renato volpone
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giovedì 10 gennaio 2013
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hyde park on hudson
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Siamo negli anni della grande depressione, la guerra è alle porte, l'Inghilterra ha un nuovo Re, giovane e balbuziente, gli Stati Uniti hanno un Presidente poliomielitico. Il film ci racconta dell'incontro dei reali inglesi con il Presidente americano nella sua tenuta sull'Hudson. Ci parla della parte intima di quell'incontro, delle relazioni e interazioni personali. Ci svela segreti di alcova, tradimenti e libertinaggio, ma tutto con fare poetico circondato da una aurea di pacifica serenità. A raccontarci le vicende di questo incontro e del picnic a base di hot dog è Daisy cugina del Presidente Franklin Delano Roosevelt che lo accompagnerà nella sua attività politica e che alla sua morte a 100 anni lascerà sotto il letto lettere e scritti che sono alla base di questa storia e dei suoi segreti svelati.
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Siamo negli anni della grande depressione, la guerra è alle porte, l'Inghilterra ha un nuovo Re, giovane e balbuziente, gli Stati Uniti hanno un Presidente poliomielitico. Il film ci racconta dell'incontro dei reali inglesi con il Presidente americano nella sua tenuta sull'Hudson. Ci parla della parte intima di quell'incontro, delle relazioni e interazioni personali. Ci svela segreti di alcova, tradimenti e libertinaggio, ma tutto con fare poetico circondato da una aurea di pacifica serenità. A raccontarci le vicende di questo incontro e del picnic a base di hot dog è Daisy cugina del Presidente Franklin Delano Roosevelt che lo accompagnerà nella sua attività politica e che alla sua morte a 100 anni lascerà sotto il letto lettere e scritti che sono alla base di questa storia e dei suoi segreti svelati. Il regista spolvera i personaggi della loro regale veste e li umanizza offrendo al pubblico il lato umano più semplicistico e di disagio, i loro difetti e le loro paure. Ci racconta di re Giorgio VI e della sua consorte come se fossero dei collegiali in vacanza, del Presidente Roosevelt e della sua corte come di una vecchia e dissoluta famiglia americana. Le musiche ricercate e un po' troppo alte rispetto ad una conversazione pacata, e quest'ultima molto, forse troppo, inglese, rendono lento e pesante lo svolgersi della storia anche se ad un certo punto il racconto prende ritmo e regala sferzate di affettuoso cinismo. Purtroppo non decolla mai completamente. Non si capisce, infine, il perché del cambio del titolo nella versione italiana utilizzando comunque una frase inglese.
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(di antonio montefalcone)
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melania
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giovedì 10 gennaio 2013
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mah!
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appena appena sufficiente,si salva solo un po' di garbo nei personaggi e qualche paesaggio,per il resto c'è poco,anzi pochissimo.
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goldy
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giovedì 10 gennaio 2013
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modesto
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Si poteva fare di più. Cattura per il mondo rappresentato, la grazia delle situazioni, il buon gusto degli abiti, ma poco altro resta. Si può anche non vedere.
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