petergiampy
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martedì 29 marzo 2011
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un pesce rosso che sa parlare di un'italia intera
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"Boris il film" è un grande progetto, un ottima creatura, una nuova invenzione.
Il film è sicuramente gradevole e scorrevole, il tempo passa, si ride, si riflette e dopo poco sei già fuori dalla sala. E' rimasto qualcosa nei pensieri degli spettatori? Certamente sì.
Nella mente dello spettatore, tra la larghezza e la leggerezza di molte battute, si delinea un'immagine sbiadita: quella del mondo della cinematografia, in Italia.
In questo paese in cui tutto è business, molto è cinepanettone, poco è qualità, ciò che vuole il cittadino ormai troppo abituato a non pensare è questo: spazzatura.
E Boris, il pesce rosso onnipresente sui set di Renè Ferretti (regista costretto a questa spazzatura) lo sa perfettamente.
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"Boris il film" è un grande progetto, un ottima creatura, una nuova invenzione.
Il film è sicuramente gradevole e scorrevole, il tempo passa, si ride, si riflette e dopo poco sei già fuori dalla sala. E' rimasto qualcosa nei pensieri degli spettatori? Certamente sì.
Nella mente dello spettatore, tra la larghezza e la leggerezza di molte battute, si delinea un'immagine sbiadita: quella del mondo della cinematografia, in Italia.
In questo paese in cui tutto è business, molto è cinepanettone, poco è qualità, ciò che vuole il cittadino ormai troppo abituato a non pensare è questo: spazzatura.
E Boris, il pesce rosso onnipresente sui set di Renè Ferretti (regista costretto a questa spazzatura) lo sa perfettamente. Dalla sua piccolezza il pesce rosso conosce la potenza che hanno all'esterno politica e amicizie, fortuna e coraggio.
Il salto che il regista vuole fare dalla televisione al cinema sembra essere immenso, eppure i problemi logistici, politici, economici, sociali, sentimentali, sono esattamente gli stessi.
Coloro che hanno seguito le tre serie televisive antecedenti al lungometraggio sicuramente hanno pensato a quanto vero sia questo destino; coloro che si sono appassionati ai personaggi, alle loro battute e ai loro caratteri certamente hanno avuto la soddisfazione di ridere sinceramente.
Eppure, il film è diretto anche a coloro che di Boris non conoscevano nemmeno la specie.
Non è un film propriamente impegnato, non è precisamente una commedia: è l'esperimento perfettamente riuscito di un metateatro innovativo e realistico, forte e piacevole.
E' ancora presto per un paese in cui "LA CASTA" è un libro troppo noioso? Forse sì.
Di certo, per adesso, non è ancora troppo tardi per una cultura dello spettacolo fatta di flatulenze e tette, sempre accolte, mai schifate. E il regista con i suoi eccellenti attori sa rendere l'idea.
Unica speranza: non rimangano tali riflessioni chiuse in una boccia d'acqua.
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gabriele
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lunedì 4 aprile 2011
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cinema nel cinema che diverte con intelligenza
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Raro esempio di cinema nel cinema che diverte molto, ma con grande intelligenza ed idee nuove. Uno sguardo giustamente critico sui più gravi vizi del cinema italiano da tempo stretta fra la telespazzatura e i cinepanettoni:il divismo di attori dilettanti,il pressapochismo degli autori,l'improvvisazione dei produttori, l'asservimento ai gusti peggiori dei peggiori spettatori, la ricerca del riso facile ed a buon mercato, la volgarità dilagante... L'impossibilità di fare film di denuncia grazie ad un sistema di sottocultura che si tutela privilegiando l'imbecillità. L'omologazione forzata delle voci dissenzienti. Con la partecipazione corale di tanti attori noti e meno noti, ma tutti perfettamente calati nelle loro parti.
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Raro esempio di cinema nel cinema che diverte molto, ma con grande intelligenza ed idee nuove. Uno sguardo giustamente critico sui più gravi vizi del cinema italiano da tempo stretta fra la telespazzatura e i cinepanettoni:il divismo di attori dilettanti,il pressapochismo degli autori,l'improvvisazione dei produttori, l'asservimento ai gusti peggiori dei peggiori spettatori, la ricerca del riso facile ed a buon mercato, la volgarità dilagante... L'impossibilità di fare film di denuncia grazie ad un sistema di sottocultura che si tutela privilegiando l'imbecillità. L'omologazione forzata delle voci dissenzienti. Con la partecipazione corale di tanti attori noti e meno noti, ma tutti perfettamente calati nelle loro parti.Sicuramente molto più brillante di tanti film americani che ripetono stancamente sempre gli stessi canovacci oramai consunti.E poi un finale imprevedibile, ma assolutamente spassoso.
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gianluca78
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venerdì 1 aprile 2011
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un film italiano innovativo
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Eccolo finalmente, il pesce rosso dopo quattro anni cambia casa, trasloca dalla periferia satellitare(sempre importante), per prendere "casa" in pieno centro: IL CINEMA!
Cambia vestiso per l'occasione, ma non l'essenza, l'animo che la contraddistinto in questi anni.Dissacrante, Ironico,Lucido,mai banale, sempre pronto a non prendere tutto troppo sul serio, ma mai ridicolizzare nessuno.Tutti i settori del cinema sono presi di mira,nessuno escluso,ed ecco che il verso ai cinepanettoni è da applausi, senza dimenticare la tenera caricatura di Margherita Buy(Marilita loy).
Il film non si ferma mai. Si temeva il famoso passaggio. tv - cinema.Si può tranquillamente dire, che non se ne accorge neppure(per che conosceva la serie).
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Eccolo finalmente, il pesce rosso dopo quattro anni cambia casa, trasloca dalla periferia satellitare(sempre importante), per prendere "casa" in pieno centro: IL CINEMA!
Cambia vestiso per l'occasione, ma non l'essenza, l'animo che la contraddistinto in questi anni.Dissacrante, Ironico,Lucido,mai banale, sempre pronto a non prendere tutto troppo sul serio, ma mai ridicolizzare nessuno.Tutti i settori del cinema sono presi di mira,nessuno escluso,ed ecco che il verso ai cinepanettoni è da applausi, senza dimenticare la tenera caricatura di Margherita Buy(Marilita loy).
Il film non si ferma mai. Si temeva il famoso passaggio. tv - cinema.Si può tranquillamente dire, che non se ne accorge neppure(per che conosceva la serie).Tempi perfetti, sceneggiatura ricca di spunti brillanti, come per esempio la trovata della scimmia,spacciata per il "quinto della Medusa", oppure la preparazione del "Giovane Ratzinger".
Tutto sotto accusa,tutti nel calderone, colorato dal candore di Renè,dal sano realismo di Arianna,dal romanticismo di Alessandro,dal cinismo di Lopez,dalla splendida "stupidità" di Corinna,dal populismo romano di Biascica.Tutto è dannatamente perfetto, anche la rappresentazione degli stessi sceneggiatori, nel covo della sceneggiatura democratica, aggiunge un valore sociale e storico, nonchè cinefilo di altissimo livello.Per chiudere, si può tranquillamente affermare, che la miglior commedia italiana, libera da convenzioni e mode,mai vista in italia.Un consiglio:se potete, rivedetelo più volte, apprezzerete ancora di più, la sua magia che resta nell'animo appena usciti dalla sala, e capirete una volta in più la sua valenza sociale sul nostro Paese, e non solo.
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mr cinefilo
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mercoledì 18 maggio 2011
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boris
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Il film italiano che non ti aspetti, che mette alla berlina tutto un mondo ormai in decadenza e che si trascina copiando se stesso, tra professionisti prime donne e raccomandati da strapazzo. Una critica ad un sistema, con accenni alla tematica dei ghost writer. Boris riesce a replicare la formula che ne aveva sancito il successo in versione serie tv, adattandosi perfettamente al cinema.
Eccellente
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ideatore29
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venerdì 30 agosto 2013
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e dai, dai, dai!
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Perché ho scelto questo titolo? La risposta di questi tempi può sembrare banale e scontata. Così come il protagonista di questo splendido capolavoro, Renè Ferretti, prova a spronare la propria troupe, anche io con molta modestia e umiltà provo a sperare che le commedie italiane non siano finite. 'Dai, dai, dai!' Sì, perché questa è una commedia. Quei pessimi surrogati, brillantemente scherniti dalla triade che sedeva dietro la cinepresa di Boris - il film, non sono assolutamente commedie.
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Perché ho scelto questo titolo? La risposta di questi tempi può sembrare banale e scontata. Così come il protagonista di questo splendido capolavoro, Renè Ferretti, prova a spronare la propria troupe, anche io con molta modestia e umiltà provo a sperare che le commedie italiane non siano finite. 'Dai, dai, dai!' Sì, perché questa è una commedia. Quei pessimi surrogati, brillantemente scherniti dalla triade che sedeva dietro la cinepresa di Boris - il film, non sono assolutamente commedie. Il mondo del cinema moderno, macchiato da mille difficoltà, sia burocratiche che pratiche, sembra esser finalmente chiaro con questo prodotto di metacinema. Renè Ferretti, regista televisivo, decide di passare al cinema sfruttando i diritti per la scrittura de 'La casta', famosissimo libro che mette a nudo ogni tipo di magagna e di sotterfugi della classe politica italiana. Infinite vicissitudini porteranno Ferretti alla realizzazione di un film in piena discrasia con le idee iniziali del regista. La comicità ritorna primordiale: ciò che fa ridere non sono cadute grottesche o improbabili incidenti che causano situazioni assurde. No! Il riso nasce da dialoghi e scambi di battute basate su particolarità evidenti dei personaggi. Questo significa che il film presenta figure stereotipate? Vi sono maschere fisse? Assolutamente no. Il film risulta brillante perché mostra il lato osceno di questo paese -purtroppo- mediante il backstage. Satira pungente che purtroppo sarà attuale per molti anni. Credo di aver esaurito ogni termine che indichi la positività di questo prodotto.
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filippo catani
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lunedì 9 aprile 2012
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ironia tagliente sul cinema italiano
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Renè Ferretti decide di opporsi a girare una serie sul giovane Ratzinger. Dopo un periodo di disoccupazione per il regista e la sua troupe ecco in arrivo un'idea folgorante. A Ferretti viene proposto di portare in scena l'adattamento cinematografico del libro best seller La casta di Rizzo e Stella.
Non era facile riuscire a fare un film che fosse all'altezza dell'ottimo livello raggiunto dall'omonima serie. E invece è venuto fuori un lavoro di tutto rispetto. Merito del cast ma soprattutto delle situazioni comiche e delle taglienti battute che popolano tutto il film. Intanto una tragicomica riflessione sul fenomeno del cinepanettone capace di far ridere con niente dentro e le solite gag ripetute all'infinito.
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Renè Ferretti decide di opporsi a girare una serie sul giovane Ratzinger. Dopo un periodo di disoccupazione per il regista e la sua troupe ecco in arrivo un'idea folgorante. A Ferretti viene proposto di portare in scena l'adattamento cinematografico del libro best seller La casta di Rizzo e Stella.
Non era facile riuscire a fare un film che fosse all'altezza dell'ottimo livello raggiunto dall'omonima serie. E invece è venuto fuori un lavoro di tutto rispetto. Merito del cast ma soprattutto delle situazioni comiche e delle taglienti battute che popolano tutto il film. Intanto una tragicomica riflessione sul fenomeno del cinepanettone capace di far ridere con niente dentro e le solite gag ripetute all'infinito. Però questo genere rischia di essere l'unico che possa portare un autore ad affermarsi e raggiungere il grande pubblico. Poi le battute dei produttori. "Prova a chiudere gli occhi. Ora aprili. Ecco la concorrenza sono io". Oppure il dirigente che non vuole essere retrocesso al livello di registi che si vestono con il maglioncino e si chiamano compagni tra di loro prima poi di essere retrocesso alla radio e poi dopo la radio non c'è nulla. E poi vengono presi in giro tutti i vezzi tipici di attori e registi: Renè che si chiude in una stanza fingendo una crisi artistica, l'insicurezza dell'attrice principale, l'insulsa "cagna malefica". Insomma una vera e propria messa alla berlina di uno spaccato che tocca da vicino il mondo dello spettacolo di casa nostra. Da vedere per ridere e riflettere allo stesso tempo.
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volontè78
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giovedì 2 aprile 2020
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cinico e irirdente
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Una pellicola unica rara,senza ombra di dubbio,irripetibile.Non è solo la capacità di mettere a nudo le debolezze del momdo cinematografico,ma,a stupire sono le modalità con cui operano i tre autori,Vendruscolo,Torre e Ciarrapico.
Linguaggio diretto,sferzante e tagliente;Sceneggiatura autorefenziale come pochi;autoironia per far crollare un castello di carte,come quello dell'ipocrisia italiana.
Tutti i personaggi sono al posto giusto,nella loro imperfezione,illuminano ciò che andrebbe corretto.
La rivalsa di Renè,è quella di tutti noi,per un mondo più giusto e meno corrotto.Non c'è più un sogno;ne attore o attrice da idolatrae,perchè è Boris a sottolinearne le umane fragilità.
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Una pellicola unica rara,senza ombra di dubbio,irripetibile.Non è solo la capacità di mettere a nudo le debolezze del momdo cinematografico,ma,a stupire sono le modalità con cui operano i tre autori,Vendruscolo,Torre e Ciarrapico.
Linguaggio diretto,sferzante e tagliente;Sceneggiatura autorefenziale come pochi;autoironia per far crollare un castello di carte,come quello dell'ipocrisia italiana.
Tutti i personaggi sono al posto giusto,nella loro imperfezione,illuminano ciò che andrebbe corretto.
La rivalsa di Renè,è quella di tutti noi,per un mondo più giusto e meno corrotto.Non c'è più un sogno;ne attore o attrice da idolatrae,perchè è Boris a sottolinearne le umane fragilità.
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reservoir dogs
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martedì 5 aprile 2011
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la risata usata come mezzo
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René Ferretti (Ciarrapico), regista di soap saturo delle assurde richieste della produzione decide di andarsene, di fare il salto di qualità, di passare nel salotto buono; fare cinema.
Dopo un periodo di depressione, per René si presenta l'opportunità di fare una pellicola tratta dal libro inchiesta "La Casta", l'idea sembra buona, l'occasione di lasciarsi alle spalle lo scalcinato gruppo da tv pare vicina ma il cinema tanto sognato non è poi così diverso dalla televisione da poco lasciata.
Colleghi opportunisti pronti a lasciare per Virzì, sceneggiatori con "scimmie scrittrici" al soldo, attrici col tono di voce troppo basso, block booking da parte della produzione (un grande attore insieme ad un attrice "cagna") e il ritorno del fedele gruppo televisivo faranno passare il regista dal "utopistico" cinema d'autore al gigante accecato dal denaro che Majakovskij tanto temeva; il cinepanettone.
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René Ferretti (Ciarrapico), regista di soap saturo delle assurde richieste della produzione decide di andarsene, di fare il salto di qualità, di passare nel salotto buono; fare cinema.
Dopo un periodo di depressione, per René si presenta l'opportunità di fare una pellicola tratta dal libro inchiesta "La Casta", l'idea sembra buona, l'occasione di lasciarsi alle spalle lo scalcinato gruppo da tv pare vicina ma il cinema tanto sognato non è poi così diverso dalla televisione da poco lasciata.
Colleghi opportunisti pronti a lasciare per Virzì, sceneggiatori con "scimmie scrittrici" al soldo, attrici col tono di voce troppo basso, block booking da parte della produzione (un grande attore insieme ad un attrice "cagna") e il ritorno del fedele gruppo televisivo faranno passare il regista dal "utopistico" cinema d'autore al gigante accecato dal denaro che Majakovskij tanto temeva; il cinepanettone.
"Quella tra la comicità usata come fine e la risata usata come mezzo: per noi è la seconda" così Luca Vendruscolo, uno dei tre registi del telefilm (che poi è diventato film; ha fatto il salto) risponde alla domanda: Qual' è la differenza con le altre commedie?.
Il fine ultimo pare quindi essere un parabola verosimile di un compromesso dovuto all'impossibilità d'uscita; "La tv è come la mafia, non se ne esce se non da morti", perché "non esiste concorrenza" ma solo profitto per foche e flatulenze.
A prescindere dalla fotografia che ne esce da questo adattamento cinematografico divertente ma amarissimo, chi scrive non perde la speranza e la volontà di difendere quell'ultimo baluardo di Cinema D'Autore, flebile ma forte ed eternamente presente.
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[+] ehm
(di superea)
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renato volpone
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giovedì 7 aprile 2011
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esperimento di metacinema
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Il film racconta il backstage di una produzione cinematografica, gli interessi di mercato, gli interessi personali e i compromessi a cui sottoporsi per poter lavorare, il tutto visto da un lato comico. L'esito è disastroso, troppo grossolano per essere grottesco, a tratti lento e noioso, le battute spiritose non servono a salvare il film. Gli attori sono davvero poco convincenti e la caricatura dei personaggi è forzatamente ironica.
[+] inzio brillante seguito deludente
(di lorry)
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