goldy
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domenica 30 gennaio 2011
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non si tocca mai il fondo
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Molto più tragico di una tragedia greca. Una sceneggiatura che mente umana non riuscirebbe a scrivere se non fosse suffragata da una realtà che oltrepassa qualsiasi disumanità accettabile.
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mauro.t
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giovedì 4 agosto 2011
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quando si vuole strafare
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Traendo spunti da “Edipo re” e da “La casa degli spiriti”, il film avrebbe il lodevole intento di parlare della guerra che ha insanguinato il Libano tra gli anni ’70 e ‘80. La storia parte dal Canada: i due figli di una signora defunta, nativa del Libano, davanti alla lettura del testamento da parte del notaio, vengono a sapere di avere un fratello e il padre ancora vivo, ai quali la madre ha lasciato dei messaggi. Il ragazzo non ne vuole sapere, ma la ragazza parte per il Libano e si mette a indagare. Ricostruisce così a poco a poco la storia della madre, ripudiata dalla famiglia per esser rimasta incinta da giovane, passata alla lotta armata dei palestinesi (?) dopo aver visto gli orrori dei cristiano-nazionalisti, imprigionata per aver ucciso un importante esponente politico e stuprata in carcere.
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Traendo spunti da “Edipo re” e da “La casa degli spiriti”, il film avrebbe il lodevole intento di parlare della guerra che ha insanguinato il Libano tra gli anni ’70 e ‘80. La storia parte dal Canada: i due figli di una signora defunta, nativa del Libano, davanti alla lettura del testamento da parte del notaio, vengono a sapere di avere un fratello e il padre ancora vivo, ai quali la madre ha lasciato dei messaggi. Il ragazzo non ne vuole sapere, ma la ragazza parte per il Libano e si mette a indagare. Ricostruisce così a poco a poco la storia della madre, ripudiata dalla famiglia per esser rimasta incinta da giovane, passata alla lotta armata dei palestinesi (?) dopo aver visto gli orrori dei cristiano-nazionalisti, imprigionata per aver ucciso un importante esponente politico e stuprata in carcere. Solo alla fine il figlio refrattario partecipa alle ricerche iniziate dalla sorella, e i due fratelli si troveranno di fronte ad una verità agghiacciante. Il film ci riuscirebbe egregiamente a rendere l’orrore, se gli autori non decidessero di curvare la storia in un melodramma dove parecchi aspetti risultano inverosimili, a partire dall’età dei personaggi (quanti anni dovrebbe avere il torturatore del carcere?), per continuare con il passaggio di alcuni protagonisti da una parte all’altra dello schieramento politico, che nel caso del ragazzo cresciuto in orfanotrofio appare gratuito, per finire con l’onniscienza della casta dei notai, i quali riescono a reperire documenti in una realtà dove il buon senso ne suggerirebbe la scarsa plausibilità. Ed è proprio la sensazione di una storia artefatta, in cui appare evidente lo sforzo di colpire le viscere, che toglie valore a un film partito bene. La storia degli affetti avrebbe esaltato uno scenario storico spaventoso, ma purtroppo il film, con le sue forzature nella trama, rischia di lasciare perplessi sulla credibilità, un po’ irritati per un uso allegorico della matematica che c’entra come i cavoli a merenda e con la sensazione di aver tolto qualcosa alla rappresentazione di una delle più terribili guerre civili degli ultimi decenni.
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(di francesco2)
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melania
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lunedì 24 gennaio 2011
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eccessivo
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Penso che sarebbe un ottimo film se fosse solo più alleggerito.Nonostante la trama interessante e l'ottimo cast,risulta un po'pesante e poco convincente,soprattutto nella parte finale.Peccato|
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(di dile70)
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zoom e controzoom
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lunedì 31 gennaio 2011
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quando la tematica supera il film
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Ci sono delle situazioni storiche e sociali che comunque vengano presentate, hanno valore.
Questo film è uno di quei casi dove la denuncia delle violenze e della brutalità dello scontro bellico religioso, è già in sé un valore indiscutibile.
Un film va valutato al di là della funzione di memoria e documento per quanto forte esso sia, e quindi si deve constatare, parallelamente, che tutto ciò che crea il pregio filmico, qui è fragile.
La storia si regge per le motivazioni di cui sopra, ma nella sua valutazione strutturale è già al limite dell’accettabile e per questo di non immediata comprensione ed accettazione fino alla fine dove la spiegazione è sì imprevista e assolutamente necessaria, ma si disegna nella sua debolezza in relazione cronologica e di resa di questa cinematograficamente parlando (della quale in questo caso, non si può fare a meno).
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Ci sono delle situazioni storiche e sociali che comunque vengano presentate, hanno valore.
Questo film è uno di quei casi dove la denuncia delle violenze e della brutalità dello scontro bellico religioso, è già in sé un valore indiscutibile.
Un film va valutato al di là della funzione di memoria e documento per quanto forte esso sia, e quindi si deve constatare, parallelamente, che tutto ciò che crea il pregio filmico, qui è fragile.
La storia si regge per le motivazioni di cui sopra, ma nella sua valutazione strutturale è già al limite dell’accettabile e per questo di non immediata comprensione ed accettazione fino alla fine dove la spiegazione è sì imprevista e assolutamente necessaria, ma si disegna nella sua debolezza in relazione cronologica e di resa di questa cinematograficamente parlando (della quale in questo caso, non si può fare a meno).
L’impostazione del flashback, volutamente scorre senza stacchi evidenti, ma non ha elementi tali da rendere automatico il riconoscimento del passaggio. La cosa non è facilitata dalla somiglianza tra le due interpreti, madre e figlia.
Gli attori, maggiormente il gemello, nell’espressività, sono piuttosto pietrificati, ma non abbastanza se queste erano le intenzioni. Un film forte, ma per la tematica non per le interpretazioni.
I climax si succedono inizialmente e non sono tutti portati a conclusioni (la madre ha un incidente al quale la figlia non è presente, ma il quando, come, dove o perché con le debite derivazioni, non sono cose ne dette ne intuibili).
Alcune parti riescono ad avere in toni alti la forte drammaticità di cosa vissuta (il dolore della nonna, l’episodio della corriera, il passaggio sul ponte), mentre in altre si avverte una costruzione più forzata (l’uccisione del compagno, la casa dello zio, etc)
La fotografia pur essendo buona, non è particolarmente curata nonostante un iniziale uso sapiente di mezzi per inquadrature e sfocature, ma c'è un' alternanza di camera fissa a momenti di spalla che non trovano una particolare motivazione.
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luc66
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venerdì 4 febbraio 2011
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storia intensa ma esasperata
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sicuramente il film è coinvolgente, intenso, durissimo: la trama ruota intorno alle vicende cruente e terribili della guerra senza fine tra fazioni religiose in Libano. Però la trama è esasperata e con un colpo di scena finale, direi, troppo "spettacolare". Non si capisce poi bene come matura e il senso del gesto estremo della madre che compie un omicidio e che da vittima diventa quindi carnefice e poi di nuovo vittima, per cui il giudizio complessivo cala.
Le vicende di quella parte martoriata e senza pace del mondo - per quanto mi riguarda - sono comunque sempre interessanti
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melusine
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venerdì 4 febbraio 2011
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autogol
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Questo film è di fatto un autogol.
Vorrebbe nelle intenzioni celebrare il valore della memoria e della ricerca della Verità (maiuscola), ma di fatto fa un pubblicità sfegatata alla Beata Ignoranza.
La struttura (e la verosimiglianza) sono quelle della tragedia greca. C'è l'Edipo, c'è la lotta fratricida, c'è il male che genera il bene e il bene che genera il male. C'è il Fato ineluttabile, al quale nessuno può fuggire. Il Destino (un "deus ex machina" abbastanza duro da mandare giù) scova la protagonista dopo 3 decenni dall'altra parte del mondo e scatena una valanga di eventi drammatici, che porteranno alla nemesi. o no? perché la nemesi, di fatto, non si compie. Al suo posto c'è un generico e modernamente psicanalitico volemose bene finale, che non risolve nulla, che lascia insoddisfatti e che soddisfa una sola cosa: la curiosità di vedere come sono andate davvero le cose, la famosa sete di Verità.
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Questo film è di fatto un autogol.
Vorrebbe nelle intenzioni celebrare il valore della memoria e della ricerca della Verità (maiuscola), ma di fatto fa un pubblicità sfegatata alla Beata Ignoranza.
La struttura (e la verosimiglianza) sono quelle della tragedia greca. C'è l'Edipo, c'è la lotta fratricida, c'è il male che genera il bene e il bene che genera il male. C'è il Fato ineluttabile, al quale nessuno può fuggire. Il Destino (un "deus ex machina" abbastanza duro da mandare giù) scova la protagonista dopo 3 decenni dall'altra parte del mondo e scatena una valanga di eventi drammatici, che porteranno alla nemesi. o no? perché la nemesi, di fatto, non si compie. Al suo posto c'è un generico e modernamente psicanalitico volemose bene finale, che non risolve nulla, che lascia insoddisfatti e che soddisfa una sola cosa: la curiosità di vedere come sono andate davvero le cose, la famosa sete di Verità. Ma lo spettatore si chiede: visto il prezzo da pagare, ne è valsa la pena?
La protagonista muore all'inizio del film e lascia ai figli un compito che lei sa distruggerà la loro vita, minandone le fondamenta. Cosa c'è di eroico in questo? Nulla, pensa lo spettatore dopo due ore molto spiacevoli passate a vedere di quali e quante turpitudini è capace l'essere umano quando ci si mette d'impegno. L'unica certezza per lo spettatore accorto è che se mai dovesse ricevere istruzioni testamentarie di andare a scoperchiare pietre e svegliare i cani che dormono, la cosa migliore da fare, tutto sommato, è di tirare dritti.
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(di luc66)
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il conformista
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giovedì 3 febbraio 2011
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idea molte forte, ma spesso lento e poco dinamico
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Lento, interminabili panoramiche. Ma l'idea è molto forte. Pareva molto più eccitante e dinamico il trailer. Avrei montato in testa una scena della piscina e poi l'incontro dal notaio per l'eredità. Belle le musiche anche se a volta si ha la sensazione scada nel videoclip.
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