francesco2
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sabato 12 aprile 2014
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august è questo.......non chiedamogli di più
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Il regista di "Con le migliori intenzioni"(Appunto) e di "La casa degli spiriti" (Doppio "Appunto") insegue , con questo film, la coproduzione internazionale; e traspone un'opera letteraria, attirandosi, pare, le perplessità di buona parte della critica. Però: se certe frasi messe in bocca al cast internazionale appaiono pompose ed un pò vuote, il film ricostruisce benino le contraddizioni di un certo momento storico, forse simili a quelle presenti nella vita del protagonista, che non a caso fugge -Senza neanche una valigia dietro!- attratto da un libro preso ad un'aspirante suicida.
Se nel bellissimo "Amore molesto" la protagonista "viaggiava" nella sua Napoli per ricostruire un mistero della sua vita, e ritrovare sé stessa.
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Il regista di "Con le migliori intenzioni"(Appunto) e di "La casa degli spiriti" (Doppio "Appunto") insegue , con questo film, la coproduzione internazionale; e traspone un'opera letteraria, attirandosi, pare, le perplessità di buona parte della critica. Però: se certe frasi messe in bocca al cast internazionale appaiono pompose ed un pò vuote, il film ricostruisce benino le contraddizioni di un certo momento storico, forse simili a quelle presenti nella vita del protagonista, che non a caso fugge -Senza neanche una valigia dietro!- attratto da un libro preso ad un'aspirante suicida.
Se nel bellissimo "Amore molesto" la protagonista "viaggiava" nella sua Napoli per ricostruire un mistero della sua vita, e ritrovare sé stessa.......beh, August NON E' Martone, ed il suo film-Anch'esso di origine letteraria- rischia di perdersi nella nebbia fumosa del cinema europeo pseudo-intellettuale. Ma August è questo, e forse è meglio non chiedergli di più.
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marcobrenni
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mercoledì 13 novembre 2013
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un film troppo pretenzioso 2
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Purtroppo avete pubblicato solo la mia correzione di luogo, ma non la mia pregressa recensione del film . Quindi la ripropongo per la pubblicazione:
Sono certo che Pascal Mercier, l' autore franco-svizzero del romanzo "The Night-train to Lissabon" si è ispirato al film di Silvio Soldini di ca 10 anni fa, cioè "Pane e Tulipani", che ebbe un certo successo, anche perchè metteva in rilievo i sogni segreti di molte casalinghe frustrate: cioè, abbandonare tutto quanto il noioso e piovoso nord (sempre svizzero) per una nuova vita con un nuovo focoso amante in una città mediterranea: Venezia! ( e ti pareva.
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Purtroppo avete pubblicato solo la mia correzione di luogo, ma non la mia pregressa recensione del film . Quindi la ripropongo per la pubblicazione:
Sono certo che Pascal Mercier, l' autore franco-svizzero del romanzo "The Night-train to Lissabon" si è ispirato al film di Silvio Soldini di ca 10 anni fa, cioè "Pane e Tulipani", che ebbe un certo successo, anche perchè metteva in rilievo i sogni segreti di molte casalinghe frustrate: cioè, abbandonare tutto quanto il noioso e piovoso nord (sempre svizzero) per una nuova vita con un nuovo focoso amante in una città mediterranea: Venezia! ( e ti pareva...). Il solito sogno romantico-kitsch dei tedeschi da Goethe in poi. Mutatis mutandis, Mercier ha cambiatosolo la storia al maschile. Questa volta il sogno di una fuga avventurosa dal piovoso nord, sorge in un anziano professore di Berna ( città noiosa per eccellenza!) che dopo aver salvato una potenziale suicida sul ponte Kornhaus, prende subito dopo un treno per il Portogallo allo scopo di compiere delle indagini sul caso, poi si innamora subito della sua nuova vita nel romantico sud di Lisbona. Il contenuto "filosofico" (si fa per dire...) del film, è identico a quello di "Pane e Tulipani" del regista italo-svizzero Silvio Soldini: solo che questa volta il transfuga annoiato, è un professore universitario, e non una casalinga frustrata ! Il prof. si innamora di una portoghese piacente ( e ti pareva...) ma in più c'è un inutilissimo e pretestuoso revival rivoluzionario degli anni'50 nel Portogallo di Salazar. Tanto per dare un impronta un po' storico- intellettuale a questo mediocre film da fotoromanzo. Oltre che un'inutile ripetizione al maschile di "Pane e Tulipani", risulta sin troppo pretenzioso, con troppi contenuti storici che centrano ben poco, come capita quasi sempre per un regista esordiente che mette nel calderone il più possibile! Ne risulta così una storia farraginosa, poco credibile, e pure con manifeste ingenuità di regia . Nemmeno gli attori di un certo calibro, ma ormai chiaramente sul "Sunset Boulevard", riescono a riscattare questo film pretenzioso ma molto mediocre. La mia nota personale è di 2,5 - non mezza nota in più !
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marcobrenni
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sabato 9 novembre 2013
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un film pretenzioso (correzione)
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Devo correggere nel commento testè inviato il mio riferimento al film "Pane e tulipani " di Silvio Soldini del 2004: la città non era Lisbona ma Venezia. La sostanza non cambia - sempre di città mediterranea da sogno romantico si tratta (per i tedeschi soprattutto). Non potendo copiare proprio anche Venezia, stavolta hanno scelto Lisbona.
Marco Brenni
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pensierocivile
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giovedì 17 ottobre 2013
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il boia dello spettatore
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Superare senza troppe riflessioni il principio della storia con il tentato suicidio e la rincorsa al senso del libro misterioso, è necessario per poter entrare in sintonia con l'intreccio di racconti che riportano a galla la tragedia del Portogallo di Salazar. Persino l'abbraccio con la storia d'amore è sopportabile, perché non superfluo, ma imprescindibile nella definizione delle psicologie dei protagonisti e delle azioni conseguenti, in stretto rapporto con gli atti criminali (e forse del ravvedimento) del boia di Lisbona. Purtroppo Bille August non si accorge di tutto questo, si abbandona ad un romanzone rosa che anestetizza la forza del racconto, spegne ogni ardore, ogni passione, cancella il boia riducendolo ad una caricatura, fa comparire dal nulla una nipote, mortifica gli ideali della Resistenza, per curare le ferite di un professore senza alcuno spessore cui Jeremy Irons dona un dolore esistenziale senza alcuna forza vitale.
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Superare senza troppe riflessioni il principio della storia con il tentato suicidio e la rincorsa al senso del libro misterioso, è necessario per poter entrare in sintonia con l'intreccio di racconti che riportano a galla la tragedia del Portogallo di Salazar. Persino l'abbraccio con la storia d'amore è sopportabile, perché non superfluo, ma imprescindibile nella definizione delle psicologie dei protagonisti e delle azioni conseguenti, in stretto rapporto con gli atti criminali (e forse del ravvedimento) del boia di Lisbona. Purtroppo Bille August non si accorge di tutto questo, si abbandona ad un romanzone rosa che anestetizza la forza del racconto, spegne ogni ardore, ogni passione, cancella il boia riducendolo ad una caricatura, fa comparire dal nulla una nipote, mortifica gli ideali della Resistenza, per curare le ferite di un professore senza alcuno spessore cui Jeremy Irons dona un dolore esistenziale senza alcuna forza vitale. Sceneggiatura troppo piatta per soddisfare i “bisogni” di un cast sontuoso, scene pallide da film per la tv, con un vago ricordo di ciò che bisogna “dare” al cinema.
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gclaudio
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mercoledì 28 agosto 2013
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sapere, saper esprimere, saper fare.
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Straoridinario viaggio interiore attraverso la vita di giovani rivoluzionari.
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drumtaps
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lunedì 12 agosto 2013
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...misurato e senza nula fuoti posto
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...film che riserva delle emozioni grazie a un ritmo adeguato alla vicenda e all'ottima interpretazione di Jeremy Irons.
Buona anche la fotografia, ma è l'insieme a rendere l'opera lineare e senza sbavature.
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mericol
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mercoledì 10 luglio 2013
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si può cambiare la propria vita in un attimo?
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“Puoi cambiare la tua vita in un attimo” è il messaggio che il regista Bille August ha lanciato alla presentazione del suo film “Treno di notte per Lisbona”.
Raimund Gregorius, annoiato e noioso professore di Liceo a Berna, vive da solitario tanto da giocare a scacchi da solo. L’”attimo” per Raimund sembra scoccare quando salva una giovane donna dal suicidio. La insegue quando lei fugge,trova nel suo impermeabile un libro,ne legge alcune pagine e ne è affascinato. Segue la ragazza a Lisbona(ecco “il treno per Lisbona”), interessato particolarmente ad approfondire il contenuto del libro e conoscere il suo Autore.
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“Puoi cambiare la tua vita in un attimo” è il messaggio che il regista Bille August ha lanciato alla presentazione del suo film “Treno di notte per Lisbona”.
Raimund Gregorius, annoiato e noioso professore di Liceo a Berna, vive da solitario tanto da giocare a scacchi da solo. L’”attimo” per Raimund sembra scoccare quando salva una giovane donna dal suicidio. La insegue quando lei fugge,trova nel suo impermeabile un libro,ne legge alcune pagine e ne è affascinato. Segue la ragazza a Lisbona(ecco “il treno per Lisbona”), interessato particolarmente ad approfondire il contenuto del libro e conoscere il suo Autore.. L’Autore,si scopre,è un medico filosofo, Amadeu Prado, ma è morto molti anni prima. La curiosità di Raimund si estende dal romanzo alla vita di Amadeu e dei suoi amici rivoluzionari, durante il regime dittatoriale di Salazar.Ne ricostruisce le vicende. Dalla fredda glaciale Berna, alla animata, ariosa Lisbona. La rivoluzione,pure in atto, è dietro l’angolo nella storia del film. Il regista è interessato alla storia dei personaggi,gli amori,le schermaglie,le gelosie, i tradimenti.
Il freddo professore di Berna,da questa esperienza sembra trarre ispirazione per vivere meno apaticamente la propria vita, anche se il finale apre a molte soluzioni.
Il film parte bene ma si perde un po’ col procedere della storia. Un volta a Lisbona il protagonista vive soltanto la vita e il ricordo dei 3 giovani dell’epoca rivoluzionaria e attuale. Solo alla fine sembra trarre le conclusioni sulla sua personale esistenza.
Inoltre il film è molto dialogato, con prevalenza della voce fuori campo del protagonista.. In parte giustificato dal dovere trasferire sullo schermo il contenuto di un’opera letterario-filosofica (di Pascal Mercier). I concetti esistenziali e filosofici non possono trasmettersi se non con le parole. Ma con l’impiego della voce fuori campo il regista forse esagera, sino a rischiare la retorica e la ridondanza.
Una atmosfera di malinconia alimentata dalla presenza di attori famosi del tempo passato(Bruno Ganz, Charlotte Rampling, Tom Courtenay) a tratti irriconoscibili. Come passa e trasforma il tempo!
In conclusione non un capolavoro,ma un ‘opera interessante, da vedere, pure con i suoi limiti
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dakrua
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venerdì 24 maggio 2013
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l'amore delicato, fragile, illuso
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Sconvolto da una corsa necessaria a salvare una ragazza dal suicidio, il protagonista - professore svizzero felicemente abitudinario - cerca e trova l'occasione di cambiare la sua vita. E' il treno-notte per Lisbona che lo conduce verso una storia che con pazienza e tenacia ricostruisce, frammezzata di passato e presente. Perché i protagonisti sono ancora tutti vivi a parte lui, Amadeu, che è se stesso e agisce nel passato, ma al contempo è il protagonista in cui il professore si immedesima. Un cast di attori d'eccezione - bravissimi Jeremy Irons e Charlotte Rampling, speciale Bruno Ganz - rende ancora più bella una già fascinosa - grazie all'ottima fotografia - Lisbona. La dittatura di Salazar rimane sullo sfondo, è vero, ma non è oggetto di trama.
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Sconvolto da una corsa necessaria a salvare una ragazza dal suicidio, il protagonista - professore svizzero felicemente abitudinario - cerca e trova l'occasione di cambiare la sua vita. E' il treno-notte per Lisbona che lo conduce verso una storia che con pazienza e tenacia ricostruisce, frammezzata di passato e presente. Perché i protagonisti sono ancora tutti vivi a parte lui, Amadeu, che è se stesso e agisce nel passato, ma al contempo è il protagonista in cui il professore si immedesima. Un cast di attori d'eccezione - bravissimi Jeremy Irons e Charlotte Rampling, speciale Bruno Ganz - rende ancora più bella una già fascinosa - grazie all'ottima fotografia - Lisbona. La dittatura di Salazar rimane sullo sfondo, è vero, ma non è oggetto di trama. La storia è d'amore - delicato, fragile, illuso: nel passato come nel presente. Questo rimane sospeso ed è affidato all'impressione, al desiderio, all'intuito di ciascuno di noi.
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alessandro vanin
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martedì 14 maggio 2013
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buon film
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Anche se continene qualche errore storico e l'improvvisa illogica partenza per Lisbona del professore abitudinario è poco verosimile e i protagonisti sono un po' troppo vecchi per essere stati giovani negli anni 70, il film è ben diretto e recitato. Da notare che né il professore (che ha svolto sempre una vita noiosa) né i protagonisti delle rivoluzione (che hanno al contrario avuto una vita avventurosa) sembrano essere soddisfatti delle loro esistenze. Ma forse come si intuisce nel finale non è mai troppo tardi per cambiare.
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troglok
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martedì 14 maggio 2013
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un film che non riscalda
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Treno+Lisbona un binomio irresistibile per me; eppure, che delusione! Non avendo letto il romanzo originale non so dove finisce il merito dell'uno ed inizia il demerito dell'altro. Tutta l'operazione, alla fine della proiezione, mi è sembrata di maniera e senza anima. Jeremy Irons, perso dietro i suoi occhiali rotti, guarda il mondo (Lisbona) le donne (l'optometrista) e la storia del paese (la dittatura salazarista) con la stessa passione ed intensità dell'anatomopatologo dopo aver sezionato centinaia di corpi inerti.
Sembra che cerchi il soffio della vita mentre questa, indifferente, gli sfila via dalle mani. Non si rende un bel servigio né alla città (qualche immagine da cartolina di saluti e nient'altro) né alla storia recente del paese.
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Treno+Lisbona un binomio irresistibile per me; eppure, che delusione! Non avendo letto il romanzo originale non so dove finisce il merito dell'uno ed inizia il demerito dell'altro. Tutta l'operazione, alla fine della proiezione, mi è sembrata di maniera e senza anima. Jeremy Irons, perso dietro i suoi occhiali rotti, guarda il mondo (Lisbona) le donne (l'optometrista) e la storia del paese (la dittatura salazarista) con la stessa passione ed intensità dell'anatomopatologo dopo aver sezionato centinaia di corpi inerti.
Sembra che cerchi il soffio della vita mentre questa, indifferente, gli sfila via dalle mani. Non si rende un bel servigio né alla città (qualche immagine da cartolina di saluti e nient'altro) né alla storia recente del paese. sembra quasi un film neocolonialista dove, invece di mete esotiche e lontane, i satolli registi mitteleuropei cercano in quella parte d'europa vessata e annichilita dalla crisi economica il senso del loro egoismo e della loro avidità. Patetica la scena finale in cui un uomo che non ha più niente da chiedere alla vita rinuncia all'amore con la stessa inerzia con la quale si allontana dal parabrezza della proprio auto l'ennesimo lavavetri.
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