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spike
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mercoledì 6 aprile 2011
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intelligente ma...
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Sceneggiatura intelligente, a tratti geniale per quanto "massacra" la televisione, il cinema e tutto e ciò che sta intorno all'intrattenimento popolare italico. Il film però non riesce forse a coinvolgere in pieno lo spettatore, il finale mi sembrato poco ispirato. Buoni gli attori.
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marezia
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mercoledì 6 aprile 2011
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puh!
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A che cosa serve dimostrare che la tv FA SCHIFO? E perdipiù attraverso una modalità BECERA quanto l'oggetto della contestazione? La prima domanda è retorica perché SAPPIAMO BENISSIMO TUTTO e quanto alla seconda... La volgarità PAGA SEMPRE, specie se nasce da lodevoli propositi...
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(di zaku71)
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reservoir dogs
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martedì 5 aprile 2011
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la risata usata come mezzo
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René Ferretti (Ciarrapico), regista di soap saturo delle assurde richieste della produzione decide di andarsene, di fare il salto di qualità, di passare nel salotto buono; fare cinema.
Dopo un periodo di depressione, per René si presenta l'opportunità di fare una pellicola tratta dal libro inchiesta "La Casta", l'idea sembra buona, l'occasione di lasciarsi alle spalle lo scalcinato gruppo da tv pare vicina ma il cinema tanto sognato non è poi così diverso dalla televisione da poco lasciata.
Colleghi opportunisti pronti a lasciare per Virzì, sceneggiatori con "scimmie scrittrici" al soldo, attrici col tono di voce troppo basso, block booking da parte della produzione (un grande attore insieme ad un attrice "cagna") e il ritorno del fedele gruppo televisivo faranno passare il regista dal "utopistico" cinema d'autore al gigante accecato dal denaro che Majakovskij tanto temeva; il cinepanettone.
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René Ferretti (Ciarrapico), regista di soap saturo delle assurde richieste della produzione decide di andarsene, di fare il salto di qualità, di passare nel salotto buono; fare cinema.
Dopo un periodo di depressione, per René si presenta l'opportunità di fare una pellicola tratta dal libro inchiesta "La Casta", l'idea sembra buona, l'occasione di lasciarsi alle spalle lo scalcinato gruppo da tv pare vicina ma il cinema tanto sognato non è poi così diverso dalla televisione da poco lasciata.
Colleghi opportunisti pronti a lasciare per Virzì, sceneggiatori con "scimmie scrittrici" al soldo, attrici col tono di voce troppo basso, block booking da parte della produzione (un grande attore insieme ad un attrice "cagna") e il ritorno del fedele gruppo televisivo faranno passare il regista dal "utopistico" cinema d'autore al gigante accecato dal denaro che Majakovskij tanto temeva; il cinepanettone.
"Quella tra la comicità usata come fine e la risata usata come mezzo: per noi è la seconda" così Luca Vendruscolo, uno dei tre registi del telefilm (che poi è diventato film; ha fatto il salto) risponde alla domanda: Qual' è la differenza con le altre commedie?.
Il fine ultimo pare quindi essere un parabola verosimile di un compromesso dovuto all'impossibilità d'uscita; "La tv è come la mafia, non se ne esce se non da morti", perché "non esiste concorrenza" ma solo profitto per foche e flatulenze.
A prescindere dalla fotografia che ne esce da questo adattamento cinematografico divertente ma amarissimo, chi scrive non perde la speranza e la volontà di difendere quell'ultimo baluardo di Cinema D'Autore, flebile ma forte ed eternamente presente.
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(di superea)
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giacomogabrielli
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lunedì 4 aprile 2011
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immenso. ****
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La commedia come, credo, la vorrebbero vedere tutti d'ora in poi. Puro e sano divertimento al 100%. Boris è il tipico esempio di film dove è la sceneggiatura che conta. Smorfie, battute, facce, situazioni: funziona tutto. Anche le battute con i termini tipici del gergo cinematografico faranno piegare in due dalle risate lo spettatore più profano e lontano dal mondo del cinema. Una critica sì all'Italia e agli italiani, ma soprattutto, è lampante, ai film che facciamo e che ci rendono ridicoli. Uno dei film più intelligenti e ben sviluppati degli ultimi 10 anni. Una commedia che lascerà a bocca aperta per la cotanta bellezza. Una struttura perfetta -il finale è da paura!- che regala allo spettatore una comicità dai tempi perfetti e dal ritmo serrato e coinvolgente.
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La commedia come, credo, la vorrebbero vedere tutti d'ora in poi. Puro e sano divertimento al 100%. Boris è il tipico esempio di film dove è la sceneggiatura che conta. Smorfie, battute, facce, situazioni: funziona tutto. Anche le battute con i termini tipici del gergo cinematografico faranno piegare in due dalle risate lo spettatore più profano e lontano dal mondo del cinema. Una critica sì all'Italia e agli italiani, ma soprattutto, è lampante, ai film che facciamo e che ci rendono ridicoli. Uno dei film più intelligenti e ben sviluppati degli ultimi 10 anni. Una commedia che lascerà a bocca aperta per la cotanta bellezza. Una struttura perfetta -il finale è da paura!- che regala allo spettatore una comicità dai tempi perfetti e dal ritmo serrato e coinvolgente. Pannofino dimostra qui di essere l'unico doppiatore che sa usare anche per se stesso, come attore, le sue straordinarie capacità: sorregge quasi tutto il film con smorfie e gag che ormai sono già storia. Ben riuscito anche l'intento di far capire il tutto anche a chi la serie non sapeva manco cosa fosse. Forse il miglior film italiano dell'anno. IMMENSO ****
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camarillo
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lunedì 4 aprile 2011
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boris, ovvero: della precarietà
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Mi pare che il film sconti un'eccessiva riduzione al montaggio, così troppi personaggi restano schiacciati sugli schemi fondati dalla serie, a svantaggio, soprattutto, delle storie di talento rinnegato (Duccio, lo stesso Renè). Nonostante questo, trovo irresistibile il racconto della inutilità di ogni comunicazione culturale diversa da quella di Occhi del cuore. Lo sviluppo del film (apprezzabilmente privo di compiacimenti e ammiccamenti) mostra il trionfo delle narrazioni che hanno fortemente egemonizzato la nostra identità culturale, negli ultimi vent'anni. Sentire il pubblico intorno che ride per "bucio de culo" e non per "il numero cinque di Medusa", senza assolverci in alcun modo, ci inchioda senza speranza all'Italia che abbiamo costruito o che non abbiamo saputo evitare.
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Mi pare che il film sconti un'eccessiva riduzione al montaggio, così troppi personaggi restano schiacciati sugli schemi fondati dalla serie, a svantaggio, soprattutto, delle storie di talento rinnegato (Duccio, lo stesso Renè). Nonostante questo, trovo irresistibile il racconto della inutilità di ogni comunicazione culturale diversa da quella di Occhi del cuore. Lo sviluppo del film (apprezzabilmente privo di compiacimenti e ammiccamenti) mostra il trionfo delle narrazioni che hanno fortemente egemonizzato la nostra identità culturale, negli ultimi vent'anni. Sentire il pubblico intorno che ride per "bucio de culo" e non per "il numero cinque di Medusa", senza assolverci in alcun modo, ci inchioda senza speranza all'Italia che abbiamo costruito o che non abbiamo saputo evitare.
I(pochi) generosi tentativi di sfuggire all'orbita che attrae, irresistibilmente, verso lo spazio presidiato da Occhi del cuore e dai Cinepanettoni, sono condannati al fallimento; la loro gracilità è, come nella serie, segnata dalla precarietà (professionale, ma anche sentimentale e culturale). Boris, da questo punto di vista, chiude idealmente un decennio inaugurato da "Tutti giù per terra"; decennio che, nel nostro cinema, mi pare abbia avuto pochi cronisti, ed ancor meno narratori.
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ilpazzo
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lunedì 4 aprile 2011
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da assolutamente si ad assolutamente no!
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Scusate l'ignoranza, ma io non capisco perchè molti di voi che hanno recensito questo film hanno scritto che è davvero bello o innovativo. Ci sono 2 battute che sono simpatiche ma per il resto? Sono andato a vedere il film confidando nelle recensioni che hanno scritto altre persone e me ne sono pentito amaramente. Ad un certo punto abbiamo iniziato a chiacchierare tra di noi vista la demenzialità del film che ha fatto ridere davvero raramente e la trama che lasciava a desiderare. Molte volte le grandi serie televisive, visto il largo successo decidono di far conoscere il proprio prodotto tramite un lungometraggio che invece di esaltarne i pregi, fa il contrario e ne esalta i difetti.
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Scusate l'ignoranza, ma io non capisco perchè molti di voi che hanno recensito questo film hanno scritto che è davvero bello o innovativo. Ci sono 2 battute che sono simpatiche ma per il resto? Sono andato a vedere il film confidando nelle recensioni che hanno scritto altre persone e me ne sono pentito amaramente. Ad un certo punto abbiamo iniziato a chiacchierare tra di noi vista la demenzialità del film che ha fatto ridere davvero raramente e la trama che lasciava a desiderare. Molte volte le grandi serie televisive, visto il largo successo decidono di far conoscere il proprio prodotto tramite un lungometraggio che invece di esaltarne i pregi, fa il contrario e ne esalta i difetti. Mi dispiace ammetterlo ma mi è sembrato il classico film all'italiana che non sà di nulla.
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(di federico)
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yuiop
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lunedì 4 aprile 2011
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da vedere!
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Da vedere assolutamente!
Magari conoscendo la serie tv ;)
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gabriele
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lunedì 4 aprile 2011
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cinema nel cinema che diverte con intelligenza
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Raro esempio di cinema nel cinema che diverte molto, ma con grande intelligenza ed idee nuove. Uno sguardo giustamente critico sui più gravi vizi del cinema italiano da tempo stretta fra la telespazzatura e i cinepanettoni:il divismo di attori dilettanti,il pressapochismo degli autori,l'improvvisazione dei produttori, l'asservimento ai gusti peggiori dei peggiori spettatori, la ricerca del riso facile ed a buon mercato, la volgarità dilagante... L'impossibilità di fare film di denuncia grazie ad un sistema di sottocultura che si tutela privilegiando l'imbecillità. L'omologazione forzata delle voci dissenzienti. Con la partecipazione corale di tanti attori noti e meno noti, ma tutti perfettamente calati nelle loro parti.
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Raro esempio di cinema nel cinema che diverte molto, ma con grande intelligenza ed idee nuove. Uno sguardo giustamente critico sui più gravi vizi del cinema italiano da tempo stretta fra la telespazzatura e i cinepanettoni:il divismo di attori dilettanti,il pressapochismo degli autori,l'improvvisazione dei produttori, l'asservimento ai gusti peggiori dei peggiori spettatori, la ricerca del riso facile ed a buon mercato, la volgarità dilagante... L'impossibilità di fare film di denuncia grazie ad un sistema di sottocultura che si tutela privilegiando l'imbecillità. L'omologazione forzata delle voci dissenzienti. Con la partecipazione corale di tanti attori noti e meno noti, ma tutti perfettamente calati nelle loro parti.Sicuramente molto più brillante di tanti film americani che ripetono stancamente sempre gli stessi canovacci oramai consunti.E poi un finale imprevedibile, ma assolutamente spassoso.
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slowfilm.splinder.com
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domenica 3 aprile 2011
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lo squalo rimane nell'acquario
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In sala c’erano meno di trenta persone a vedere la primissima di Boris. Io, invece, stavo per comprare il biglietto maggiorato da casa, per paura di non trovare posto. Questo dimostra quanto la percezione del mondo sia radicalmente condizionata da congetture personali che confondiamo col reale stato delle cose. Qui continuerò a dare per scontato che tutti sappiamo cos’è Boris, confidando di trovarmi in un accogliente microuniverso non rilevante ai fini delle statistiche Istat. Ad ogni modo Boris, perché sia chiara anche a me stesso la mia posizione, è forse l’unica serie italiana fatta per bene; non me ne vengono in mente altre.
Gli autori di Boris, forse cadendo in un errore simile al mio, forse per scelta (in questo caso una scelta parecchio selettiva), non presentano né delineando i personaggi, semplicemente continuano da dove li avevano lasciati, dando vita a una gustosa puntata espansa, o meglio a una serie ristretta, che in poco più di cento minuti riassume la parabola standard di una stagione: crisi, nuovo progetto con tentativo di rinnovamento, ritorno alla situazione iniziale.
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In sala c’erano meno di trenta persone a vedere la primissima di Boris. Io, invece, stavo per comprare il biglietto maggiorato da casa, per paura di non trovare posto. Questo dimostra quanto la percezione del mondo sia radicalmente condizionata da congetture personali che confondiamo col reale stato delle cose. Qui continuerò a dare per scontato che tutti sappiamo cos’è Boris, confidando di trovarmi in un accogliente microuniverso non rilevante ai fini delle statistiche Istat. Ad ogni modo Boris, perché sia chiara anche a me stesso la mia posizione, è forse l’unica serie italiana fatta per bene; non me ne vengono in mente altre.
Gli autori di Boris, forse cadendo in un errore simile al mio, forse per scelta (in questo caso una scelta parecchio selettiva), non presentano né delineando i personaggi, semplicemente continuano da dove li avevano lasciati, dando vita a una gustosa puntata espansa, o meglio a una serie ristretta, che in poco più di cento minuti riassume la parabola standard di una stagione: crisi, nuovo progetto con tentativo di rinnovamento, ritorno alla situazione iniziale. Fortunatamente la forza di Boris non è mai stata nel racconto visto dall’alto (spesso interrotto o costretto a soluzioni drastiche), ma nelle singole parti dei suoi dialoghi, nei personaggi di passaggio, e nell’affezione agli immutabili protagonisti. Tutto questo nel film continua a funzionare, mostrando un’ironia lucidissima fatta di freddo realismo, che scopre i cialtroni e i finti intellettuali, i bravi attori che si fanno solo la sera e la corsa ai cinepanettoni, il rapporto diretto fra il ralenti e il compromesso e soprattutto che “dopo la tv c’è il cinema, dopo il cinema la radio e poi la morte”.
Insomma Boris fa ridere, non sempre con la stessa intensità ma ci riesce. Come film a sé difficilmente troverà un posto d’onore nella memoria collettiva della cinematografia italiana, ma conferma e completa la vitalità di un’ottima serie. Se già la conoscete certamente andrete a vederlo, altrimenti può essere una buona occasione per incuriosirvi.
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h4rlock
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domenica 3 aprile 2011
|
eeeeehh ottimo!
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