Questo film voleva dare un'immagine del mondo? Beh, non ci riesce, per colpevoli omissioni.
Che mondo è quello in cui l'unica presenza negativa è la morte? Dove non esistono soprusi e dove gli elementi drammatici sono sdrammatizzati.
Si pensi al bimbo sudamericano, il cui lavorare a 6 anni viene normalizzato (ha un laptop con wikipedia la buon'anima!) per la calma emotiva del vero target di questo documentario: la middle class occidentale.
Immagino che Kevin Macdonald non abbia ricevuto alcun video dalla Palestina, o da zone di guerra in Africa, l'Afghanistan non sta subendo alcuna occupazione militare -però ci sono i burka-, nemmeno un videoclip da una delle 400 famiglie americane che ogni giorno vengono letteralmente scaraventate fuori di casa dalle banche, o dalle migliaia di persone che ogni giorno perdono il lavoro in Europa.
L'unico problema è la morte ma quella è Natura, è inevitabile, e se c'è l'amore della famiglia intorno è anche bella e ordinata.
Tranquilli, venticinquenni bianchi, questo documentario non susciterà in voi che estremo desiderio di imbracciare la videocamera, e fare un bel viaggetto, di una settimana eh.
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