jacopo b98
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giovedì 2 maggio 2013
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tom hooper torna al cinema con un nuovo capolavoro
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Jean Valjean (Jackman) è un galeotto, condannato a diciannove anni di lavori forzati per aver rubato un pezzo di pane. Quando riesce a fuggire, diventa un uomo onesto, nonché sindaco di una cittadina. Arriva proprio in quella città Javert (Crowe), la guardia carceraria che lo bracca da anni. Intanto la prostituta Fantine (Hathaway) muore dopo aver affidato la figlia Cosette (Allen da piccola, Seyfried da grande) proprio a Valjean, che la cresce con sé. Cosette si innamora di Marius (Redmayne), rivoluzionario che vuole rovesciare il governo oppressivo. Quando scoppia la rivoluzione Javert si infiltra nelle linee ribelli ma viene scoperto e poi liberato da Valjean.
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Jean Valjean (Jackman) è un galeotto, condannato a diciannove anni di lavori forzati per aver rubato un pezzo di pane. Quando riesce a fuggire, diventa un uomo onesto, nonché sindaco di una cittadina. Arriva proprio in quella città Javert (Crowe), la guardia carceraria che lo bracca da anni. Intanto la prostituta Fantine (Hathaway) muore dopo aver affidato la figlia Cosette (Allen da piccola, Seyfried da grande) proprio a Valjean, che la cresce con sé. Cosette si innamora di Marius (Redmayne), rivoluzionario che vuole rovesciare il governo oppressivo. Quando scoppia la rivoluzione Javert si infiltra nelle linee ribelli ma viene scoperto e poi liberato da Valjean. La rivolta viene soffocata nel sangue dalle truppe del re, Marius viene ferito e salvato dal protagonista che viene catturato dal carceriere che, in onore del suo gesto, lo lascia andare prima di suicidarsi. Cosette e il suo grande amore si sposano, ma devono subito piangere Valjean, che muore e va a cantare inni alla libertà in paradiso. Nel 1985 Claude-Michel Schonberg e Alain Boublil trassero dal capolavoro di Victor Hugo un musical che sarebbe diventato quello di maggior successo della storia; visto da più di sessantacinque milioni di persone, è ancora rappresentato da ventisette anni a Broadway. Era solo questione di tempo che il cinema decidesse di trasportare lo spettacolo sul grande schermo. Ci ha pensato Tom Hooper, al suo terzo film da regista, già premio Oscar per il bellissimo Il discorso del re. Che dire del risultato? Innanzitutto diciamo che non è un musical tradizionale, dato che non c’è nessun balletto, sembra più che qualcuno abbia voluto trasporre un’opera di Verdi o di Rossini. Anche lo stile delle musiche è molto “ottocentesco”. Inoltre in Chicago, per fare un esempio, in due ore c’erano diciannove numeri musicali, qui, in due ore e mezzo ci sono i quarantanove del musical originale più la canzone Suddenly, composta da Shonberg apposta per il film; cinquanta in tutto. Infatti il film è cantato al 99%. Ebbene, questo a qualcuno può dare fastidio, ma bisogna dire che il risultato è grandioso: il film riesce infatti ad emozionare come pochi altri, grazie solamente alla forza eccezionale della colonna sonora, una delle più belle di tutti i tempi, a alla regia di Hooper che, tranne nell’inizio e nel finale, rimane attaccato con la cinepresa ai personaggi, valorizzando con il primo piano le interpretazioni degli attori e immergendoci nella povertà dei miserabili. Con ciò è innegabile il contributo delle scenografie, molto curate e, nel prologo e nell’epilogo, grandiose. Gli attori cantano in presa diretta, accompagnati solo da un pianoforte, e sono tutti straordinari: la Hathaway, epocale nei suoi dieci minuti e in I dreamed a dream; Redmayne, grande scoperta del film, bravissimo; la Seyfried, che lancia degli acuti grandiosi; la Bonham Carter e Baron Cohen, divertentissimi; e la giovanissima S. Barks, classe 1990, già Èponine nella rappresentazione teatrale del venticinquesimo anniversario; qualche riserva solo su Jackman e Crowe, bravi, ma un po’ senza voce per recitare in un musical come questo. Molte le canzoni bellissime, da I dreamed a dream (Hathaway) a Who am I (Jackman), fino alla straziante On my own (Barks, la migliore a cantare) ed alle orecchiabili melodie cantate dal cast completo One day more e Do you hear the people sing?. Tre Golden Globe: miglior film commedia o musical, miglior attore in commedia o musical e miglior attrice non protagonista (Hathaway). Otto meritatissime nomination agli Oscar e tre statuette: miglior attrice protagonista (sempre Hathaway), sonoro e trucco. Costato sessantuno milioni di dollari ne ha incassati oltre quattrocento in tutto il mondo.
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regi1991
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mercoledì 27 febbraio 2013
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da applausi, emozionante e potente!!!
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Capolavoro assoluto del regista Tom Hooper, che dopo l'oscar con "Il discorso del re", si presenta con un musical da brividi! Les Misérables è basato sul romanzo di Victor Hugo, già trasposto a musical ed ora portato sul grande schermo.
Il film racconta la storia di un uomo, Jean Valjean, nella Francia dell'800 oppresssa dalla legge, dove si respira aria di rivoluzione. Jean durante tutta la sua vita è in conflitto con l'implacabile ispettore Javert, il quale non si darà pace finchè non avrà preso il "pericoloso" Valjean. Costretto a nascondersi Jean tenta di rifarsi una vita, scopre la fede in Dio, conosce la sfortunata Fantine e si prenderà cura della figlia di quest'ultima, Cosette.
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Capolavoro assoluto del regista Tom Hooper, che dopo l'oscar con "Il discorso del re", si presenta con un musical da brividi! Les Misérables è basato sul romanzo di Victor Hugo, già trasposto a musical ed ora portato sul grande schermo.
Il film racconta la storia di un uomo, Jean Valjean, nella Francia dell'800 oppresssa dalla legge, dove si respira aria di rivoluzione. Jean durante tutta la sua vita è in conflitto con l'implacabile ispettore Javert, il quale non si darà pace finchè non avrà preso il "pericoloso" Valjean. Costretto a nascondersi Jean tenta di rifarsi una vita, scopre la fede in Dio, conosce la sfortunata Fantine e si prenderà cura della figlia di quest'ultima, Cosette. Non riuscendo a lasciare Parigi, continua a nascondersi per anni assieme a Cosette, finchè quest'ultima si innamora del giovane Marius, un ragazzo deciso e determinato a ribellarsi all'oppressione del popolo. A questo punto Jean capisce di non poter negare questo amore a Cosette e smette di nascondersi per aiutare i due a stare assieme, ritrovandosi ad affrontare nuovamente il grande rivale Javert.
La pellicola è interpretata magistralmente da attori in forma sublime, tutti con esperienze di canto che permette l'ottima realizzazione del musical. L'interpretazione breve, ma intensa di Anne Hathaway/Fantine è emozionante e lascia senza parole in "I dreamed I dream"; grandissimo anche Hugh Jackman/Jean Valjean, che mette tutto se stesso nel personaggio realizzando un'interpretazione immensa; altri elogi per Eddie Redmayne/Marius che crea grande commozione al saluto dei suoi amici defunti; bravissima anche Samantha Barks/Eponine; leggermente meno impressionante Russell Crowe/Javert e Amanda Seyfried/Cosette, ma entrambi con sprazzi entusiasmanti; divertentissimi Helena Bonham Carter e Sacha Baron Cohen.
La scenografia, i costumi, il trucco e la fotografia esaltano le canzoni e la sceneggiatura portando il film ad un livello strepitoso. Se vogliamo, l'unica pecca è l'assenza quasi totale di dialoghi che sono sostituiti dal continuo canto dei personaggi, in alcuni casi poteva essere una scelta migliore il semplice dialogo non cantato, ma in ogni caso ciò non influisce sulla resa della pellicola. Les Misérables è un giro pieno di emozioni, è potente, è da applausi come lo è Tom Hooper, non perdetelo!!!!!
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cress95
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lunedì 7 settembre 2015
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victor hugo conquista anche la settima arte
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Un solenne recitativo condito da attori che si trasfigurano teatranti, il tutto in una Parigi ottocentesca e rivoluzionaria: ecco questo è "Les miserables" in poche parole. Tuttavia tale semplicistica definizione non rende assolutamente giustizia all'immensità realizzata da Tom Hooper, il quale dopo essersi fatto notare ed apprezzare con "Il discorso del re", dona nuova linfa all'immortale capolavoro di Hugo, senza per ciò ricorrere ad alcun artificio di sorta.
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Un solenne recitativo condito da attori che si trasfigurano teatranti, il tutto in una Parigi ottocentesca e rivoluzionaria: ecco questo è "Les miserables" in poche parole. Tuttavia tale semplicistica definizione non rende assolutamente giustizia all'immensità realizzata da Tom Hooper, il quale dopo essersi fatto notare ed apprezzare con "Il discorso del re", dona nuova linfa all'immortale capolavoro di Hugo, senza per ciò ricorrere ad alcun artificio di sorta.
L'incalzante (ma mai stancante) ritmo della vicenda è scandito dalle eccezionali performance canore dei molteplici attori in scena, i quali introducono o seguono le varie arie dell'opera senza ricorrere ai lenti e canonici dialoghi, ma donandosi "in toto" al canto e alla musica. In un così vasto firmamento di stelle, la "cintura d'Orione" risulta essere la triade Crowe (l'integerrimo secondino Javert), Jackman (l'ex galeotto Valjean), Hataway (la povera Fantine). In particolare "Les miserables" funge da vera e propria consacrazione per la Hataway, che da questa esperienza ne trae un oscar (per la migliore attrice non protagonista), a mio avviso assolutamente meritato. Dal canto suo il Crowe riscopre, con la fatica dell'Hooper, una sua intima natura (quella appunto di attore da musical) da tempo, per lo meno su grande schermo, abbandonata, e lo fa nel migliore dei modi, regalando al pubblico una recitazione solenne, profonda ed evocativa. Per ultimo, ma non per importanza, giungiamo a Hugh Jackman, protagonista assoluto della vicenda, che (finalmente) per una volta mette da parte la la rude maschera da guerriero mutante per calarsi in un ruolo di maggior classe. Il risultato? Sicuramente la sua migliore interpretazione di sempre. Il suo Jean Valjean entra di diritto nell'Olimpo dei personaggi cinematografici e teatrali, grazie ad un pathos che, a questo punto sono sicuro, solo Jackman sarebbe stato capace di dargli.
Infine, trattandosi "Les miserables" in fin dei conti di un musical, non ci si può non soffermare sul comparto sonoro, ovviamente curato all'uopo dal maestro Claude-Michel Schönberg, il quale lo aveva in origine pensato per la sola trasposizione teatrale, e che mai avrebbe potuto immaginare una così perfettamente riuscita applicazione anche al contesto cinematografico, nel quale la colonna sonora ("Look down") ascende a pieno titolo agli apici della perfezione, a fianco di quello che, almeno dal sottoscritto, può essere di diritto considerato il migliore film musicale della storia del cinema.
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great steven
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sabato 14 novembre 2015
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magnifico libro naturalista in versione musicata.
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LES MISéRABLES (USA, 2013) diretto da TOM HOOPER. Interpretato da HUGH JACKMAN, RUSSELL CROWE, ANNE HATHAWAY, SACHA BARON COHEN, HELENA BONHAM CARTER, AMANDA SEYFRIED, EDDIE REDMAYNE, AARON TVEIT, SAMANTHA BARKS, DANIEL HUTTLESTONE, COLM WILKINSON, KILLIAN DONNELLY, FRA FEE
Versione cinematografica dell'omonimo musical a sua volta ispirato al capolavoro indiscutibile di Victor Hugo, sceneggiata da William Nicholson. Scritta da Alain Boublil per i testi e da Claude Michel Schönberg per le musiche nel 1978, la pièce teatrale effettua il suo debutto a Parigi nel 1980 e viene successivamente adattata alla lingua inglese, per esordire poi a Londra nel 1985 spodestando, in qualità di musical più longevo del mondo, Cats, che ne deteneva il record precedentemente.
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LES MISéRABLES (USA, 2013) diretto da TOM HOOPER. Interpretato da HUGH JACKMAN, RUSSELL CROWE, ANNE HATHAWAY, SACHA BARON COHEN, HELENA BONHAM CARTER, AMANDA SEYFRIED, EDDIE REDMAYNE, AARON TVEIT, SAMANTHA BARKS, DANIEL HUTTLESTONE, COLM WILKINSON, KILLIAN DONNELLY, FRA FEE
Versione cinematografica dell'omonimo musical a sua volta ispirato al capolavoro indiscutibile di Victor Hugo, sceneggiata da William Nicholson. Scritta da Alain Boublil per i testi e da Claude Michel Schönberg per le musiche nel 1978, la pièce teatrale effettua il suo debutto a Parigi nel 1980 e viene successivamente adattata alla lingua inglese, per esordire poi a Londra nel 1985 spodestando, in qualità di musical più longevo del mondo, Cats, che ne deteneva il record precedentemente. Hooper, premiato due anni prima con l’Oscar per il meraviglioso The King's Speech, decide di concentrare la propria attenzione analitica sull’aspetto socio-politico dell’opera, mettendo in risalto le sfortunate vicende del protagonista Jean Valjean, perseguitato a vita per un furtarello di poco conto e definitivamente marchiato dalla durissima esperienza in carcere, ma poi redento grazie al periodo passato nelle vesti di sindaco di Montreuil-sur-mer sotto il nome di Monsieur Madeleine e, con efficienza ancora maggiore, grazie all’adozione di Cosette, simbolo di una delicata innocenza e della speranza rosea per il futuro. Il regista riesce ad avvolgere di perfidia e malvagità la figura di Javert, raffigurato come un ispettore estremamente ligio al dovere, severissimo nei metodi e intestardito a far trionfare ovunque la sua personale idea di giustizia basata sulla punizione dei colpevoli e il perseguimento di un obiettivo a costo di sacrificare qualunque cosa. Un analogo esperimento, ma di senso e valenza capovolti, sortisce un risultato positivo anche per Marius Pontmercy, giovane romantico e idealista che, respingendo una vita troppo facile cullata dagli agi della ricca famiglia da cui proviene, sceglie di combattere sulle barricate appoggiando la causa dei moti rivoluzionari dell’epoca storica in cui vive. Un lato squisitamente comico, anzi grottesco, riveste le figure dei Thénardier (un S. B. Cohen istrionico come sempre e una H. B. Carter con corde curiosamente autoironiche), la coppia di locandieri dai pochi scrupoli che trama continuamente per riconquistare la bambina sottratta loro da Valjean e far passare brutte esperienze a colui che costituisce la causa scatenante di tutte le loro disgrazie. Infine, c’è anche una deliziosa A. Hathaway (premiata con l’Oscar alla miglior attrice non protagonista) che non solo interpreta con dolcezza ed eleganza la povera prostituta Fantine che, ormai vicina alla morte, affida alla pietà altrui sua figlia Cosette, ma regala anche agli spettatori un momento di sublime poesia cantando " I Dreamed a Dream" con un lunghissimo primo piano che ne sottolinea, senza assolutamente enfatizzarle (e il rischio c’era comunque), le sue eccellenti doti canore unite ad un senso del drammatico che permette di apprezzare una perizia recitativa davvero straordinaria e non certo comune. Interamente cantato, e cantato piuttosto bene dall’intero cast, anche se, a tal proposito, qualche critico ha evidenziato come R. Crowe abbia una voce così superiore a H. Jackman da far risultare il personaggio di Javert più interessante e tormentato dello stesso Jean Valjean. Io non sono affatto di questo avviso: per quanto si impegni e reciti col suo abituale puntiglio il proprio ruolo, l’attore premio Oscar per Il gladiatore è l’unico interprete che, sul piano del canto, lascia lievemente a desiderare. Doppiaggio italiano appena orecchiato, in quanto la pellicola è stata distribuita quasi completamente in versione originale con sottotitoli negli idiomi dei paesi in cui è uscita nelle sale. Fortunatamente, per quanto riguarda una sceneggiatura ben congegnata e rispettosa soprattutto della pagina scritta, più che del musical derivatone, il discorso pessimistico di pietà per un mondo di perdenti e persone destinate ad essere sconfitte pur conservando la dignità, viene mantenuto nel film, rispettando le volontà medesime di Hugo, il quale scrisse il suo libro più intenso e sfaccettato all’alba del Naturalismo francese, una corrente letteraria e filosofica che sicuramente non privilegiava le storielle amorose a presa facile o la ricerca asfissiante e spossante di una lieta fine che comunque sia il film che il romanzo lasciano intendere, grazie al fatto che Valjean, in punto di morte, si guadagna il Paradiso affidando tutti i suoi averi e tutta la sua eredità alla figlia adottiva Cosette e a Marius, ormai divenuto suo genero. Anche il trucco e il sonoro sono stati premiati con l’Academy Award.
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chris98
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martedì 21 gennaio 2014
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maestoso
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Un film indimenticabile, seganto da grandi interpretazioni e musiche irchestrate magistralmente per adattarsi all'interpretazione degli attori. La scelta di registrare dal vivo ha dato al film un realismo unico, anche a discapito di performance canore non proprio eccellenti. Tutti si sono accaniti su Russell Crowe e il suo Javert, io non giudico il canto che comunque trovo molto ben fatto e curato, ma l'interpretazione in generale, e vi posso garantire da maniaco di Victor Hugo che la sua interpretazione di Javert's Suicide è l'unica che mi ha trasmesso le stesse emozioni del libro; altre sue grandi interpretazioni sono "On Parole", in cui traspare tutto il suo disprezzo per i criminali, e "The Confrontation", dove finalmente Javert appare come il poliziotto temibile e irrefrenabile che è nel libro.
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Un film indimenticabile, seganto da grandi interpretazioni e musiche irchestrate magistralmente per adattarsi all'interpretazione degli attori. La scelta di registrare dal vivo ha dato al film un realismo unico, anche a discapito di performance canore non proprio eccellenti. Tutti si sono accaniti su Russell Crowe e il suo Javert, io non giudico il canto che comunque trovo molto ben fatto e curato, ma l'interpretazione in generale, e vi posso garantire da maniaco di Victor Hugo che la sua interpretazione di Javert's Suicide è l'unica che mi ha trasmesso le stesse emozioni del libro; altre sue grandi interpretazioni sono "On Parole", in cui traspare tutto il suo disprezzo per i criminali, e "The Confrontation", dove finalmente Javert appare come il poliziotto temibile e irrefrenabile che è nel libro. Degli altri attori non parlo, tutti eccellenti come hanno riconosciuto tutti. Quello che adoro di questo film è che, pur avendo una trama in alcuni punti leggermente semplificata rispetto al libro, resta fedelissimo nello spirito. Senza dubbio la miglior traspozione.
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gabriella
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martedì 30 aprile 2013
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lo scandalo della miseria
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"Finchè esisterà, per effetto delle leggi e dei costumi, una dannazione sociale che crea artificialmente, in piena civiltà, degli inferni e complica con una fatalità umana il destino che è divino; finchè i tre problemi del secolo, la degradazione dell'uomo per il proletariato, la decadenza della donna per la fame e l'atrofia del fanciullo per l'oscurità, non saranno risolti; finchè, in certe regioni, l'asfissia sociale sarà permessa; in altre parole e da un punto di vista ancora più ampio, finchè sussisteranno l'ignoranza e la miseria, i libri sul tipo di questo non saranno inutili".
Chissà se scrivendo queste parole Victor Hugo immaginava l’attualità del suo torreggiante romanzo ai giorni nostri, la crisi odierna impone delle riflessioni sulle miserie di una società che ribolle in cerca di una luce per l’avvenire, come la Parigi dell’ottocento, esplorata nei suoi meandri più segreti, nei luoghi solitari e malsani, nel suo ventre fetido che partorisce i suoi figli non solo senza un futuro, ma anche senza un presente dignitoso e degno di essere vissuto.
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"Finchè esisterà, per effetto delle leggi e dei costumi, una dannazione sociale che crea artificialmente, in piena civiltà, degli inferni e complica con una fatalità umana il destino che è divino; finchè i tre problemi del secolo, la degradazione dell'uomo per il proletariato, la decadenza della donna per la fame e l'atrofia del fanciullo per l'oscurità, non saranno risolti; finchè, in certe regioni, l'asfissia sociale sarà permessa; in altre parole e da un punto di vista ancora più ampio, finchè sussisteranno l'ignoranza e la miseria, i libri sul tipo di questo non saranno inutili".
Chissà se scrivendo queste parole Victor Hugo immaginava l’attualità del suo torreggiante romanzo ai giorni nostri, la crisi odierna impone delle riflessioni sulle miserie di una società che ribolle in cerca di una luce per l’avvenire, come la Parigi dell’ottocento, esplorata nei suoi meandri più segreti, nei luoghi solitari e malsani, nel suo ventre fetido che partorisce i suoi figli non solo senza un futuro, ma anche senza un presente dignitoso e degno di essere vissuto.
Da ciò ne scaturisce un canto, di dolore, di rabbia, di disperazione sotto un macigno di tenebre dove si fa fatica ad aprire una feritoia per intravedere la luce, è il canto accorato di Fantine e il suo sogno infranto, costretta a vendersi per sfamare la figlioletta, il canto di speranza di Jean Valjent , trasfigurato e redento in nome della giustizia divina e umana, quello di Marius e Cosette, in nome di un amore nascente, di Eponine che ama senza essere corrisposta, dei rivoluzionari, col coraggio della gioventù e l’entusiasmo di un ideale, o quello di Javert,capo della polizia, deragliato da una coscienza rettilinea, così cieca da non riuscire a intravedere la grandezza e la nobiltà dell’animo umano, capace di trasformarsi per un gesto di amore. La figura di quest’ultimo ben si adegua al contesto narrativo, anche la sua voce, da molti ritenuta non all’altezza, perché in effetti è la voce fuori dal coro, è un canto minore, il ligio uomo dei codici sempre in bilico tra una legalità da rispettare e l’abisso di un’umanità imperfetta, che si perde ma sa rialzare il capo con forza e coraggio.
Il film di Hooper è un musical denso e potente, una polveriera di emozioni che arriva dritto al cuore e lo fa sussultare di passione, di sdegno, di rabbia, di speranza e di commozione, coglie l’anima del romanzo , credo Victor Hugo avrebbe sicuramente apprezzato.
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williamd
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domenica 5 luglio 2015
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da pelle d'oca!
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Nonostante sia poco più di un neofita nel campo della regia cinematografica non è insensato definire Tom Hooper un regista geniale, che dopo la ragguardevole conduzione di “Il discorso del re” si riconferma emerito con “Les Misérables”, rappresentazione dell’omonimo musical tratto dal celeberrimo romanzo del scritto romantico Victor Hugo.
Sullo sfondo della restaurazione francese dove sono molti i cosiddetti “miserabili”, ovvero persone costrette a vivere nella più povera delle indigenze, si sviluppa la traccia del racconto che parte nel 1815 a Tolone, dove Jean Valjean viene liberato dopo 19 di lavori forzati.
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Nonostante sia poco più di un neofita nel campo della regia cinematografica non è insensato definire Tom Hooper un regista geniale, che dopo la ragguardevole conduzione di “Il discorso del re” si riconferma emerito con “Les Misérables”, rappresentazione dell’omonimo musical tratto dal celeberrimo romanzo del scritto romantico Victor Hugo.
Sullo sfondo della restaurazione francese dove sono molti i cosiddetti “miserabili”, ovvero persone costrette a vivere nella più povera delle indigenze, si sviluppa la traccia del racconto che parte nel 1815 a Tolone, dove Jean Valjean viene liberato dopo 19 di lavori forzati. Malgrado abbia ottenuto la libertà, Jean Valjean resta ancora un emarginato sociale a causa del suo passato in prigionia (cagionato in realtà per aver rubato una pagnotta), ma dopo otto anni e con una nuova identità – sotto il nome di Signor Madeleine - si ritrova sindaco e proprietario di una fabbrica.
Jean Valjean è un cuore pieno d’amore e decide di adottare la piccola Cosette, dopo la morte della madre della bambina che appena conosceva. Ma i guai cominciano quando la guardia carceraria Javert, scoprendo chi si celi dietro allo pseudonimo di Signor Madeleine, decide di dare la caccia a Jean Valjean.
Dopo anni di anonimato e di solitudine Cosette è cresciuta e si è innamorata del giovane Marius mentre però divampano i fuochi dei rivoluzionari anti monarchici…
Interamente cantato il film è davvero emozionate e coinvolgente, in alcune scene da pelle d’oca! Fantastici e degni di lode tutti gli attori; in particolare sottolineerei le superbe interpretazioni di Hugh Jackman, Eddie Redmayne e Anne Hathaway.
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filippo catani
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mercoledì 1 febbraio 2017
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bellissima e struggente trasposizione
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Jean Valjean finisce i lavori forzati dopo 19 anni di reclusione e cercherà di rifarsi una vita ma l'integerrimo ispettore Javert non gli darà tregua.
I Miserabili è un'opera meravigliosa che nel corso degli anni si è prestata a numerosissime trasposizioni grazie alla bellezza della storia e alla sua ambientazione e perchè in quest'opera troviamo speranza, ingiustizia, amore, passione politica e inflessibilità. L'epica lotta tra Javert e Valjean, lo strazio di Fantine, l'amore per Cosette e di Cosette per un giovane rivoluzionario. Ecco in questo musical c'è tutto ma soprattutto ci sono la potenza delle immagini, della musica e dei suoi straordinari interpreti e questo lo vediamo già dalla prima lunga sequenza.
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Jean Valjean finisce i lavori forzati dopo 19 anni di reclusione e cercherà di rifarsi una vita ma l'integerrimo ispettore Javert non gli darà tregua.
I Miserabili è un'opera meravigliosa che nel corso degli anni si è prestata a numerosissime trasposizioni grazie alla bellezza della storia e alla sua ambientazione e perchè in quest'opera troviamo speranza, ingiustizia, amore, passione politica e inflessibilità. L'epica lotta tra Javert e Valjean, lo strazio di Fantine, l'amore per Cosette e di Cosette per un giovane rivoluzionario. Ecco in questo musical c'è tutto ma soprattutto ci sono la potenza delle immagini, della musica e dei suoi straordinari interpreti e questo lo vediamo già dalla prima lunga sequenza. Javert/Crowe che canta in bilico su un cornicione davanti a Notre Dame e in bilico tra senso del dovere e umanità è stupendo. Certo la scena se la ruba tutta la stupenda Fantine/Hattaway che in pochi struggenti minuti regala una straziante interpretazione capace di lacerare anche i cuori più insensibili. Detto ciò una menzione va comunque a tutto il cast, ai compositori delle musiche ma anche ai meravigliosi costumi e le superbe ricostruzioni.
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renato c.
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giovedì 29 dicembre 2016
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grande music-hall
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Più che di un music-hall si tratta di un'opera un quanto è cantato al 99%; opera non lirica, ma nemmeno rock come "Jesus Christ superstar". Il romanzo di Victor Hugo non l'avevo mai letto, ricordo molto bene, però lo sceneggiato di Sandro Bolchi con Gastone Moschin e Tino Carraro. Debbo dire che, dopo il primo impatto, questo film va avanti molto bene; gradualmente si accetta il continuo cantato, e la bravura degli attori, la scenografia e l'ambientazione fanno il resto! ottimo il protagonista: Hugh Jackman ed in gamba anche Russell Crowe nel ruolo di Javert, anche se ne fa un personaggio molto meno odioso di quello interpretato da Tino Carraro! Ben ricostruite le scene di miseria con tutti quegli straccioni e l'osteria dei Thenardiér che è contemporaneamente osteria, postribolo e toilette pubblica, il tutto fatto assieme e davanti agli occhi di tutti! Da voltastomaco (nel senso che era fatta molto bene!) la sequenza delle fogne! Ma per salvare una vita si affronta di tutto! ben fatte le scene delle barricate in cui spicca in bravura il ragazzo Gavroche; notevoli le interpreti femminili anche se quella che più mi ha colpito è stata la non-protagonista Samantha Barks (da sognarsela di notte!).
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Più che di un music-hall si tratta di un'opera un quanto è cantato al 99%; opera non lirica, ma nemmeno rock come "Jesus Christ superstar". Il romanzo di Victor Hugo non l'avevo mai letto, ricordo molto bene, però lo sceneggiato di Sandro Bolchi con Gastone Moschin e Tino Carraro. Debbo dire che, dopo il primo impatto, questo film va avanti molto bene; gradualmente si accetta il continuo cantato, e la bravura degli attori, la scenografia e l'ambientazione fanno il resto! ottimo il protagonista: Hugh Jackman ed in gamba anche Russell Crowe nel ruolo di Javert, anche se ne fa un personaggio molto meno odioso di quello interpretato da Tino Carraro! Ben ricostruite le scene di miseria con tutti quegli straccioni e l'osteria dei Thenardiér che è contemporaneamente osteria, postribolo e toilette pubblica, il tutto fatto assieme e davanti agli occhi di tutti! Da voltastomaco (nel senso che era fatta molto bene!) la sequenza delle fogne! Ma per salvare una vita si affronta di tutto! ben fatte le scene delle barricate in cui spicca in bravura il ragazzo Gavroche; notevoli le interpreti femminili anche se quella che più mi ha colpito è stata la non-protagonista Samantha Barks (da sognarsela di notte!). Insomma il regista Tom Hooper ha dimostrato di come si può imbastire un magnifico spettacolo musicale attingendo ad un classico della letteratura!
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paolp78
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martedì 25 agosto 2020
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kolossal e musical al contempo
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Questa ennesima versione cinematografica del romanzo di Victor Hugo si caratterizza per essere sia un musical che un kolossal: nessuna di queste due definizioni può essere messa in discussione.
Si tratta certamente di un musical, in quanto per l'intera pellicola si assiste al susseguirsi di canzoni una dietro l'altra, intervallate da pochi secondi di parlato. Al riguardo deve dirsi che il cantato è impeccabilmente messo in scena ed altrettanto impeccabilmente eseguito, tuttavia l'opera ne risulta gravemente appesantita e seguirla dall'inizio alla fine non è cosa facile. In particolare va segnalato che le canzoni non sono state tradotte in italiano, pertanto il film è per la gran parte in lingua inglese e chi non lo conosce deve adattarsi a leggere i sottotitoli, venendo sottoposto ad uno sforzo non da poco.
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Questa ennesima versione cinematografica del romanzo di Victor Hugo si caratterizza per essere sia un musical che un kolossal: nessuna di queste due definizioni può essere messa in discussione.
Si tratta certamente di un musical, in quanto per l'intera pellicola si assiste al susseguirsi di canzoni una dietro l'altra, intervallate da pochi secondi di parlato. Al riguardo deve dirsi che il cantato è impeccabilmente messo in scena ed altrettanto impeccabilmente eseguito, tuttavia l'opera ne risulta gravemente appesantita e seguirla dall'inizio alla fine non è cosa facile. In particolare va segnalato che le canzoni non sono state tradotte in italiano, pertanto il film è per la gran parte in lingua inglese e chi non lo conosce deve adattarsi a leggere i sottotitoli, venendo sottoposto ad uno sforzo non da poco. Seguire il film nel suo evolversi diviene un'operazione non agevole, benché c'è da dire che l'opera è talmente arcinota che quasi tutti ne conoscono la trama (chi non ha letto il romanzo di Hugo, avrà almeno visto una delle precedenti versioni cinematografiche), pertanto alla fine si riesce comunque a comprenderla.
Quanto a che si tratti di un kolossal, non ci possono essere dubbi parimenti. I mezzi impiegati sono infatti giganteschi; ciò premesso deve anche dirsi che l'utilizzo fattone è straordinariamente proficuo. Costumi, trucco e scenografie sono di primissimo ordine e contribuiscono allo sbalorditivo impatto visivo, che è certamente uno dei principali punti di forza della pellicola.
Le interpretazioni sono riuscitissime; i grandi attori impiegati dimostrano doti canore insospettabili.
Hooper si conferma un regista di grande talento, qui messo in mostra in modo pieno. Molte le riprese grandiose ed esaltanti: restano particolarmente impresse quelle della scena di apertura con i forzati che tirano l'enorme nave, e quelle dell'idealizzata ed onirica scena di chiusura.
Una pecca è senz'altro costituita dalla durata della pellicola che è largamente eccessiva: benché l'opera sia eseguita in modo impeccabile, ridurne il minutaggio era indispensabile per renderla più facilmente godibile.
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