emanuela
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mercoledì 1 gennaio 2025
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evviva la terza et
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....siamo alle solite: uomini più che maturi che intrecciano storie con donne che potrebbero essere tranquillamente le loro figlie...pateticoooo!
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emanuela
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mercoledì 1 gennaio 2025
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comunque un bel film
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E siamo alle solite, uomini molto molto maturi che intrecciano storie con donne che potrebbero essere tranquillamente le loro figlie, come direbbe Verdone.....pateticoooo!
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fabrizio friuli
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giovedì 14 aprile 2022
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i tre decaduti
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Tre soggetti diversi tra di loro , Ulisse , Fulvio e Domenico, iniziano una convivenza in un appartamento poco gradevole che viene leggermente sobbalzato dalla metropolitana, e ciò avviene perché i tre personaggi decaduti sono divorziati e poi si trovano in difficoltà economiche, quindi , vivono con ciò che possono e tentano perfino di compiere un furto per provvedere al sostentamento , ed ovviamente, il piano fallisce e devono anche scontrarsi con le problematiche delle loro famiglie da cui sono divisi.
Posti in piedi in Paradiso è una commedia il cui titolo viene espresso in una scena dallo sbalorditivo attore italiano Pierfrancesco Favino , che nel film interpretata una sorta di giornalista che scrive articoli di poco conto , anche se al principio lavorarva come critico cinematografico , ed anche gli altri due personaggi , pur avendo esercitato delle professioni rilevanti, si sono inoltrati nel sentiero della decadenza , infatti , il personaggio chiamato Ulisse ( Carlo Verdone ) era un uomo che lavorava nel settore musicale, ed ora è il gestore di un negozio di vinili , mentre il terzo personaggio principale, Domenico ( Marco Giallini ) lavora nel settore immobiliare, divenuto poi una sorta di escort per le donne per ottenere qualcosa, pur continuando a lavorare , ed è lui ad ideare il piano del furto ai danni di una sua cliente, però, Ulisse e Fulvio entrano in un altro appartamento con delle maschere prese da una cartoleria ( e quella scena riesce a generare il riso , grazie alla bravura di Carlo Verdone e Pierfrancesco Favino ) .
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Tre soggetti diversi tra di loro , Ulisse , Fulvio e Domenico, iniziano una convivenza in un appartamento poco gradevole che viene leggermente sobbalzato dalla metropolitana, e ciò avviene perché i tre personaggi decaduti sono divorziati e poi si trovano in difficoltà economiche, quindi , vivono con ciò che possono e tentano perfino di compiere un furto per provvedere al sostentamento , ed ovviamente, il piano fallisce e devono anche scontrarsi con le problematiche delle loro famiglie da cui sono divisi.
Posti in piedi in Paradiso è una commedia il cui titolo viene espresso in una scena dallo sbalorditivo attore italiano Pierfrancesco Favino , che nel film interpretata una sorta di giornalista che scrive articoli di poco conto , anche se al principio lavorarva come critico cinematografico , ed anche gli altri due personaggi , pur avendo esercitato delle professioni rilevanti, si sono inoltrati nel sentiero della decadenza , infatti , il personaggio chiamato Ulisse ( Carlo Verdone ) era un uomo che lavorava nel settore musicale, ed ora è il gestore di un negozio di vinili , mentre il terzo personaggio principale, Domenico ( Marco Giallini ) lavora nel settore immobiliare, divenuto poi una sorta di escort per le donne per ottenere qualcosa, pur continuando a lavorare , ed è lui ad ideare il piano del furto ai danni di una sua cliente, però, Ulisse e Fulvio entrano in un altro appartamento con delle maschere prese da una cartoleria ( e quella scena riesce a generare il riso , grazie alla bravura di Carlo Verdone e Pierfrancesco Favino ) . Oltre ai tre attori, si presenta nel film una strampalata cardiologa che viene interpretata da Micaela Ramazzotti, ed è stata brava ad interpretare quel personaggio. Nel complesso, il film è più che soddisfacente, peccato per la parte in cui Ulisse scopre che sua figlia è incinta, e poi , nonostante la sua riluttanza iniziale , egli accetta il fatto che sua figlia e il suo fidanzato adolescente vogliano tenere il bambino , solo perché lui ha avuto la figlia a diciotto anni, ed è sbagliato approvare che degli adolescenti debbano essere dei genitori, hanno bisogno di svilupparsi ancora ( soprattutto mentalmente ). Proseguendo con l' analisi della commedia, la sceneggiatura è dello stesso Carlo Verdone , che è anche il regista del film stesso , e questo permette alla commedia di guadagnarsi l' apprezzamento . Inoltre , un ' altra scena divertente del film è quella in cui Fulvio è a cena con una giovane attrice che afferma di voler lavorare per il regista Gabriele Muccino , e in quella stessa scena , Fulvio nota un messaggio del regista italiano dove c'è scritto " Ma chi ca**o mi hai mandato ? " , evidentemente la ragazza avrà tentato un provino , ed il regista ha compreso che la giovane attrice non ha le competenze necessarie per lavorare come attrice, tuttavia, essendo una bella ragazza , lei pensa che sfruttando Fulvio , possa fare molta strada e verso la fine del film , lei stessa pianta Fulvio per farsi accompagnare da un altro pollo da spennare , ed anche quella scena ha il suo valore , sebbene non sia una scena che deve far ridere.
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enzo70
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giovedì 2 aprile 2020
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carino con buoni spunti di riflessione
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La crisi economica costringe tre uomini in crisi coniugale a convivere sotto lo stesso tetto: non sono giovani, non sono studenti universitari, anzi; ma sono tutti e tre, per ragioni diverse, uomini maturi e senza un euro: eppure vivono come dei ragazzini. La storia è semplice. La differenza la fanno i quattro protagonisti, Verdone, Giallini, Favino e la Ramazzotti che riescono a rappresentare in maniera perfetta i diversi tipi di umanità di questo strano inizio del secolo. Non è un film pensato per far ridere; e non è un film pensato per lanciare chissà quale messaggio culturale. Ma alla fine si passano due ore piacevoli per guardare dei personaggi nei quali, comunque, non è difficile riconoscersi.
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La crisi economica costringe tre uomini in crisi coniugale a convivere sotto lo stesso tetto: non sono giovani, non sono studenti universitari, anzi; ma sono tutti e tre, per ragioni diverse, uomini maturi e senza un euro: eppure vivono come dei ragazzini. La storia è semplice. La differenza la fanno i quattro protagonisti, Verdone, Giallini, Favino e la Ramazzotti che riescono a rappresentare in maniera perfetta i diversi tipi di umanità di questo strano inizio del secolo. Non è un film pensato per far ridere; e non è un film pensato per lanciare chissà quale messaggio culturale. Ma alla fine si passano due ore piacevoli per guardare dei personaggi nei quali, comunque, non è difficile riconoscersi.
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marco petrini
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mercoledì 18 marzo 2020
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da discutere
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Buon tema, gli interpeti mi sono sembrati all'altezza, il film non è disprezzabile. Mi sembra tuttavia che si poteva fare un po' meglio. Ma, insomma, gradevole!
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lucascialo
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domenica 25 novembre 2018
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tra i migliori di verdone
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Quando un regista raggiunge un certo numero di film alla collezione della propria filmografia, è assai raro che riesca a proporre una pellicola rinnovata, nella quale ritrovi la verve dei tempi migliori. Carlo Verdone, con questo lungometraggio, è riuscito nell'impresa. Dopo una serie di film buoni, ma con varie debolezze o ripetizioni. E così, in seguito al poco riuscito Grande, grosso e Verdone, e al simpatico Io, loro e Lara, mette in piede una commedia godibile dall'inizio alla fine. Senza rallentamenti o riproposizioni di vecchi sketch, ma con tre storie credibili e che ben si intersecano. Grazie anche alla scelta di due partner con cui il buon Carlo si trova a proprio agio: il già collaudato Marco Giallini e Piefrancesco Favino.
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Quando un regista raggiunge un certo numero di film alla collezione della propria filmografia, è assai raro che riesca a proporre una pellicola rinnovata, nella quale ritrovi la verve dei tempi migliori. Carlo Verdone, con questo lungometraggio, è riuscito nell'impresa. Dopo una serie di film buoni, ma con varie debolezze o ripetizioni. E così, in seguito al poco riuscito Grande, grosso e Verdone, e al simpatico Io, loro e Lara, mette in piede una commedia godibile dall'inizio alla fine. Senza rallentamenti o riproposizioni di vecchi sketch, ma con tre storie credibili e che ben si intersecano. Grazie anche alla scelta di due partner con cui il buon Carlo si trova a proprio agio: il già collaudato Marco Giallini e Piefrancesco Favino. A cui Verdone cuce addosso dei personaggi molto adatti. Il primo veste i panni di Domenico, responsabile di una agenzia immobiliare dalla vita privata disastrata, con due famiglie che lo detestano e il vizio del gioco. Il secondo di Fulvio, critico cinematografico degradato a corrispondente di gossip dopo aver avuto un rapporto epistolare con la moglie del direttore. Mentre Verdone è un ex discografico finito in rovina a causa del fallimento della casa discografica inglese per cui collaborava e per un disco con l'ex moglie rivelatosi un flop. Ora si ritrova a gestire un negozio di vinili, ma con scarso successo. I tre finiscono per condividere le proprie disgrazie andando a vivere insieme. Ma la convivenza si rivelerà un disastro, in quanto finiranno per sommare le loro rispettive disgrazie. A ciò poi si aggiunge una cardiologa altrettanto messa male, interpretata da Micaela Ramazzotti, sempre brava e tremendamente bella. Il risultato è un film divertente, con vari momenti esilaranti ma anche d riflessione. Il finale, comunque, lascia intendere che, malgrado tutto, niente è perduto. Neanche l'ispirazione del regista romano.
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rob8
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sabato 28 luglio 2018
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una prova minore
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Una prova minore, che pur recando diversi momenti godibili all’insegna della miglior commedia, rimane incerta nella direzione narrativa: l’ambizione di trattare la condizione dei padri separati in un quadro sostanzialmente comico determina diverse forzature nella costruzione dei personaggi. Così che prevale spesso la macchietta, soprattutto nella prima parte del film; che risulta comunque la più riuscita.
Quando infatti il film vira verso lo scioglimento della vicenda, essa assume toni agrodolci non del tutto coerenti con le premesse e lascia in finale la sensazione di un’opera complessivamente irrisolta, confusa tra il serio e il faceto.
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Una prova minore, che pur recando diversi momenti godibili all’insegna della miglior commedia, rimane incerta nella direzione narrativa: l’ambizione di trattare la condizione dei padri separati in un quadro sostanzialmente comico determina diverse forzature nella costruzione dei personaggi. Così che prevale spesso la macchietta, soprattutto nella prima parte del film; che risulta comunque la più riuscita.
Quando infatti il film vira verso lo scioglimento della vicenda, essa assume toni agrodolci non del tutto coerenti con le premesse e lascia in finale la sensazione di un’opera complessivamente irrisolta, confusa tra il serio e il faceto.
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great steven
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lunedì 25 luglio 2016
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discreti personaggi, ma rimasticature nella storia
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POSTI IN PIEDI IN PARADISO (IT, 2012) diretto da CARLO VERDONE. Interpretato da CARLO VERDONE, PIERFRANCESCO FAVINO, MARCO GIALLINI, MICAELA RAMAZZOTTI, DIANE FLERI
Ulisse è un ex produttore discografico di successo costretto a campare con uno scalcinato negozio di vinili del quale occupa anche una malandata stanza come camera da letto e bagno. Fulvio è uno stimato critico cinematografico declassato a scrivere di gossip dopo aver impalmato la moglie del capo. Domenico è un ex ricco imprenditore col vizio delle scommesse, ridotto a fare l’agente immobiliare per via delle sfortunate puntate al gioco. Tutti e tre hanno alle spalle una vita famigliare e sentimentale alquanto travagliata: il primo ha divorziato dalla moglie cantante quando ha capito che non poteva sfondare nel mondo della musica, e la donna s’è portata via la figlia in Francia, paese natale della madre; il secondo, dopo la scappatella extraconiugale, si è separato dalla moglie, afflitta da una depressione post-partum dopo la nascita della loro pargoletta; il terzo ha un numero imprecisato di figli sparsi qua e là e avuti dopo aver sedotto un sacco di donne con cui ha formato altrettante famiglie vaganti, e paga a malapena gli alimenti integrando gli introiti incerti con fuggevoli rapporti con ricche signore anziane e sole.
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POSTI IN PIEDI IN PARADISO (IT, 2012) diretto da CARLO VERDONE. Interpretato da CARLO VERDONE, PIERFRANCESCO FAVINO, MARCO GIALLINI, MICAELA RAMAZZOTTI, DIANE FLERI
Ulisse è un ex produttore discografico di successo costretto a campare con uno scalcinato negozio di vinili del quale occupa anche una malandata stanza come camera da letto e bagno. Fulvio è uno stimato critico cinematografico declassato a scrivere di gossip dopo aver impalmato la moglie del capo. Domenico è un ex ricco imprenditore col vizio delle scommesse, ridotto a fare l’agente immobiliare per via delle sfortunate puntate al gioco. Tutti e tre hanno alle spalle una vita famigliare e sentimentale alquanto travagliata: il primo ha divorziato dalla moglie cantante quando ha capito che non poteva sfondare nel mondo della musica, e la donna s’è portata via la figlia in Francia, paese natale della madre; il secondo, dopo la scappatella extraconiugale, si è separato dalla moglie, afflitta da una depressione post-partum dopo la nascita della loro pargoletta; il terzo ha un numero imprecisato di figli sparsi qua e là e avuti dopo aver sedotto un sacco di donne con cui ha formato altrettante famiglie vaganti, e paga a malapena gli alimenti integrando gli introiti incerti con fuggevoli rapporti con ricche signore anziane e sole. Progettano di vivere insieme in un malmesso appartamento della periferia romana, con frigorifero non funzionante, acqua corrente e luce elettrica mancanti e metropolitana che passa sotto il pavimento. Nella loro vita entra la cardiologa psicolabile Gloria, anch’ella affettivamente distrutta e desiderosa di rimontare in sella. I tre mariti sfigati e tormentati e la dottoressa emotiva, fra sbagli, ricadute, eccessi e rivincite, riusciranno comunque a riprendere in mano la propria vita e a conquistarsi quantomeno un posto in piedi in Paradiso. Quello che appare subito chiaro è l’amore di Verdone, onnipresente e sempre e comunque controverso, per i suoi personaggi: aveva detto lui stesso, prima dell’uscita del film nelle sale, che ci teneva tantissimo a trattare il tema delicato e interessante dei mariti italiani separati e delle traversie che devono affrontare pur di non smarrire inutilmente la dignità in un qualsivoglia esperimento di rivalsa. Ma l’errore non sta propriamente in questo: più che altro, il regista getta acqua sul bagnato. In tutti i sensi: il suo attaccamento alle tematiche che, bene o male, rientrano immancabilmente nella cornice della commedia drammatica che ormai porta, affisso su sé stessa, il marchio del cineasta romano, è ormai divenuto fastidioso, e lo porta a sfornare quasi solo rimasticature. Strano, o quasi, perché il materiale per imbastire quantomeno un film capace di sano divertimento e caricature interessanti, c’era: bravi attori, una sceneggiatura neanche troppo banale (scritta con Maruska Albertazzi e l’inseparabile Pasquale Plastino), musiche accattivanti (composte da Gaetano Curreri, leader degli Stadio, e l’ex tastierista del gruppo Fabio Liberatori, entrambi amicissimi del regista) ed emozioni pronte a zompare su spettatori che, purtroppo, rimangono, se non annoiati, tuttavia delusi. Il suo insito discorso generazionale non è in sé per sé sbagliato, specialmente quando insiste sul fatto che i figli di questi genitori inetti, pasticcioni ed egoisti non possono che crescere male e senza ideali proprio per la mancanza di modelli adeguati, ma l’ossessionante ricerca di una morale, la retorica felicemente incancellabile dei sentimenti e un buonismo imperante, fanno sfortunatamente perdere un punteggio considerevole al risultato finale. Ciò che ne esce è un filmetto stilisticamente diligente, ma povero di contenuti significativi e poggiante solamente sulla simpatia dei suoi interpreti. I quali ci mettono comunque un impegno ammirevole e disegnano dei personaggi che, al di là dei limiti e del ritmo del copione, non risultano biasimevoli: il discografico di Verdone (ma quando la smetterà di ritagliarsi sempre il ruolo del protagonista, alla faccia dei colleghi Roman Polanski e George Clooney?) non si allontana troppo dal solito perdente desideroso di riscatto a cui il regista ha abituato il pubblico, ma la sua primigenia passione per la musica rock d’altri tempi e l’amore non contraffatto per la figlia, rimasta incinta di un coetaneo, meritano attenzione; lo scrittore di cinema dell’occhialuto Favino (nei ruoli comici, sempre meno reattivo e preparato che in quelli seri) strappa qualche gustosa risata, in particolare quando incontra la rattristata e desolata consorte e quando impalma in un lampo la giovincella aspirante attrice; il lazzarone seduttore e fedifrago di Giallini (ottima mimica facciale e recitazione sfacciatamente sopra alle righe) è tutto sommato un mascalzone adorabile; infine, il personaggio della Ramazzotti ne mette in risalto l’ingenua femminilità e un senso comico di piacevole naturalezza. Peccato, però, che l’indecisione del tono decisivo della pellicola, troppo ipertesa fra il patetico e il grottesco, l’ironia e il pathos, l’autocommiserazione e il riscatto, non giovi affatto alla resa finale. Ma è una costante, nel repertorio di Verdone, e certamente non gli si può negare, almeno dal 1987 (anno di Io e mia sorella) in poi, di aver raffigurato, molto più che con semplice decenza, uno spaccato di Italia che combatte e annaspa per risalire la china, popolato di uomini e donne, ma soprattutto uomini, accomunati dalla meschinità, dall’autolesionismo, dalla furfanteria e anche dalla speranza nel futuro. A pensarci bene, non è roba da poco.
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dandy
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mercoledì 6 gennaio 2016
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una generazione di miserabili.
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Dopo il modesto"Io ,loro e Lara"(di certo è meno riuscito di questo)Verdone racconta i sogni falliti e i tentativi patetici della sua generazione di sopravvivere in un presente sempre più impietoso(da cui l'ossessiva nostalgia passatista del suo personaggio).I tre protagonisti incarnano tre caratteri tipici dell'italiano medio odierno:il rassegnato che cerca di conservare un pò di dignità(Ulisse),il frustrato docile che però non esita a approfittare bassamente delle proprie conoscenze salvo poi essere liquidato al minimo problema(Fulvio)e lo sfrontato pronto anche a vendere se stesso pur di restare a galla(Domenico).E la meschinità che emerge come scusa per chi si ritrova a vivere la crisi sulla propria pelle(spesso come in questo caso per errori commessi volutamente)non è smorzata come potrebbe sembrare a prima vista.
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Dopo il modesto"Io ,loro e Lara"(di certo è meno riuscito di questo)Verdone racconta i sogni falliti e i tentativi patetici della sua generazione di sopravvivere in un presente sempre più impietoso(da cui l'ossessiva nostalgia passatista del suo personaggio).I tre protagonisti incarnano tre caratteri tipici dell'italiano medio odierno:il rassegnato che cerca di conservare un pò di dignità(Ulisse),il frustrato docile che però non esita a approfittare bassamente delle proprie conoscenze salvo poi essere liquidato al minimo problema(Fulvio)e lo sfrontato pronto anche a vendere se stesso pur di restare a galla(Domenico).E la meschinità che emerge come scusa per chi si ritrova a vivere la crisi sulla propria pelle(spesso come in questo caso per errori commessi volutamente)non è smorzata come potrebbe sembrare a prima vista.Ma se cast e divertimento non fanno una grinza(l'"episiodio di Muccino" e il tentato furto sono spassosi)il rapporto tra Ulisse e Gloria finisce alla solita maniera ed poco approfondito,e il finale riconciliante è un errore che Verdone aveva già commesso con "Ma che colpa abbiamo noi".Anche le varie citazioni(Welles,Pasolini,De Sica;Frak Zappa,Jim morrison e rimandi alle sciatte fiction nostrane)sono più simpatiche che utili.Non è al livello di "Compagni di scuola" ma non merita di certo stroncature impietose e totali come alcune di quelle qui sotto.Per me se c'è qualcosa di veramente stonato è la Vodafone come sponsor,che appare pure nei titoli di testa(Verdone non è esattamente sconosciuto,che bisogno ha di testimonial simili?Colpa della crisi?).
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dario
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lunedì 2 novembre 2015
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stiracchiato
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Il film non funziona per via del soggetto senza sangue. E' un sentito dire, sulla crisi attuale, tradotto in modo grottesco e assai poco credibile, persino irritante per certe esagerazioni e assurdità. Se la cava Giallini, gli altri così così. Il peggiore è Verdone che on si stanca di ripetere il suo personaggio, ormai impolverato. Regia tuttavia accettabile.
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