Questo docufilm ha un grande pregio che è specularmente anche il suo più grande difetto. Vincenzo Marra riesce, grazie alla carontica figura di un amministratore di condominio, a penetrare nelle case di alcune famiglie napoletane, cogliendo quell’intimità che ad un qualsiasi intervistatore, anonimo e soprattutto estraneo, sarebbe negata. Il rovescio della medaglia sta nell’asfitticità della pseudo inchiesta giornalistica o puramente documentaristica, fatta sotto mentite spoglie, che rimane limitata al vissuto quotidiano dell’amministratore, al suo monotono tran tran, tra pratiche di ufficio, giro dei cantieri e rapporti di lavoro con ditte e ragionieri, e ai rapporti personali e piuttosto formali, a dispetto delle apparenze, con i suoi vecchi condomini, con i quali finge quella classica bonomia partenopea, con il tono sempre scherzoso e con la battuta pronta, anche talvolta a sproposito, che è tipica di certa borghesia napoletana.
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Questo docufilm ha un grande pregio che è specularmente anche il suo più grande difetto. Vincenzo Marra riesce, grazie alla carontica figura di un amministratore di condominio, a penetrare nelle case di alcune famiglie napoletane, cogliendo quell’intimità che ad un qualsiasi intervistatore, anonimo e soprattutto estraneo, sarebbe negata. Il rovescio della medaglia sta nell’asfitticità della pseudo inchiesta giornalistica o puramente documentaristica, fatta sotto mentite spoglie, che rimane limitata al vissuto quotidiano dell’amministratore, al suo monotono tran tran, tra pratiche di ufficio, giro dei cantieri e rapporti di lavoro con ditte e ragionieri, e ai rapporti personali e piuttosto formali, a dispetto delle apparenze, con i suoi vecchi condomini, con i quali finge quella classica bonomia partenopea, con il tono sempre scherzoso e con la battuta pronta, anche talvolta a sproposito, che è tipica di certa borghesia napoletana. Scegliendo questa modalità di girato il pettegolezzo è in agguato ed, infatti, arriva puntuale e non inatteso, anzi sembra ricercato, come se il regista si compiacesse di mettere in mostra la pochezza della gente nel suo relazionarsi con i propri vicini. Tuttavia il risultato è scontato e a Napoli come in tutto il mondo nei palazzi ci si sopporta a stento o addirittura ci si odia. Il racconto, poi, diventa morboso e quasi imbarazzante quando l’attenzione si appunta sulla diatriba tra due anziani fratelli, in urto da anni per questioni di interesse. Un bilanciamento dei pro e dei contro del docufilm è impossibile. Alla fine, ma è solo un mio giudizio personale, anzi poco meno di una leggera reazione emotiva, lascia la sgradevole sensazione di aver, inutilmente, senza scopo, varcato la soglia di casa di alcune persone violando al contempo la sacralità della dimora e della privacy altrui, anche se con il loro consenso.
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