giacomo95
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lunedì 10 settembre 2012
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benvenuti agli hunger games!
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La nazione di Panem, ovvero l'ex-America, è formata dalla città di Capitol City, a sua volta circondata da tredici distretti più poveri. Ogni anno, per essersi ribellati nel passato, ogni distretto deve inviare un ragazzo e una ragazza per partecipare agli Hunger Games, un evento nel quale i prescelti devono combattere tra di loro in un' arena, controllata da un gruppo di Strateghi, fino a quando uno solo dei partecipanti rimane vivo.
Nel dodicesimo distretto una ragazza di nome Katniss si offre volontaria al posto della sorella e, insieme a lei, viene scelto un ragazzo di nome Peeta.
Il film parte in maniera abbastanza lenta, ma non gli ci vuole molto a "carburare". Le scene che senza dubbio offrono più tensione sono quelle relative alle varie morti dei "tributi" nell'arena, filmate in maniera non troppo esplicita (in generale) ma che comunque trasmettono ciò che è loro intenzione fare.
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La nazione di Panem, ovvero l'ex-America, è formata dalla città di Capitol City, a sua volta circondata da tredici distretti più poveri. Ogni anno, per essersi ribellati nel passato, ogni distretto deve inviare un ragazzo e una ragazza per partecipare agli Hunger Games, un evento nel quale i prescelti devono combattere tra di loro in un' arena, controllata da un gruppo di Strateghi, fino a quando uno solo dei partecipanti rimane vivo.
Nel dodicesimo distretto una ragazza di nome Katniss si offre volontaria al posto della sorella e, insieme a lei, viene scelto un ragazzo di nome Peeta.
Il film parte in maniera abbastanza lenta, ma non gli ci vuole molto a "carburare". Le scene che senza dubbio offrono più tensione sono quelle relative alle varie morti dei "tributi" nell'arena, filmate in maniera non troppo esplicita (in generale) ma che comunque trasmettono ciò che è loro intenzione fare. La bella protagonista si ritrova a dover usare tutta se stessa in quel luogo selvaggio nel quale chiunque è disposto a uccidere chiunque. O quasi...
Il titolo risulta essere davvero godibile, e in particolar modo risulterà interessante notare come il finale lasci intendere di un probabilissimo seguito in arrivo.
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aschoo
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sabato 11 agosto 2012
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giudizio personale
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Ottimo film, ottima trama e il suo conseguimento. La scelta degli attori, a mio parere, è stata ottima e azzeccata: le loro espressioni e i loro naturali atteggiamenti si confondono molto bene con i personaggi interpretati. In molti film che ho visto, ci sono alcune scene stancanti e noiose che vien voglia di abbandonare la sua visione, ma in questo ogni scena mi ha tenuto incollato allo schermo non vedendo l'ora di cosa succederà. Durante la scelta casuale dei due giovani tributi mi sono detto, " tanto lo so che verranno scelti Katniss e Gale" e invece no, colpo di scena, viene fuori la sorella Katniss, che a sua volta costringe la stessa Katniss ad offrirsi volontaria e poi viene scelto Peeta che fino a quel momento nel film non si era visto e diventa il co-protagonista facendo diventare Gale una comparsa.
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Ottimo film, ottima trama e il suo conseguimento. La scelta degli attori, a mio parere, è stata ottima e azzeccata: le loro espressioni e i loro naturali atteggiamenti si confondono molto bene con i personaggi interpretati. In molti film che ho visto, ci sono alcune scene stancanti e noiose che vien voglia di abbandonare la sua visione, ma in questo ogni scena mi ha tenuto incollato allo schermo non vedendo l'ora di cosa succederà. Durante la scelta casuale dei due giovani tributi mi sono detto, " tanto lo so che verranno scelti Katniss e Gale" e invece no, colpo di scena, viene fuori la sorella Katniss, che a sua volta costringe la stessa Katniss ad offrirsi volontaria e poi viene scelto Peeta che fino a quel momento nel film non si era visto e diventa il co-protagonista facendo diventare Gale una comparsa. Questa scenza mi è parsa molto realistica e casuale e non come in molti film dove tante scene sono prevedibili e ovvie e questo mi ha sorpreso, visto che è raro trovare una cosa del genere in un film. La cosa brutta del film, secondo me, è il tema trattato : una societa post-apocalittica del futuro, dove si svolge un macabro gioco in cui degli adolescenti (appunto i tributi che ho citato prima) si devono uccidere finchè non rimane il solo vincitore. Questa cosa mi è apparsa assai strana per una società del futuro, dove secondo l'avanzata della di una civiltà dovrebbe andare verso la pace, la giustizia e di una società organizzata e protetta, mentre nel film accade esattamente il contrario, lì si torna indietro ai tempi dei Maya dove la parola tributo era comune. Comunque va bene così, quella società si può accettare come possibile realtà, e questa cosa è la cosa affascinante del film, dove quello che mi aspettavo era il solito film per giovani invece ho trovato tutt'altro.
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smilzo
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venerdì 28 dicembre 2012
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c'è molto di più di ciò che si vede
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Quello che ci si aspettava essere solo un film di azione fantascientifico si è rapidamente trasformato in un ottimo film. Mai noioso, soprattutto mai banale. Una sincera lode al regista: uno mediocre avrebbe trasformato 24 ragazzi impegnati in una sfida mortale in un bagno di sangue (si sa che oggi il sangue fa vendere di più), Gary Ross ha fatto molto di più: ha dosato bene le scene d'azione con l'approfondimento psicologico dei personaggi, ma ancor di più è riuscito a trattare diversi temi importanti a diversi livelli di profondità. In primo luogo il dilemma morale insito nell'uccidi per non essere ucciso e le disuguaglianze sociali che causano rabbia, frustrazione e rassegnazione.
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Quello che ci si aspettava essere solo un film di azione fantascientifico si è rapidamente trasformato in un ottimo film. Mai noioso, soprattutto mai banale. Una sincera lode al regista: uno mediocre avrebbe trasformato 24 ragazzi impegnati in una sfida mortale in un bagno di sangue (si sa che oggi il sangue fa vendere di più), Gary Ross ha fatto molto di più: ha dosato bene le scene d'azione con l'approfondimento psicologico dei personaggi, ma ancor di più è riuscito a trattare diversi temi importanti a diversi livelli di profondità. In primo luogo il dilemma morale insito nell'uccidi per non essere ucciso e le disuguaglianze sociali che causano rabbia, frustrazione e rassegnazione. Ma, contemporaneamente, ad un livello più profondo vengono tratteggiati i due temi principali di cui il più evidente è il controllo delle masse da parte della classe dominante (evidenziato attraverso la reductio ad absurdum del mortale reality show) con alcuni aspetti che si mettono sulle tracce del cult The Truman Show. Il secondo è, forse, una critica sociale ancora più forte: il compromesso, che non è solo estremizzato nell'arena (uccidi per non essere ucciso), ma tratteggiato nel corso di tutto il film iniziando da Gale ("se nessuno li guardasse più non esisterebbero") e continuando con i due protagonisti costretti ad abbassare la testa e sorridere ad un sistema che odiano perchè li obbliga a morire. Persino quando hanno una presa di posizione forte ("perchè dovrebbero avere un vincitore?") contro il sistema, è il sistema stesso che addiviene ad un compromesso. E gli spettatori che si aspettavano un'epica presa di posizione, una condanna a quel sistema iniquo vengono costantemente riportati alla realtà di tutti i giorni, che ci è così familiare, costretti ad abbassare la testa perchè il buon senso dice di farlo.
Molto interessante anche il personaggio di Katniss, così disperatamente alla ricerca di qualcuno da proteggere. Senza dubbio un'ottimo film, come il quale se ne vedono 5 o 6 all'anno.
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luca capaccioli
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martedì 25 giugno 2013
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molto bello!
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Diretto da Gary Ross, The Hunger Games è un film d'avventura che vede come protagonista Jennifer Lawrence nel ruolo di Katniss Everdeen. Con lo scopo di evitare che si ripresenti una rivolta da parte del popolo di ben dodici distretti contro la città principale, Capitol City, viene organizzata una sorta di sfida tra ventiquattro teenagers, due per ogni distretto, che dovranno scontrarsi perché ne resti solo uno vivo, il quale sarà ricompensato. E così, dunque, i vari partecipanti saranno costretti a dover usare ogni mezzo possibile per affrontare i vari pericoli che si celano nell'arena di scontro e poter quindi avere più probabilità di sopravvivere.
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Diretto da Gary Ross, The Hunger Games è un film d'avventura che vede come protagonista Jennifer Lawrence nel ruolo di Katniss Everdeen. Con lo scopo di evitare che si ripresenti una rivolta da parte del popolo di ben dodici distretti contro la città principale, Capitol City, viene organizzata una sorta di sfida tra ventiquattro teenagers, due per ogni distretto, che dovranno scontrarsi perché ne resti solo uno vivo, il quale sarà ricompensato. E così, dunque, i vari partecipanti saranno costretti a dover usare ogni mezzo possibile per affrontare i vari pericoli che si celano nell'arena di scontro e poter quindi avere più probabilità di sopravvivere. Un film in cui la tensione cresce mano a mano che si procede con la visione, con tanto di ottime interpretazioni da parte degli attori, in particolare nel caso di Jennifer Lawrence e Josh Hutcherson. I legami che i due personaggi pricipali hanno tra loro, inoltre, sono molto profondi e la storia ha un grande significato. Senza dubbio una trama originale che non annoia mai (due ore e venti trascorrono senza che ci si accorga), riuscendo ad attirare l'attenzione dello spettatore in modo esponenzialmente maggiore.
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sheldon wolowitz
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martedì 21 agosto 2012
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gradevole ma...
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Una gradevole distopia che scorre piacevole ma purtroppo sembra essere un'incompiuta. Il soggetto è interessante sebbene a tratti un po' banale e che ricalca il già visto, mentre la storia d'amore tra i due protagonisti appare troppo forzata e probabilmente inadatta, anche se certo considerando l'età dei protagonisti è comprensibile trovarsi di fronte ad una annacquata teen love story, sebbene per chi si appresta ad affrontare un massacro ben meglio si sarebbe sposata una maggior maturità. La sceneggiaturia hai dei vuoti che non fanno gustare appieno lo svolgersi delle vicende e man mano che si procede nel film aumentano le non-spiegazioni; probabilmente ciòè dovuto ad una presunzione di conoscenza del libro di cui il film è la trasposizione decisamente fastidiosa.
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Una gradevole distopia che scorre piacevole ma purtroppo sembra essere un'incompiuta. Il soggetto è interessante sebbene a tratti un po' banale e che ricalca il già visto, mentre la storia d'amore tra i due protagonisti appare troppo forzata e probabilmente inadatta, anche se certo considerando l'età dei protagonisti è comprensibile trovarsi di fronte ad una annacquata teen love story, sebbene per chi si appresta ad affrontare un massacro ben meglio si sarebbe sposata una maggior maturità. La sceneggiaturia hai dei vuoti che non fanno gustare appieno lo svolgersi delle vicende e man mano che si procede nel film aumentano le non-spiegazioni; probabilmente ciòè dovuto ad una presunzione di conoscenza del libro di cui il film è la trasposizione decisamente fastidiosa. Nel complesso però le più di 2 ore di film scivolano via piacevolmente senza tuttavia farci mai appassionare a fondo. Nella seconda parte della trilogia il regista dovrebbe cambiare e speriamo sia in grando di far fare il salto di qualità alla pellicola, esprimendone il potenziale, fin'ora sopito, che sembra possedere.
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liuk!
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venerdì 28 settembre 2012
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buon cinema ma scarsa realizzazione
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Paradossalmente un film di questo tipo sarebbe dovuto essere ricco di effetti speciali e povero di contenuto, invece Hunger Games è esattamente il contrario. Probabilmente il budget non era altissimo e molte scena sono "povere" (mai viste fiamme così brutte), degne del cinema indipendente o dei B-Movies. Il plot è però molto buono, con una trama interessante e una protagonista giovane ma di alto livello. Nel complesso la pellicola è interessante, non solo per i giovanissimi.
Da vedere.
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j locke
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domenica 11 novembre 2012
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la distopia intuita dai giovani
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1 stella in meno del massimo, perche il voto è piu alla storia che alla trasposizione cinematografica, e chi ha letto il libro mi ha detto che quest ultimo è meglio. per chi sa leggere i nostri tempi sta tutto lì: la casta tecnocratica, lo show e la partecipazione del pubblico-popolo consenziente, il sacrificio dell innocente per il mantenimento dell ordine sociale, che ricorda gli studi sul capro espiatorio di girard, in parte anche accettato dalle stesse vittime quale un onore perché indottrinati dalla retorica del sistema. e poi la concorrenza tra poveri a valle e l oligopolio a monte, il legislatore "buono" che fornisce ai bisognosi la cornucopia dell abbondanza. una lettura che schiarisce la mente perche passa attraverso l emotivita e non il difficile ragionamento non da tutti agevolmente comprensibile.
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1 stella in meno del massimo, perche il voto è piu alla storia che alla trasposizione cinematografica, e chi ha letto il libro mi ha detto che quest ultimo è meglio. per chi sa leggere i nostri tempi sta tutto lì: la casta tecnocratica, lo show e la partecipazione del pubblico-popolo consenziente, il sacrificio dell innocente per il mantenimento dell ordine sociale, che ricorda gli studi sul capro espiatorio di girard, in parte anche accettato dalle stesse vittime quale un onore perché indottrinati dalla retorica del sistema. e poi la concorrenza tra poveri a valle e l oligopolio a monte, il legislatore "buono" che fornisce ai bisognosi la cornucopia dell abbondanza. una lettura che schiarisce la mente perche passa attraverso l emotivita e non il difficile ragionamento non da tutti agevolmente comprensibile. non a caso amato dai giovani, la cui sensibilita percepisce la loro esclusione, bollata come la generazione perduta, mentre devono ancora cominciare, proprio da chi ha levato loro la speranza. ecco, la gestione della speranza da parte del leader è la chiave: si deve lasciare la speranza, ma non troppa. vincere e solo uno ce la fa. speranza di essere cooptati, vincenti, divenire star system; ma speranza elitaria, escludente. ricorda un po "alla ricerca della felicita" dove si percepisce la trasformazione in peius del sogno americano: una volta casa col giardinetto per ciascuno, guadagnata con l impegno ed il lavoro, sogno non collettivo ma di individualita condivise e non a somma zero, è divenuto "diventare broker", essere incluso e passare tra i "cattivi". oggi la speranza non è piu individuale ma con gli altri,bensì individuale a danno degli altri, è passare tra gli eletti (eletti in senso sinarchico e non elettorale). quindi la speranza, spiega il leader, ci deve essre, perche altrimenti sara la ribellione. ma non dev essere troppa, altrimenti ribellione egualmente sarà: non si puo lasciar credere di poter cambiare le cose, percio l eroe simbolico deve essere gestito e cooptato; al piu presto. sappiamo oggi riconoscere gli eroi? splendida opera letteraria e cinematografica, sequel sostanziale del 1984 di orwell e del mondo nuovo di huxley
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blackdragon89
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domenica 1 luglio 2012
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una trasposizione letteraria fuori dagli schemi
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L'universo distopico e post-apocalittico, in qualsiasi contesto venga inserito, è sempre stato tema di forti rappresentazioni sia di carattere antologico che cinematografico. Basti pensare ai classici "1984" e "Fahrenheit 451", perni di un genere crudo e visionario. Si tratta di un pretesto di considerevoli possibilità, che permette di trattare tematiche societarie in completa libertà e fantasia senza margine di contestazione. Ed è su questi presupposti che si basa la vicenda redatta nel 2008 da Suzanne Collins, sulla quale si traspone l'omonimo film. L'autonomia narrativa sprona l'autrice a ricreare un mondo fittizio e dai contenuti indesiderabili e tuttavia permessi trattandosi di una mera trasposizione letteraria, nella quale una capitale dai tratti visibilmente aristocratici costringe annualmente i distretti della nazione di Panem a versare un tributo come pena per una passata sedizione.
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L'universo distopico e post-apocalittico, in qualsiasi contesto venga inserito, è sempre stato tema di forti rappresentazioni sia di carattere antologico che cinematografico. Basti pensare ai classici "1984" e "Fahrenheit 451", perni di un genere crudo e visionario. Si tratta di un pretesto di considerevoli possibilità, che permette di trattare tematiche societarie in completa libertà e fantasia senza margine di contestazione. Ed è su questi presupposti che si basa la vicenda redatta nel 2008 da Suzanne Collins, sulla quale si traspone l'omonimo film. L'autonomia narrativa sprona l'autrice a ricreare un mondo fittizio e dai contenuti indesiderabili e tuttavia permessi trattandosi di una mera trasposizione letteraria, nella quale una capitale dai tratti visibilmente aristocratici costringe annualmente i distretti della nazione di Panem a versare un tributo come pena per una passata sedizione. Dodici ragazzi e dodici ragazze hanno quindi l'obbligo di dirigersi verso Capitol in occasione degli Hunger Games, una sanguinolenta prova di sopravvivenza che fa da palio ad un pudico show televisivo seguito da tutto il paese.
Svolto come un itinerario di preparazione all'evento, il film si districa in scenari puramente futuristici e di evidente stampo fantapolitico nei quali le personalità umane raggiungono l'apice estremo, aspetto ravvisabile nell'uso di un look appariscente e trasgressivo, seppur con idee originali e rinnovate introdotte senza destare fatica, come l'accostamento di ambientazioni panoramiche a quelle caotiche e metropolitane. C'è poi da dire che quando si trasporta sul grande schermo una melassa narrativa così eterogenea la probabilità che non vi siano parti di spicco è alta, a partire dalle riprese, rese caotiche e disordinate della necessità di trovare un compromesso tra le nature coesistenti nell'insieme, ovvero movimento, introspezione e descrizione.
Ad un incipit piuttosto altalenante seguono i buoni spunti ritrovati nel frangente di addestramento alla lotta dei tributi, che raggiungono il loro climax all'inizio del torneo, con un fare tuttavia deludente dovuto dal pessimo comparto sonoro, che non solo si presenta assente in molti punti essenziali, ma si presta ad essere invadente in parecchi casi.
Nonostante alcune premesse scadenti, il film possiede i suoi non pochi punti di forza; il doppiaggio rimane di qualità costante con lievi sbavature, mentre svanisce il timore di ritrovarsi sommersi da quella tipica valanga di valori e moralità dal canto fin troppo abusato da risultare di peso. D'altra parte uno degli aspetti di maggiore rilievo della realizzazione di quest'opera è l'aver accantonato la classica vena spettacolare e scenica dei film Action lasciando trasparire con più convinzione solo la crudeltà di un universo per nulla utopico. Lodevole è poi la capacità di accostare i binari sentimentali di protagonista e spettatore grazie ad un'apprensiva e condivisa attesa per il finale dei giochi; ed è proprio questa la fase forse più degna e meritevole, nonostante appaia spezzata dalla precipitosità degli eventi successivi.
Un dramma da buoni propositi mal bilanciati, "Hunger Games" è un nuovo viso del cinema giovanile, svuotato dai lati patetici e ridondanti. Commovente in certi tratti, è una meritevole trasposizione di un romanzo assurdo ma godibile e profondo quanto appassionante, adatto a dettar legge in un'encomiabile prospettiva cinematografica sebbene necessiti di una dovuta revisione.
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blackdragon89
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domenica 5 agosto 2012
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una trasposizione fuori dagli schemi convenzionali
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L'universo distopico e post-apocalittico, in qualsiasi contesto venga inserito, è sempre stato tema di forti rappresentazioni sia di carattere antologico che cinematografico. Basti pensare ai classici "1984" e "Fahrenheit 451", perni di un genere crudo e visionario. Si tratta di un pretesto di considerevoli possibilità, che permette di trattare tematiche societarie in completa libertà e fantasia senza margine di contestazione. Ed è su questi presupposti che si basa la vicenda redatta nel 2008 da Suzanne Collins, sulla quale si traspone l'omonimo film. L'autonomia narrativa sprona l'autrice a ricreare un mondo fittizio e dai contenuti indesiderabili e tuttavia permessi trattandosi di una mera trasposizione letteraria, nella quale una capitale dai tratti visibilmente aristocratici costringe annualmente i distretti della nazione di Panem a versare un tributo come pena per una passata sedizione.
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L'universo distopico e post-apocalittico, in qualsiasi contesto venga inserito, è sempre stato tema di forti rappresentazioni sia di carattere antologico che cinematografico. Basti pensare ai classici "1984" e "Fahrenheit 451", perni di un genere crudo e visionario. Si tratta di un pretesto di considerevoli possibilità, che permette di trattare tematiche societarie in completa libertà e fantasia senza margine di contestazione. Ed è su questi presupposti che si basa la vicenda redatta nel 2008 da Suzanne Collins, sulla quale si traspone l'omonimo film. L'autonomia narrativa sprona l'autrice a ricreare un mondo fittizio e dai contenuti indesiderabili e tuttavia permessi trattandosi di una mera trasposizione letteraria, nella quale una capitale dai tratti visibilmente aristocratici costringe annualmente i distretti della nazione di Panem a versare un tributo come pena per una passata sedizione. Dodici ragazzi e dodici ragazze hanno quindi l'obbligo di dirigersi verso Capitol in occasione degli Hunger Games, una sanguinolenta prova di sopravvivenza che fa da palio ad un pudico show televisivo seguito da tutto il paese.
Svolto come un itinerario di preparazione all'evento, il film si districa in scenari puramente futuristici e di evidente stampo fantapolitico nei quali le personalità umane raggiungono l'apice estremo, aspetto ravvisabile nell'uso di un look appariscente e trasgressivo, seppur con idee originali e rinnovate introdotte senza destare fatica, come l'accostamento di ambientazioni panoramiche a quelle caotiche e metropolitane. C'è poi da dire che quando si trasporta sul grande schermo una melassa narrativa così eterogenea la probabilità che non vi siano parti di spicco è alta, a partire dalle riprese, rese caotiche e disordinate della necessità di trovare un compromesso tra le nature coesistenti nell'insieme, ovvero movimento, introspezione e descrizione.
Ad un incipit piuttosto altalenante seguono i buoni spunti ritrovati nel frangente di addestramento alla lotta dei tributi, che raggiungono il loro climax all'inizio del torneo, con un fare tuttavia deludente dovuto dal pessimo comparto sonoro, che non solo si presenta assente in molti punti essenziali, ma si presta ad essere invadente in parecchi casi.
Nonostante alcune premesse scadenti, il film possiede i suoi non pochi punti di forza; il doppiaggio rimane di qualità costante con lievi sbavature, mentre svanisce il timore di ritrovarsi sommersi da quella tipica valanga di valori e moralità dal canto fin troppo abusato da risultare di peso. D'altra parte uno degli aspetti di maggiore rilievo della realizzazione di quest'opera è l'aver accantonato la classica vena spettacolare e scenica dei film Action lasciando trasparire con più convinzione solo la crudeltà di un universo per nulla utopico. Lodevole è poi la capacità di accostare i binari sentimentali di protagonista e spettatore grazie ad un'apprensiva e condivisa attesa per il finale dei giochi; ed è proprio questa la fase forse più degna e meritevole, nonostante appaia spezzata dalla precipitosità degli eventi successivi.
Un dramma da buoni propositi mal bilanciati, "Hunger Games" è un nuovo viso del cinema giovanile, svuotato dai lati patetici e ridondanti. Commovente in certi tratti, è una meritevole trasposizione di un romanzo assurdo ma godibile e profondo quanto appassionante, adatto a dettar legge in un'encomiabile prospettiva cinematografica sebbene necessiti di una dovuta revisione.
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lele911
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giovedì 9 agosto 2012
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intrattenimento ed insegnamento
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Un film di fantascienza che vede unirsi spunti del genere drammatico e di formazione. Esso, infatti, non solo vuole intrattenere lo spettatore (che, personalmente, vuole conoscere la nascita e le caratteristiche della nazione di Panem e dei suoi Hunger Games), ma anche trasmettere un sottile insegnamento ai giovani e non solo. Il tema è quello classico, ma originalmente presentato, dell'oppressione dei poveri, che vivono la giornata guadagnandosi faticosamente la sopravvivenza e dei ricchi aristocratici che abitano i livelli più alti, annegano nello sfarzo e non concepiscono la crudeltà fisica e psicologica di questi giochi mortali; sembrano piuttosto non interessarsene totalmente, tanto che i loro figli vengono allenati in vista degli stessi.
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Un film di fantascienza che vede unirsi spunti del genere drammatico e di formazione. Esso, infatti, non solo vuole intrattenere lo spettatore (che, personalmente, vuole conoscere la nascita e le caratteristiche della nazione di Panem e dei suoi Hunger Games), ma anche trasmettere un sottile insegnamento ai giovani e non solo. Il tema è quello classico, ma originalmente presentato, dell'oppressione dei poveri, che vivono la giornata guadagnandosi faticosamente la sopravvivenza e dei ricchi aristocratici che abitano i livelli più alti, annegano nello sfarzo e non concepiscono la crudeltà fisica e psicologica di questi giochi mortali; sembrano piuttosto non interessarsene totalmente, tanto che i loro figli vengono allenati in vista degli stessi. Ottimo il contrasto delle sfumature drammatiche e spente del livello dodici e quelle arcobaleno di Capitol City. L'arena richiama vagamente The Truman Show, se non che, in questo caso, i protagonisti sono consapevoli di essere sfruttati dagli sponsor con l'obbiettivo di ricavare l'audience più elevata possibile tramite l'apparenza e le storie d'amore. Un Grande Fratello dove per vincere non devi nominare nessuno e aspettare il televoto, ma puoi ucciderlo direttamente. Non è forse perfettamente adatto come film per un'uscita scolastica, ma è un ottimo spunto di riflessioni.
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