queenbeelw
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domenica 30 settembre 2012
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la sociopatia da un punto di vista privilegiato
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Ottima interpretazione di Luis Tosar, ti induce quasi a stare dalla sua parte, nel suo spietato piano di togliere il sorriso altrui, essendo lui incapace di sorridere e di essere felice. A tratti fa quasi tenerezza, subito dopo riesce a turbarti con la sua manipolazione diabolica. Tensione alle stelle e finale inaspettato. Lo adoreranno gli amanti degli psycho triller!
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gianleo67
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giovedì 13 settembre 2012
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la malintesa banalità del male
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Grigio e ombroso portiere di uno stabile si occulta nottetempo sotto il letto di una giovane e bella inquilina, che provvede a narcotizzare, con lo scopo di sconvolgerne metodicamente la gaia e solare esistenza,insinuando in lei il seme oscuro e invisibile dell'infelicità. La improvvisa ed inaspettata visita del fidanzato di lei sconvolgono ed accelerano i suoi malsani propositi. Thriller psicologico in precario equilibrio tra i pungoli smussati di una artificiosa critica sociale e le velleitarie ambizioni di una riflessione metaforica sulla banalità del male. Il film del non più esordiente Balaguerò ([REC]) sembra subito scoprire le carte in tavola (sovvertendo la regola aurea del genere) attraverso una dichiarazione d'intenti palese quanto scontata dove il reo ed il suo crimine sono concessi allo spettatore sin dall'incipit e senza alcuna ambiguità ma sottendendo la potenzialità (alfine svilita) del meccanismo narrativo di proporci un percorso conoscitivo sulle oscure trame che attraversano la psicologia contorta del suo mesto protagonista.
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Grigio e ombroso portiere di uno stabile si occulta nottetempo sotto il letto di una giovane e bella inquilina, che provvede a narcotizzare, con lo scopo di sconvolgerne metodicamente la gaia e solare esistenza,insinuando in lei il seme oscuro e invisibile dell'infelicità. La improvvisa ed inaspettata visita del fidanzato di lei sconvolgono ed accelerano i suoi malsani propositi. Thriller psicologico in precario equilibrio tra i pungoli smussati di una artificiosa critica sociale e le velleitarie ambizioni di una riflessione metaforica sulla banalità del male. Il film del non più esordiente Balaguerò ([REC]) sembra subito scoprire le carte in tavola (sovvertendo la regola aurea del genere) attraverso una dichiarazione d'intenti palese quanto scontata dove il reo ed il suo crimine sono concessi allo spettatore sin dall'incipit e senza alcuna ambiguità ma sottendendo la potenzialità (alfine svilita) del meccanismo narrativo di proporci un percorso conoscitivo sulle oscure trame che attraversano la psicologia contorta del suo mesto protagonista. Per la verità (ed è questo il neo più evidente dell'operazione) l'autore indugia confusamente tra la ricerca fuorviante di una motivazione oggettiva (le confessioni del portiere al capezzale della madre malata) e la manifestazione sconcertante (e sconcertata) della sua inconsistenza . Non si ha il coraggio,insomma, di affrontare con radicalismo il tema della banalità del male; si abbozza un relativismo etico (il comportamento patologico del portiere, la crudeltà venale della piccola ricattatrice, le vessazioni sproporzionate del vetusto amministratore) alla ricerca di una improbabile motivazione alla gratuità delle cattiverie che si infliggono agli altri (pensiamo al compiacimento ipocrita del protagonista nello svilire la condizione umana della signora Verónica prospettandogli un presente di irreversibile senilità). Improbabile più a livello stilistico che tematico comunque, non affronta adeguatamente la materia trattata, rifuggendo da un lato gli aspetti più retrivi del 'grand guignol' (pensiamo al rigore di 'Harry, pioggia di sangue') e dall'altro quelli più alti del surrealismo o del grottesco (Bunuel docet): operazione di inverosimiglianza che si appiattisce sugli aspetti più banali del genere thriller senza riformarlo veramente. Rattrista un pò la concessione del contributo statale ad operazioni di tal fatta. Eccellente comunque la caratterizzazione sinistra che Luis Tosar fornisce al suo psicotico e lucido portiere. Finale non proprio a sorpresa. Si consiglia comunque la visione...di ciò che si cela sotto il letto prima di andare a dormire.
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(di francesco2)
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mauro2067
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venerdì 31 agosto 2012
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un film sul male
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Credo che in questo film ci sia la vera incarnazione del Male. Cosa è in fondo il Male se non l'antitesi del Bene e quindi della felicità. Il protagonista non può provare felicità, è un Lucifero precipitato negli Inferi a cui è stato negato il dono del Paradiso, cioè essere felice, godere della gioie della vita. Ed allora si vendica, nessuno lo deve essere e si prodiga in questo con tutte le armi che ha fino all'omicidio: non si ferma neanche davanti all'innocenza della giovinezza, una bambina che non capisce chi ha davanti e scambia tutto per gioco e per questo perderà la sua innocenza conoscendo la paura e la fine dell'innocenza.
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Credo che in questo film ci sia la vera incarnazione del Male. Cosa è in fondo il Male se non l'antitesi del Bene e quindi della felicità. Il protagonista non può provare felicità, è un Lucifero precipitato negli Inferi a cui è stato negato il dono del Paradiso, cioè essere felice, godere della gioie della vita. Ed allora si vendica, nessuno lo deve essere e si prodiga in questo con tutte le armi che ha fino all'omicidio: non si ferma neanche davanti all'innocenza della giovinezza, una bambina che non capisce chi ha davanti e scambia tutto per gioco e per questo perderà la sua innocenza conoscendo la paura e la fine dell'innocenza. Ma la genialità del film è che il Male vince creando la vita. Bello anche il gioco di parole nel titolo, bed = letto bad = cattivo, momento cattivo riferendosi alla sfortuna procurata di Clara che gli rovina la vita con il momento del letto o come da titolo originale mentre dormi. Chi da piccolo non ha avuto il terrore di quello che si poteva nascondere sotto il letto, e cosa c'è di più terrificante del mostro che esce da sotto il luogo dove abbandoniamo le nostre difese ?
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critico italiano
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domenica 26 agosto 2012
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horror: quando il vero spaventa
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Che dire: come al solito le masse temono la buona pellicola. Purtroppo di veri intenditori dell'horror ce ne sono sempre di meno, e leggendo i commenti su questa pellicola, ora ne ho la conferma.
Impossibile dire che questo film è brutto. Buone le scene, ottima la sceneggiatura e la grafica coerente con le pretese del film. La trama è senz'altro horror se non di più. Sicuramente ci vuole una certa maturità per apprezzarne i contenuti. Un criminale finalmente degno dell'attenzione dello spettatore. La cattiveria e la dolcezza di Cesar si mescolano formando un miscuglio senza precedenti, portando lo spettatore prima a tifare per lui, poi ad odiarlo, a schifarlo dall'alluce alla punta del capello più lungo.
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Che dire: come al solito le masse temono la buona pellicola. Purtroppo di veri intenditori dell'horror ce ne sono sempre di meno, e leggendo i commenti su questa pellicola, ora ne ho la conferma.
Impossibile dire che questo film è brutto. Buone le scene, ottima la sceneggiatura e la grafica coerente con le pretese del film. La trama è senz'altro horror se non di più. Sicuramente ci vuole una certa maturità per apprezzarne i contenuti. Un criminale finalmente degno dell'attenzione dello spettatore. La cattiveria e la dolcezza di Cesar si mescolano formando un miscuglio senza precedenti, portando lo spettatore prima a tifare per lui, poi ad odiarlo, a schifarlo dall'alluce alla punta del capello più lungo.
Migliore scena: difficile da dire, ma non si può di certo ignorare la maestria di Cesar a girare e rigirare la frittata la prima volta che incontra il fidanzato di Clara e nel non farsi scoprire, e anche in altre occasioni che ora mi sfuggono.
Peggior scena: un pò ridicolo detto così, ma non ho apprezzato l'inizio-fine, ossia che all'inizio del film venga mostrata una delle scene finali del film, e che influenza lo spettatore a circa metà film.
Grafica: buon film non solo per la trama e il resto, ma soprattutto perchè non dipende affatto dalla grafica. La grafica degli anni '30 è sufficiente se non più efficace.
Giudizio finale: quattro stelle ben meritate. Per poter vedere il film e apprezzarlo sono necessari dei prerequisiti. Uno di questi è una certa esperienza nell'horror e una certa maturità. Inutile girarci attorno: ovvio che chi non apprezza la pellicola o è troppo moralista o troppo immaturo.
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ciccio383
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mercoledì 22 agosto 2012
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un film che non merita di essere visto
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La storia di questo psicopatico che gode nel far soffrire le altre persone non convince assolutamente, io non sono un critico ma vado spesso al cinema e raramente mi capita di aver voglia di alzarmi ed andarmene, odio il modo nel quale il regista ha impostato la storia portando quasi lo spettatore a "tifare" per il portiere, inoltre il trailer è ingannevole perché da l'idea di un film pieno di suspense e colpi di scena, mentre in realtà il film è noioso e anche piuttosto scontato nel finale, sconsiglio vivamente la visione di questa pellicola.
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alessandro di fiore
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mercoledì 22 agosto 2012
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un horror per adulti
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Cosa fa più paura in un film dell’orrore? Dipende. Per esempio dipende dagli occhi di chi lo guarda. Se sono gli occhi di un adolescente i virtuosismi degli effetti speciali capaci di dare corpo a creature mostruose suscitano di norma senso di angoscia e di panico. Se sono gli occhi di un adulto, di un adulto navigato agli orrori della vita reale, quelle creature mostruose rappresentano semmai una fuga facile e ingenua dalla vera mostruosità che a volte si nasconde abilmente dietro l’ apparente e rassicurante routine dell’uomo di strada, del coinquilino, del portiere di un condominio oppure addirittura di noi stessi. Già, di noi stessi. Negli occhi dell’adulto il mostro fa paura quando non si vede, oppure, peggio, quando lo si vede tutti i giorni guardandosi nello specchio, quando lo si vede in se stessi, nella propria vita infelice senza senso e senza scopo che va gradatamente acquisendo senso e scopo nel distruggere per rivalsa la sfacciata ed esibita felicità altrui.
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Cosa fa più paura in un film dell’orrore? Dipende. Per esempio dipende dagli occhi di chi lo guarda. Se sono gli occhi di un adolescente i virtuosismi degli effetti speciali capaci di dare corpo a creature mostruose suscitano di norma senso di angoscia e di panico. Se sono gli occhi di un adulto, di un adulto navigato agli orrori della vita reale, quelle creature mostruose rappresentano semmai una fuga facile e ingenua dalla vera mostruosità che a volte si nasconde abilmente dietro l’ apparente e rassicurante routine dell’uomo di strada, del coinquilino, del portiere di un condominio oppure addirittura di noi stessi. Già, di noi stessi. Negli occhi dell’adulto il mostro fa paura quando non si vede, oppure, peggio, quando lo si vede tutti i giorni guardandosi nello specchio, quando lo si vede in se stessi, nella propria vita infelice senza senso e senza scopo che va gradatamente acquisendo senso e scopo nel distruggere per rivalsa la sfacciata ed esibita felicità altrui.
La prima sequenza del film dell’ottimo Balaguerò ci descrive la routine del risveglio che si ripete tutte le mattine, risveglio accompagnato da gesti quasi meccanici per quanto siano abituali, e che potrebbero appartenere ad ognuno di noi. Poi lo spettatore è invitato a comprendere l’antefatto di quei gesti, sicché la riproposta sequenza del risveglio, che in sé dovrebbe rafforzare l’idea della routine, alla luce dell’antefatto ormai svelato rappresenta l’esibizione dell’orrore. E’ questo il pregio principale (ma non l’unico) di una sceneggiatura rigorosamente adatta ad un pubblico adulto. Sì, questo “Bed time” può essere definito un horror per adulti, perché solo chi ha vissuto per lungo tempo la quotidianità può scorgerne le insidie. E solo chi può scorgere le mostruose insidie della quotidianità può comprendere quanto una mente folle possa nel contempo essere lucida.
E’ la lucida e folle mente del protagonista, l’ottimo Luis Tosar che impersona l’annoiato e abitudinario portiere di un condominio, il quale solo condividendo la propria infelicità riuscirà a sfuggire al suicidio. Non c’è bisogno di effetti speciali per costruire il mostro, anzi la mostruosità risiede proprio nella circostanza che essa non ha bisogno di artifici, identificandosi alla perfezione nella psiche di un uomo.
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ciuchi90
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sabato 18 agosto 2012
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sono un'amante del cinema e mi e' capitato a volte che il film non mi piaceva assai ma questa e' la prima volta che ho desiderato uscire prima della fine...la storia e' ripetitiva,insignificante e ti lascia un senso di vuoto...un film come dire... inutile
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enigammi
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sabato 18 agosto 2012
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non penso...
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...non credo che la redazione scelga per ogni singolo film quali recensioni mettere, c'è sicuramente qualche meccanismo automatico per cui vengono scelte certe recensioni piuttosto che altre (probabilmente vengono mandati fuori i commenti più votati)
altrimenti la redazione avrebbe un lavoro non certo da ridere. non credo che abbiano abbastanza gente e abbastanza tempo.
e poi abbia pazienza: questo film ad alcuni piace. a me è piaciuto parecchio.
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enigammi
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sabato 18 agosto 2012
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il vero orrore è nel titolo italiano
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va bene, il titolo spagnolo non è eccezionale.
ma perché peggiorarlo con un ridicolo gioco di parole? che senso ha prendere il titolo spagnolo, non tradurlo, e inventarne uno in inglese? tra l'altro se il titolo riecheggia un altro film, sarebbe anche una questione di correttezza
ora io augurerei vivamente ai traduttori che ingiuriano in tal modo i film di diventare vittime di césar...
a parte questo: bel film. curatissime le luci, le inquadrature, le atmosfere, i tempi.
buoni gli interpreti: azzeccatissimo tosar, che ha il volto e la mimica giusta per il personaggio, ed ottimi anche i vicini, molto ben caratterizzati.
ottima anche la scelta di intervallare il lato morboso del sadismo di césar con cattiverie più quotidiane, e umane, ai danni di vicini irritanti - e tutto sommato quasi si condividono i sentimenti e le reazioni di césar, la cui crudeltà, a volte portata a spasso dagli eventi, si sviluppa e cresce in modo estremamente naturale, quasi fatalistico.
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va bene, il titolo spagnolo non è eccezionale.
ma perché peggiorarlo con un ridicolo gioco di parole? che senso ha prendere il titolo spagnolo, non tradurlo, e inventarne uno in inglese? tra l'altro se il titolo riecheggia un altro film, sarebbe anche una questione di correttezza
ora io augurerei vivamente ai traduttori che ingiuriano in tal modo i film di diventare vittime di césar...
a parte questo: bel film. curatissime le luci, le inquadrature, le atmosfere, i tempi.
buoni gli interpreti: azzeccatissimo tosar, che ha il volto e la mimica giusta per il personaggio, ed ottimi anche i vicini, molto ben caratterizzati.
ottima anche la scelta di intervallare il lato morboso del sadismo di césar con cattiverie più quotidiane, e umane, ai danni di vicini irritanti - e tutto sommato quasi si condividono i sentimenti e le reazioni di césar, la cui crudeltà, a volte portata a spasso dagli eventi, si sviluppa e cresce in modo estremamente naturale, quasi fatalistico.
qualche neo qua e là; in particolare, il rapporto con la madre resta un po'sospeso, è funzionale ad introdurre ai perché di césar ma poi viene messo da parte senza perché, quasi "sperando" che lo spettatore se ne scordi. il risultato è che sembra abbandonato a metà e alla fine viene da pensare che serva "solo" a far parlare césar all'inizio.
il finale, completamente inaspettato, riscatta tutti i piccoli difetti ed è il degno culmine del film. e considerato quanto è difficile trovare un film con un buon finale dò quattro stelle.
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diabolik97
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giovedì 16 agosto 2012
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un custode che..
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Film dalla trama che può sembrare banale ma vi posso assicurare che non lo è, un custode che nessun condominio vorrebbe averlo, racconta passo per passo , giorno per giorno le vicende che sconvolgono la ragazza Clara.. Il finale? Che dire è vermante stupendo e pensandoci il custode ha una mente veramente crudele.. FILM CONSIGLIATO
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(di ciuchi90)
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