Stray Dogs

Un film di Tsai Ming-liang. Con Lee Kang-Sheng, Lu Yi-Ching, Yi-cheng Lee, Yi-chieh Lee, Chen Shiang-Chyi Titolo originale Jiaoyou. Drammatico, durata 138 min. - Francia, Cina 2013. MYMONETRO Stray Dogs * * * 1/2 - valutazione media: 3,54 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

LA CINA E' PIU' VICINA CON I CANI RANDAGI Valutazione 4 stelle su cinque

di MAURIDAL


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giovedì 14 novembre 2013

 LA CINA E' PIU' VICINA DI PRIMA, con il film “JIAOYOU” STRAY DOGS ( cani randagi ) di TSAI MING LIANG. Cina 2013.
Quando una realtà ci sembra così lontana dalle nostre vite , apparentemente diverse per abitudini e modi di pensare, come quella cinese , allora, seriamente corriamo il rischio, noi abitanti delle -metropoli occidentali come pure sono Napoli, Roma ,Milano, di non riconoscere la vera condizione in cui siamo immersi. Condizione urbana materiale , cioè strade ,traffico, mezzi di trasporto velocissimi o al contempo paralizzanti, tanto inquinamento di aria irrespirabile con un evidente cambiamento climatico, case di lusso nel centro città e di baracche in periferia , centri commerciali periferici accanto a discariche inquinanti. Non ci accorgiamo noi cittadini evoluti e progrediti, della desolazione dei sentimenti , del disastro dei rapporti umani e di una economia che , non solo non ha risolto in maniera accettabile la cosiddetta vivibilità , il benessere , per la maggior parte di tutti noi, ma neanche la misera sopravvivenza per la stragrande maggioranza degli altri cittadini emarginati, delle metropoli. Ecco, tutte queste poche considerazioni, non sono l'avvio di un Manifesto per una rivoluzione, ma semplicemente ciò che si vede in oltre due ore di cinematografia vera, in questo film che racconta a modo del regista Liang , della condizione umana di un giovane padre con i suoi due figli piccoli e abbandonati dalla madre. Questa figura femminile , appare solo all'inizio del film in una scena icastica dove immobile si pettina lentamente i lunghi capelli ,guardando a lungo i due figli che dormono e che poi abbandonerà. Infatti, scompare definitivamente. Il giovane padre precario della vita e del lavoro conduce con i suoi due figli piccoli un bimbo e una bambina , una vita stentata e randagia. Manco i cani, si diceva al sud con una allocuzione dialettale, riferendosi alla vita degli emarginati reietti, e in questo film,di cani randagi e affamati ne appaiono tanti,spesso  nelle zone abbandonate ai rifiuti in prossimità di zone invece sviluppate e abitate da persone dalla vita decente e operosa. Il film , nella prima parte descrittiva dei personaggi usa un linguaggio realistico , la vita randagia dei ragazzini è ben comprensibile poiché si svolge  tutta in un ipermercato dove loro praticamente vivono l'intera giornata mangiando il cibo di prova o scaduto del banco alimentare, usando i servizi igienici e tutte le strutture disponibili al pubblico come una  mensa .
Il giovane padre, lavora come cartellone pubblicitario vivente, tutto il giorno in piedi fermo all'incrocio di strade del centro ben abitato , dove il traffico è ininterrotto e rumoroso sotto una pioggia incessante, senza nessun riposo.Mantiene con le braccia in alto un cartellone con la pubblicità di case  in vendita, che lui non potrà mai acquistare.  Dunque di notte ,dorme con i figli in un ricovero di fortuna, ricavata al margine e a ridosso dell'ipermercato ,una baracca  che non ha luce , acqua e nessun arredo,  solo un materasso steso in terra nell'unica stanza ,dove dormono tutti e tre insieme. Una figura di donna, che diverrà poi importante per loro , inizia a vedersi nel supermercato,  quando nelle vesti di una responsabile del reparto alimentare , comincia a proteggere ed aiutare la bambina, che insieme al fratellino vive lì. La vediamo allora quando nei bagni comuni al personale la aiuta a lavarsi i capelli , oppure quando le passa di nascosto il cibo per sfamarla. Fin qui l'aspetto del racconto che ha quasi  la caratteristica di un cinema realistico,all'italiana,  anche se ogni particolare è narrato con grandi piani sequenza dal tempo infinito e da lunghi primi piani. In seguito  Il film acquista  però maggior interesse , per un pubblico disponibile ad accettare un genere di film assolutamente distante dal cinema americano ed europeo per il linguaggio formale che il regista Liang usa. Il racconto si sofferma sull'aspetto angoscioso ed umiliante della vita della famigliola costretta a tutte le privazioni possibili, dove il dettaglio degli occhi del volto del padre che a lungo si riempiono di lacrime,  è eloquente in tal senso. Al contempo si inserisce  nel racconto una vena surreale quando appaiono scene scollegate dal contesto ma plausibili all'interno di una visione puramente emotiva ed onirica della realtà. Un grande dipinto che rappresenta un muro ed un pavimento scalcinato si intravvede nella casa improvvisata dove dormono i tre.  Su questa immagine simbolica si sofferma lungamente lo sguardo del protagonista che così trascorre quasi immobile un tempo indefinibile inducendo lo spettatore a involontarie meditazioni. La presenza della donna del supermercato ad un certo punto diventa essenziale nella vita dei tre, tanto che sarà proprio lei a decidere di raggiungere in una notte tempestosa di pioggia, la baracca dove si unirà alla vita della piccola famiglia. Anche qui l'aspetto realistico si perde in mille rivoli tra il racconto surreale e il metafisico con lunghe sequenze sui volti e sui gesti comuni. L'aspetto di angoscia per una vita condannata alla disperazione , più che nei piccoli bambini, i quali trovano pure il modo e il tempo per il gioco e addirittura il divertimento, si evidenzia  nella figura del padre e poi anche della donna che finirà per accompagnarlo nel lungo piano sequenza finale del film in una scena da annoverare nella storia del cinema,  dove l'uomo in piedi immobile appoggia la testa sulla spalla della donna , anche lei immobile , mentre insieme indirizzano lungamente in un tempo dilatato, lo sguardo e il volto al grande murales che raffigura lo sfacelo di un muro e un pavimento, che però diventano la realtà dove sono presenti i due personaggi. Un film ai confini del cinema, dove ogni singola immagine è una opera di scultura vivente, dove la narrazione è in bilico tra sogno e realtà, dove il messaggio finale è chiaro: sia in tutti i paesi a capitalismo avanzato, nell'Occidente, che in quelli a sviluppo forzato, come la Cina , è presente una mostruosa crisi di desolazione dell'esistenza, ma anche di sopravvivenza materiale quotidiana. Allo spettatore , però dopo le oltre tre ore del film , non rimane che l'uscita sull'immagine finale del murales, meditando su una visione della cinematografia cinese del tutto inaspettata.  mauridal

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