stefanomaria
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martedì 20 gennaio 2015
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un grande-piccolo artista
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E' realmente molto difficile cominciare un qualsiasi commento su di una tale opera, a causa della sua unicità; è chiaro che il regista merita certamente un posto privilegiato all'interno di una qualsivoglia recensione cinematografica (se di cinema stiamo parlando...), e Michael Radford (Il postino, Il mercante di Venezia) ha sicuramente meritato il plauso, a mio avviso, di tutti coloro che gusteranno, o l'hanno già fatto, il dvd sulla vita di uno dei più grandi e singolari interpreti del jazz contemporaneo. Ma la mole dell'argomento è immensa (e questo può essere un grosso vantaggio, ma può anche non esserlo...): solo iniziando dalle caratteristiche fisiche del protagonista ci si sarebbe potuti perdere in facile commiserazione o cristiana compassione che male si attagliano alla smisurata personalità di Petrucciani; e il regista di origini indiane ha voluto allontanare tutto ciò dalla sua analisi, presentandoci il disabile come volle realmente essere, uomo fino in fondo, amatissimo dalle sue innumerevoli donne, esagerato in moltissime sue manifestazioni, e vitale come sicuramente molti di noi 'normali' non sapremmo essere in migliaia di vite.
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E' realmente molto difficile cominciare un qualsiasi commento su di una tale opera, a causa della sua unicità; è chiaro che il regista merita certamente un posto privilegiato all'interno di una qualsivoglia recensione cinematografica (se di cinema stiamo parlando...), e Michael Radford (Il postino, Il mercante di Venezia) ha sicuramente meritato il plauso, a mio avviso, di tutti coloro che gusteranno, o l'hanno già fatto, il dvd sulla vita di uno dei più grandi e singolari interpreti del jazz contemporaneo. Ma la mole dell'argomento è immensa (e questo può essere un grosso vantaggio, ma può anche non esserlo...): solo iniziando dalle caratteristiche fisiche del protagonista ci si sarebbe potuti perdere in facile commiserazione o cristiana compassione che male si attagliano alla smisurata personalità di Petrucciani; e il regista di origini indiane ha voluto allontanare tutto ciò dalla sua analisi, presentandoci il disabile come volle realmente essere, uomo fino in fondo, amatissimo dalle sue innumerevoli donne, esagerato in moltissime sue manifestazioni, e vitale come sicuramente molti di noi 'normali' non sapremmo essere in migliaia di vite.
Il taglio è scarno, cronachistico, quasi Zoliano nel suo tentativo di mostrare un artista e un uomo che ha saputo essere tale, al di là della sua fisicità; ed anche di fisicità si parla nel documento, di una fisicità travolgente e instancabile, sia nel campo delle relazioni con l'altro sesso, sia in quello del professionismo musicale.
Io credo fermamente che Michael Radford ci abbia donato una perla sulla vita di un interprete magistrale della nostra musica, abbia saputo descrive gli eccessi di un uomo e di un professionista eccelso capace anche di oltre 200 concerti in un anno, di suonare ad oltranza con le ossa fratturate, di performance sessuali di tutto rispetto, di rischiare di avere un figlio con la sua stessa malattia (osteogenesi imperfetta); non c'è rivincita, non c'è rivalsa nell'uomo Petrucciani, non un momento di commiserazione: la sua vita è stata volutamente corsa a mille all'ora, nella consapevolezza, maggiormente per lui, della limitatezza del tempo a disposizione. Droghe, alcol, donne, al fianco di performance sublimi che ammaliano gli amanti di un genere che ormai non può più essere considerato di nicchia; ha sbalordito tutti, dalla più tenera età, ha lasciato a bocca aperta monumenti come Lee Konitz, Charles Lloyd, Roy Hynes, John Abercombie, Dizzy Gillespie, Wayne Shorter, Stéphane Grappelli e molti altri.
Da quando ho conosciuto Michel Petrucciani non ho mai smesso di amarlo profondamente, visceralmente, con le immagini vivide di un corpicino di poco più di un metro quasi accartocciato su di un panchetto di fronte ad un monumentale pianoforte, dal quale sublimi note si spandono come energia positiva nell'ambiente circostante. Michel Petrucciani, nella sua breve vita ha insegnato a tutti noi cosa vuol dire essere vincenti, su tutto e tutti, ha dimostrato che l'anima non ha bisogno di corpi perfetti o palestrati, ci ha dimostrato che le battaglie della vita possono essere vinte, tutte, senza esclusione, accanto alle persone che amiamo; e, quando ne avrò la possibilità, andrò di sicuro a visitare la sua tomba a Parigi, al cimitero Père Lachaise, perché credo fermamente alla teoria foscoliana che 'le urne dei forti' abbiano un profondo senso civile.
E Michael Radford ci ha mostrato tutto questo.
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piero terranova
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lunedì 19 novembre 2012
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il grande jazz di michel
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Quando lessi sulla stampa la morte di Petrucciani il mio pensiero è andato dritto alle stesse sensazioni di quando 36enne , per tossicodipendenza Charlie Parker, numero uno dei sassofonisti Jazz, aveva lasciato questo mondo nel quale assunse un ruolo artistico ineguagliabile. Nel lungo eloquio su Michel Petrucciani trasmesso a CHE TEMPO CHE FA , Roberto Saviano ,oltre ad accennare al documentario BODY AND SOUL dedicato al pianista francese ha fatto accenno , per sommi capi, alla sua vita privata, ai difficili rapporti con la società, al suo carattere dalla pervicace volonta di raggiungere , malgrado il suo stato, traguardi di alti livelli. Meriti indubbi per un artista al quale la natura matrigna,gli aveva fatto il dono di poter usare le mani, quelle ampie mani che fulmineamente scorrevano lungo i tasti del pianoforte, che precocemente era riuscito a suonare quasi dominandolo.
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Quando lessi sulla stampa la morte di Petrucciani il mio pensiero è andato dritto alle stesse sensazioni di quando 36enne , per tossicodipendenza Charlie Parker, numero uno dei sassofonisti Jazz, aveva lasciato questo mondo nel quale assunse un ruolo artistico ineguagliabile. Nel lungo eloquio su Michel Petrucciani trasmesso a CHE TEMPO CHE FA , Roberto Saviano ,oltre ad accennare al documentario BODY AND SOUL dedicato al pianista francese ha fatto accenno , per sommi capi, alla sua vita privata, ai difficili rapporti con la società, al suo carattere dalla pervicace volonta di raggiungere , malgrado il suo stato, traguardi di alti livelli. Meriti indubbi per un artista al quale la natura matrigna,gli aveva fatto il dono di poter usare le mani, quelle ampie mani che fulmineamente scorrevano lungo i tasti del pianoforte, che precocemente era riuscito a suonare quasi dominandolo. Che dire di un fenomeno musicale, di una personalità jazzistica in parte assunta attraverso l'ascolto di grandi espressionisti di questo linguaggio unico, primo fra tutti Duke Ellington, ma ciò che sorprende, del suo essere, è l'assoluto rapimento psichico che caratterizzò le esecuzioni, specialmnte da solista, uno stato di rapimento che gli faceva tradurre in musica, sia nelle ballads che nei tempi sostenuti(si ascolti Caravan )il suo io profondo,il al pubblico, il suo messaggio capace di illuminare l'attenzione del suo pubblico, il parlare al pubblico , estatico di fronte ad un vero e proprio miracolo ... Si, Petrucciani fu un miracolo vivente, l'espressione di un prodigio di cui ancora oggi,con incredulità, riusciamo ad ammettere . PIERO TERRANOVA
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nigel mansell
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venerdì 20 aprile 2012
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un documento eccezionale
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Un eccezionale documento che mi ha fatto conoscere un uomo incredibilmente vitale.
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dounia
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lunedì 29 agosto 2011
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una vita significativa
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Il documentario presenta la vita di un grande esecutore di jazz che si rende conto della sua malattia, osteogenesi o "Sindrome delle ossa di cristallo" che non gli permette tanti anni d'esistenza e così deve accelerare i tempi. E' inoltre molto ottimista e ama un modo di vivere socievole, questo per l'infanzia trascorsa, con fratelli che lo trattano pari a loro, una madre che fa di tutto per lui e un padre, chitarrista di jazz, che lo abitua ad acoltare la musica jazzistica. Apprende la musica classica e il jazz, impara presto a suonare il pianoforte, lo studia dieci ore al giorno, suo padre gli prepara la pedaliera del forte e del piano, il parallelogrammo articolato, e a tredici anni suona il suo primo concerto.
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Il documentario presenta la vita di un grande esecutore di jazz che si rende conto della sua malattia, osteogenesi o "Sindrome delle ossa di cristallo" che non gli permette tanti anni d'esistenza e così deve accelerare i tempi. E' inoltre molto ottimista e ama un modo di vivere socievole, questo per l'infanzia trascorsa, con fratelli che lo trattano pari a loro, una madre che fa di tutto per lui e un padre, chitarrista di jazz, che lo abitua ad acoltare la musica jazzistica. Apprende la musica classica e il jazz, impara presto a suonare il pianoforte, lo studia dieci ore al giorno, suo padre gli prepara la pedaliera del forte e del piano, il parallelogrammo articolato, e a tredici anni suona il suo primo concerto. Viene a contatto coi musicisti di jazz, quando si trasferisce a New York conosce i grandi del jazz. Ha inoltre una vita sentimentale movimentata e cambia diverse mogli. Accetta le sue condizioni fisiche, anzi, le valorizza. La vicenda fa capire all'aspettatore che i problemi esistenziali non bisogna mai viverli passivamente e in modo negativo, ma trovare una chiave che dia una via d'uscita. E' brutto sentirsi presi in una morsa dove ci si sente inglobati, ma è giusto capire però che da questa, in alcuni casi, si può venirne fuori e considerare le possibilità che si hanno. E' bene apprezzare in questo uomo, oltre alla sua intelligenza che gli dà la possibilità di cogliere tante cose nella maniera esatta, la capacità di saper affrontare la sua minorazione in modo attivo, trasformandosi in uomo positivo. Ci si limita tante volte, invece, quando si è presi da un problema fisico, a vederlo in modo dannoso per la propria vita e questo perché si pensa di essere meno dotati come lui.
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(di vapor)
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cpolla
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martedì 26 luglio 2011
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richiesta informazioni sul body & soul
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Sono una fan di Petrucciani CHi può dirmi dove posso trovare il film Body & Soul? mi piacerebbe vederlo anche in inglese, con sottotitoli o chessoio. Grazie!
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marezia
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martedì 5 luglio 2011
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epopea di un eroe normale
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Dopo aver nutrito forti perplessità (l'avrete capito, immagino) sulla recensione della Cappi, ho voluto sincerarmi personalmente della sua bontà e devo dire che è del tutto INADEGUATA. La seguente frase "Il lavoro di Radford è biografico, linerare e non riserva sorprese" è, a mio parere, MENZOGNERA perché se questo documentario ha un pregio è proprio quello di non sembrarlo. In altri termini, è un racconto corale (protagonista incluso) di una vita STRAORDINARIA che si avvale di TANTE SFUMATURE che altri critici hanno notato... Valerio Caprara, per esempio; la Dall'Olio, per esempio e il sito propone SOLO la sua, tra l'altro da 2 stelle e 1/2? Complimenti per l'obbiettività!
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marezia
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venerdì 1 luglio 2011
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troppo poco o tanto documentaristico, cappi?
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Non lo so io! Secondo me, il fatto che il film non punti sulla musica, come se fosse un mini concerto, ma sull'uomo e attraverso più voci non è un limite. E' troppo classico e poco jazz? Marianna Cappi, ritirati.
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carlacoronsclerosimultipgrazie
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giovedì 30 giugno 2011
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assolutamente da vedere
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moltoben realizzato, equilibrata la scelta di musiche e contenuti.
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carlacoronsclerosimultipgrazie
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giovedì 30 giugno 2011
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assolutamente da vedere
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oltre che un tributo ad un artista straordinario, è un film-documentario ben fatto e equilibra ben le parti musicali e la biografia di Michel Petrucciani.
Molto denso e quindi, a mio parere,da vedere più volte
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carlacoronsclerosimultipgrazie
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giovedì 30 giugno 2011
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assolutamente da vedere
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molto più che un tributo, ben fatto e molto profondo nei contenuti
complimenti
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