critichetti
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lunedì 9 giugno 2014
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fedele,ma non collodiano
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Allora:cominciamo dalle cose buone del film:è molto più fedele a quello della Disney al romanzo di Collodi,anche se vi aggiunge delle parti prese proprio dal film disneyano,però è realizzato con una trama che non tralascia quasi nessun episodio (anche se non può dirsi all'altezza del film di Giuliano Cenci "Un burattino di nome Pinocchio).Ma se le scelte iniziali erano buone,quello che non regge è il resto:cominciamo dai disegni:sono disegni che spesso risultano fastidiosi:il gatto e la volpe sono resi veramente male.Poi,quasi a fare da filtro tra una scena e l'altra,a volte ci sono dei disegni che sembrano quasi schizzi fatti con gli acquerelli (già vista la stessa tecnica in "La gabbianella e il gatto",anch'esso film di D'Alò) che non sono brutti da vedere,solo non c'entrano molto con la situazione.
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Allora:cominciamo dalle cose buone del film:è molto più fedele a quello della Disney al romanzo di Collodi,anche se vi aggiunge delle parti prese proprio dal film disneyano,però è realizzato con una trama che non tralascia quasi nessun episodio (anche se non può dirsi all'altezza del film di Giuliano Cenci "Un burattino di nome Pinocchio).Ma se le scelte iniziali erano buone,quello che non regge è il resto:cominciamo dai disegni:sono disegni che spesso risultano fastidiosi:il gatto e la volpe sono resi veramente male.Poi,quasi a fare da filtro tra una scena e l'altra,a volte ci sono dei disegni che sembrano quasi schizzi fatti con gli acquerelli (già vista la stessa tecnica in "La gabbianella e il gatto",anch'esso film di D'Alò) che non sono brutti da vedere,solo non c'entrano molto con la situazione.Le canzoni poi personalmente le ho trovate anche abbastanza fastidiose,ma riconosco che ad un bambino potrebbero piacere.Nota di merito e demerito allo stesso tempo al doppiaggio:è curato bene ed è fatto anche da grandissimi doppiatori.veri mostri sacri del doppiaggio (Possiamo trovare Mino Caprio e Carlo Valli,giusto per citare i più conosciuti),però molti sono usati male.Ad esempio:perchè mettere il 33enne all'epoca Ruffini a doppiare Lucignolo che stando al libro dovrebbe avere circa l'età di Pinocchio,doppiato dal giovanissimo Gabriele Caprio?E perchè scegliere di disegnare una bambina per la fata Turchina (cosa che comunque va abbastanza bene:nel libro viene chiamata "bambina dai capelli turchini",anche se poi si dice che è una fata che ha più di 1000 anni,ma è un dettaglio)ma poi farla doppiare da una all'epoca 19enne?E' come se avessero fatto doppiare Geppetto da Raul Bova!Per quel che riguarda la trama ho solo un paio di cose che mi hanno dato fastidio:prima di tutto tutta la parte dell'omino di burro e tutto ciò che vi è annesso: innanzitutto egli arriva a caricare i bambini guidando una barca,ovviamente non trainata da asini,cosa che fa perdere l'angoscia che Collodi voleva creare nel far pensare al lettore che quegli asinelli maltratti prima erano bambini;poi il Paese dei balocchi in versione discoteca mi lascia perplesso.Ma la cosa peggiore è la trasformazione in asini CAPACI DI STARE SU DUE ZAMPE.Così si rende la cosa quasi divertente (ho visto questo film all'oratorio con dei bambini,alcuni dei quali in questa scena hanno riso),quando invece dovrebbe angosciare.La seconda parte che non mi è molto piaciuta è il finale:a parte che Pinocchio diventato bambino vero ha il volto almeno di un 15enne,non certo di un bambino,ma poi:perchè Geppetto resta un vecchio con la sciatica?Almeno nel film della Disney non si vedeva la vita migliorata di Pinocchio e del suo babbo perchè il Grillo parlante se ne andava subito dopo la trasformazione di Pinocchio in bambino vero,qui perchè lasciano il povero Geppetto ancora vecchio bacucco?Questo film aveva delle ottime premesse,ma poi ha preso la strada sbagliata.Sicuramente non raggiunge i bassi livelli di "Bentornato Pinocchio",però è ancora un film sul burattino più famoso del mondo che riesce a soddisfare solo i piccoli e i grandi che non hanno letto il romanzo.Davvero:che peccato.
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anne bonny
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domenica 9 marzo 2014
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pinocchio torna al cinema
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Sei anni di lavoro sono occorsi ad Enzo d'Alò per realizzare il suo Pinocchio, un omaggio al genio di Collodi ma anche al suo babbo babbino. Sin dalle prime immagini, è evidente che il regista ha ritrovato il tocco magico già visto in La gabbianella e il gatto e sin dai primi frammenti si materializza davanti agli occhi dello spettatore, amante di cinema e arte, quello che è un piccolo capolavoro del disegno artigianale: senza effetti speciali o stereoscopia, d'Alò riesce nell'impresa di coniugare disegno bidimensionale e tripli assi cartesiani.
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Sei anni di lavoro sono occorsi ad Enzo d'Alò per realizzare il suo Pinocchio, un omaggio al genio di Collodi ma anche al suo babbo babbino. Sin dalle prime immagini, è evidente che il regista ha ritrovato il tocco magico già visto in La gabbianella e il gatto e sin dai primi frammenti si materializza davanti agli occhi dello spettatore, amante di cinema e arte, quello che è un piccolo capolavoro del disegno artigianale: senza effetti speciali o stereoscopia, d'Alò riesce nell'impresa di coniugare disegno bidimensionale e tripli assi cartesiani. Sullo sfondo di quadri pittorici in cui è possibile scorgere il tratto della matita e delle sue sfumature di colore, luci e ombre, chiaroscuri e pennellate di estro creativo, si muovono personaggi che sembrano fuori uscire dallo schermo e prendere per mano coloro che si lasciano immergere in un mondo dove la realtà viene messa da parte per lasciare spazio al potere dell'immaginazione, della poesia e della fantasia. Poco importa se le proporzioni non sono rispettate: personaggi e ambientazioni di Lorenzo Mattotti fanno passare in secondo piano le piccole imperfezioni, rendendole invisibili.
Rispetto alla versione Disney, piccolo gioiello che però snaturava la fiaba di Collodi americanizzandola e perdendo di vista la psicologia del burattino di legno, d'Alò condensa in poco più di 80 minuti tutti gli episodi cruciali prendendosi qualche piccola licenza narrativa. Ed è così che ad esempio la Fata Turchina smette di essere adulta e ritorna bambina, coetanea di Pinocchio, e acquista credibilità: niente bacchette magiche ma solo la forza dell'amore incondizionato ed esente da egoismo muovono i suoi "incantesimi" e una chioma lucente che riacquista il colore a cui deve il nome.
La sequenza di apertura, realizzata in tonalità di grigio, è perfetta nel descrivere la malinconia che prova Geppetto, falegname ormai rimasto solo al mondo, di fronte al ricordo dell'acquilone giallo e rosso di quel bambino che è stato e che costantemente gli tiene compagnia. Basta però poco per essere dopo proiettati in un universo cromatico che prende vita attraverso colori accesi e capaci di illuminare lo schermo: il pregio principale del Pinocchio di d'Alò è quello di non incupire mai l'atmosfera in cui il racconto si dispiega, anche le situazioni più pericolose vengono sdrammatizzate dalla presenza di personaggi che con le loro battute o i loro buffi movimenti riescono a far mettere da parte tensione e paura non preoccupando i bambini che accorreranno in sala.
Non meno importante è il rispetto per ogni fascia di potenziale pubblico: adulti e meno adulti troveranno messaggi e contenuti da metabolizzare che vengono trasmessi attraverso l'azione e mai con intento pedagogico. Pinocchio ama il suo Geppetto come Geppetto ama il suo Pinocchio: entrambi sono disposti a dar la vita - non solo in senso metaforico - l'uno per l'altro, a costo di sfidare le acque delmare agitate dal libeccio, il ventre di una balena o due gendarmi. Piccolo, dispettoso, bugiardo e impertinente, Pinocchio sa come volersi far bene e lo dimostrano le apprensioni che per lui ha l'amico Grillo parlante, le emozioni che suscita in Mangiafoco o la complicità del cane poliziotto.
La colonna sonora del compianto Lucio Dalla riserva parecchie sorprese. Misto di rock popolare contaminato da hip hop, charleston, r&b e assoli di clarinetto, conta sul sostegno delle voci di Nada, Leda Battisti e Marco Alemanno, oltre che su due pezzi cantati da Dalla stesso, tra cui la straordinaria canzone sui titoli di coda. Perfette le voci del doppiaggio, con grande merito di Gabriele Caprio di non aver reso leziosa la voce del burattino. Ottima l'accoppiata Maurizio Micheli e Maricla Affatato (per chi non lo sapesse, è la moglie del regista) come Gatto e Volpe mentre Rocco Papaleo e Paolo Ruffini si limitano a eseguire il loro compito senza particolari guizzi. Voto: 8
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linus2k
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venerdì 25 ottobre 2013
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c'era una volta un babbo...
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Accostarsi a "Pinocchio" di Collodi è più che un rischio, ormai è un vero e proprio azzardo.
Raccontato in tutte le salse, declinato in ogni situazione, modificato, celebrato, ironizzato, Pinocchio è uno dei personaggi più celebrati nella Storia del cinema.
Dalla versione "tirolese" e forse troppo modificata della Disney, alla serie di Comencini, al deludente film di Roberto Benigni, non mancano certo punti di riferimento.
In tutti i casi la storia originale è stata modificata, trasformata, riletta.
Anche Enzo d'Alò, celebre regista di "Momo", "La freccia azzurra", "La gabbianella ed il gatto", nel suo ultimo lungometraggio d'animazione, confrontandosi con la fiaba più importante italiana, non si sottrae da una sua visione, rivedendo e rileggendo momenti e personaggi.
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Accostarsi a "Pinocchio" di Collodi è più che un rischio, ormai è un vero e proprio azzardo.
Raccontato in tutte le salse, declinato in ogni situazione, modificato, celebrato, ironizzato, Pinocchio è uno dei personaggi più celebrati nella Storia del cinema.
Dalla versione "tirolese" e forse troppo modificata della Disney, alla serie di Comencini, al deludente film di Roberto Benigni, non mancano certo punti di riferimento.
In tutti i casi la storia originale è stata modificata, trasformata, riletta.
Anche Enzo d'Alò, celebre regista di "Momo", "La freccia azzurra", "La gabbianella ed il gatto", nel suo ultimo lungometraggio d'animazione, confrontandosi con la fiaba più importante italiana, non si sottrae da una sua visione, rivedendo e rileggendo momenti e personaggi.
Aiutato dal suo tratto inconfondibile tratto, in un paesaggio finalmente chiaramente toscano, riferendosi spesso alla storia dell'arte, come nel Paese dei Barbagianni, o ricorrendo alla psichedelia anni '70 per raccontare il Paese dei Balocchi, il regista ci regala un piccolo gioiellino.
Ad impreziosire ulteriormente il film è la voce di Lucio Dalla e la sua musica, uno degli ultimi regali che il Maestro ci ha fatto prima di morire. Doppiando il pescatore verde, scrivendo le musiche meravigliosamente retrò, cantando la sigla finale insieme a Marco Alemanni, Lucio racchiude un bel quadro in una splendida cornice.
Dalle interviste emerge come quest'opera, a lungo pensata, accantonata, ripresa, abbia preso la sua forma definitiva dopo la morte del padre del regista, episodio questo che emerge subito nella rianalisi del personaggio di Geppetto che va a recuperare il suo sogno da bambino di volare.
Una sequenza leggera, in bianco e nero, di pura poesia, apre il film con un ricordo dell'infanzia del babbo di Pinocchio da bambino, un volo d'aquilone lungo un'esistenza, che accompagna sogni ed aspirazioni e termina nella realizzazione di Pinocchio. Ed alla fine la distanza tra padre e figlio si annulla fino a vedere Pinocchio stesso che scarabocchia un lungo naso sulla foto del babbo bambino..
Il rapporto tra babbo e figlio diventa quasi centrale, incentrando su questo duo i momenti più delicati, poetici e sicuramente malinconici. E' nella ricerca di Geppetto, nel ritrovo, nell'affetto di Pinocchio, in quel viaggio in cui il figlio sostiene fisicamente il padre anziano che non sa nuotare che si legge un commosso e dolcissimo omaggio al padre del regista, e spesso non riuscendo a trattenere le lacrime.
Questa centralità probabilmente va a rendere meno efficace forse la morale classica di Pinocchio, o forse è solo mitigata.
Il percorso morale di Pinocchio è sicuramente meno punitivo, lo sguardo sul personaggio e sui suoi errori più mite, persino distratto a volte e l'acquisizione della maturità e la libertà dal legno del burattino si esplica nel prendersi cura del babbo.
Il senso di dovere dell'adulto, le lezioni morali sono appena accennate, quasi lasciate indietro rispetto alla leggera fantasia dell'infanzia, quella leggerezza che fa volare l'aquilone di un Geppetto bambino e che rimane nel sogno del Geppetto adulto e continua nel piccolo Pinocchio, e che rimane dentro tutti e come canta Dalla alla fine del film:
"Anche da sveglio io sogno, non importa se sono di legno, perché grande è la mia fantasia"
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eugenio
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sabato 6 luglio 2013
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una degna rappresentazione del classico collodiano
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C'era una volta. - un Re! - diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno...
Così inizia uno dei più famosi quanto immortali capolavori della nostra infanzia che ci ha aperto ad un mondo fantastico, di balocchi, di fate turchine, di sogni che diventano realtà. Pinocchio: chi non conosce la sua storia? Chi non è rimasto affascinato nella lettura del classico collodiano per eccellenza e dalla trasposizione animata che ne fece la Walt Disney negli anni ’40 dove veniva ritratto un Pinocchio “alla tirolese”? Avventurarsi in un film di Pinocchio è pericoloso e lo dimostra il fatto che in sessant’anni solo tre pellicole in tema sono uscite: il già citato Walt Disney, la versione di Comencini (del medesimo periodo) e quella del pestifero Benigni nel 2002.
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C'era una volta. - un Re! - diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno...
Così inizia uno dei più famosi quanto immortali capolavori della nostra infanzia che ci ha aperto ad un mondo fantastico, di balocchi, di fate turchine, di sogni che diventano realtà. Pinocchio: chi non conosce la sua storia? Chi non è rimasto affascinato nella lettura del classico collodiano per eccellenza e dalla trasposizione animata che ne fece la Walt Disney negli anni ’40 dove veniva ritratto un Pinocchio “alla tirolese”? Avventurarsi in un film di Pinocchio è pericoloso e lo dimostra il fatto che in sessant’anni solo tre pellicole in tema sono uscite: il già citato Walt Disney, la versione di Comencini (del medesimo periodo) e quella del pestifero Benigni nel 2002.
Enzo D’Alo’ aveva in mente questa idea da tempo ma non riusciva a identificare e proporre un modo personale di intendere il classico di Collodi; quando poi Benigni nel 2002 ne propose la sua versione, D’Alo’ (che aveva ultimato i dettagli della produzione) si “ritirò” quasi timorosamente non sentendosi ancora pronto. Dalla visione del Pinocchio di Benigni, il regista napoletano rielaborò i concetti essenziali,rilesse più e più volte la versione originale ma introdusse anche aspetti poco conosciuti (l’infanzia di Geppetto, il suo carattere determinato e sognatore, la rivisitazione della figura della Fata Turchina di cui il burattino si innamora dichiarando di volerla sposare) e soprattutto contestualizzando l’avventura del burattino in un ambiente geografico ben definito fatto di colli e declivi, di sconfinate pianure cui si oppongono cittadine con portali e chiese medioevali baroccheggianti. Il paesaggio della campagna senese realizzato con cura attenta dei particolari e con uno stile inconfondibile frutto del connubio con l’illustratore Lorenzo Mattotti non possono lasciare indifferenti lo spettatore che, sin dalle prime inquadrature, capisce di essere dinanzi a un prodotto fresco e degno di nota, a un’esplosione di fantasia e di colori che a tratti rendono le bugie di Pinocchio ancora più visionarie e intriganti.
Così, quello che di primo acchito potrebbe essere inteso come deja-vu , nel film d’animazione di D’Alo’ diviene divertissment di buona fattura ed eccellente livello grafico con musiche azzeccate e ben accordate composte per l’occasione dal grande Lucio Dalla (sigh) alla sua ultima realizzazione che nella figura del Pescatore verde fornirà un interessante cammeo in sala doppiaggio mai come in questa occasione in gran galà. Partecipazioni di attori come Maurizio Micheli (Gatto), Pino Quartullo (carabiniere), Rocco Papaleo (un Mangiafoco sotto tono) ed eccellenti doppiatori tra i quali figura la coppia padre-figlio (anche nella vita reale) Caprio, Carlo Valli (Grillo), Giorgio Lopez (Alidoro), rendono il nuovo film d’animazione molto curato dal punto di vista artistico. Per una volta tanto, onore al doppiaggio che non risente dell’incapacità al sync, delicata nei film d’animazione e che in alcune precedenti pellicole americane (vedi Ortone e il mondo dei chi, Le avventure del topino Desperaux) era quasi costante.
La trama ripercorre aspetti noti della storia di Pinocchio, si presenta innovativa pur non nascondendo cenni di venatura classica che la rendono fedele all’originale: dopo l’infanzia di Geppetto, viene mostrata “la genesi” del burattino, il suo maldestro tentativo di andare a scuola e di recarsi invece al teatrino di Mangiafoco, l’incontro con il Gatto e la Volpe (femnina? doppiata per l’occasione da una convincente Affatato,moglie di D’Alo’), il furto delle monete d’oro, l’arresto, la fuga, l’incontro con Lucignolo, il paese dei Balocchi, la mitica pancia della balena col ritrovo dell’adorato Geppetto, la fuga e la trasformazione a bambino. E’ un Pinocchio,quello di D’Alo’ specchio delle nostre esistenze spensierate, maldestre, combina guai, indolenti ma con spirito sacrificio permeate da una venata spensieratezza di fondo. Un piacere per grandi e piccini, un film che l’eterno “bambino” Lucio ha contaminato con sapienti musiche. L’estro della fantasia ha poi reso il resto più facile.
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giorg99
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lunedì 1 luglio 2013
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doppiaggio
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Perfette le voci del doppiaggio, con grande merito di Gabriele Caprio di non aver reso leziosa la voce del burattino. Ottima l'accoppiata Maurizio Micheli e Maricla Affatato (per chi non lo sapesse, è la moglie del regista) come Gatto e Volpe mentre Rocco Papaleo e Paolo Ruffini si limitano a eseguire il loro compito senza particolari guizzi.
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giorg99
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lunedì 1 aprile 2013
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il ritorno di una favola
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Il registra d' animazione Enzo D' Alò (divenuto famoso grazie a "La gabbianella e il gatto") ritorna al cinema con "Pinocchio" tratto dal romanzo di Collodi "Le avventure di Pinocchio storia di un burattino". Per vincere la solitudine il falegname Geppetto costruisce un burattino che chiama Pinocchio e come per magia prende vita. Pinocchio vivrà molte avventure e incontrerà molta gente, MangiaFuoco, il gatto e la volpe e la fata Turchina che non si presenta come una figura materna ma come una amica coetanea di Pinocchio, dove in fondo il burattino se ne innamora. L' animazione è discreta, il film è molto colorato e le musiche di Lucio Dalla sono molto belle, soprattutto il testo è fedele alla storia di Collodi al contrario del Pinocchio Disney che Wallt aveva modificato perdendo di vista la psicologia del burattino.
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Il registra d' animazione Enzo D' Alò (divenuto famoso grazie a "La gabbianella e il gatto") ritorna al cinema con "Pinocchio" tratto dal romanzo di Collodi "Le avventure di Pinocchio storia di un burattino". Per vincere la solitudine il falegname Geppetto costruisce un burattino che chiama Pinocchio e come per magia prende vita. Pinocchio vivrà molte avventure e incontrerà molta gente, MangiaFuoco, il gatto e la volpe e la fata Turchina che non si presenta come una figura materna ma come una amica coetanea di Pinocchio, dove in fondo il burattino se ne innamora. L' animazione è discreta, il film è molto colorato e le musiche di Lucio Dalla sono molto belle, soprattutto il testo è fedele alla storia di Collodi al contrario del Pinocchio Disney che Wallt aveva modificato perdendo di vista la psicologia del burattino. Il romanzo di Collodi rappresenta l' italia di ieri e di oggi dove le sfortune e le furbizie sono raccontate con quell' ironia che non conosce il lieto fine. Pinocchio è e rimarrà per sempre una delle più belle favole della storia e non verrà mai dimenticata per la sua semplicità. Lo consiglio a tutti soprattutto ai bambini perchè possano amare Collodi e questa bella favola.
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imma venturo
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domenica 24 febbraio 2013
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lo stupore di una bambina ................
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ero un po scettica senza dubbio pinocchio è un classico,pensavo al solito,ed invece son rimasta piacevolmente sorpresa,è come se fosse una rivisitazione aggiornata,di facile comprensione,che tiene il morale alzato,è stato bravo D'Alò,i colori,la scenografia e vogliamo parlare della musica,il grande Lucio Dalla anche qst volta nn si è smentito,lo stupore c è stato nel vedere al mio fianco una bambina di appena due anni..............che guardava con stupore .......................in linea di massima lo consiglierei
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renato volpone
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domenica 24 febbraio 2013
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colori e musica
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Un Pinocchio quello di D'Alò che, pur restando fedele alla favola di Collodi, ci porta in un mondo colorato che ricorda le favole di Gianni Rodari o "Rio Bo" e le "finestre di Borgo Tramontano" di Palazzeschi. Paesaggi tratti dalla campagna toscana con meravigliose pennellate pastello e personaggi di un mondo fantastico, ma reali come immagini di una società che ama giocare nel "mondo dei balocchi". Pinocchio è una favola terrorizzante per bambini birichini, ma illuminante per adulti che in fondo non cresceranno mai, ed è sempre attuale in ogni tempo e in ogni Paese. Il buon Geppetto ha dato forma ad un legno parlante per riempire il suo mondo d'amore, come noi dovremmo riempircene il cuore e, come Pinocchio, non lasciare che gli inganni di facili scorciatoie ci portino lontano dal vivere saggio e retto.
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Un Pinocchio quello di D'Alò che, pur restando fedele alla favola di Collodi, ci porta in un mondo colorato che ricorda le favole di Gianni Rodari o "Rio Bo" e le "finestre di Borgo Tramontano" di Palazzeschi. Paesaggi tratti dalla campagna toscana con meravigliose pennellate pastello e personaggi di un mondo fantastico, ma reali come immagini di una società che ama giocare nel "mondo dei balocchi". Pinocchio è una favola terrorizzante per bambini birichini, ma illuminante per adulti che in fondo non cresceranno mai, ed è sempre attuale in ogni tempo e in ogni Paese. Il buon Geppetto ha dato forma ad un legno parlante per riempire il suo mondo d'amore, come noi dovremmo riempircene il cuore e, come Pinocchio, non lasciare che gli inganni di facili scorciatoie ci portino lontano dal vivere saggio e retto. Solo la Fata Turchina è un incanto di bambina, ma solo un incanto, che svanisce col diventare grandi. Il film è, oltre a questo, un esercizio di stile nelle musiche, che seguono il ritmo del racconto lasciandosi andare a tratti a voluttuose sonorità, e nei disegni. Questi ultimi vanno ammirati nei minimi particolari: ogni frammento è un quadro che colpisce lo sguardo e la fantasia, riporta ad immagini scolpite nella memoria, quelle di un tenero declivio alberato sotto la luce del sole, quello di un ridente paese sulla collina, quello del mare, del cielo, la luna e le stelle. La storia è un pretesto per correre da un disegno all'altro e inondarci gli occhi di colore.
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[+] ok
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ermusto
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venerdì 22 febbraio 2013
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i tortellini di bologna
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IERI SERA IO E MIO MARITO ABBIAMO PORTATO PER LA 1° VOLTA NOSTRO FIGLIO DI 4 ANNI AL CINEMA PER VEDERE PINOCCHIO.
IL BURATTINO E' DA SEMPRE IL GIOCO PREFERITO DI NOSTRO FIGLIO,PERTANTO COME NON ANDARLO A VEDERE AL CINEMA.?
NUOVO NEL SUO GENERE MA NON BANALE .GLI ELEMENTI CI SONO TUTTI .LE MUSICHE MERAVIGLIOSE IN RICORDO AD UN GRAN LUCIO DALLA.
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IERI SERA IO E MIO MARITO ABBIAMO PORTATO PER LA 1° VOLTA NOSTRO FIGLIO DI 4 ANNI AL CINEMA PER VEDERE PINOCCHIO.
IL BURATTINO E' DA SEMPRE IL GIOCO PREFERITO DI NOSTRO FIGLIO,PERTANTO COME NON ANDARLO A VEDERE AL CINEMA.?
NUOVO NEL SUO GENERE MA NON BANALE .GLI ELEMENTI CI SONO TUTTI .LE MUSICHE MERAVIGLIOSE IN RICORDO AD UN GRAN LUCIO DALLA.
DA ADULTI LEGGERE " IL GAMBERO ROSSO" FA SORRIDERE COSI' COME SENTIR PARLAR DEI TORTELLINI DI BOLOGNA.
E NON IN ULTIMO VEDERE LA VOLPE E SENTIRE LA VOCE DI UN A DONNA O IL PARRUCCHINO DI GEPPETTO.GRAZIE PER AVERCI REGALATO UNA SERATA IN RICORDO DELL'INFANZIA ANCHE A NOI GENITORI.
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