viaggiatore77
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mercoledì 4 settembre 2013
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fantascientifico eppure realistico
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Dopo Matrix e Claud Atlas,un altro film visionario che trae dalla fantascienza lo spunto per interrogarsi sul senso della vita.Interessante il concetto che spesso la fede concentri l'uomo su cosa c'è dopo la morte perchè di fatto sminuisce il senso di ciò che la precede.Simpatica l'allusione al grande fratello,attraverso il crocifisso con la telecamera al posto del volto,e allo smarrimento crescente di comunicare attraverso il contatto umano,tipico dei giorni nostri.
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peer gynt
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mercoledì 4 settembre 2013
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una cornice senza quadro
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Gilliam è il solito: la cornice, lussureggiante, coloratissima, piena di nonsense, di personaggi grotteschi alla ricerca del senso della vita (sempre in cerca, il vecchio Gilliam, dall'epoca dei Monty Python!), un protagonista esagitato dal nome biblico (Qohen Leth, storpiatura di Qoelet, il libro biblico della vanitas vanitatum), un cumulo stratosferico di piccoli dettagli (il crocifisso con al posto della testa una piccola telecamera, ad esempio). Tutto questo colpisce l'occhio dello spettatore, che cerca di cogliere al volo tutti i dettagli della cornice, trascinato lungo il film dal solito interrogativo (c'è un ordine al caos?). Bene, questa è la cornice.
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Gilliam è il solito: la cornice, lussureggiante, coloratissima, piena di nonsense, di personaggi grotteschi alla ricerca del senso della vita (sempre in cerca, il vecchio Gilliam, dall'epoca dei Monty Python!), un protagonista esagitato dal nome biblico (Qohen Leth, storpiatura di Qoelet, il libro biblico della vanitas vanitatum), un cumulo stratosferico di piccoli dettagli (il crocifisso con al posto della testa una piccola telecamera, ad esempio). Tutto questo colpisce l'occhio dello spettatore, che cerca di cogliere al volo tutti i dettagli della cornice, trascinato lungo il film dal solito interrogativo (c'è un ordine al caos?). Bene, questa è la cornice. E il quadro? In Gilliam non c'è mai nessun quadro. I minuti scorrono, i personaggi si agitano, i fiumi di parole ti investono (e spesso sono paroloni, grandi riflessioni filosofiche aggiornate all'epoca del web), ma del film non c'è traccia. Sparisce sotto tutto il resto. FIlm-parabola? Grande metafora della vita? Tutto quello che volete, perché da un simile krapfen di trascendenza spicciola ci potete tirar fuori tutte le interpretazioni che preferite (il vostro problema è la fede? ecco, il film di Gilliam è un grande discorso sulla ricerca della fede, non vorrete negarlo?).
Lo spettatore esce comunque dal cinema con la sensazione di aver mangiato troppo. E male per giunta.
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[+] e' il postmoderno, bellezza
(di des esseintes)
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