Dramma storico della Seconda guerra mondiale e difficoltà personali si intrecciano nei meandri sempre più stretti di un appartamento durante l'occupazione nazista della Grecia alla fame. Nonostante la mole di problemi e soluzioni che la vita quotidiana impone alla famiglia protagonista, nonostante la complessità dei profili psicologici che devono convivere nell'appartamento, nonostante la complessità della vita moderna, alla fine trionfa la semplice verità che Fedro, qualche millennio prima, proprio in quei luoghi, sintetizzava in modo semplice nelle sue favole, e cioè che il lupo è lupo fino alla fine, e l'agnello fa la fine dell'agnello, suo malgrado, indipendentemente dal suo buonismo.
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Un capitano nazista occupa la casa della famiglia Helianos, composta da padre madre e 2bambini. Da quel momento dovranno servire e riverire loro malgrado il capitano tedesco che si prenderà le migliori stanze della casa bagno compreso costringendo gli Helianos ad una vita ancora più "ristretta". La convivenza fra alti e bassi prosegue regolarmente, ma quando il capitano ritorna dalla Germania, dopo 2 settimane di assenza, il suo volto è turbato, appare stanco e malato, Nikolas (capo famiglia) gli si avvicina, i due diventano confidenti, ma mai abbassare la guardia di fronte ad un nazista in tempi di guerra.
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Esordio riuscito per Ruggero Dipaola che presenta un film originale sia per il soggetto che per il modo in cui lo tratta. L’inflazionato argomento della follia nazista viene inquadrato da un diverso angolo visuale, da un appartamento di Atene dove un ufficiale decide di trasferirsi, incurante che nello stesso abiti la famiglia di Nikolas, un editore greco, che sfrutta la propria cultura per tollerare l’occupazione dell’intimità sua e della sua famiglia. La contrapposizione tra i caratteri della famiglia, la tolleranza di Nikolas, la capacità di Zoe, la moglie di cercare un punto di equilibrio, il figlio che si oppone alle angherie del capitano nazista che, invece, esercita attrazione sulla figlia è l’elemento di snodo di tutto il film.
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Esordio riuscito per Ruggero Dipaola che presenta un film originale sia per il soggetto che per il modo in cui lo tratta. L’inflazionato argomento della follia nazista viene inquadrato da un diverso angolo visuale, da un appartamento di Atene dove un ufficiale decide di trasferirsi, incurante che nello stesso abiti la famiglia di Nikolas, un editore greco, che sfrutta la propria cultura per tollerare l’occupazione dell’intimità sua e della sua famiglia. La contrapposizione tra i caratteri della famiglia, la tolleranza di Nikolas, la capacità di Zoe, la moglie di cercare un punto di equilibrio, il figlio che si oppone alle angherie del capitano nazista che, invece, esercita attrazione sulla figlia è l’elemento di snodo di tutto il film. Un gioco delle parti nella quali si inserisce il dolore del tedesco che nell’esercitare le sue angherie comprende l’assenza di morale delle sue condotte e il destino che attende di lì a poco lui e il suo popolo. Ottima la Morante, film meritevole di essere visto con attenzione perché fatto di particolari; come in un appartamento ad Atene. [-]
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Se pensiamo che il film è quasi tutto girato in interni ci stupisce ancor di più quanto sia scorrevole e avvincente.Anche la fotografia, virata su toni scuri e caldi, contribuisce ad esprimere il senso di oppressione vissuto dalla famiglia Helianos.Avvengono all'aperto, o comunque fuori dall'abitazione, solo i moti di ribellione che si esprimono anche in giochi volti a propiziare la sconfitta della Germania.
La vicenda si anima dopo il ritorno del Maresciallo,inaspettatamente mutato, triste, silenzioso, e, ciò che più stupisce l'affamata famiglia, inappetente.
Cautamente e poi prendendo sempre più confidenza quello che era stato prima della guerra un'editore di libri scolastici, comincia a passare sempre più tempo col tedesco , scambiando opinioni sulle reciproche letture con una perdita di freni inibitori sempre crescente dovuta al comune amore per la cultura e la musica.
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Se pensiamo che il film è quasi tutto girato in interni ci stupisce ancor di più quanto sia scorrevole e avvincente.Anche la fotografia, virata su toni scuri e caldi, contribuisce ad esprimere il senso di oppressione vissuto dalla famiglia Helianos.Avvengono all'aperto, o comunque fuori dall'abitazione, solo i moti di ribellione che si esprimono anche in giochi volti a propiziare la sconfitta della Germania.
La vicenda si anima dopo il ritorno del Maresciallo,inaspettatamente mutato, triste, silenzioso, e, ciò che più stupisce l'affamata famiglia, inappetente.
Cautamente e poi prendendo sempre più confidenza quello che era stato prima della guerra un'editore di libri scolastici, comincia a passare sempre più tempo col tedesco , scambiando opinioni sulle reciproche letture con una perdita di freni inibitori sempre crescente dovuta al comune amore per la cultura e la musica.
Proprio questa fiducia nella bontà di tutti gli esseri umani e nel valore della cultura come elemento di unione fra le varie mentalità e nazionalità porterà alla sua fine.
Come in altri film, "The reader" per esempio, si ripresenta l 'enigma di un attaccamento talmente grande alla patria o al senso del dovere, da andare oltre al valore dell'umanità.
Il protagonista pensa di avere davanti un uomo come lui, a cui è stato sottratto non solo un figlio ma tutta la famiglia da una guerra assurda (come tutte le guerre dove non ci sono vincitori ma solo vittime ).
Basta nominare Hitler e Mussolini per risvegliare nel tedesco la belva che trova valore nella sua esistenza solo in una fede cieca e assurda nella superiorità della propria razza che, come tale, ha diritto e dovere di dominare il mondo.
Il finale può essere letto in due modi: terribile pensare che l'ultimo ordine impartito prima di suicidarsi sia stata l'eliminazione di Helianos , ma rimane il dubbio che proprio questo ultimo ordine abbia causato il suicidio di un uomo che , perso ogni affetto e ogni ragione di vita si trovi costretto dalla propria "coscienza di militare integerrimo" ad eliminare anche l'unica persona con cui era riuscito ad instaurare un rapporto umano rimuovendo per breve tempo e inconsapevolmente il principio ferreo di non " mischiarsi" con esseri di razza inferiore.. Il dolore inespresso della moglie quasi a significare che fin dall'inizio quella non poteva che essere la conclusione, chiude in modo perfetto il film.
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Ai tempi nostri la trojka finanziaria teleguidata dai tedeschi costringe la Grecia – e altri stati dell’unione europea un po’ pigri - a “fare i compiti a casa”, nella seconda guerra mondiale gli ufficiali tedeschi si installavano nelle abitazioni dei greci sottomessi e diventavano padroni a casa d’altri. Sceglievano le case migliori, ça va sans dire, e ne diventavano ospiti imposti ma serviti e riveriti dalle famiglie che vi risiedevano, che pertanto diventavano schiavi a casa loro.
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Ai tempi nostri la trojka finanziaria teleguidata dai tedeschi costringe la Grecia – e altri stati dell’unione europea un po’ pigri - a “fare i compiti a casa”, nella seconda guerra mondiale gli ufficiali tedeschi si installavano nelle abitazioni dei greci sottomessi e diventavano padroni a casa d’altri. Sceglievano le case migliori, ça va sans dire, e ne diventavano ospiti imposti ma serviti e riveriti dalle famiglie che vi risiedevano, che pertanto diventavano schiavi a casa loro. La situazione ricorda quei “barbari” ufficiali tedeschi che attorniano Hitler all’inizio del film “La Rafle”, a Parigi, e diventano padroni di bellezze che non sanno apprezzare.
Questo è raccontato nel film di Ruggero Dipaola, tratto dal romanzo omonimo di Glenway Wescott: qui è il caso del capitano Kalter, il quale nell’appartamento della famiglia Helianos impone le proprie regole di uso delle stanze e perfino di educazione dei due bambini, Leda e Alex, con la stanza da bagno che diventa a suo uso personale e i membri della famiglia che in piedi come camerieri gli servono i pasti, ben preparati dalla cuoca moglie e madre Zoe (la splendida Laura Morante, invero un’andatura troppo elegante per la miseria di quella situazione). Nella Grecia culla di civiltà “Ora siamo noi a riscrivere la Storia”: di ciò è convinto il capitano. La famiglia palestinese del film Private di Saverio Costanzo, del 2005, reagì con minor spirito di sopportazione all’occupazione della loro casa da parte di soldati israeliani.
Di ritorno da due settimane in Germania dove viene richiamato, Kalter sembra aver abbassato le ali pure se è avanzato al grado di maggiore, non ha più la boria iniziale, da energico appare diventato mansueto e demoralizzato. Ricerca la compagnia del capo-famiglia, Nikolas (gli presta il volto paziente e sofferto l’attore Gerasimos Skiadaressis), uomo di molta cultura che era editore prima della guerra. Citano Nietzsche insieme; Kalter rivela il suo amore per la filosofia, le lettere, ma soprattutto per la musica (per puro caso l’attore dai tiranni occhi di ghiaccio Richard Sammel è nato a Heidelberg, nido universitario di grande fama), che “va oltre le idee e potrebbe esistere anche se il mondo non ci fosse”. Si dice stanco della guerra, che del resto per la Germania volgerà presto al peggio. L’orologio non conta più le ore per lui, sono sempre le 3:16 di due mesi prima, quando la sua famiglia è stata annientata: quell’uomo ha ora nella famiglia “occupata” gli unici rapporti umani. Esterna i suoi dubbi sul senso di quella guerra e del suo dramma al sig. Helianos: “Crede che l’accettazione di un dolore immenso porti davvero ad evolversi in un uomo nuovo, superiore?”. Da leggermente ubriaco poi sostiene tesi care al presunto spirito superiore di alcuni tedeschi o alla mancanza di timore di fronte alla morte: “l’esito della guerra non avrà nulla a che fare con la grandezza dell’impresa. Per noi tedeschi ci sarà sempre una guerra. Perderla non farà nessuna differenza, anzi lo smacco rafforzerà lo spirito della nazione e la nostra attitudine per la guerra” ….
Incoraggiato dalle confidenze Helianos gli pone la “grave” domanda che farà riassumere a Kalter il tono autoritario e violento, come di qualcuno toccato nelle sue supreme convinzioni e uso ad “obbedir tacendo” indiscutibilmente ai suoi capi, e che provocherà l’epilogo tragico di quel rapporto: “Non è intollerabile che tutto questo potere sia nelle mani di due soli uomini?”.
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Ai tempi nostri la trojka finanziaria teleguidata dai tedeschi costringe la Grecia – e altri stati dell’unione europea un po’ pigri - a “fare i compiti a casa”, nella seconda guerra mondiale gli ufficiali tedeschi si installavano nelle abitazioni dei greci sottomessi e diventavano padroni a casa d’altri. Sceglievano le case migliori, ça va sans dire, e ne diventavano ospiti imposti ma serviti e riveriti dalle famiglie che vi risiedevano, che pertanto diventavano schiavi a casa loro. La situazione ricorda quei “barbari” ufficiali tedeschi che attorniano Hitler all’inizio del film “La Rafle”, a Parigi, e diventano padroni di bellezze che non sanno apprezzare.
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Ai tempi nostri la trojka finanziaria teleguidata dai tedeschi costringe la Grecia – e altri stati dell’unione europea un po’ pigri - a “fare i compiti a casa”, nella seconda guerra mondiale gli ufficiali tedeschi si installavano nelle abitazioni dei greci sottomessi e diventavano padroni a casa d’altri. Sceglievano le case migliori, ça va sans dire, e ne diventavano ospiti imposti ma serviti e riveriti dalle famiglie che vi risiedevano, che pertanto diventavano schiavi a casa loro. La situazione ricorda quei “barbari” ufficiali tedeschi che attorniano Hitler all’inizio del film “La Rafle”, a Parigi, e diventano padroni di bellezze che non sanno apprezzare.
Questo è raccontato nel film di Ruggero Dipaola, tratto dal romanzo omonimo di Glenway Wescott: qui è il caso del capitano Kalter, il quale nell’appartamento della famiglia Helianos impone le proprie regole di uso delle stanze e perfino di educazione dei due bambini, Leda e Alex, con la stanza da bagno che diventa a suo uso personale e i membri della famiglia che in piedi come camerieri gli servono i pasti, ben preparati dalla cuoca moglie e madre Zoe (la splendida Laura Morante, invero un’andatura troppo elegante per la miseria di quella situazione). Nella Grecia culla di civiltà “Ora siamo noi a riscrivere la Storia”: di ciò è convinto il capitano. La famiglia palestinese del film Private di Saverio Costanzo, del 2005, reagì con minor spirito di sopportazione all’occupazione della loro casa da parte di soldati israeliani.
Di ritorno da due settimane in Germania dove viene richiamato, Kalter sembra aver abbassato le ali pure se è avanzato al grado di maggiore, non ha più la boria iniziale, da energico appare diventato mansueto e demoralizzato. Ricerca la compagnia del capo-famiglia, Nikolas (gli presta il volto paziente e sofferto l’attore Gerasimos Skiadaressis), uomo di molta cultura che era editore prima della guerra. Citano Nietzsche insieme; Kalter rivela il suo amore per la filosofia, le lettere, ma soprattutto per la musica (per puro caso l’attore dai tiranni occhi di ghiaccio Richard Sammel è nato a Heidelberg, nido universitario di grande fama), che “va oltre le idee e potrebbe esistere anche se il mondo non ci fosse”. Si dice stanco della guerra, che del resto per la Germania volgerà presto al peggio. L’orologio non conta più le ore per lui, sono sempre le 3:16 di due mesi prima, quando la sua famiglia è stata annientata: quell’uomo ha ora nella famiglia “occupata” gli unici rapporti umani. Esterna i suoi dubbi sul senso di quella guerra e del suo dramma al sig. Helianos: “Crede che l’accettazione di un dolore immenso porti davvero ad evolversi in un uomo nuovo, superiore?”. Da leggermente ubriaco poi sostiene tesi care al presunto spirito superiore di alcuni tedeschi o alla mancanza di timore di fronte alla morte: “l’esito della guerra non avrà nulla a che fare con la grandezza dell’impresa. Per noi tedeschi ci sarà sempre una guerra. Perderla non farà nessuna differenza, anzi lo smacco rafforzerà lo spirito della nazione e la nostra attitudine per la guerra” ….
Incoraggiato dalle confidenze Helianos gli pone la “grave” domanda che farà riassumere a Kalter il tono autoritario e violento, come di qualcuno toccato nelle sue supreme convinzioni e uso ad “obbedir tacendo” indiscutibilmente ai suoi capi, e che provocherà l’epilogo tragico di quel rapporto: “Non è intollerabile che tutto questo potere sia nelle mani di due soli uomini?”. [-]
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In effetti mi ci ritrovo anch'io nel commento del sig.Volpone ("Il dolore che cambia" sett/2012); aggiungerei 1 stella per premiare comunque questa opera prima di un avvocato-cineasta, il coraggio dimostrato nell'affrontare il tema e la discreta recitazione del "cattivo e ingannatore" cap/maggiore tedesco. Tuttavia rinnego questi film che sono più degli sceneggiati televisivi di antica memoria ( ora li chiamano "fiction" ) dove in effetti tutto è finto, finta l'ambientazione e poco realistica in interni ed esterni ( girati a Gravina di Puglia... ma non avevano quattro soldi in più per spostarsi almeno in un'appendice di Grecia?), finta la recitazione ( statica e monocorde come sempre quella della Morante, appena accetabile quella del greco, discreto il tedesco, orrendamente non corretta la dizione in presa diretta del ragazzino che interpreta Alexandros, n.
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In effetti mi ci ritrovo anch'io nel commento del sig.Volpone ("Il dolore che cambia" sett/2012); aggiungerei 1 stella per premiare comunque questa opera prima di un avvocato-cineasta, il coraggio dimostrato nell'affrontare il tema e la discreta recitazione del "cattivo e ingannatore" cap/maggiore tedesco. Tuttavia rinnego questi film che sono più degli sceneggiati televisivi di antica memoria ( ora li chiamano "fiction" ) dove in effetti tutto è finto, finta l'ambientazione e poco realistica in interni ed esterni ( girati a Gravina di Puglia... ma non avevano quattro soldi in più per spostarsi almeno in un'appendice di Grecia?), finta la recitazione ( statica e monocorde come sempre quella della Morante, appena accetabile quella del greco, discreto il tedesco, orrendamente non corretta la dizione in presa diretta del ragazzino che interpreta Alexandros, n.c. la bimba intedeschita), finte la luce, finti e scontati i dialoghi. Una mia parente me lo aveva presentato come un grande film, l'ho visto solo ieri sera qui al cineforum del mio paese lacustre e ne abbiamo discusso subito io e mia moglie per farlo un attimo decantare, perchè di primo acchito ci era sembrato - durante la visione - neanche malfatto. Poi abbiamo cambiato idea e non ostante ciò il mio trestelle meno meno mi sento di conferirlo, non fosse altro per quell'affrontare l'incarnazione del male sempre e comunque, seppur con un certo distacco autoriale. Altri film italiani celebratissimi e premiatissimi ( 2 Oscar) come "Mediterraneo" e "La vita è bella" mi hanno lasciato quello strano sapore di "finto" e poco credibile nelle ambientazioni, negli interni ed esterni, nelle ricostruziuoni nei teatri di posa, cose da fictionTv, quel sapore strano che tuttavia è stato in me ben bilanciato dall'assolutezza dei temi trattati, dalle regie di Salvatores e Benigni e dalle interpretazioni e soprattutto da indimenticabili sound track. Ma anche quei due capolavori hanno un certo non so che di "finto", sebbene Salvatores abbia portato la troupe a Kastellorizo isoletta greca vicino a Rodi, 1miglio dalla costa turca.
Diversamente da "Schindler's List" che vanta uno Spielberg,un Leeson,un Kinsley, un R Fiennes ed un altro sentire il cinema. Ma non facciamo paragoni incommensurabili. E così so di aver attirato come un parafulmine anche le ire di tutti gli adoratori di quei due mostri sacri del cinema italiano. Pls apologize. [-]
[+] un piccolo sforzo (di no_data)[ - ] un piccolo sforzo
[+] lascia un commento a fabrizio54 »[ - ] lascia un commento a fabrizio54 »
Apparso e poi immediatamente sparito, "Appartemento ad Atene" risulta essere un film incompleto. E' come se mancasse di qualcosa. Molto interessanti ed originali i contenuti, coerente l'ambientazione. Poi il racconto non è svolto con sufficiente profondità. Non ben delineati sul piano psicologico, i personaggi si muovono in termini schematici e un po' gratuiti come nel caso delle giovane figlia, Leda/Elettra e dei riferimenti freuduiani che ne spiegherebbero il comportamento. Limiti di sceneggiatura, di recitazione?.... Peccato. Tuttavia nel complesso il film non mi è dispiacuto grazie alla vicenda narrata che si discosta un po' dagli usuali contenuti dei film recenti.
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La mia fidanzata mi ha trascinato contro la mia volontà a vedere questo film che sicuramente mi avrebbe annoiato a morte (è lei l'intellettuale della coppia!). Dopo essermi messo comodo e pronto per un bel sonnellino in pace inizio ad essere catturato da questa strana atmosfera e da questi attori cosi magnetici (per non parlare della bellezza della Laura!) e, da non crederci, sono rimasto incollato alla potrona per tutto il film, non volevo perdermi neanche un respiro! Complimenti, una sopresa davvero inaspettata!
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E' quando si vedono film come questo che ci si chiede com'è possibile che in giro circolino cosi pochi film di qualità. Una bella storia, bravi attori, una sceneggiatura sobria e intensa ed eccoci qua, il capolavoro è fatto! Appartamento ad Atene insegna a tutti i giovani cineasti (e non solo!) come dovrebbe essere fatto un film: non ci interessano gli effetti speciali e spettacolari, ci interessano storie vere e ben raccontate. Non serve molto, serve rispetto per l'intelligenza del pubblico, e questo film ne ha da vendere!
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