante. Coglie bene il genere, con un pizzico di innovatività nella sceneggiatura. Se è vero che nei film di spionaggio all'inizio non capisci niente, qui al contrario ti addormenti proprio (a me è successo, ma lo dico con una nota positiva). Infatti, inizialmente, non sembra un film della categoria, ma si segue il protagonista, il grandissimo Seymour Hoffman - ultima pièce (purtroppo) - nelle sue vicissitudini quotidiane. Devo dire che questo inizio, apparentemente noioso e indolente, a me è piaciuto, mi ha "cullato" fuori dall'atmosfera sempre incalzante e ritmata dei film di genere. Poi la pellicola va avanti e continua a sorprendere, il film appare incupirsi e prendere una direzione completamente opposta, aldilà della trama seppur avvincente. In conclusione ne consiglio la visione, se non altro per un omaggio all'ultima fatica di Seymour Hoffman e per la "rilettura" del genere. Ottimo cast, buon film. Interessante anche la visione del fenomeno attuale che viene data, anche questa originale: non ci sono "buoni" o "cattivi" - o meglio - ci sono, ma in maniera sfumata e totalmente diversa rispetto alle rigide contrapposizioni di blocchi "alla guerra fredda".
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astromelia
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domenica 16 novembre 2014
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meglio la trama o meglio hoffmann?
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decisamente abbiamo perso un grandissimo attore,un dispiacere enorme,ma come sempre se ne vanno i migliori,in questo caso nel campo artistico,non ho parole sufficienti per questo grande attore e come in synecdoche ne ho ammirato la capacità interpretativa,la storia tratta dal romanzo di le carrè è introspettiva e a suo modo insegna e fa riflettere non è quello che si vede,ma quello che sta dietro le apparenze,dell'essere e dell'avere.
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