fabio1957
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lunedì 30 marzo 2015
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originale
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Non avendo visto la prima versione non posso fare paragoni. Questol film mi è piaciuto molto, l'ho trovato originale e con un buon ritmo,con colpi di scena a ripetizione,la storia coinvolge totalmente.Solo alcuni combattimenti corpo a corpo sono poco credibili,per intenderci alla Bruce Lee,la sceneggiatura è intrigante , i dialoghi essenziali, gli.attori bravi.
Da vedere
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tyler
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lunedì 16 marzo 2015
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bello da vedere!
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Francamente non merita 5 stelle...ma 3 si'....Personalmente non ho visto l'originale e quindi non sono in grado di paragonarli, ma questo e' fato bene ed e' accattivamente dall'inizio alla fine...finale splendido !
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dario
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lunedì 2 marzo 2015
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sgradevole
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Spike Lee ha toppato clamorosamente. E' un film, rifacimento di quello coreano (per lo meno lunare), che non ha capo nè coda, non ha senso. Le ragioni di un tale avventimento sono appiccicate con lo sputo, sono pretestuose, ingombrtanti e sgradevoli a bella posta. Il contorno è solo contorno di bassa lega e così la recitazione. Crudeltà a go-go e fastidiose. Attori sprecati. Sceneggiaturra banalissima. Regia, a caso. Non è cinema per Lee, peraltro da sempre sopravvalutato a causa della sua bravura fotografica.
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evildevin87
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giovedì 18 settembre 2014
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bel tentativo spike lee...
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Film che, a chi non ha visto il capolavoro del 2003 di Park Chan-Wook, potrebbe sicuramente piacere perchè in effetti non è un brutto film. Bel ritmo, bella regia, recitazione di buon livello e il coinvolgimento non manca.
Quello che ha fatto Spike Lee, fondamentalmente, è stato più togliere che modificare e/o aggiungere. La componente filosofica, l'ipnosi, il sentire i pensieri deliranti del protagonista, l'ossessione e l'estrema e malatissima violenza subiscono una dura tirata di freno a mano e questo rende il film poco shoccante e senz'anima. La storia finisce per diventare quasi banalotta, è come se il regista avesse paura di fare un film troppo forte.
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Film che, a chi non ha visto il capolavoro del 2003 di Park Chan-Wook, potrebbe sicuramente piacere perchè in effetti non è un brutto film. Bel ritmo, bella regia, recitazione di buon livello e il coinvolgimento non manca.
Quello che ha fatto Spike Lee, fondamentalmente, è stato più togliere che modificare e/o aggiungere. La componente filosofica, l'ipnosi, il sentire i pensieri deliranti del protagonista, l'ossessione e l'estrema e malatissima violenza subiscono una dura tirata di freno a mano e questo rende il film poco shoccante e senz'anima. La storia finisce per diventare quasi banalotta, è come se il regista avesse paura di fare un film troppo forte.
Ripeto, non è un brutto film. Fossero tutti così i brutti film ci metterei la firma seduta stante. Ma il confronto con l'opera da cui è tratto è inevitabile. A chi non ha visto l'originale di Park Chan-Wook consiglio di rimediare.
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bericopredieri
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martedì 17 giugno 2014
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remake.
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Tutti i commenti che ho letto denigrano l'OLDBOY 2013 considerandolo la cattiva copia del "capolavoro" del 2003.
Ma io che non voglio cimentarmi con tali "mostri" cinefili in quanto nel 2003 non sapevo neppure che esistesse una cinematografia di culto coreana che sfornava capolavori tali, io che non conoscevo affatto l'esistenza del suo predecessore, ho apprezzato questo film, che mi ha tenuto per 2 ore incollato alla sedia fino alla parola FINE.
Penso che anche a molti altri ignari spettatori della versione precedente il film possa essere piaciuto. Questa paranoia di critici e commentatori di voler sempre nel giudicare un film fare accostamenti, paragoni,similitudini con suoi predecessori o successori non la comprendo proprio.
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Tutti i commenti che ho letto denigrano l'OLDBOY 2013 considerandolo la cattiva copia del "capolavoro" del 2003.
Ma io che non voglio cimentarmi con tali "mostri" cinefili in quanto nel 2003 non sapevo neppure che esistesse una cinematografia di culto coreana che sfornava capolavori tali, io che non conoscevo affatto l'esistenza del suo predecessore, ho apprezzato questo film, che mi ha tenuto per 2 ore incollato alla sedia fino alla parola FINE.
Penso che anche a molti altri ignari spettatori della versione precedente il film possa essere piaciuto. Questa paranoia di critici e commentatori di voler sempre nel giudicare un film fare accostamenti, paragoni,similitudini con suoi predecessori o successori non la comprendo proprio...
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pier delmonte
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martedì 4 marzo 2014
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boh
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devo dire che spike lee a mio avviso e' un regista sovrastimato, questo film ti fa passare tra angosce e comicita' quasi due ore perplesso, la storia poteva essere raccontata diversamente se il regista ci sapeva fare, il film coreano a cui si fa riferimento non l'ho visto, quindi, comunque spike lee e' carente anche nel dar corpo alla recitazione, quindi per me, come in certi talentshow, "E' NO!"
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baal74
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domenica 23 febbraio 2014
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un remake senza anima
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Un remake senza anima e assenza di una vera sorpresa registica.
Questo remake non affascina per la sua inutilita' in questo marasma di rifacimenti cinematografici.
L'unica vera sorpresa e' Il finale spiazzante, per chi non abbia visto l'originale, ma per chi lo abbia visto, potrebbe essere una vera sorpresa. Gli attori non hanno avuto la capacita' di esprimere al meglio le loro ossessioni e incazzature. Mi hanno lasciato impassibile e non vedevo l'ora che finisse. Spike lee non mi affascina come regista e con questo film, non ha fatto altro che annoiarmi. Che si rimettesse a fare film come una volta, che e' meglio e questo genere di film lo lasciasse a chi lo sa fare veramente un remake!
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watpo
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mercoledì 8 gennaio 2014
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deludente
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l'originale coreano è uno dei miei film preferiti, teso, lirico, potente, una tragedia greca in salsa orientale. Pur essendo cosciente che questo ha un peso nella valutazione del remake americano, non posso davvero esimermi dal valutarlo molto negativamente.
Buchi di sceneggiatura, interpretazione appena sufficiente, finale totalmente privo della micidiale tensione dell'originale.
Per di più pervaso da una morale cristiana che era assente nell'originale: una aggiunta del tutto fuori luogo.
Insomma l'ennesimo remake di cui non si sentiva la mancanza aggravato dall'ulitizzo di cotanto regista.
Nota per Marianna Cappi: ma chi cavolo te l'ha detto che Oldboy sia il meno riuscito della trilogia?
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enzo70
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lunedì 6 gennaio 2014
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un buon remake di un grande film
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Spike Lee propone un remake del famoso film di Park ChanWook. Il protagonista John Brolin interpreta, quindi, la parte dell’uomo imprigionato per venti anni in una stanza per una oscura colpa. Poi la trama prende corpo ed il film si muove tra molti colpi di scena, con scene violente che ricordano Bruce Lee e Tarantino. La regia di Spike Lee è, al solito, perfetta nella sua stessa in consuetudine, film sempre vivo, mai noioso, avvincente. Il problema che la critica, inflessibile, e parte del pubblico reclamano è nel rapporto con il film originario, capolavoro coreano acclamato a Cannes dieci anni fa. Ma un remake è un remake, non bisogna guardare indietro, ma avanti, e poi Park ChanWook è un regista asiatico e porta i valori ed i canoni della cinematografia coreana.
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Spike Lee propone un remake del famoso film di Park ChanWook. Il protagonista John Brolin interpreta, quindi, la parte dell’uomo imprigionato per venti anni in una stanza per una oscura colpa. Poi la trama prende corpo ed il film si muove tra molti colpi di scena, con scene violente che ricordano Bruce Lee e Tarantino. La regia di Spike Lee è, al solito, perfetta nella sua stessa in consuetudine, film sempre vivo, mai noioso, avvincente. Il problema che la critica, inflessibile, e parte del pubblico reclamano è nel rapporto con il film originario, capolavoro coreano acclamato a Cannes dieci anni fa. Ma un remake è un remake, non bisogna guardare indietro, ma avanti, e poi Park ChanWook è un regista asiatico e porta i valori ed i canoni della cinematografia coreana. Spike Lee è statunitense e di quelli duri, i sui film interpretano un mondo diverso e la diversità dei modelli tende i due film incomparabili. Comunque un film vivamente consigliato.
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tommygeno92
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mercoledì 11 dicembre 2013
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vendetta all'americana
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Quando ci si trova di fronte ad un remake, è inevitabile guardare all'originale. Si può dire che, con la dovuta obiettività, il confronto sia necessario; aiuta a capire se la ‘reinterpretazione’ sia effettivamente necessaria. E tutto ciò è particolarmente vero nel caso del nuovo Old Boy di Spike Lee, con il bravo Josh Brolin nel ruolo di uno sfortunato pubblicitario, che viene rapito e segregato per vent'anni in una stanza d’albergo. Ruolo e trama sono infatti copincollate da un thriller coreano del 2003, sorprendente successo di critica e pubblico, a sua volta ispirato ad un manga dallo stesso titolo del 1997. Da molti, compreso chi scrive, è considerato un classico moderno e com'era prevedibile molti si sono lamentati del film ancor prima che uscisse.
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Quando ci si trova di fronte ad un remake, è inevitabile guardare all'originale. Si può dire che, con la dovuta obiettività, il confronto sia necessario; aiuta a capire se la ‘reinterpretazione’ sia effettivamente necessaria. E tutto ciò è particolarmente vero nel caso del nuovo Old Boy di Spike Lee, con il bravo Josh Brolin nel ruolo di uno sfortunato pubblicitario, che viene rapito e segregato per vent'anni in una stanza d’albergo. Ruolo e trama sono infatti copincollate da un thriller coreano del 2003, sorprendente successo di critica e pubblico, a sua volta ispirato ad un manga dallo stesso titolo del 1997. Da molti, compreso chi scrive, è considerato un classico moderno e com'era prevedibile molti si sono lamentati del film ancor prima che uscisse. D’altronde, Hollywood è famosa per remake poco ispirati che hanno tradito lo spirito dell’originale in cerca di guadagni facili. Ma ci sono anche molti cineasti che hanno saputo creare qualcosa di fresco e ben fatto sulle basi solide di un successo straniero (vedi l’acclamato The Departed di Scorsese, e il più che valido Vanilla Sky). Il film di Lee si lascia guardare con piacere e il dovuto trasporto, anche se probabilmente sapere già la storia toglie all’esperienza molta della tensione su cui l’impianto narrativo è costruito. Chi entra in sala digiuno dell’originale saprà godersi questa truce storia molto di più, la storia di un uomo che cerca vendetta, una figlia perduta e delle risposte. Per tutti gli altri, il confronto lascerà un po’ l’amaro in bocca. Molte delle scene più iconiche del vecchio Old Boy sono state ‘omaggiate’ qui in modo piuttosto letterale e la storia, a parte qualche modifica sul finale, è praticamente la stessa. Salta subito all'occhio la decisione di dare più spazio al personaggio di Brolin prima del rapimento, stabilendo con qualche cliché le sue debolezze e i suoi numerosi difetti caratteriali. Questa caratterizzazione negativa toglie al film un po’ di quella brutalità insensata che contraddistingueva il predecessore e cerca invece la morale un po’ più facile, più ordinaria. La prigionia, qui allungata a vent’anni, è matrice di un processo di maturazione e presa di coscienza simile a quello del primo film, ma in cui la contemporanea discesa nella follia non è altrettanto accentuata, e la storia ne risente. Non mancano comunque i momenti spettacolari; tra la tortura di Samuel L. Jackson e il finale teso e intenso, spiccano in particolar modo due piani sequenza che sono da soli un motivo sufficiente per guardare questo film: uno di questi è la spettacolare riproposizione dello scontro con l’orda di sgherri, in cui l’antieroe è armato solo di un martello. Le scene d’azione sono ben dirette, le performance sono più che buone, anche se Sharlto Copley nei panni del cattivo non convince appieno come è solito fare. Anche la bellissima Elizabeth Olsen dà corpo a un personaggio che, nonostante i suoi sforzi, finisce con il rimanere appiattito sullo sfondo, funzionale alla trama e poco più. Detto questo, si tratta di un remake di Hollywood, e porta con sé tutti i pregi e i difetti di una produzione di questo tipo. Alcune sbavature di sceneggiatura del tutto evitabili abbassano la credibilità di un film che, seppur ben diretto, fotografato e interpretato, perde qualcosa di importante nella traversata oceanica dalla Corea alla California, e nel processo rinuncia anche ad un po’ della sua anima nera.
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