Il celebre conduttore televisivo Antonis Paraskevas si impone un rapimento, al fine di capire cosa davvero rappresenta in quanto personaggio noto, nonché per creare attesa intorno al momento della sua liberazione: non trovando le risposte sperate, affronterà un profondo percorso di riconsiderazione della propria esistenza.
Magnifica opera prima della giovane Elina Psikou, incentrata ad un livello superficiale sulle crude logiche dello spettacolo, ma soprattutto sull'opposizione fondamentale tra personaggio e persona, tema affrontato con grande sensibilità e competenza, in una messa in scena di grande qualità e gusto.
Servendosi di un Christos Stergioglou in stato di grazia, viene proposta una pellicola decisamente curata in ogni aspetto: dalla regia, precisa e poliedrica, ad una fotografia che traduce a dovere l'opposizione chiuso-aperto, in un fluire delicato che si libera nella seconda parte dell'opera, passando per la scenografia, certosinamente seguita, e la scelta, ottima, dell'unico pezzo musicale inserito, "Me olvidé de vivir" di Julio Iglesias, perfettamente in tono con l'argomento affrontato.
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Il celebre conduttore televisivo Antonis Paraskevas si impone un rapimento, al fine di capire cosa davvero rappresenta in quanto personaggio noto, nonché per creare attesa intorno al momento della sua liberazione: non trovando le risposte sperate, affronterà un profondo percorso di riconsiderazione della propria esistenza.
Magnifica opera prima della giovane Elina Psikou, incentrata ad un livello superficiale sulle crude logiche dello spettacolo, ma soprattutto sull'opposizione fondamentale tra personaggio e persona, tema affrontato con grande sensibilità e competenza, in una messa in scena di grande qualità e gusto.
Servendosi di un Christos Stergioglou in stato di grazia, viene proposta una pellicola decisamente curata in ogni aspetto: dalla regia, precisa e poliedrica, ad una fotografia che traduce a dovere l'opposizione chiuso-aperto, in un fluire delicato che si libera nella seconda parte dell'opera, passando per la scenografia, certosinamente seguita, e la scelta, ottima, dell'unico pezzo musicale inserito, "Me olvidé de vivir" di Julio Iglesias, perfettamente in tono con l'argomento affrontato.
Eccellenti anche le ricostruzioni dei filmati d'epoca, a conferma della grande attenzione ai dettagli.
Schiavo del video e della sua immagine, tanto da alimentarsene anche nella solitudine dell'albergo deserto, Antonis vedrà come la sua celebrità si riveli effimera e l'approvazione dei colleghi di facciata e opportunista: liberandosi delle finzioni sceniche, tornerà a contatto con le cose, in un percorso fisico e mentale probante, ma necessario. Circolare e di gran classe il finale, degno epilogo del pellegrinaggio del nostro.
Pellicola di grande impatto, raffinata ed intellettualmente stimolante, in più parti genuinamente toccante, non pecchiamo di esagerazione quando la definiamo una delle migliori espressioni degli ultimi anni, proveniente dalla "solita" Grecia, vera e propria culla di questo splendido omaggio alla settima arte.
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