angelo umana
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mercoledì 13 aprile 2011
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dove vanno i bambini che scappano?
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Misteri della mente, più intriganti dei misteri dell’aldilà contenuti in Hereafter di Eastwood (pretesti per una storia d’amore). La mente di Lino, giornalista sportivo dalla battuta pronta e dagli scritti fluenti, gli riserva pian piano vuoti di parole e di memoria, e la fatica di mettere insieme i pensieri. Dalla facilità dello scrivere a una fatica tremenda per comporre una lettera: è la mancanza di collegamenti dell’Alzheimer. I ritrovi alle feste comandate coi parenti lasciano il posto ai mormorii; alla stima dei colleghi si sostituisce il sospetto e l’allontanamento dal giornale; l’aggressività verso la moglie a causa di ciò che Lino perde, del proprio fallimento, prende il posto di un’unione serena.
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Misteri della mente, più intriganti dei misteri dell’aldilà contenuti in Hereafter di Eastwood (pretesti per una storia d’amore). La mente di Lino, giornalista sportivo dalla battuta pronta e dagli scritti fluenti, gli riserva pian piano vuoti di parole e di memoria, e la fatica di mettere insieme i pensieri. Dalla facilità dello scrivere a una fatica tremenda per comporre una lettera: è la mancanza di collegamenti dell’Alzheimer. I ritrovi alle feste comandate coi parenti lasciano il posto ai mormorii; alla stima dei colleghi si sostituisce il sospetto e l’allontanamento dal giornale; l’aggressività verso la moglie a causa di ciò che Lino perde, del proprio fallimento, prende il posto di un’unione serena. Nel film ci sono due grandi temi, la malattia senile (il deteriorarsi) e l’infanzia (isola felice). In questa si rifugia Lino – nei ritrovi parentali guarda caso amava la vicinanza dei bambini - quando non ha più legami logici col mondo e nemmeno con la moglie, che lo vorrebbe assistere come “il bambino che non ho mai avuto”. La regressione all’infanzia però è pericolosa, è la protezione cercata in un grosso ventre che ci conteneva da bambini e ci rendeva la vita sgombra da pensieri e pericoli, da adulti però quell'età si trasforma in un bosco che ci inghiotte. Inutile andare a cercare ciò che si è perso ma la mente indebolita non lo sa e cerca rifugio nel ventre caldo che non c’è più. Le scene di Pupi Avati sono ben ordinate come al solito, ha un modo sistematico di esporle; intense e vere le interpretazioni di Francesca Neri e Fabrizio Bentivoglio.
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ipno74
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sabato 12 marzo 2011
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la delicatezza di un film
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Grande film di Pupi Avati.
Il film è tutto una delicatezza.
Delicata è la regia.
Delicato l'argomento.
Delicate le recitazioni.
Delicata la sceneggiatura.
Le scene sono girate con la lentezza della malattia che distrugge un uomo sino a farlo ritornare bambino.
La Neri sta diventando veramente brava.
Poi si sente il sapore dei vecchi film di una volta, quasi che il protagonista potrebbe essere sostituito da un viso ironico - drammatico come quello di Alberto Sordi.
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lady libro
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sabato 26 febbraio 2011
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carino ma...
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Mi è piaciuto, anche se sinceramente mi ha un po' delusa: me lo aspettavo un po' diverso.
La parte iniziale e quella centrale erano belle e toccanti, ma la finale è stata una vera noia e delusione (in sostanza il finale per me era troppo aperto).
Bravissimi però Fabrizio Bentivoglio e Francesca Neri.
Mi spiace solo che questo film non abbia avuto il successo che si merita.
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chicco51
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sabato 12 febbraio 2011
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sconfinatagiovinezza
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Il film e' buono , forse uno dei migliori di Avati , ben diretto e ben recitato , con quegli splendidi flash back . Ma la storia risulta fin troppo edulcorata . La tragedia che colpisce le famiglie dove arriva l' Alzheimer non è quella dei ricchi borghesi protagonisti , ma quella
del professore di inglese che guadagna 2100 euro o quella di altri poveracci che arrivano a guadagnare forse la metà . Certo raccontare storie di queste persone sarebbe stato troppo
crudo per lo spettatore . Comunque ben vengano film italiani come questo , tra tanta spazzatura ...e non mi riferisco solo ai panettoni natalizi , ma a tanti film che vanno per la maggiore firmati da pseudoregisti .
Chicco 51
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cinefila
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martedì 8 febbraio 2011
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debole
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Avati tocca il tema della malattia della dimenticanza, del regresso, del ritorno all'infanzia.
Bravo Bentivoglio nel rappresentare i diversi stadi di questa patologia che svuota giorno dopo giorno una mente brillante, come quella del famoso giornalista sportivo da lui interpretato. Ad affiancarlo, una moglie che subisce, anche con violenza, il declino mentale del marito..e lo fa con dignità, prima allontanandosi, poi tornando dal suo uomo diventato ormai bambino.
Nel suo viaggio a ritroso, il protagonista ritorna nel paesino che lo accolse da ragazzino per ritrovare gli amici di un tempo e il suo adorato cane Perché, compagno di viaggio durante l'adolescenza, e non tornerà più a casa.
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Avati tocca il tema della malattia della dimenticanza, del regresso, del ritorno all'infanzia.
Bravo Bentivoglio nel rappresentare i diversi stadi di questa patologia che svuota giorno dopo giorno una mente brillante, come quella del famoso giornalista sportivo da lui interpretato. Ad affiancarlo, una moglie che subisce, anche con violenza, il declino mentale del marito..e lo fa con dignità, prima allontanandosi, poi tornando dal suo uomo diventato ormai bambino.
Nel suo viaggio a ritroso, il protagonista ritorna nel paesino che lo accolse da ragazzino per ritrovare gli amici di un tempo e il suo adorato cane Perché, compagno di viaggio durante l'adolescenza, e non tornerà più a casa.
Il film è stato escluso all'ultimo momento dalle pellicole in concorso alla Mostra di Venezia 2010, forse a ragione. Le polemiche seguìte hanno comunque dato attenzione a un film che manca in qualcosa, nonostante la buona performance di tutti gli attori.
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marezia
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venerdì 5 novembre 2010
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rosatigre,
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ma qua STIAMO DANDO I NUMERI? Troppi cambi di registro? E quale avresti voluto vedere DALL'INIZIO ALLA FINE? Ti pare che potesse essercene UNO E SOLO UNO? Sì? Complimenti. Chi la vuola cotta, chi la vuole cruda, chi a metà... Ma, andate a vedere "Maschi contro femmine", andate...
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rosatigre
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giovedì 4 novembre 2010
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peccato!
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Ho sempre amato i film di Pupi Avati, ma quest'ultimo mi ha proprio delusa.
Ammetto di aver provato emozioni realistiche, vista la visione poetica di un storia di malattia così drammatica.
Sono stati molto importanti e, soprattutto, funzionali i continui flashback, perché con essi si potevano vedere meglio i continui cambiamenti del personaggio di Lino, interpretato ottimamente da Fabrizio Bentivoglio da adulto.
Il morbo di Alzheimer non è il solo tema del film, anche la storia d'amore ha una sua parte molto importante e affascinante; Chicca ama il suo Lino con tutta se stessa, ricambiata in egual misura, anche se poi più che marito accanto a sè avrà un figlio e dovrà accudirlo come un bambino.
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Ho sempre amato i film di Pupi Avati, ma quest'ultimo mi ha proprio delusa.
Ammetto di aver provato emozioni realistiche, vista la visione poetica di un storia di malattia così drammatica.
Sono stati molto importanti e, soprattutto, funzionali i continui flashback, perché con essi si potevano vedere meglio i continui cambiamenti del personaggio di Lino, interpretato ottimamente da Fabrizio Bentivoglio da adulto.
Il morbo di Alzheimer non è il solo tema del film, anche la storia d'amore ha una sua parte molto importante e affascinante; Chicca ama il suo Lino con tutta se stessa, ricambiata in egual misura, anche se poi più che marito accanto a sè avrà un figlio e dovrà accudirlo come un bambino.
Straordinaria Francesca Neri, oltre che bellissima e molto sensuale.
Peccato che il regista, per il mio modesto parere, ha trattato i personaggi con poca delicatezza, quasi non avendo rispetto per loro.
Due anime disperate per motivi diversi mandati quasi allo sbaraglio, banalizzando il dolore con un finale poetico fuori luogo.
Peccato che una storia di tale importanza non ha avuto un'impostazione ben precisa: si passava dall'horror, alla favola, dal romantico al drammatico.
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ti73@
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lunedì 1 novembre 2010
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deludente
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l'argomento del film è interessante, ma trattato con una sconfinata superficialità. Mi è sembrato di vedere tante scena prive di legame e nessi logici. Sembra di vedere qualcosa che stenta a partire! Non provoca commozione proprio a causa dei tanti stacchi, non viene approfondito nessun momento (l'amore, la rabbia, la paura...Nulla). peccato, le mie aspettative sono state deluse!
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marezia
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domenica 31 ottobre 2010
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david, nastri, ciak
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QUESTA è una coppia che meriterebbe TUTTO. Parlando da un punto di vista concreto, pratico e DISINCANTATO spero che IL SISTEMA premi sì la coppia Cortellesi - Preziosi che a detta dei "pezzi grossi" tra cui quella che per me è la MIGLIORE e cioè la GRANDISSIMA Anselma Dall'Olio ha una chimica che ho visto anch'io nel trailer ma ANCHE QUESTA perché avere chimica a 30 anni recitando una commedia sul sesso non è difficile ma RECITARE con qualche anno in più UNA TRAGEDIA CON UN TALE LIVELLO DI VEROSIMIGLIANZA AFFETTIVA è molto ma molto più SPECIALE.
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marezia
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martedì 26 ottobre 2010
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fabrizio pasquali,
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Lei ha bisogno di case squallide e mogli disfatte per VEDERE la tragedia?
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