fafia61
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sabato 15 febbraio 2014
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les garcons, et guillaume, a table!
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L'equivoco si crea già nel titolo, non tanto nella traduzione italiana, valida ma un po' troppo almodovariana, quanto in quello originale,"Les garcons, et Guilllaume, a table!".
Perchè i garcons, cioè i ragazzi, cioè i fratelli di Guillaume, sono i maschi, belli, sportivi, aitanti, pieni di muscoli, mentre lui, Guillaume appunto, non lo è.
Lui, per sottrarsi a quello sfarzo di virilità , si ritrova ad idealizzare le grandi donne (la principessa Sissy, sua nonna, sua zia, ecc.),ma, più di ogni altra cosa, si trova a compiacere e a idolatrare sua madre, alla quale vuole dimostrare di essere unico.
In questa perenne ricerca, e forzatura, Guillaume prova lui a diventare donna, imitando la madre in ogni sua sfumatura, in ogni sua caratteristica; per questo motivo, la famiglia lo considera effeminato e omosessuale.
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L'equivoco si crea già nel titolo, non tanto nella traduzione italiana, valida ma un po' troppo almodovariana, quanto in quello originale,"Les garcons, et Guilllaume, a table!".
Perchè i garcons, cioè i ragazzi, cioè i fratelli di Guillaume, sono i maschi, belli, sportivi, aitanti, pieni di muscoli, mentre lui, Guillaume appunto, non lo è.
Lui, per sottrarsi a quello sfarzo di virilità , si ritrova ad idealizzare le grandi donne (la principessa Sissy, sua nonna, sua zia, ecc.),ma, più di ogni altra cosa, si trova a compiacere e a idolatrare sua madre, alla quale vuole dimostrare di essere unico.
In questa perenne ricerca, e forzatura, Guillaume prova lui a diventare donna, imitando la madre in ogni sua sfumatura, in ogni sua caratteristica; per questo motivo, la famiglia lo considera effeminato e omosessuale.
Ma. nonostante trucchi e moine, principesse e svolazzi, la sua vera natura emergerà, in una sorta di coming out al contrario, in cui la storia prenderà una piega bizzarra e imprevedibile.
Guillaume Gallienne, dopo anni ed anni di successi soprattutto teatrali, esordisce alla regia cinematografica adattando il proprio spettacolo teatrale al grande schermo, e l'esordio non poteva essere dei più felici, visti gli straordinari successi in Francia e gli enormi riconoscimenti della critica internazionale.
Il film è soprattutto la storia di un ragazzo che, attraverso peripezie e avventure a volte grottesche, cerca di riaffermare la propria eterosessualità in un luogo, in un ambiente, in una famiglia che, invece, lo aveva già ampiamente catalogato come omosessuale.
Ma 'Tutto sua madre' è anche una ricerca sulla propria identità, su tutto ciò che c'è di vago e misterioso nella nostra adolescenza, e che, spesso, ci porta a smarrimenti, inganni, disorientamenti, a trovare risposte spiazzanti e complesse a quesiti semplici.
Il film si srotola, tutto, in questa perenne ricerca, intenerendoci, divertendoci, spiazzandoci, per finire poi proprio su quel palco, dove, Guillaume, dopo scene e scene di sofferenze e di incomprensioni, senza maschera e senza più trucco, vuole l'ultimo, meritato applauso.
Mentre nello spettacolo teatrale l'attore, in una sorta di 'one man show', interpretava tutti i ruoli, qui, nel film, lascia per sè, oltre al suo ruolo, solo quello della madre.
E' proprio la madre, possessiva, ingombrante, cinica, spocchiosa, elegante, egocentrica, altezzosa, annoiata, a gettare sul figlio le sue delusioni e le sue inquietudini; ma è soprattutto la paura, forte e inequivocabile, della donna, che lui possa amare e idealizzare altre donne, a minare e scardinare tutto l'equilibrio familiare.
Era difficile, in una pellicola così delicata e contorta, così variegata e complessa, riuscire a mantenere una sorta di equilibrio e di compostezza.
Il rischio che si potesse scivolare nel grottesco, nella banalità, nella superficialità era grosso ma, salvo qualche piccolo incidente di percorso (il clistere di Diana Kruger nella clinica della Baviera si poteva, per es., evitare,così come certe forzature sui cavalli o su certe dimensioni anatomiche), il film rimane un piccolo gioiellino.
Strepitoso il finale, quando tutto, metafore e giravolte, finte e disorientamenti, si placa e si risolve, e tutto l'esito della vicenda si evidenzia su quel palco, dove il bravissimo attore, spiega e chiarisce l'ultimo enigma, l'ultimo risvolto.
Guillaume Gallienne ha fatto centro, dunque, regalandoci un'opera che è un perfetto equilibrio tra ironia e intimità, tra umorismo e riflessione, tra divertimento ed emotività.
Dispiace, quindi, che a vederla, fossimo solo in ventidue!!
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fabiofeli
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domenica 26 gennaio 2014
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recitare una parte non vuol dire essere
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Guillaume (Guillaume Gallienne) è un ragazzo particolare, raffinato e sensibile, con una smisurata ammirazione ed un incondizionato amore per la madre (personaggio interpretato dallo stesso Gallienne), pratica e schietta ai limiti della brutalità; ne imita i gesti, le posture, il tono di voce, il modo di parlare e le stesse frasi, al punto che il padre stesso (André Marcon) cade nell’equivoco. I suoi atteggiamenti generano la convinzione nei genitori, nei due fratelli e persino nella nonna (Françoise Fabian, che in un delizioso “cameo”, durante una cena di famiglia che sembra tratta da una commedia inglese di James Ivory, arriva ad apostrofarlo con l’epiteto ‘puttanella’) che Guillaume sia omosessuale, più o meno conscio.
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Guillaume (Guillaume Gallienne) è un ragazzo particolare, raffinato e sensibile, con una smisurata ammirazione ed un incondizionato amore per la madre (personaggio interpretato dallo stesso Gallienne), pratica e schietta ai limiti della brutalità; ne imita i gesti, le posture, il tono di voce, il modo di parlare e le stesse frasi, al punto che il padre stesso (André Marcon) cade nell’equivoco. I suoi atteggiamenti generano la convinzione nei genitori, nei due fratelli e persino nella nonna (Françoise Fabian, che in un delizioso “cameo”, durante una cena di famiglia che sembra tratta da una commedia inglese di James Ivory, arriva ad apostrofarlo con l’epiteto ‘puttanella’) che Guillaume sia omosessuale, più o meno conscio. La fervida immaginazione del ragazzo, impegnato a costruire la storia della principessa Sissi e della rigida Arciduchessa Sofia, corrobora l’opinione del padre. La madre lo manda in vacanza a Gibilterra, un posto squallido e di cattivo gusto alla Almodòvar, sicuramente uno dei luoghi meno belli della penisola spagnola, dove l’unica occupazione sembra sia la preparazione al ballo che si terrà al termine della vacanza. Guillaume impara benissimo a farlo dalla maestra Paqui (Nanou Garcia), con il piccolo difetto che gli vengono insegnate le movenze femminili, scatenando l’ilarità dei presenti. Non va meglio nel collegio inglese dove Guillaume studia 5 anni e rimane affascinato da uno studente che gli concede l’amicizia; e neanche al reclutamento per il servizio militare, dove lo psicologo lo riforma, consigliandolo di consultare uno psichiatra. E psichiatri ne consulta diversi, Guillaume, senza trovare realmente il bandolo della matassa, neanche in una salvifica “casa di benessere” nella Baviera. La madre lo consiglia di “accettarsi per quello che è”. Ma Guillaume, ‘dragato’ in un locale gay, non gradisce l’esperienza omosessuale, e in altra occasione viene spaventato dalla virilità dell’altro, visto simile a un cavallo. Solo quando riuscirà a liberarsi del “complesso del cavallo”, accettando la propria animalità e sessualità, potrà dedicarsi ad amare chi ha sempre realmente amato …
Gallienne, produttore del film, firma la regia e collabora alla sceneggiatura nella pellicola che lo vede (doppio) attore principale. Pur con qualche lungaggine di troppo - il brano della Baviera sarebbe tranquillamente sopprimibile - la storia, ben recitata da tutti, scorre con molti momenti divertenti che fanno anche riflettere. Saltare alle conclusioni dalle apparenze spesso è errato: si rischia di cucire addosso alle persone il vestito sbagliato, perché recitare una parte non vuol dire essere quello che la parte rappresenta.
Un film godibile.
Valutazione ***
FabioFeli
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flyanto
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mercoledì 29 gennaio 2014
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quando la figura di una madre ampiamente condizion
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Film in cui si narra della ricerca della propria identità sessuale da parte del protagonista, il quale sin dall'infanzia vive un rapporto di amore-odio con la madre, donna dal carattere e dalla personalità molto forte e poco affettiva nei confronti dei suoi familiari.
L'opera di Guillame Gallienne è la sua testimonianza autobiografica in cui egli coglie l'occasione per ripercorrere ed analizzare il difficile rapporto avuto con la propria genitrice, di cui subisce un fascino esagerato e che però sino ad un certo punto della propria esistenza gli ha sempre condizionato le scelte ed il proprio naturale orientamento sessuale.
L'intero film è strutturato come una pièce teatrale dove il protagonista (Gallienne stesso) intrattiene il pubblico con un monologo a lui rivolto dal palcoscenico.
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Film in cui si narra della ricerca della propria identità sessuale da parte del protagonista, il quale sin dall'infanzia vive un rapporto di amore-odio con la madre, donna dal carattere e dalla personalità molto forte e poco affettiva nei confronti dei suoi familiari.
L'opera di Guillame Gallienne è la sua testimonianza autobiografica in cui egli coglie l'occasione per ripercorrere ed analizzare il difficile rapporto avuto con la propria genitrice, di cui subisce un fascino esagerato e che però sino ad un certo punto della propria esistenza gli ha sempre condizionato le scelte ed il proprio naturale orientamento sessuale.
L'intero film è strutturato come una pièce teatrale dove il protagonista (Gallienne stesso) intrattiene il pubblico con un monologo a lui rivolto dal palcoscenico. Attraverso il racconto di svariati episodi della propria esistenza che vengono presentati al pubblico attraverso varie scene, il regista-attore (Guillanne sostiene entrambi i ruoli più l'interpretazione anche del personaggio femminile della madre, oltre quello di scrittore della sceneggiatura) approda piano piano alla conoscenza più approfondita di sè lasciandosi sempre di più alle spalle i dubbi e le paure che sino a quel momento lo hanno accompagnato.
In conclusione il film in generale risulta ben strutturato e soprattutto intriso di dialoghi sottilmente ironici che smorzano parecchio l'atmosfera dl disagio e di timore del protagonista per tutto ciò che lo concerne, pertanto esso è piacevole da seguire e quanto mai adatto per una novantina di minuti di svago.
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eugenio
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martedì 11 febbraio 2014
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un’originale viaggio alla scoperta del proprio io
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In tempi di crisi si sa si taglia su tutto tentando di ridurre i costi all’osso, minimizzando su location “esotiche”, evitando l’inutile dispendio di un cast stellare fine a sé stesso e soprattutto distraendo lo spettatore senza nascondere un’acidula critica nei confronti di una società sempre più incapace di comprendere il diverso (gli ultimi brucianti suicidi di giovani ritenuti dal branco “gay” suonano come un amaro monito) e di accettarlo nella sua dignità umana. Un concetto che Guillame Gallienne conosce bene e che costituisce il cuore della sua pellicola al suo esordio nello scintillante mondo cinematografico.
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In tempi di crisi si sa si taglia su tutto tentando di ridurre i costi all’osso, minimizzando su location “esotiche”, evitando l’inutile dispendio di un cast stellare fine a sé stesso e soprattutto distraendo lo spettatore senza nascondere un’acidula critica nei confronti di una società sempre più incapace di comprendere il diverso (gli ultimi brucianti suicidi di giovani ritenuti dal branco “gay” suonano come un amaro monito) e di accettarlo nella sua dignità umana. Un concetto che Guillame Gallienne conosce bene e che costituisce il cuore della sua pellicola al suo esordio nello scintillante mondo cinematografico.
L’intento del novello cineasta è di adattare la piece teatrale "Les Garçons, et Guillaume, à table” da lui stessa scritta direttamente e tratto dalla sua personale esperienza autobiografica strutturandola come un monologo recitato dall’attore che si pone di intrattenere il pubblico (noi spettatori seduti dietro lo schermo/palco) attraverso il racconto di caratteristiciepisodi della propria esistenza sostenendo contemporaneamente il ruolo di protagonista, di madre, di scrittore e di altri bizzarri personaggi immaginari partoriti dalla sua “femminea” mentalità (come le nobildonne del ‘700 concepite dalla sua mente per trovare una controparte “immaginaria” alla sua distorta sessualità).
A discapito del lignaggio di appartenenza infatti (la sua famiglia, in particolare il padre, è assai poco clemente nei confronti di personalità poco mascoline) Gallienne è attratto dall’universo femminile che ha tra i suoi degni rappresentanti la madre dal carattere molto forte ma carente d’affetti che tuttavia è venerata dal ragazzo sino al punto da divenire un idolo capace di condizionare le sue scelte e azioni e le zuccherose e melense zie incapaci di comprendere le sue reali inclinazioni.
Dall’orientamento sessuale disturbato, Tutto sua madre ripercorre e analizza la ricerca della propria identità sessuale, il rapporto di amore-odio con la madre attraverso una sceneggiatura che fa uso di continue divagazioni distraendo lo spettatore dal suo preciso obiettivo: le inesauribili sfaccettature di un’educazione sentimentale lunga quanto la vita stessa (qui riprodotta sul palco) unica ma dai cammini e scelte infinite.
Osserviamo quindi il complicato cammino verso la maturità dell’adolescente Gallienne (molto abile a quaranta anni a interpretare il ruolo dell’adolescente “omosessualmente lesbico”) fatto di esperienze estive in Europa (contrariamente ai dettami del padre che vorrebbe facesse sport come i forzuti fratelli) : l’apprendimento della sivigliana sulle note di Julio Iglesias, il tè delle cinque a Londra dove conosce e si innamora in un collegio del nuotatore Jeremy, l’esonero dal servizio militare dopo il tentato suicidio per un amore non concesso, le peregrinazioni in Baviera da artisti psichici post-moderni del massaggio, l’iscrizione al corso di nuoto e di equitazione per vincere le sue paure.
Tutto ciò sarebbe stato poco credibile senza l’utilizzo di inquadrature d’avanguardia che fanno uso di frequenti cambi di ruolo (dal palco di un teatro al lettino di uno psicologo, dal viaggio in Spagna alla danza macabra in piscina mentre il corpo affonda sempre di più …) privi di un apparente ordine cronologico e talune volte permeati da un umorismo demenziale.
Gli eventi- raccontati in maniera di flusso di coscienza con sapiente ironia senza mai inveire o giudicare la deviazione sessuale del protagonista costruiscono un inverosimile canto alla femminilità, delicato e complesso, spiazzante e dalle forza visiva a tratti dirompente. Per quanto assurde siano le “prove” di Gallienne nel disperato tentativo di affermarsi psicologicamente al di là del blocco della forma imposto dal teatro, queste si traducono in assoluta quanto semplice verità, in intima e sofferta crisi con la conoscenza più profonda verso una nuova comprensione dello stato di coscienza interiore.
Affrontare i propri fantasmi, le proprie limitatezze, sottoporsi a diverse prove che possano mettere in luce il nostro io è scelta coraggiosa e atto d’amore verso noi stessi, verso il profondo macrocosmo interiore di latente umanità che nascondiamo.
Innovativo e intelligente, delicato, privo di rabbiosa vendetta o discriminazione e mai volgare, Tutto sua madre è un film che mescola sapientemente researche con demenzialità, sesso con psicologia.
Vita ma non forma che si spezza diventando nuovamente vita. Lo aveva detto Pirandello ottant’anni fa, Gallienne lo ricorda. Grazie.
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emylio spataro
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giovedì 5 giugno 2014
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un brutto titolo per un bel film...
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"I ragazzi e Guillaume, a tavola!" sarebbe stato il titolo originale tradotto in italiano, che avrebbe rappresentato il film appieno secondo l'intento dell'autore. Ma si sa che i distributori italiani storpiano i titoli peggiorandoli a fini commerciali, e di questo volevano farne una sorta di "Il Vizietto", altro obbrobrio di titolo. [+]
"I ragazzi e Guillaume, a tavola!" sarebbe stato il titolo originale tradotto in italiano, che avrebbe rappresentato il film appieno secondo l'intento dell'autore. Ma si sa che i distributori italiani storpiano i titoli peggiorandoli a fini commerciali, e di questo volevano farne una sorta di "Il Vizietto", altro obbrobrio di titolo.
Guillaume Gallienne de La Comedie Française è un talentuoso e geniale cineasta: ha scritto, interpretato e realizzato in modo magistrale un film molto personale, forse poco condivisibile anche per chi crederebbe di potersi identificare, se non come ottimo prodotto filmico per cinefili dal palato raffinato. Una dichiarazione d'amore alle donne, come egli stesso dichiara, e verso sua madre che assiste commossa al suo spettacolo teatrale, dal quale il film parte, dipanandosi nei tortuosi percorsi labirintici della memoria in un magnifico calambourt registico, per poi concludersi sempre sul proscenio con un imprevedibile colpo di scena finale. Un "Coup de maitre", colpo da maestro, com'è stato definito tutto il film.. Chi si aspetta una storia transgender o transessuale o sul travestitismo non ne troverá gli stereotipi, seppur il protagonista interpreti anche il ruolo della madre in panni femminili, innamorandosi o credendo di innamorarsi dei ragazzi, ma senza provarne reale e carnale attrazione. Eppure Guillaume é molto femmineo in ogni sua manifestazione, con un'over-dose di presenze femminili dominanti, la "castrante" madre in primis che lo vuole "diverso" dagli altri figli maschi, passando per una nonna trasgressiva illuminata e un caleidoscopio di avviluppanti figure femminili, mentre al contrario quelle maschili sono respingenti e distanti, a cominciare dal dispotico padre. Ma non voglio raccontarvi oltre della divertente e ironica trama, andatelo comunque a vedere perché é un film godibilissimo.
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pascale marie
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sabato 8 marzo 2014
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le confidenze di guillaume
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Aspettavo questo film da quando "France 24, à l'affiche" l'ha presentato qualche mese fa e sono contentissima che sia uscito In Italia, anche se solo per 4 giorni nel cinema d'essai della mia città. Guillaume Gallienne, autore, protagonista in due ruoli principali e regista di questo film, è un attore francese straordinario per me, che avevo già notato in "Fanfan la tulipe" per quel suo sorriso simpatico e quel suo charme naturale. Guillaume interpreta se stesso e la madre, magnificamente, e dirige il film in maniera intelligente, dimostrando la sua bravura e un tocco di eleganza nel raccontarsi e mettersi in gioco apertamente e simpaticamente.
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Aspettavo questo film da quando "France 24, à l'affiche" l'ha presentato qualche mese fa e sono contentissima che sia uscito In Italia, anche se solo per 4 giorni nel cinema d'essai della mia città. Guillaume Gallienne, autore, protagonista in due ruoli principali e regista di questo film, è un attore francese straordinario per me, che avevo già notato in "Fanfan la tulipe" per quel suo sorriso simpatico e quel suo charme naturale. Guillaume interpreta se stesso e la madre, magnificamente, e dirige il film in maniera intelligente, dimostrando la sua bravura e un tocco di eleganza nel raccontarsi e mettersi in gioco apertamente e simpaticamente. In questo film, siamo praticamente a teatro, Guillaume parla direttamente al pubblico svelando e confidando retroscena familiari in maniera divertente, geniale, senza mai cadere nella volgarità, nella banalità e retorica che forse qualcuno si aspettava, anzi è sempre molto attento a raccontare ogni particolarità in un modo naturale e sincero accattivandosi la piena solidarietà del pubblico. La sala era piena anche negli altri 3 giorni di proiezione. Guillaume ama in generale tutte le donne, la principessa Sissy e la madre in cui si identifica. Ed è la madre, donna diretta, esplicita ed autoritaria a decidere, fin dall'infanzia, della sua vita, facendogli cambiare spesso il college mandandolo in diverse città Europee, e in casa gli riserva una considerazione speciale ed un trattamento diverso dai suoi fratelli. La madre da sempre, è convinta che a Guillaume piacciano i ragazzi e lui non l'ha mai voluta smentire, fino a quando incontra Amandine, bella e solare che gli fa capire e decidere finalmente della sua vita, lasciando la madre sbalordita, confusa ed incredula. Oltre ad essere un film straordinariamente svolto, interpretato e diretto, credo voglia consigliarci di non fermarci mai alle apparenze e alle facili conclusioni nel giudicare le persone. Film da vedere assolutamente.
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alexander 1986
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domenica 8 giugno 2014
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ibrido poco riuscito tra commedia e essai
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Girato, sceneggiato e interpretato da Guillaume Gallienne, attore comico forse un po' sottovalutato, 'Tutto sua madre' tratta dell'educazione sentimentale del giovane Guillaume Gallienne (aspetta un attimo, ancora lui? sì, sempre lui, si piglia anche il soggetto). Giovane delicato e ipersensibile, pare proprio una checca e così la pensano anche i suoi familiari, prima fra tutti la madre interpretata ancora da Guillaume Gallienne (sì, si prende più d'un personaggio). Solo lui non se ne rende conto. Si caccia così in un'infinità di situazioni, una più imbarazzante dell'altra, alla ricerca del proprio io e della propria collocazione sociale.
Concepito come adattamento di un'omonima pièce teatrale, 'Tutto sua madre' incarna le migliori qualità della commedia francese contemporanea, ovvero leggerezza e arie sofisticanti.
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Girato, sceneggiato e interpretato da Guillaume Gallienne, attore comico forse un po' sottovalutato, 'Tutto sua madre' tratta dell'educazione sentimentale del giovane Guillaume Gallienne (aspetta un attimo, ancora lui? sì, sempre lui, si piglia anche il soggetto). Giovane delicato e ipersensibile, pare proprio una checca e così la pensano anche i suoi familiari, prima fra tutti la madre interpretata ancora da Guillaume Gallienne (sì, si prende più d'un personaggio). Solo lui non se ne rende conto. Si caccia così in un'infinità di situazioni, una più imbarazzante dell'altra, alla ricerca del proprio io e della propria collocazione sociale.
Concepito come adattamento di un'omonima pièce teatrale, 'Tutto sua madre' incarna le migliori qualità della commedia francese contemporanea, ovvero leggerezza e arie sofisticanti. Il tuttofare Gallienne crea infatti un curioso mix tra commedia semi-demenziale e cinema d'essai, senza però sfruttare appieno il potenziale di nessuno dei due generi. Non brillante, a tratti banale, la commedia; spesso pleonastici i virtuosismi registici. A tenere su tutto è lo one-man-show tenuto da Gallienne con il suo faccino efebico e la parlantina clownesca. Troppo poco per condividere l'entusiasmo del pubblico francese per questo film.
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carbi
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giovedì 15 gennaio 2015
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esilarante viaggio alla scoperta del proprio io
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Film davvero godibile. Tra cinema e teatro, Guillaume Gallienne, regista e brillante attore protagonista che nella pellicola interpreta contemporaneamente sé stesso e la propria madre, ispirandosi al suo vissuto, ci trascina in un esilarante viaggio alla ricerca della propria identità, non solo sessuale e ci fa riflette con eccezionale leggerezza su quanto possa essere difficile trovare se stessi, confusi dalla percezione che di noi hanno le persone che amiamo e ossessionati come siamo dal dover rispondere alle aspettative di chi ci circonda.
Il film (a parte qualche forzatura come l'esperienza in Baviera) scorre meravigliosamente tra episodi divertenti e battute scoppiettanti, ma non ci esime dal porci delle domande come ogni avventura umana.
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Film davvero godibile. Tra cinema e teatro, Guillaume Gallienne, regista e brillante attore protagonista che nella pellicola interpreta contemporaneamente sé stesso e la propria madre, ispirandosi al suo vissuto, ci trascina in un esilarante viaggio alla ricerca della propria identità, non solo sessuale e ci fa riflette con eccezionale leggerezza su quanto possa essere difficile trovare se stessi, confusi dalla percezione che di noi hanno le persone che amiamo e ossessionati come siamo dal dover rispondere alle aspettative di chi ci circonda.
Il film (a parte qualche forzatura come l'esperienza in Baviera) scorre meravigliosamente tra episodi divertenti e battute scoppiettanti, ma non ci esime dal porci delle domande come ogni avventura umana.
Oltre che nella storia del protagonista, ho trovato un interessante spunto di riflessione nel capovolgimento della figura della madre, interpretata da Guillaume durante tutto il film accentuandone il lato più insofferente, dipingendo una figura a tratti sgarbata, pesante, eccessivamente schietta, ingombrante e quasi mascolina nel modo di porsi e gesticolare, ci appare descritta dal protagonista nel momento del monologo finale come una donna elegante, dotata di pudore,sicurezza e umorismo tali da ispirare nel figlio l'amore verso le donne. Così, di nuovo, viene da interrogarsi sul tema della percezione e dell'identità, viene da chiedersi chi sia veramente questa donna, così apparentemente assente e distratta quando discute con il figlio in varie scene del film, così effettivamente ed eccessivamente presente nella mente del protagonista, come una voce della coscienza, quando lui dialoga con se stesso ed ecco che la vera madre (non più interpretata da Guillaume stesso) finalmente si rivela nella penombra della platea e partecipa, con orgoglio ma in disparte all'affermazione, sul palco, dell'io del proprio figlio.
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andrejuve
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martedì 19 aprile 2016
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la crisi di identità e i pregiudizi sociali
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“Tutto sua madre” è un film del 2013 diretto da Guillaume Gallienne. Guillaume è uno sceneggiatore e attore teatrale e racconta al pubblico alcune vicende relative alla sua vita. Guillaume è un ragazzo stravagante appartenente ad una benestante famiglia francese e vive con i genitori e i suoi due fratelli. Il protagonista ha sviluppato nel corso degli anni un forte legame affettivo con la madre creando un rapporto viscerale che lo porta a idolatrarla ed ammirarla senza limiti a tal punto da cercare di emularla in tutto e per tutto. La madre è una donna altezzosa e cinica e apparentemente sembra non fornire una dimostrazione di affetto nei confronti del figlio.
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“Tutto sua madre” è un film del 2013 diretto da Guillaume Gallienne. Guillaume è uno sceneggiatore e attore teatrale e racconta al pubblico alcune vicende relative alla sua vita. Guillaume è un ragazzo stravagante appartenente ad una benestante famiglia francese e vive con i genitori e i suoi due fratelli. Il protagonista ha sviluppato nel corso degli anni un forte legame affettivo con la madre creando un rapporto viscerale che lo porta a idolatrarla ed ammirarla senza limiti a tal punto da cercare di emularla in tutto e per tutto. La madre è una donna altezzosa e cinica e apparentemente sembra non fornire una dimostrazione di affetto nei confronti del figlio. Guillaume è ossessionato dalla figura della madre ed è talmente affascinato dalla gestualità e dai modi di fare delle donne da considerarsi a sua volta una ragazza. La famiglia pensa sia omosessuale e in particolare il padre di Guillaume è spaventato dalla possibilità che i suoi sospetti possano trovare fondamento e cerca in tutti i modi di intervenire per evitare ciò che per lui costituirebbe una grande delusione. Nel frattempo Guillaume viaggia sia in Spagna che in Inghilterra innamorandosi di due ragazzi. Guillaume viene spesso deriso e denigrato e questa situazione comporta in lui grande sofferenza interiore. Le sedute presso diversi psicanalisti sembrano non avere alcun effetto. Guillaume vive una crisi di identità personale: riuscirà a ritrovare sé stesso?.
Attraverso questa commedia il regista a mio avviso effettua una critica nei confronti della società odierna costellata dalla spietatezza, dal cinismo e dalla malvagità. Questi aspetti negativi emergono soprattutto in relazione alla meschinità con la quale ognuno di noi riesce ad emarginare e a irridere coloro che vengono considerati “diversi” per qualsiasi ragione. Nello specifico la pellicola si riferisce all’omosessualità, una tematica purtroppo ancora oggi affrontata con un senso di indignazione e di timore. I giudizi sugli orientamenti sessuali sono frutto di futili e sciocche opinioni superficiali e incarnano pienamente l’ignoranza e la cattiveria dell’essere umano. A causa di questo atteggiamento si sviluppa quel senso di distacco legato a pregiudizi ancorati a concezioni e convinzioni che si tramandano tristemente da secoli. Guillaume incarna a pieno il disagio interiore dell’essere umano, il quale nel momento in cui si sente additato e soprattutto “etichettato” sia dalla società che dalla propria famiglia perde cognizione della realtà circostante sentendosi spaesato. Infatti l’orribile conseguenza è quella di perdere la propria identità autoconvincendosi che quello che pensano le altre persone corrisponda alla realtà. E’ in questi momenti che è necessario ritrovare una forza interiore che appariva perduta, reagendo attraverso la tenacia e l’autostima. Non dobbiamo dimenticarci che siamo noi stessi gli artefici del nostro destino e che non è accettabile condizionare la propria esistenza a causa dei pensieri di persone che, anche se possono apparire vicine, sono superficiali e non ci conoscono veramente. Quindi il film riesce ad effettuare efficacemente un’introspezione psicologica del protagonista che conduce inevitabilmente ad una riflessione da parte dello spettatore in relazione al fatto che bisogna vivere la propria esistenza liberamente col solo fine di impegnarsi il più possibile al fine di perseguire i rispettivi obiettivi prefissati. Ovviamente è importante ascoltare le altre persone ma è altrettanto fondamentale “selezionare” ciò che può rivelarsi davvero importante e ciò che può essere accantonato. Inoltre viene messo in evidenza come in determinati casi un eccessivo legame affettivo nei confronti di un’altra persona possa portare ad un’ammirazione smisurata ed esasperata che tende alla maniacalità, al fanatismo e alla follia. Tutti questi aspetti analizzati sono narrati con leggerezza attraverso una commedia che riesce a stupire positivamente in quanto brillante, divertente e intelligente. Il regista ha l’abilità di riuscire ad intrattenere lo spettatore all’interno di ogni singola sequenza del film non annoiandolo mai. Esilaranti sono i continui dialoghi immaginari tra Guillaume e la madre sempre presente, pur se a volte non fisicamente, all’interno della vita del protagonista. Un bel film che vede in Guillaume Gallienne, attore e regista, un eccellente e geniale interprete nei panni sia del protagonista che della madre. Un film davvero originale che consiglio di vedere.
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melvin ii
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giovedì 30 gennaio 2014
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un inno alle donne
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TUTTO SUA MADRE È un film di Guillaume Gallienne.
Con Guillaume Gallienne, André Marcon, Françoise Fabian, Nanou Garcia, Diane Kruger.
Fino ad ieri pensavamo che solo Pedrò Almodovar potesse permettersi di parlare dell’omosessualità e della “diversità” al cinema.
Ci sbagliavamo.
Guillaume Gallienne con la sua prima opera autobiografica ed acclamata dalla critica francese, ci racconta la mentalità e i costumi della borghesia parigina e ci apre una nuova prospettiva su questi temi
Guillame è un ragazzo sensibile e molto legato alla figura materna.
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TUTTO SUA MADRE È un film di Guillaume Gallienne.
Con Guillaume Gallienne, André Marcon, Françoise Fabian, Nanou Garcia, Diane Kruger.
Fino ad ieri pensavamo che solo Pedrò Almodovar potesse permettersi di parlare dell’omosessualità e della “diversità” al cinema.
Ci sbagliavamo.
Guillaume Gallienne con la sua prima opera autobiografica ed acclamata dalla critica francese, ci racconta la mentalità e i costumi della borghesia parigina e ci apre una nuova prospettiva su questi temi
Guillame è un ragazzo sensibile e molto legato alla figura materna.
La sua famiglia lo tratta come “un diverso” non riuscendo a capirne la sua vera essenza.
Lui stesso si “sente” donna in un corpo di un uomo.
Il rapporto con padre è difficile, privo di qualsiasi di comunicazione.
I fratelli lo deridono per la sua”eccentricità”.
La figura materna oscilla tra freddezza ed eccessiva protezione
Il film tratto da un monologo teatrale, ne porta i pregi e i difetti.
Guillame racconta sé stesso e il rapporto con sua madre con tratti leggeri e ironici, ma con un linguaggio e tempi poco cinematografici.
La sceneggiatura è lineare, ben scritta, scorrevole anche se i dialoghi non sono particolarmente incisivi.
Divertenti il cameo di Diane Kruger nella veste d’estetista e le scene alla visita militare.
A rendere interessante il film, è la forza espressiva del protagonista e l’abilità d’essere figlio e madre insieme.
Il film è una dichiarazione d’amore per le donne.
La sessualità è un tema delicata oggi, specie tra i giovani.
Gay, etero, bisex sono tutte etichette dateci dalla società e dalla famiglia.
Il finale bordeline non convince fino in fondo, lasciando lo spettatore perplesso
Tutto sua madre può essere utile per tutti quelli che considerano la sensibilità, una “malattia” da curare.
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