Il documentario presenta la vita di un grande esecutore di jazz che si rende conto della sua malattia, osteogenesi o "Sindrome delle ossa di cristallo" che non gli permette tanti anni d'esistenza e così deve accelerare i tempi. E' inoltre molto ottimista e ama un modo di vivere socievole, questo per l'infanzia trascorsa, con fratelli che lo trattano pari a loro, una madre che fa di tutto per lui e un padre, chitarrista di jazz, che lo abitua ad acoltare la musica jazzistica. Apprende la musica classica e il jazz, impara presto a suonare il pianoforte, lo studia dieci ore al giorno, suo padre gli prepara la pedaliera del forte e del piano, il parallelogrammo articolato, e a tredici anni suona il suo primo concerto. Viene a contatto coi musicisti di jazz, quando si trasferisce a New York conosce i grandi del jazz. Ha inoltre una vita sentimentale movimentata e cambia diverse mogli. Accetta le sue condizioni fisiche, anzi, le valorizza. La vicenda fa capire all'aspettatore che i problemi esistenziali non bisogna mai viverli passivamente e in modo negativo, ma trovare una chiave che dia una via d'uscita. E' brutto sentirsi presi in una morsa dove ci si sente inglobati, ma è giusto capire però che da questa, in alcuni casi, si può venirne fuori e considerare le possibilità che si hanno. E' bene apprezzare in questo uomo, oltre alla sua intelligenza che gli dà la possibilità di cogliere tante cose nella maniera esatta, la capacità di saper affrontare la sua minorazione in modo attivo, trasformandosi in uomo positivo. Ci si limita tante volte, invece, quando si è presi da un problema fisico, a vederlo in modo dannoso per la propria vita e questo perché si pensa di essere meno dotati come lui.
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