marezia
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martedì 19 ottobre 2010
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mary22,
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dovresti dormire in quello di qualche tuo amico, l'indomani diresti cose più sensate. Col dramma PECULIARE della vecchiaia? L'Alzheimer non è peculiare, tant'è vero che casi di giovani ce ne sono e ci fanno pure film su, guarda un po'! Della vecchiaia sono peculiari altre cose... Grazie a Dio, l'Alzheimer non colpisce TUTTI E TUTTE colro che arrivano ad una certa eta'. Hai cominciato veramente bene...
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mary22
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martedì 19 ottobre 2010
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segnalazione
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Per chi fosse interessato al tema dell'Alzheimer segnalo un'ottima pellicola francese del 2002 dal titolo " Il ricordo delle belle cose", nel quale è però una giovane donna ad esserne colpita.Niente a che vedere dunque col dramma peculiare della vecchiaia.
Quanto ad Avati di solito preferisco dormire nel mio letto.
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oar54
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martedì 19 ottobre 2010
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noioso
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Premetto che da Pupi Avati mi aspetto sempre molto e questo condiziona un pò il mio giudizio.
Devo dire che il film è bello come soggetto, ma non convince perchè lo sviluppo di questa idea si perde nel corso della storia.
Il film pecca sia per la sceneggiatura,che mi è sembrata scontata,che per la realtà in cui si svolge l'azione, una società benestante e distante dalla mia percezione attuale della società italiana.
La coppia protagonista non si distingue particolarmente per la profondità del sentimento,tanto è vero che lei nella difficoltà,si allontana,seguendo l'indicazione che le viene dalla famiglia di origine.
Anche l'incidente di lei sembra avvenire perchè non si sapeva come mandare avanti la trama, arrivati a quel punto della storia.
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Premetto che da Pupi Avati mi aspetto sempre molto e questo condiziona un pò il mio giudizio.
Devo dire che il film è bello come soggetto, ma non convince perchè lo sviluppo di questa idea si perde nel corso della storia.
Il film pecca sia per la sceneggiatura,che mi è sembrata scontata,che per la realtà in cui si svolge l'azione, una società benestante e distante dalla mia percezione attuale della società italiana.
La coppia protagonista non si distingue particolarmente per la profondità del sentimento,tanto è vero che lei nella difficoltà,si allontana,seguendo l'indicazione che le viene dalla famiglia di origine.
Anche l'incidente di lei sembra avvenire perchè non si sapeva come mandare avanti la trama, arrivati a quel punto della storia.
La parte più bella sono i ricordi dell'infazia ben caratterizzati ed aderenti alla realtà.
Un plauso agli attori,specialmente Francesca Neri,ben calata nel personaggio.
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marezia
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martedì 19 ottobre 2010
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p.s.
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Ovviamente non è che la torta fosse tanto meglio della "ciliegina", cara. Veramente complimenti!
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marezia
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martedì 19 ottobre 2010
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micol bassani (nickname alquanto sospetto),
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SI VERGOGNI! La Sua frase su Vincenzo Crocitti è TERRIFICANTE. Si rende conto di quello che ha scritto? Questo la qualifica SENZA PROVA D'APPELLO e fa anche in modo che la sua UNICA E MISERA stella sia UNA GRANDISSIMA ATTESTAZIONE DI STIMA e nei confronti di Avati e nei confronti del film perché evidentemente TROPPO SOFISTICATO per Lei, NONOSTANTE LA SUA ESPERIENZA DIRETTA. Mamma mia...
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manfro
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domenica 17 ottobre 2010
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un film emozionante e struggente come pochi
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Inutile soffermarsi sulla bravura e la capacità espressiva dell'ottimo cast messo in campo da Avati; ogni personaggio partecipa alla scena offrendo il suo contributo in maniera ineccepibile. La sensazione di drammaticità all'uscita dalla sala pervade la mente, viene spontaneo chiedersi se l'attore si è immedesimato tanto nella sua parte da contrarre realmente e non solo scenograficamente la malattia devastante, filo conduttore del film. A primo impatto può sembrare solo una banale descrizione medica e psicologica di un uomo, arrivato ormai all'eta della pensione, affetto da Alzhaimer. Ma più procede la narrazione, maggiore è la consapevolezza da parte dello spettatore che la narrazione va oltre l'aspetto medico-analitico.
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Inutile soffermarsi sulla bravura e la capacità espressiva dell'ottimo cast messo in campo da Avati; ogni personaggio partecipa alla scena offrendo il suo contributo in maniera ineccepibile. La sensazione di drammaticità all'uscita dalla sala pervade la mente, viene spontaneo chiedersi se l'attore si è immedesimato tanto nella sua parte da contrarre realmente e non solo scenograficamente la malattia devastante, filo conduttore del film. A primo impatto può sembrare solo una banale descrizione medica e psicologica di un uomo, arrivato ormai all'eta della pensione, affetto da Alzhaimer. Ma più procede la narrazione, maggiore è la consapevolezza da parte dello spettatore che la narrazione va oltre l'aspetto medico-analitico. L'uomo che regredisce bambino, è lui stesso a diventare narratore, spazia dall'odierno al passato dai toni nero-seppia, passando per il dolore e la malinconia della moglie, l'unico baluardo, l'unica fonte di speranza a cui un bambino fragile può aggrapparsi. E' un ritorno all'infanzia, ma lungi da essere una visione bambinesca della malattia,traspare e si condivide il dolore della mente stanca della compagna fedele da 50 anni. Il film è straordinariamente malinconico eppure davvero toccante. Anche troppo
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algernon
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domenica 17 ottobre 2010
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bello
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Una storia delicata ma Pupi Avati è il regista giusto per raccontarla con garbo, e altrettanto garbati e ben scelti sono i protagonisti Fabrizio Bentivoglio e Francesca Neri. Ed il film non è affatto nosioso, come invece alcuni hanno scritto, al contrario riesce a comunicare un senso di attesa per il decorso della malattia e per le sue progressive manifestazioni. Belle anche le sequenze dell'infanzia, nella loro semplicità contadina. Sgradevole la famiglia, opulenta e distaccata. Tanto distaccata da omettere nel finale la necessaria sorveglianza per un malato tanto grave, e così permettere un epilogo sorprendente.
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marezia
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domenica 17 ottobre 2010
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secondo idrusina
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"Questo film no è incentrato sul rapporto moglie/marito-mamma/figlio: in realtà la sceneggiatura insiste su loro due come entità separate: lui che si ammala, lei che soffre. Quell'"insieme" viene meno a metà del film. E il finale ne è una conferma. Ci è stato presentato come storia di un amore ma a dire il vero è la storia di un uomo che a un certo punto della sua vita si rituffa nella sua giovinezza e si stacca da tutto il resto, incompreso e tradito da chi gli sta intorno. E' un classico film di Avati, lento, noioso, nostalgico. Adatto a un pubblico anziano, secondo me."
Una domanda: "Ma idrusina sarà la sintesi di idrolitina ed euchessina?"
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nino pell.
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domenica 17 ottobre 2010
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per marezia
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Allora ho capito male io. Difatti mi sembrava un pò strano questo tuo intervento se era riferito a me. Con questo non voglio sembrare il tipo che quando esprime il proprio giudizio su un film pretende di dire la verità assoluta. Anzi, il raffronto serve proprio a capire magari dove si è sbagliato. E poi pensavo fra me e me: "Perbacco, proprio Marezia che mi ha fatto bei elogi e mi ha pure difeso in occasione, ad esempio, del mio commento al film Cado dalle nubi". Con grande affetto, Nino.
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marezia
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domenica 17 ottobre 2010
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no, nino pell.
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Non era a te, mi stavo rivolgendo a IDRUSINA. Leggi la sua "recensione" e capirai...
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