luca1968
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martedì 14 giugno 2016
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tutto sbagliato!
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I tanti commenti positivi che ho letto su questo film non fa che confermarmi che il musical da cui è tratto è un assoluto capolavoro. Se infatti tanti spettatori si sono entusiasmati vedendo attori del tutto fuori parte cantare malissimo, non oso immaginare le reazioni se lo vedessero dal vivo a Londra come io ho fatto per ben cinque volte, arrivando ogni volta a piangere di commozione alla fine dello spettacolo. La regia di Tom Hooper è terribile, con tutte quelle inquadrature sghembe e scentrate e con quei primi piani con lenti deformanti che ti fanno venire la nausea. Ho voluto rivedere la scena di "Do you hear the people sing?", brano da pelledoca: sembra di essere su un veliero senza timone nel bel mezzo di un tifone! Immagino vorrebbe essere una regia "moderna" e anticonvenzionale, ma il risultato è totalmente sgradevole.
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I tanti commenti positivi che ho letto su questo film non fa che confermarmi che il musical da cui è tratto è un assoluto capolavoro. Se infatti tanti spettatori si sono entusiasmati vedendo attori del tutto fuori parte cantare malissimo, non oso immaginare le reazioni se lo vedessero dal vivo a Londra come io ho fatto per ben cinque volte, arrivando ogni volta a piangere di commozione alla fine dello spettacolo. La regia di Tom Hooper è terribile, con tutte quelle inquadrature sghembe e scentrate e con quei primi piani con lenti deformanti che ti fanno venire la nausea. Ho voluto rivedere la scena di "Do you hear the people sing?", brano da pelledoca: sembra di essere su un veliero senza timone nel bel mezzo di un tifone! Immagino vorrebbe essere una regia "moderna" e anticonvenzionale, ma il risultato è totalmente sgradevole. La scelta degli attori, poi, è assolutamente inconcepibile. Jackman si impegna molto e ha una voce passabile, ma non è Jean Valjean. Nel ruolo principale avrei visto molto meglio Russell Crowe, che invece non c'entrava nulla con il personaggio di Javert, oltre ad essere praticamente senza voce, per cui ogni tentativo di alzare di un tono otteneva il risultato di un asino che raglia esalando l'ultimo respiro! Anche Baron Cohen, Redmayne, la Bonham-Carter e la Seyfried sono fuori parte, mentre le uniche che si salvano e non sfigurano a confronti con gli interpreti teatrali sono Anne Hathaway e Samantha Barks (mi risulta guarda caso che quest'ultima avesse interpretato Eponine anche a teatro). Insomma, un film che con un altro regista e altri attori avrebbe potuto essere un capolavoro, mentre così sembra solo la copia di un dipinto meraviglioso di Van Gogh, realizzata da un bambino (ubriaco) di cinque anni. So che gli amanti del film storceranno il naso e non saranno d'accordo con me, ma provate ad acquistare ed ascoltare il cd della versione teatrale e, se vi è piaciuta la musica, noterete la differenza ed entrerete in paradiso....
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giampaolo di iorio
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martedì 12 febbraio 2013
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miserabili alla riscossa
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Dopo varie trasposizioni cinematografiche, tra cui quelle con Depardieu e Neeson, ma anche televisive, Les Misèrables torna al cinema sotto la veste del musical. Il film trova i suoi punti di forza nell’ottima scenografia, nei costumi e nelle interpretazioni attoriali. Una su tutte quella di Anne Hathaway, che nonostante i pochi minuti concessi ci offre un’interpretazione struggente. Allo stesso modo anche Hugh Jackman riesce a togliersi di dosso la maschera da “belloccio” rivelandosi un Jean Valjean molto credibile. L’interprete più deludente è Russel Crowe, della quale non si possono mettere in dubbio le proprie doti recitative, ma come cantante risulta mediocre.
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Dopo varie trasposizioni cinematografiche, tra cui quelle con Depardieu e Neeson, ma anche televisive, Les Misèrables torna al cinema sotto la veste del musical. Il film trova i suoi punti di forza nell’ottima scenografia, nei costumi e nelle interpretazioni attoriali. Una su tutte quella di Anne Hathaway, che nonostante i pochi minuti concessi ci offre un’interpretazione struggente. Allo stesso modo anche Hugh Jackman riesce a togliersi di dosso la maschera da “belloccio” rivelandosi un Jean Valjean molto credibile. L’interprete più deludente è Russel Crowe, della quale non si possono mettere in dubbio le proprie doti recitative, ma come cantante risulta mediocre. Il punto debole del film è senza dubbio il ritmo lento, infatti la presentazione di tutti i personaggi richiede tutto il primo tempo.
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joe m.h.
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mercoledì 6 febbraio 2013
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un film (molto) bello,ma sopravvalutato: 3 e mezzo
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Les Misérables diretto da Tom Hooper (premio Oscar 2011 per Il discorso del re) è un film che può essere definito 'molto buono' e il giudizio complessivo risulta positivo, ma vi sono evidenti aspetti (e difetti) che è necessario considerare. La trasposizione cinematografica del venticinquenne musical teatrale, a sua volta tratto dall'opera di Victor Hugo, trova i suoi punti di forza nella bravura travolgente dei protagonisti (Hugh Jackman e Anne Hathaway tra tutti), che con la forza comunicativa dello sguardo emozionano e coinvolgono 'armonicamente' lo spettatore. Ciò che risulta immediatamente evidente, sin dai primi minuti del film, è la grandiosità di questa produzione: Cameron Mackintosh, produttore, (all'opera già dal 2009) ha creato un vistoso fenomeno di merchandising e pubblicità, donando al film una grande notorietà molto prima che fosse presentato nelle sale; il fattore determinante è stato il appunto carattere epico con cui si presentava; 'mitizzare' il film, ha infuso nello spettatore una grande aspettativa, quella di chi crede di trovarsi di fronte a un vero e proprio fenomeno cinematografiico, il capolavoro dell'anno, così come recitano innumerevoli prime pagine di riviste, blog e giornali.
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Les Misérables diretto da Tom Hooper (premio Oscar 2011 per Il discorso del re) è un film che può essere definito 'molto buono' e il giudizio complessivo risulta positivo, ma vi sono evidenti aspetti (e difetti) che è necessario considerare. La trasposizione cinematografica del venticinquenne musical teatrale, a sua volta tratto dall'opera di Victor Hugo, trova i suoi punti di forza nella bravura travolgente dei protagonisti (Hugh Jackman e Anne Hathaway tra tutti), che con la forza comunicativa dello sguardo emozionano e coinvolgono 'armonicamente' lo spettatore. Ciò che risulta immediatamente evidente, sin dai primi minuti del film, è la grandiosità di questa produzione: Cameron Mackintosh, produttore, (all'opera già dal 2009) ha creato un vistoso fenomeno di merchandising e pubblicità, donando al film una grande notorietà molto prima che fosse presentato nelle sale; il fattore determinante è stato il appunto carattere epico con cui si presentava; 'mitizzare' il film, ha infuso nello spettatore una grande aspettativa, quella di chi crede di trovarsi di fronte a un vero e proprio fenomeno cinematografiico, il capolavoro dell'anno, così come recitano innumerevoli prime pagine di riviste, blog e giornali. Sfortunatamente il film sembra non tener testa all'idea che aveva depositato a priori nel suo pubblico, e aggrappandosi come può ad armi infinite (pianti, risa, patriottismo e crisi d'identità) risulta in conclusione "soltanto" davvero un film "bello e buono". Delle 8 candidature all'Accademy, meritate quelle per le interpretazioni di Jean Valjean e Fantine (rispettivament Jackman e Hathaway), la scenografia, i costumi e il missaggio sonoro: viene ricostruito l'ambiente francese del 1815 con grande efficacia, e gli scorci notturmi e al tramonto di una città in fervore e la folla del popolo di oltre 4000 comparse rende vividamente il fascino realistico già insito nel romanzo. Incantevoli alcune canzoni (intrecciate in una splendida catena di immagini diapositive), in assoluto 'I dreamed a dream' intonata da Anne Hathaway, seguita da 'Suddenly' (Jackman) e il trio vocale di 'A heart full of love': il potere della musica permea profondamente il film, e il 'recitar cantando' prende vita sulle note di splendide melodie. Il problema è che, se ne 'I miserabili' di Hugo la vicenda risulta enormemente avvicente e la trama si dispiega con un'energica organicità, nel film essa perde la sua carica espressiva e risulta a volte frettolosa o meno coinvolgente: il cantato, per quanto nobile e pregievole, non possiede la stessa forza di comunicazione del parlato, del dialogo, la conversazione, e la scelta registica di impostare a mò di 'opera' teatrale l'intero film su musiche e canzoni non riesce a rendere altrettanto efficace lo svolgersi della vicenda; il difetto più grave e maggiormente evidente è il presentarsi del film come 'percorso a tappe': inizia con il resoconto del periodo da galeotto di Jean Valjean, si spezza e riprende con Fantine, alla morte di Fantine abbiamo la 'tappa' di Cosette, poi quella della Rivoluzione, e la conclusione. Ogni 'tappa' appare un po' fine a se stessa, spezzata e distante dalle altre, il tempo di concluderle e già si è passato ad altro, dove ogni scena è un susseguirsi di canzoni talora slegate tra di loro. Non chiaro è tra l'altro il peso delle vicende storiche di sfondo civile: non viene ben spiegato il motivo di questa imminente Rivoluzione, chi siano i veri nemici o per cosa realmente stiano combattendo.
Al di là di questi difetti, il film punta molto sulle emozioni, sul coinvolgimento empatico dello spettatore con la vicenda, per portarlo alla commozione e imprimergli dentro un'emozione (seppur in maniera un po' buonista): intento in fin dei conti raggiunto, dal momento che il pianto è assicurato e le sensazioni sono calorose. Sul 'Do you hear the people sing?' conclusivo, il pubblico si riflette in un ritrovo alchemico di personaggi vivi e morti, accumanti dalla stessa voglia di lottare per un futuro migliore, un domani prospero, irrealizzabile o realizzato, perché è questo che smuove veramente le nostre vite; sull'acuto e il rullo di tamburi conclusivi, nasce l'ultimo sospiro e non si può fare a meno di pensare "alla fine è bello".
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(di antonio montefalcone)
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