stewe85
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lunedì 10 febbraio 2014
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esilarante
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Difficilmente negli ultimi tempi si sono viste commedie italiane effettivamente divertenti, dotate di una trama, con una bella fotografia e ben curate come questa.
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pepito1948
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domenica 9 febbraio 2014
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non solo loach
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Quindici anni fa, dall’Inghilterra piagata da una crisi industriale di gravi proporzioni, si diffuse il successo di un film “rivoluzionario” nel taglio brioso come Full Monty di Peter Cattaneo, nel quale un gruppo di disoccupati squattrinati ed oberati dai debiti decide di sbarcare il lunario ricorrendo ad un’attività insolita per gente non del settore: lo streap-tease.
Il poco più che trentenne Sibilia, cresciuto nel mondo cinematografico dei corti, realizza con Smetto quando voglio il suo primo lungometraggio, che riprende il tema della crisi del lavoro adeguandolo all’attuale dimensione italiana. Il lavoro sicuro è solo un miraggio, il precariato una triste realtà, la laurea addirittura un titolo da nascondere, perché ritenuto inadatto per le micro-occupazioni che arrivano e passano come saette.
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Quindici anni fa, dall’Inghilterra piagata da una crisi industriale di gravi proporzioni, si diffuse il successo di un film “rivoluzionario” nel taglio brioso come Full Monty di Peter Cattaneo, nel quale un gruppo di disoccupati squattrinati ed oberati dai debiti decide di sbarcare il lunario ricorrendo ad un’attività insolita per gente non del settore: lo streap-tease.
Il poco più che trentenne Sibilia, cresciuto nel mondo cinematografico dei corti, realizza con Smetto quando voglio il suo primo lungometraggio, che riprende il tema della crisi del lavoro adeguandolo all’attuale dimensione italiana. Il lavoro sicuro è solo un miraggio, il precariato una triste realtà, la laurea addirittura un titolo da nascondere, perché ritenuto inadatto per le micro-occupazioni che arrivano e passano come saette. Come fare per far soldi presto e in corposa quantità, senza trasgredire il codice penale? Un gruppo di amici cervelloni, matematici, latinisti, chimici, antropologi, tutti dis(o sotto)occupati, decidono di mettere insieme i loro patrimoni neuronali per trovare una soluzione comune. Grazie all’intuizione del loro leader, ed all’avventuroso reperimento degli ingredienti indispensabili, riescono a sintetizzare una sostanza stupefacente non compresa nella lista delle sostanze vietate per legge. Ignari di risvolti tutt’altro che trascurabili, ad iniziare da quelli morali e sanitari, parte il nuovo business, che prevede una meticolosa spartizione dei compiti e la messa a frutto dei contributi personali di ciascuno. La nuova pillola è molto gradita dal mercato e produce una valanga di denaro cash, ma quando l’affare straripa e diventa incontrollabile, la fragile costruzione si sbriciola ed gli improvvisati malfattori, ridimensionati a più miti pretese, si troveranno a seguire strade diverse, non senza aver dato una meritata legnata al malfattore di professione con cui erano entrati in collisione. Che con loro rivela una certa familiarità….
Come in Full Monty, un dramma sociale viene affrontato con ironia ed umorismo, e l’evidente ricorso al paradosso smussa ma non cancella la percezione di una situazione reale che attanaglia migliaia di famiglie in difficoltà e costrette a soluzioni di fortuna, a volte al limite del lecito . L’idea di base viene sviluppata con intelligenza, i personaggi sono delineati con accuratezza e la sceneggiatura è ricca di trovate divertenti (esilaranti i duetti tra i due benzinai-latinisti o la progressiva metamorfosi del timido grassone in uno strafatto gaudente), il cast, tra cui un insolito Marcorè in veste di delinquente, è all’altezza, il ritmo non concede pause, la fotografia è sobria ma raffinata. Insomma un piccolo film coraggioso, che cerca di rinverdire la vecchia commedia all’italiana, abbandonando obsoleti luoghi comuni e stereotipi antropologici grazie all’innesto di idee e temi nuovi, in linea con l’evoluzione della realtà sociale di riferimento. A dimostrazione che talvolta, come ci ha insegnato Cattaneo, anche da noi si può riuscire a mettere in risalto nei suoi effetti destabilizzanti un problema grosso come una casa come la mancanza del lavoro anche attraverso la lente dell’ironia e della leggerezza. Con tutto il rispetto per il grande Ken Loach, naturalmente.
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fabriziog
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domenica 9 febbraio 2014
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divertente e amaro
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Film divertente con un robusto retrogusto amaro, agro dolce come certe pietanze cinesi, delicato finché il palato non tocca il wasabi nella cucina giapponese, o gustoso ma improvvisamente piccante al pari delle portate indo-tailandesi, “Smetto quando voglio” di Sydney Sibilia ricorda la pellicola del 1956 con Totò, Peppino de Filippo e Giacomo Furia “La banda degli onesti”.
Edoardo Leo (con accanto una sempre splendida Valeria Solarino), Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Stefano Fresi, Pietro Sermonti (con qualche chilo in più), Lorenzo Lavia e Nei Marcorè, interpretano giuristi, latinisti, ingegneri, matematici, chimici, fisici, accademici, tutti di alto livello, con intelletti di notevoli dimensioni, costretti a fare, sotto padroni arcigni e stranieri, i camerieri, i benzinai, i meccanici, i giocatori di azzardo, se non direttamente i delinquenti.
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Film divertente con un robusto retrogusto amaro, agro dolce come certe pietanze cinesi, delicato finché il palato non tocca il wasabi nella cucina giapponese, o gustoso ma improvvisamente piccante al pari delle portate indo-tailandesi, “Smetto quando voglio” di Sydney Sibilia ricorda la pellicola del 1956 con Totò, Peppino de Filippo e Giacomo Furia “La banda degli onesti”.
Edoardo Leo (con accanto una sempre splendida Valeria Solarino), Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Stefano Fresi, Pietro Sermonti (con qualche chilo in più), Lorenzo Lavia e Nei Marcorè, interpretano giuristi, latinisti, ingegneri, matematici, chimici, fisici, accademici, tutti di alto livello, con intelletti di notevoli dimensioni, costretti a fare, sotto padroni arcigni e stranieri, i camerieri, i benzinai, i meccanici, i giocatori di azzardo, se non direttamente i delinquenti.
Il loro genio lo utilizzeranno per concepire e realizzare le smart drugs, ossia pasticche stupefacenti composte, però, da molecole ancora non inserite nella black list ministeriale e, quindi, formalmente legali.
Il tanto denaro e le copiose belle donne che, inevitabilmente, giungeranno a pioggia, non porteranno loro la fortuna che speravano.
L’ambientazione romana e nei locali e spazi della Università “Sapienza”, rafforzeranno la tinta di ingiustizia di cui i protagonisti sono stati vittime, per diventare, però, autori, a loro volta, di ingiustizie.
Fabrizio Giulimondi
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filippo catani
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domenica 9 febbraio 2014
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finalmente una piacevole commedia italiana
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Un gruppo di provetti dottori di ricerca cerca di barcamenarsi come meglio può. Il leader del gruppo, una volta saputo della perdita del tanto agognato contratto a tempo indeterminato ha un'iudea: gettarsi nel mondo delle smartdroug. Comincerà quindi una notevole escalation che porterà inevitabilmente con se numerosi effetti collaterali.
E' proprio il caso di dirlo: finalmente una piacevole e frizzante commedia all'italiana dove a volte si ride di gusto ma molto spesso si mastica amaro (è il caso stesso del titolo che nel momento in cui viene pronunciato ha una valenza dolceamara). Ecco allora la storia, che tanti purtroppo vivono sulla propria pelle, di sette ragazzi con un cervello mostruoso ma che l'università italiana, per un motivo o per l'altro, si è lasciata sfuggire.
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Un gruppo di provetti dottori di ricerca cerca di barcamenarsi come meglio può. Il leader del gruppo, una volta saputo della perdita del tanto agognato contratto a tempo indeterminato ha un'iudea: gettarsi nel mondo delle smartdroug. Comincerà quindi una notevole escalation che porterà inevitabilmente con se numerosi effetti collaterali.
E' proprio il caso di dirlo: finalmente una piacevole e frizzante commedia all'italiana dove a volte si ride di gusto ma molto spesso si mastica amaro (è il caso stesso del titolo che nel momento in cui viene pronunciato ha una valenza dolceamara). Ecco allora la storia, che tanti purtroppo vivono sulla propria pelle, di sette ragazzi con un cervello mostruoso ma che l'università italiana, per un motivo o per l'altro, si è lasciata sfuggire. Ecco allora i benzinai che parlano in latino tra loro, l'archeologo precario, lo statistico che si è ridotto a contare le carte a poker (peraltro senza nemmeno riuscirci), il cuoco chimico, l'antropologo manovale e il leader capace di trovare una sensazionale matrice che però rimane lettera morta perchè la gerontocrazia universitaria è interessata ad altro. Ecco allora che questo manipolo di uomini a metà tra Soliti Ignoti e Armata Brancaleone, decidono di provare a sbarcare il lunario attraverso i soldi facili della droga. Quì ovviamente si apre tutto un altro mondo fatto di pasticche che girano per le discoteche, soldi a palate e la criminalità organizzata che ovviamente non tollera l'arrivo di nuovi competitors. Insomma i nostri passano letteralmente dalle stalle alle stelle ma a quale prezzo? Insomma un ottimo esordio per Sibilia che batte un colpo sul fronte della commedia italiana facendo capire che si può fare un prodotto leggero senza bisogno di Manuali d'amore, Notti degli esami, lucchetti, cinepanettoni e affini. Ottima anche la scelta del cast e della colonna sonora.
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marylene
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domenica 9 febbraio 2014
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gradevole commedia
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Il film è apparentemente surreale, ma potenzialmente vero. La fine poi sembra grottesca, ma lascia un retrogusto amaro.
La commedia è piacevole e ben interpretata, con alcune gag davvero esilaranti, come la scena della rapina e i due benzinai che litigano in latino…
La laurea era un vanto, oggi sembra essere un handicap. Questo è l’assunto paradossale…ma non troppo… su cui viaggia il film. Ma dietro a quel pezzo di carta che di questi tempi pare non servire a nulla, c’è qualcosa di incancellabile…il sapere, la cultura, la conoscenza, che danno taaaante opportunità, come simpaticamente ci dimostra questo film.
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Il film è apparentemente surreale, ma potenzialmente vero. La fine poi sembra grottesca, ma lascia un retrogusto amaro.
La commedia è piacevole e ben interpretata, con alcune gag davvero esilaranti, come la scena della rapina e i due benzinai che litigano in latino…
La laurea era un vanto, oggi sembra essere un handicap. Questo è l’assunto paradossale…ma non troppo… su cui viaggia il film. Ma dietro a quel pezzo di carta che di questi tempi pare non servire a nulla, c’è qualcosa di incancellabile…il sapere, la cultura, la conoscenza, che danno taaaante opportunità, come simpaticamente ci dimostra questo film.
Complimenti al regista esordiente.
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melvin ii
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domenica 9 febbraio 2014
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il cinema italiano batte un colpo
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“Smetto quando voglio” è un film di Sidney Sibilia, prodotto dalla Fandago di Domenico Procacci e da Matteo Rovere e distribuito dalla 01 Distribution.
Interpreti: Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Pietro Sermonti, Neri Marcorè
Sceneggiatura: Andrea Garello, Valerio Attanasio, Sydney Sibilia.
Ogni intanto il cinema italiano batte un colpo di creatività.
Esistono quindi registi e sceneggiatori di talento nel nostro Paese: bisogna solo cercarli e, soprattutto, crederci.
Un plauso alla Fandago e a Rovere per il fiuto che hanno avuto come talent scout
“Smetto quando voglio” è un film attuale, amaro, divertente, ironico.
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“Smetto quando voglio” è un film di Sidney Sibilia, prodotto dalla Fandago di Domenico Procacci e da Matteo Rovere e distribuito dalla 01 Distribution.
Interpreti: Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Pietro Sermonti, Neri Marcorè
Sceneggiatura: Andrea Garello, Valerio Attanasio, Sydney Sibilia.
Ogni intanto il cinema italiano batte un colpo di creatività.
Esistono quindi registi e sceneggiatori di talento nel nostro Paese: bisogna solo cercarli e, soprattutto, crederci.
Un plauso alla Fandago e a Rovere per il fiuto che hanno avuto come talent scout
“Smetto quando voglio” è un film attuale, amaro, divertente, ironico.
L’esordiente Sibilia riesce a mescolare tutti questi ingredienti con naturalezza , semplicità e talento.
La sceneggiatura è fluida e coerente con la storia, mai banale.
I dialoghi strappano più di una risata allo spettatore in sala.
Unico rilievo, forse, nella seconda parte il film perde un pò di ritmo.
Vi chiederete se è possibile ridere del dramma del precariato e dell’atavico ritardo italico nella ricerca e innovazione, Sibilia ci dimostra che è possibile.
Sette ricercatori brillanti rifiutati dall’Università e costretti a umili lavori per sopravvivere si inventano “spacciatori” per cambiare vita.
Tutto il cast è meritevole d’elogio.
Di Leo e soci raccontano con bravura la figura del “Cervello in bolletta”.
Azzecata la scelta di Marcorè, nel ruolo del “cattivo”
Mi permetto una menzione in più per Valeria Solarino .
Brava e bella allo stesso tempo. E’ maturata come donna ed attrice.
Convincente il finale, forse amaro, ma con quella giusta dose d’ironia che lascia allo spettatore la convinzione che un tempo la laurea spalancava le porte del mondo, oggi al massimo spalanca le porte di un call center.
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gioinga
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domenica 9 febbraio 2014
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riso amaro
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Un film esilarante, che mi ha fatto sbellicare dalle risate come non accadeva da tanto. Ma al contempo amarissimo, descrive la situazione triste del nostro paese dove le migliori menti sono costrette ad abbandonare i loro sogni a causa di una società che non sa valorizzare le proprie risorse. Bersaglio principale il malcostume imperante nell'Università italiana. Da non perdere!
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il beppe nazionale
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domenica 9 febbraio 2014
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una realtà contemporanea tragicomica
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Pietro Zinni, neurobiologo di elevatissimo spessore, è un ricercatore universitario che conta sul finanziamento della sua ricerca per mantenere casa e compagna. Associato a un vecchio barone dell'università che gli promette mari e monti, Pietro compie uno studio rivoluzionario ma non viene preso in considerazione dalla commissione, ritrovandosi così con un dottorato e zero euro in tasca. Come lui due benzinai, un aspirante meccanico, un lavapiatti, un archeologo e un genio della matematica che conta le carte a poker. Umiliato nella dignità e col peso di tanti anni di sacrifici, Pietro dedice di utilizzare l'algoritmo della sua ricerca per sintetizzare la migliore droga psicotropa e guadagnare così i soldi che gli spettano.
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Pietro Zinni, neurobiologo di elevatissimo spessore, è un ricercatore universitario che conta sul finanziamento della sua ricerca per mantenere casa e compagna. Associato a un vecchio barone dell'università che gli promette mari e monti, Pietro compie uno studio rivoluzionario ma non viene preso in considerazione dalla commissione, ritrovandosi così con un dottorato e zero euro in tasca. Come lui due benzinai, un aspirante meccanico, un lavapiatti, un archeologo e un genio della matematica che conta le carte a poker. Umiliato nella dignità e col peso di tanti anni di sacrifici, Pietro dedice di utilizzare l'algoritmo della sua ricerca per sintetizzare la migliore droga psicotropa e guadagnare così i soldi che gli spettano. Il gruppo si riunisce, si organizza, a ognuno è assegnata una mansione ben precisa e comincia il tour nelle discoteche. I soldi arrivano a fiumi, Alberto (il lavapiatti) decide di far uso della sostanza da lui creata e entra nel tunnel della dipendenza. Dal canto suo Pietro deve fare i conti con la compagna Giulia la quale, paradossalmente, lavora nelle comunità di recupero proprio con i tossicodipendenti.
Le cose sembrano procede bene fin quando Giulia non scopre l'attività di Pietro e quest'ultimo non viene contattato dal Murena (Marcorè), ovvero il boss che gestisce il giro di droghe a Roma. Murena, ex ingegnere navale, vuole il monopolio assoluto dello spaccio, per questo rapisce Giulia e chiede in cambio dieci kili della nuova droga. Giulia sarà liberata, ma la polizia scoprirà presto il giro illecito per colpa di Alberto e della sua dipendenza.
Smetto quando voglio si può suddividere in tre parti. La prima parte, che dura più o meno fino alla messa in commercio della droga e relativo test, introduce i personaggi e la situazione italiana con grande acume. I baroni universitari che si disinteressano degli studenti non sono una novità, così come la poca considerazione che viene data ai ricercatori in generale, che si traduce in stipendi irrisori. Sibilia esaspera questo aspetto proponendoci sette cervelloni che dalla vita hanno avuto solo una mortificazione lavorativa, cosa se volgiamo contestabile in quanto il vero genio, di solito, riesce in qualche modo a scamparla. La simpatia e la naturalezza di un ambiente giovane viene riprodotta fedelmente e domina in tutta questa prima parte del film. Nell'ambiente discotecaro viene messo in evidenza lo stordimento di massa dei ragazzi, la falsità, così come l'inciviltà nella scena in cui un uomo urina sulla tavoletta di un gabinetto.
Nella seconda parte i toni cambiano, i ricercatori fanno un mucchio di soldi, cambiano stile di vita, entrano in giri di escort e festini. La simpatia perde colore mentre prende sempre più piede la perdita del controllo, fino ad arrivare all'incontro col Murena che mette in scacco tutti con pistola e pugni.
La terza parte del film è quella conclusiva: il finale accellera, Pietro formula un buon piano per far arrestare Murena ma finisce comunque in galera, dove però potrà fare lezioni e guadagnare qualche soldo per la famiglia (Giulia è incinta). Qui ritorna lo spirito dell'inizio, tragicomico, in cui Giulia spinge il compagno a restare in carcere per portare a casa il denaro che serve.
Insomma, tanti spunti interessanti, tanta simpatia, un'iperbolica trattazione della questione dei ricercatori e una più realistica presa di coscienza riguardo l'attrattiva della droga. Stefano Fresi ricorda quasi un Galifianakis romano che fa le sue notti da leoni assieme ai compagni, Leo fa il suo mestiere con una certa spontaneità mentre Calabresi resta un po' in penombra. Irresistibili i latinisti Mattia e Andrea, capaci di essere pesanti solo come un laureato in Lettere può esserlo.
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ruger357mgm
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sabato 8 febbraio 2014
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diffidare dei facili osanna
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Innalza la critica il peana per questo lavoro dai ritmi televisivi,orfano dei Manetti bros.Un pasticciaccio in salsa capitolina,che fa il verso un po'all'Erba di Grace e un po' a Trainspotting,senza avere né la leggerezza dell'uno né il ritmo sincopato dell'altro.Pregevole solo il tema di fondo del precariato che fa da base a tutta la storia.Fotografia inesistente,costumi scontati,meno peggio la musica.Siam pur sempre in Italia e poco di meglio c'é.Serenamente affermiamo che non ci ha entusiasmato.
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stellab
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sabato 8 febbraio 2014
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delusione
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Un film deludente chevfa il verso a tanti film ma non ha carattere ne personalità. La storia è una storiellina. Gli attori sopra le righe
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