irene
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sabato 1 ottobre 2011
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affascinante
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Film non facile e non per tutti i gusti, si segue non di meno affascinati dalle parole di due grandi studiosi e della donna che uno di loro amò. La storia è la stessa che era già stata narrata in "Prendimi l'anima" di Roberto Faenza, storia vera d'altra parte, quindi difficilmente modificabile. Nel film di Faenza Freud non compariva, ma veniva soltanto citato, mentre qui i suoi incontri, discussioni e contrasti con Jung sono uno dei fulcri del film. Gara di cervelli, lotta di intelligenze, ma l'anima sembra stare solo dalla parte di Sabine Spielrein, fragile e appassionata. Perchè Freud e Jung appaiono sì come delle grandi menti, ma la loro statura di "uomini" lascia alquanto a desiderare.
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Film non facile e non per tutti i gusti, si segue non di meno affascinati dalle parole di due grandi studiosi e della donna che uno di loro amò. La storia è la stessa che era già stata narrata in "Prendimi l'anima" di Roberto Faenza, storia vera d'altra parte, quindi difficilmente modificabile. Nel film di Faenza Freud non compariva, ma veniva soltanto citato, mentre qui i suoi incontri, discussioni e contrasti con Jung sono uno dei fulcri del film. Gara di cervelli, lotta di intelligenze, ma l'anima sembra stare solo dalla parte di Sabine Spielrein, fragile e appassionata. Perchè Freud e Jung appaiono sì come delle grandi menti, ma la loro statura di "uomini" lascia alquanto a desiderare.
Magnifica ambientazione, ottimi interpreti. Fino a qualche anno fa non avrei scommesso due soldi su Viggo Mortensen e invece eccolo qui, capace di interpretare i ruoli più diversi. Non ho mai amato molto Keira Knightley, ma riconosco la sua indubbia bravura in questo caso, è vibrante, terrorizzata, appassionata, innamorata. Ottimo Michael Fassbender nel ruolo ingrato di Jung, la cui freddezza viene infine scalfita dall'amore di Sabine.
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(di gioacchino64)
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zozner
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domenica 9 ottobre 2011
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quando il dolore non è solo male.
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Ho visto il film “A Dangerous Method”. E’ la storia del rapporto tra Sabina Spielrein e Jung e tra Jung e Freud. Mi è piaciuto. Al di la del linguaggio cinematografico e forse, della verità storica c’è il tentativo, la ricerca, la riuscita di raccontare cos’è la Psicoanalisi. Essa é il frutto, ciò che resta delle relazioni. La Psicoanalisi è il prodotto di una relazione.
Il film racconta che la Spielrein, paziente gravemente disturbata arriva alla clinica psichiatrica dove lavora Jung. Si sofferma ad evidenziare come la crescita teorica del genio ma anche della paziente sia passata attraverso il rapporto sofferto, doloroso di questi due che vengono a contatto con le loro fragilità, le riconoscono, le superano per poi usarle come strumento di lettura e di terapia.
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Ho visto il film “A Dangerous Method”. E’ la storia del rapporto tra Sabina Spielrein e Jung e tra Jung e Freud. Mi è piaciuto. Al di la del linguaggio cinematografico e forse, della verità storica c’è il tentativo, la ricerca, la riuscita di raccontare cos’è la Psicoanalisi. Essa é il frutto, ciò che resta delle relazioni. La Psicoanalisi è il prodotto di una relazione.
Il film racconta che la Spielrein, paziente gravemente disturbata arriva alla clinica psichiatrica dove lavora Jung. Si sofferma ad evidenziare come la crescita teorica del genio ma anche della paziente sia passata attraverso il rapporto sofferto, doloroso di questi due che vengono a contatto con le loro fragilità, le riconoscono, le superano per poi usarle come strumento di lettura e di terapia.
Il regista non lo dice ma, anche Freud aveva iniziato allo stesso modo. Quando incontrò la paziente Anna O, una isterica, praticava l’ipnosi e, all’inizio cerca di usarla anche con Anna. Ben presto si accorse che la ragazza aveva bisogno, cercava “altro”: il sesso. La storia racconta di come anche Freud barcollò sotto il massiccio transfert di Anna, ma “la parola” compensò e sostituì. Permise ad Anna di dare un nome al suo bisogno, di elaborarlo, di guarire. Sicuramente Freud in quel caso seppe leggere il suo contro-transfert e lo gestì meglio di quanto saprà poi fare Jung con Sabrina.
Il film però non è la storia del rapporto di Jung con la Spielrein o per lo meno non solo questo, é la storia della Psicoanalisi che anzitutto è anzitutto il frutto del rapporto tra Freud e Jung.
Due uomini, due geni sofferenti che si incontrano e per sei anni lavorano assieme producono assieme e poi, naufragano sugli iceberg delle rispettive nevrosi. Appunto, come il Titanic che si infrange sul ghiaccio, anche loro sbatteranno contro le rispettive nevrosi e di fatto, come dice Jung nel film , interromperanno il loro viaggio assieme proprio mentre stavano andando in nave a New York.
La verità è, Sabrina ce lo dice, che noi cresciamo attraverso continui incontri e dolorose separazioni. Cresciamo attraverso un continuo morire e rinascere dove le relazioni segnano il tempo.
Certo, la Psicoanalisi è, o dovrebbe essere il teatro dove questo avviene e dove il paziente “vive” le sue morti e risurrezioni, difeso dal suo mondo esterno come un attore è protetto dalle quinte: il setting analitico. Se ciò ora avviene é perché si conoscono le forze in gioco, abbiamo una teoria, una tecnica. Freud e Jung non ce l’avevano erano esploratori e spesso si trovarono disarmati davanti a mostri voraci.
Termino evidenziando un’altra delle tante cose che il film dice: la vera spinta verso la morte-rinascita è la sofferenza. E’ questa che spinge sull’orlo del baratro. Jung nella scena finale del film, sta male, più male di Freud. E’ questo il motivo che lo spingerà a proseguire il suo cammino andando oltre la “nevrosi pansessuale” di Freud, peraltro senza mai rinnegarla, esplorando spazi che al suo ex compagno di viaggio erano pre-clusi
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lucapic
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giovedì 6 ottobre 2011
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il biopic di cronenberg,lui lei e il signor altro
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Freud, Jung e Spielrein. Il primo conosciutissimo (anche dai muri). Il secondo un po’ meno famoso, allievo del primo ne ha poi preso le distanze. La terza è quella più di nicchia, ex-paziente di Jung e, una volta guarita (o quasi), psichiatra lei stessa. Il film è la storia del loro rapporto (a triangolo) basata su un piccolo adattamento teatrale del libro Un metodo molto pericoloso di John Kerr (Frassinelli editore), uno psicologo americano che ha scritto basandosi sul ritrovamento di corrispondenze dei tre. La giovanissima Sabina (Keira Knightely) è pazza, scalcia, tira pugni,urla, digrigna i denti e gioca con il cibo. E’ affetta, come si scopre, da nevrosi causata dalle ripetute botte del padre violento.
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Freud, Jung e Spielrein. Il primo conosciutissimo (anche dai muri). Il secondo un po’ meno famoso, allievo del primo ne ha poi preso le distanze. La terza è quella più di nicchia, ex-paziente di Jung e, una volta guarita (o quasi), psichiatra lei stessa. Il film è la storia del loro rapporto (a triangolo) basata su un piccolo adattamento teatrale del libro Un metodo molto pericoloso di John Kerr (Frassinelli editore), uno psicologo americano che ha scritto basandosi sul ritrovamento di corrispondenze dei tre. La giovanissima Sabina (Keira Knightely) è pazza, scalcia, tira pugni,urla, digrigna i denti e gioca con il cibo. E’ affetta, come si scopre, da nevrosi causata dalle ripetute botte del padre violento. Jung (Micheal Fassbender, il Magneto di X-Men:First Class) la guarisce utilizzando il metodo freudiano e la incoraggia, vista la sua lucida intelligenza, a diventare lei stessa psichiatra continuando a seguirla nei suoi studi. Lei però nasconde ancora una macchia del suo passato: non può fare a meno di eccitarsi dopo le bastonate e desidera ardentemente Jung. Lui è affascinato ma combattuto. Uomo integro e serio (anche se appare smidollato) ama sua moglie (donna intelligente ma completamente asservita al marito), i suoi bambini e più di tutti crede nella sua professionalità (giammai un dottore con la sua paziente). Conosce Freud (Viggo Mortensen, l’indimenticabile Aragon de Il signore degli anelli) a Vienna proprio presentandogli il caso di Sabina e iniziando sin da subito un sodalizio umano e professionale. Il maestro sembra però preoccupato (e un po’ invidioso) dell’allievo più giovane, preparato e di nuove vedute. Gli spedisce in clinica Otto Gross (Vincent Cassel, Mr. Bellucci) un debosciato psichiatra di “politiche” diverse (lui si fa qualsiasi paziente desideri) e lo convince ad abbandonarsi ai suoi istinti con Sabina. Segue un intricato evolversi di situazioni che porterà il distacco di Jung da Sabina (che passa da amante a amica-confidente) e da Freud (che diventa antagonista) e il loro avvicinarsi (solo professionalmente). Insomma l’inconscio dei genitori di questo nuovo mondo (la psicanalisi) che tanto ci affascina a cui ci avviciniamo rapiti seppur talvolta dubbiosi. Il loro lato oscuro che gli ha portati a teorizzare l’uomo nel suo invisibile attraverso anche loro stessi (si analizzano continuamente, il film è pieno di tecnicismi). Forse è proprio questo il limite, il misurarsi, nei limitati tempi cinematografici, con dei mostri sacri, complessi a loro volta, perdendo talvolta la strada e rischiando la banalizzazione e l’appiattimento. Il soggetto resta comunque originale (sappiamo tutto delle loro teorie ma poco di loro) e l’opera è ben fatta (bei costumi, inquadrature e ambientazioni), assolutamente d’autore e diversa da quei prodotti destinati alla televisione. Di Cronenberg (regista culto, uno dei tanti La Mosca). Consigliato. Presentato all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
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eduardo
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giovedì 6 ottobre 2011
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''lo sanno che stiamo portando loro la peste?''
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Personalità ardite, geniali, folli, fragili, che portano avanti le proprie idee, si scontrano, si amano, si rinnegano, si combattono. Il film è carico di vibrante pathos che si cuce perfettamente sulla narrazione della vicenda dei tre protagonsti. La ricerca continua del duo Jung-Sabina Spielrein, coadiuvata dalla loro irrefrenabile passione, è di quelle che rendono avvincente un film e tengono lo spettatore incollato alla poltrona. Il potere delle idee consolidate, potentissime, quelle dell' altro duo Freud-Gross, rendono il film un campo di battaglia intellettuale affascinante e stimolante.
Anche se nell' ultima opera di D. Cronenberg il consueto scontro fisico è assente, quello passionale ed intellettuale qui raggiunge i suoi massimi livelli.
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Personalità ardite, geniali, folli, fragili, che portano avanti le proprie idee, si scontrano, si amano, si rinnegano, si combattono. Il film è carico di vibrante pathos che si cuce perfettamente sulla narrazione della vicenda dei tre protagonsti. La ricerca continua del duo Jung-Sabina Spielrein, coadiuvata dalla loro irrefrenabile passione, è di quelle che rendono avvincente un film e tengono lo spettatore incollato alla poltrona. Il potere delle idee consolidate, potentissime, quelle dell' altro duo Freud-Gross, rendono il film un campo di battaglia intellettuale affascinante e stimolante.
Anche se nell' ultima opera di D. Cronenberg il consueto scontro fisico è assente, quello passionale ed intellettuale qui raggiunge i suoi massimi livelli. Niente da dire: un buona pellicola, che racconta personaggi e storie fuori dal comune, rifuggendo la medio-crità mai presente se non quando Freud sbarcando in America dice: ''lo sanno che stiamo portando loro la peste?'' Infatti la materia del film è quanto meno scottante, come del resto tutto il contenuto della filmografia di Cronenberg.
Le prove degli attori sono encomiabili (su tutti Michael Fassbender), bella la fotografia e lo stile cinematografico, essenziale e deciso, che ben si sposa al periodo storico in cui si svolgono i fatti.
Ma il film non può andare oltre le tre stelle. Si avverte che alcuni aspetti della storia vengano trattati in maniera sommaria e poco credibile; soprattutto la vicenda di Sabina Spielrein che nel giro di poche scene passa da schizofrenica a donna saggia con qualche residua deviazione sessuale. Questa sommarietà, mostrata anche in altri film, a mio avviso è il limite di questo regista che parte bene per poi arenarsi parzialmente perdendo spessore.
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luigi spagnolo
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sabato 8 ottobre 2011
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sul lettino di cronenberg
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Cronenberg decide un approccio tanto razionale quanto biografico nel ricostruire il triangolo erotico-analitico tra il Maestro (Freud), l'Allievo (Jung) e l'Amante (Sabine Spielrein). Lo aiutano tre interpretazioni impeccabili: un Mortensen metodico e patriarcale, un Fassbender ambizioso e contraddittorio, ma, soprattutto, una Knightley tutta calata nella pelle di un'ebrea isterica in cerca di un padrone su cui regnare (avrebbe detto Lacan).
Un film pulito, attento ai minimi dettagli, dalle pratiche ospedaliere del Burghölzli all'arredamento dello studio viennese di Freud. Né si può accusare il regista di simpatizzare per la talking cure, poiché uno spettatore disincantato è libero di valutare con distacco quei celebri studiosi della psiche senza condividerne le teorie, anzi potremmo dire che sono proprio loro a finire sul lettino di Cronenberg, costretti a denudare il proprio narcisismo di intellettuali davanti a un pubblico ormai smaliziato.
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Cronenberg decide un approccio tanto razionale quanto biografico nel ricostruire il triangolo erotico-analitico tra il Maestro (Freud), l'Allievo (Jung) e l'Amante (Sabine Spielrein). Lo aiutano tre interpretazioni impeccabili: un Mortensen metodico e patriarcale, un Fassbender ambizioso e contraddittorio, ma, soprattutto, una Knightley tutta calata nella pelle di un'ebrea isterica in cerca di un padrone su cui regnare (avrebbe detto Lacan).
Un film pulito, attento ai minimi dettagli, dalle pratiche ospedaliere del Burghölzli all'arredamento dello studio viennese di Freud. Né si può accusare il regista di simpatizzare per la talking cure, poiché uno spettatore disincantato è libero di valutare con distacco quei celebri studiosi della psiche senza condividerne le teorie, anzi potremmo dire che sono proprio loro a finire sul lettino di Cronenberg, costretti a denudare il proprio narcisismo di intellettuali davanti a un pubblico ormai smaliziato.
Le ultime lacrime di addio della Spielrein segnano il trionfo su Jung, ormai prigioniero della sua nevrosi e delle sue illusioni esoteriche.
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filippo catani
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sabato 8 ottobre 2011
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teorie psicoanalitiche a confronto
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La vita di Carl Jung viene stravolta dall'arrivo di una nuova paziente russa con evidenti problemi dovuti ad una infanzia piuttosto infelice. Jung vede in lei delle doti e riuscirà ad avviarla all'università dopo avergli fatto per breve tempo da assistente. Nel frattempo i due finiscono per intrattenere una relazione sentimentale. Allo stesso tempo Jung comincerà il suo incontro/scontro con il fondatore della psicoanalisi Freud che dapprima vede in Jung un ottimo erede per poi ricredersi.
Intanto il film si fa apprezzare per il buon ritmo e per l'ottima resa di una serie di temi non di facile fruizione. Chiaramente i pensieri di Jung e Freud finiscono per essere un po' schematizzati ma per ovvi motivi di tempo.
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La vita di Carl Jung viene stravolta dall'arrivo di una nuova paziente russa con evidenti problemi dovuti ad una infanzia piuttosto infelice. Jung vede in lei delle doti e riuscirà ad avviarla all'università dopo avergli fatto per breve tempo da assistente. Nel frattempo i due finiscono per intrattenere una relazione sentimentale. Allo stesso tempo Jung comincerà il suo incontro/scontro con il fondatore della psicoanalisi Freud che dapprima vede in Jung un ottimo erede per poi ricredersi.
Intanto il film si fa apprezzare per il buon ritmo e per l'ottima resa di una serie di temi non di facile fruizione. Chiaramente i pensieri di Jung e Freud finiscono per essere un po' schematizzati ma per ovvi motivi di tempo. Interessante vedere l'incessante ricerca sulla mente umana e le molteplici vie che si possono seguire per sondarla. La grande preoccupazione di Freud di rimanere nel solco della razionalità e la voglia di Jung di investigare anche sull'irrazionale e la religione. Filo conduttore e ulteriore motivo di scontro è la relazione tenuta da Jung con la sua paziente una bravissima Knightley che si conferma dopo la bella prova in Last Night. Dominare gli impulsi o lasciarsi andare? Vivere la vita o reprimere determinate azioni?. Questi e altri spunti di riflessione nel film che lascia nello spettatore non addetto ai lavori la voglia di saperne di più su questi due giganti della psicoterapia.
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nick simon
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giovedì 11 luglio 2013
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occasione sprecata, un vero peccato
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Cronenberg getta clamorosamente al vento una ghiottissima opportunità, non riuscendo a conferire toni adeguati a quello che poteva e doveva essere un ritratto intimo e diretto, in perfetto equilibrio tra il dramma storico-sentimentale e la trattazione etico-scientifica. Il soggetto è pressoché inedito sul grande schermo, richiede la giusta calibrazione ma è potenzialmente interessante per una grossa fetta di pubblico. La storia, infatti, ben si presta alla rappresentazione cinematografica, soprattutto se l'intenzione è quella di scoprire, indagare e far riflettere, piuttosto che narrare con precisione documentaristica le storie dei personaggi (cosa, quest'ultima, che comunque non avviene).
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Cronenberg getta clamorosamente al vento una ghiottissima opportunità, non riuscendo a conferire toni adeguati a quello che poteva e doveva essere un ritratto intimo e diretto, in perfetto equilibrio tra il dramma storico-sentimentale e la trattazione etico-scientifica. Il soggetto è pressoché inedito sul grande schermo, richiede la giusta calibrazione ma è potenzialmente interessante per una grossa fetta di pubblico. La storia, infatti, ben si presta alla rappresentazione cinematografica, soprattutto se l'intenzione è quella di scoprire, indagare e far riflettere, piuttosto che narrare con precisione documentaristica le storie dei personaggi (cosa, quest'ultima, che comunque non avviene). I costumi e le scenografie ci sono, così come gli interpreti di alto livello; ciò che serviva era una sceneggiatura più scorrevole e attenta, e soprattutto un occhio più consapevole dietro la macchina da presa: ciò avrebbe consentito di evidenziare più sfaccettature della vicenda, e condurre il racconto con ritmi e registri completamente diversi. Dal punto di vista prettamente narrativo il film necessita di almeno 40-50 minuti in più per completarsi ed esprimersi nella sua interezza; al contrario, l'impressione generale è quella di mancanza, vuoto, sciatteria, ed alla fine lo spettatore ha fortissimi dubbi circa il senso ed il fine ultimo di ciò che viene mostrato. Viggo Mortensen e Michael Fassbender, rispettivamente nei panni di Freud e Jung, sono convincenti nel dare vita ad un costante rapporto di incontro-scontro sui piani delle idee e dei sentimenti. Keira Knightley discretamente a suo agio nel ritrarre il complesso personaggio di Sabina Spielrein, tormentata dal passato, in bilico tra follia e lucidità, alla disperata ricerca di un equilibrio interiore. La giovane paziente di Jung tuttavia non viene presentata nel modo giusto al pubblico, e non è certamente colpa dell'attrice britannica se alcune sequenze del film ne danno erroneamente una grottesca, se non ridicola rappresentazione. Ne risulta un prodotto non riuscito ed incompleto, una specie di prima, mediocre metà di un'opera complessiva potenzialmente buona.
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ultimoboyscout
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giovedì 6 marzo 2014
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il triangolo maledetto.
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Jung-Freud-Spielrein in una vicenda realmente accaduta sulla soglia della Prima Guerra Mondiale. Il film racconta della rottura tra i due uomini esplorando i lati più oscuri e ingannevoli dell'animo umano, la vera specialità del regista David Cronenberg. Pellicola raffinata, intensa ma mai convincente, bravissimi Fassbender e Mortensen (al terzo film col regista) manca mordente e un pò di sfacciataggine, quella che Cronenberg ha messo solo per far apparire i suoi due protagonisti maschili come personaggi tutto sommato negativi, con pochi pregi e tantissimi difetti, approcciandosi alla psicanalisi in maniera quasi provocatoria. Viene rappresentato in conflitto di idee tra Jung e il suo mentore Freud, tra le ragioni dell'eros e dell'amore coniugale, ma il film appare poco cronenberghiano, mancano le tipiche progressioni del regista che portano a normalizzare l'assurdo e l'aberante, manca quel gusto per la devianza, Cronenberg sembra stranamente timido e molto rispettoso nel mostrare i traumi, ambientando non solo attori e scene ma anche i dialoghi, parte basilare del film.
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Jung-Freud-Spielrein in una vicenda realmente accaduta sulla soglia della Prima Guerra Mondiale. Il film racconta della rottura tra i due uomini esplorando i lati più oscuri e ingannevoli dell'animo umano, la vera specialità del regista David Cronenberg. Pellicola raffinata, intensa ma mai convincente, bravissimi Fassbender e Mortensen (al terzo film col regista) manca mordente e un pò di sfacciataggine, quella che Cronenberg ha messo solo per far apparire i suoi due protagonisti maschili come personaggi tutto sommato negativi, con pochi pregi e tantissimi difetti, approcciandosi alla psicanalisi in maniera quasi provocatoria. Viene rappresentato in conflitto di idee tra Jung e il suo mentore Freud, tra le ragioni dell'eros e dell'amore coniugale, ma il film appare poco cronenberghiano, mancano le tipiche progressioni del regista che portano a normalizzare l'assurdo e l'aberante, manca quel gusto per la devianza, Cronenberg sembra stranamente timido e molto rispettoso nel mostrare i traumi, ambientando non solo attori e scene ma anche i dialoghi, parte basilare del film. Lo stile del regista diventa quasi politicamente corretto, tradizionale e senza troppe asperità e tutto ciò appiattisce un film di per se già piatto, nonostante alcune scene hot facciano capolino per qualche piccola scossetta. Va vissuto come un viaggio all'interno di mente e cuore dei suoi protagonisti ma che, di fatto, non scende alla giusta profondità, rimanendo ibrido anche nel genere, un semi-biopic drammatico e melò. A molti può sicuramente piacere (non a me) ma per amarlo occorre sforzarsi un bel pò.
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homer52
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mercoledì 14 gennaio 2015
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un metodo noioso
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Quando si mette in visione al cinema la psichiatria ci sono sempre degli stereotipi riguardanti il paziente e lo psichiatra che anche questo film non si esime dal rappresentare. Se poi a ciò si somma una specie di pretesa di evidenziare le teorie psicanalitiche adottando per quanto possibile un linguaggio semplicistico, allora si capisce quanto sia macchinoso e perciò noioso, nonché scontato, lo svolgersi di questa storia. Credo perciò che più che un metodo rischioso o pericoloso si sia rappresentato un metodo noioso.
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mantraliulai
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giovedì 13 ottobre 2011
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un'occasione persa
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David Cronemberg con “A Dangerous Method” sceglie di addentrarsi nuovamente nella psiche umana, questa volta riportando alla storia i principali protagonisti di una delle più importanti rivoluzioni sociali: la nascita della psicoanalisi. Sigmund Freud è interpretato da un Viggo Mortensen imbruttito per copione il quale si cala benissimo nella figura del patriarca Freud mentre Gustav Jung è affidato all’aitante Michael Fassbender. Nel ruolo della paziente bisognosa di cure Sabina Spierlein, troviamo la pluripresente Keira Knightley. Il film si apre con una rocambolesca corsa in carrozza verso l’ospedale psichiatrico con dentro Sabina in piena crisi isterica.
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David Cronemberg con “A Dangerous Method” sceglie di addentrarsi nuovamente nella psiche umana, questa volta riportando alla storia i principali protagonisti di una delle più importanti rivoluzioni sociali: la nascita della psicoanalisi. Sigmund Freud è interpretato da un Viggo Mortensen imbruttito per copione il quale si cala benissimo nella figura del patriarca Freud mentre Gustav Jung è affidato all’aitante Michael Fassbender. Nel ruolo della paziente bisognosa di cure Sabina Spierlein, troviamo la pluripresente Keira Knightley. Il film si apre con una rocambolesca corsa in carrozza verso l’ospedale psichiatrico con dentro Sabina in piena crisi isterica. Da qui in poi, la trama si snoderà sul rapporto tra lei e il giovane dottor Jung che sperimenta l’innovativa terapia della parola attraverso l’associazione di idee. La Spierlein è una ragazza dalla spiccata arguzia, con una passione verso la medicina e la psicanalisi stessa. I risultati positivi non tardano a venire, la paziente riesce a smascherare la sua personalità sadomasochista costruita da un passato di abusi familiari e diverrà, su richiesta di Jung, la sua personale assistente. Il rapporto tra i due però si spinge pericolosamente oltre il livello professionale sfociando in una torbida relazione invasa dai sensi di colpa. Con lei Jung si sente libero dai vincoli sociali, libero da quel matrimonio borghese in cui è intrappolato. A questo punto si introduce la figura del Mentore (Freud) conosciuto ad una classica cena tra familiari. Jung ne è completamente soggiogato, trascorre con lui lunghissime ore tra interpretazioni di sogni e disquisizioni sulla nuova scienza piena di possibili varianti. Il primo è fermo sulle sue teorie, energicamente deciso a non abbandonarle, mentre il secondo, mosso anche dalla caparbietà giovanile, è tentato dai traballanti orizzonti del misticismo. Ancora combattuto tra il desiderio alimentato dalla relazione extraconiugale e la salvezza del suo matrimonio, sceglie quest’ultimo decidendo di porre fine agli incontri amorosi con Sabina, ormai del tutto guarita e matura abbastanza per affrontare una tale perdita.
La seconda parte della storia sarà caratterizzata da una fitta corrispondenza epistolare tra Freud e Jung, sempre più distanti sulle loro posizioni di pensiero: la scissione è inevitabile. Il film arranca, il ritmo rallenta bruscamente e lo spettatore comincia a guardare l’orologio in preda alla noia. La sceneggiatura di Hampton sembra funzionare solo a teatro mentre la trasposizione cinematografica risulta fredda e senza mordente; il pessimo montaggio fa il resto. L’autore del Pasto Nudo perde l’occasione ghiotta di raccontarci una storia avvincente colma di riferimenti storici con dei protagonisti realmente esistiti. Niente possono fare gli attori, ricordiamo un brillante Vincent Cassel nei panni dello strampalato maniaco cocainomane Otto Gross, non fa in tempo a comparire sullo schermo che è già andato via, e la bella Keira Knightley, tutti i suoi apprezzati sforzi di farci commuovere (e ci riesce per un momento) o semplicemente di farci provare una qualche emozione, sono vani. Il riferimento alla lotta tra ebraismo (Freud/Spierlein) e sordo orgoglio ariano (Jung) è confusamente accennato e la trama si estingue sull’incubo dell’avvento della seconda guerra mondiale.
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