veronicab89
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giovedì 18 novembre 2010
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frozen: quando la paura reale è il punto di forza.
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Quando non servono grandi idee per realizzare un buon film.
Quando non servono litri di sangue e assassini psicopatici per creare un thriller con retrogusto horror.
Tre amici sciatori decidono di fare l'ultima discesa prima della chiusura delle piste ma, per un fraintendimento, vengono dimenticati sospesi sulla seggiovia in balia della notte e del freddo, senza sapere se vedranno l'alba del giorno dopo.
Questa la trama di "Frozen", thriller tendente all'horror basato in gran parte sul terrore psicologico: non è facile decidere il da farsi quando si è sospesi in aria, mentre è in corso una bufera di neve, senza sapere se e quando qualcuno si accorgerà della propria scomparsa, con l'unica speranza di salvezza consisente nel buttarsi nel vuoto o nell'arrampicarsi per la seggiovia e scendere lungo i tralicci.
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Quando non servono grandi idee per realizzare un buon film.
Quando non servono litri di sangue e assassini psicopatici per creare un thriller con retrogusto horror.
Tre amici sciatori decidono di fare l'ultima discesa prima della chiusura delle piste ma, per un fraintendimento, vengono dimenticati sospesi sulla seggiovia in balia della notte e del freddo, senza sapere se vedranno l'alba del giorno dopo.
Questa la trama di "Frozen", thriller tendente all'horror basato in gran parte sul terrore psicologico: non è facile decidere il da farsi quando si è sospesi in aria, mentre è in corso una bufera di neve, senza sapere se e quando qualcuno si accorgerà della propria scomparsa, con l'unica speranza di salvezza consisente nel buttarsi nel vuoto o nell'arrampicarsi per la seggiovia e scendere lungo i tralicci. Se poi inizi a sentire un principio di assideramento, non ne parliamo. E se una volta scesi ci fossero dei lupi ad aspettarti?
Considerato il film che <>, ha senz'altro il proprio punto di forza nella paura della possibilità che ciò accada davvero, nonostante gli accurati controlli, paura di cui si può o no essere consci, un po'come chi prende l'aereo sapendo che c'è la possibilità che questo precipiti.
Film nel complesso molto ben curato, con una fotografia eccezionale, capace di rendere la bellezza dello scenario naturale protagonista insieme alla paura dei tre ragazzi, un binomio questo che ricorda molto il gusto per la natura selvaggia, che in un istante ti può incantare e nel secondo dopo uccidere.
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dario carta
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martedì 12 aprile 2011
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brividi freddi
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Nel 1965,nel “Volo della Fenice”,Aldrich metteva sugli schermi e sul volto di Jimmy Stewart un cinema,la cui emotività con i suoi nuovi fermenti di un’epoca di trapasso,traduceva le inquietudini e le ansie di una società in fase transitoria dal periodo postbellico del decennio precedente ad una nuova era con i suoi germi di forte rinnovamento e novità creativa.
“Il volo della Fenice” è un intenso ritratto di un gruppo di persone messe a contatto con una natura nemica e avversa,messe in mezzo ad una serie di situazioni di critica straordinarietà dalle quali emergono gli aspetti interiori dei protagonisti.
Ai due Gerry di Gus Van Sant,persi nel deserto e senza più punti di riferimento,non resta che proseguire verso un orizzonte perduto come le loro speranze,avvolti dai suoni di un paesaggio avaro di vita e prodigo di abbandono.
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Nel 1965,nel “Volo della Fenice”,Aldrich metteva sugli schermi e sul volto di Jimmy Stewart un cinema,la cui emotività con i suoi nuovi fermenti di un’epoca di trapasso,traduceva le inquietudini e le ansie di una società in fase transitoria dal periodo postbellico del decennio precedente ad una nuova era con i suoi germi di forte rinnovamento e novità creativa.
“Il volo della Fenice” è un intenso ritratto di un gruppo di persone messe a contatto con una natura nemica e avversa,messe in mezzo ad una serie di situazioni di critica straordinarietà dalle quali emergono gli aspetti interiori dei protagonisti.
Ai due Gerry di Gus Van Sant,persi nel deserto e senza più punti di riferimento,non resta che proseguire verso un orizzonte perduto come le loro speranze,avvolti dai suoni di un paesaggio avaro di vita e prodigo di abbandono.
Frank Marshall in “Alive” del ’93 rilegge le pagine stravolgenti della lotta per la vita dell’equipaggio dell’aereo che nel ’73 precipitò sulle Ande,lasciando ai superstiti la scelta di poter sopravvivere cibandosi dei propri compagni morti.
In “Frozen”,Adam Green raccoglie la futile leggerezza di un episodio vacanziero per ripercorrere le stesse zone d’ombra visitate dal cinema della sopravvivenza,gettando luce sulle reazioni nascoste nei recessi più insondabili di persone poste di fronte alle soluzioni da prendere per poter sopravvivere.
Come in “Open Water”,l’occasione per la storia viene fornito da un avvenimento generato dal caso,dal quale il regista trae lo spunto per una narrazione che trae profitto dalle condizioni interiori dei personaggi coinvolti nel racconto.
“Frozen” nasce dalla banalità di una circostanza tutta umana,un evento ordinario e del tutto casuale che si muta nella forma di un gioco fatale di equilibri fra vita e morte.
Dan (Kevin Zegers) e Joe (Shawn Ashmore),amici da sempre,si lasciano alle spalle i problemi di un’insipida quotidianità per cercare sulle piste di sci la spensieratezza di una passione che condividono.
In compagnia della fidanzata di Dan,Parker (Emma Bell),per la quale Joe nutre un frustrato sentimento che va oltre l’amicizia,gli amici decidono di tentare un’ultima discesa sulle piste,poco prima della chiusure serale,con l’accondiscendenza ben pagata dell’operatore dell’impianto.
Ma a metà salita,al calar della sera,la seggiovia si blocca e l’impianto si spegne,lasciando i tre ragazzi abbandonati in mezzo al nulla,seduti su una seggiovia ferma tra le montagne,con la notte in arrivo e senza sapere se e quando l’impianto potrà ripartire.
Le conseguenze di un errore umano sono,in “Frozen” spietate e mortali quanto un serial killer.
I tre ragazzi si trovano a dover far fronte ad un pericolo con le sembianze della natura,un ambiente ghiacciato,un gelo inclemente,neve e vento e l’angoscia che sgorga dalla disperazione di una situazione apparentemente senza via d’uscita.
Il nemico non è umano e Green è agile a modellare gli orrori inflitti da un avversario senza forma,in un gioco di psicologia e panico.
Nell’incipit le inquadrature insistono sul mezzo che si dimostrerà ostile,sublimando segnali di allarme in ossessive riprese avvicinate che insistono sull’impianto che porterà i ragazzi sul palcoscenico della paura : i cavi,le meccaniche,le ruote della teleferica,un meccanismo che sarà protagonista super partes e dominerà i destini dei protagonisti coinvolti nel tragico gioco di un fato visto come una ruota che gira con ineluttabile continuità.
I rumori,i suoni funesti della paura,la voce del ferro ghiacciato pervadono l’intera struttura narrativa,riempiendo le ampie immagini delle montagne innevate,della sinistra minaccia del pericolo imminente,un preludio ossessivo che ricorda il rantolo di una nave che affonda o di un animale pronto all’attacco.
Green imposta la successione degli eventi in modo mirabile,abile a scansare le meccaniche ripetitive dei clichès dei film di genere e la banalità stereotipata dell’horror televisivo.
Quando la seggiovia si ferma,il film comincia in un progressivo dualismo fra stasi visiva e dinamica filmica,con picchi di altissima tensione emotiva.
Il senso dell’orrore non è solo avvertibile dalla vista e pervade fittamente le righe di una narrazione costruita sui ritmi dell’attesa e dei silenzi o sulle fasi dialogali che si alternano in una continuità angosciante ai picchi di sgomento profondo.
“Frozen” vive e pulsa dell’abilità del regista di scandire il ritmo della narrazione con gli spettri di un pericolo multiforme ed invisibile,psicologico e letale,non carnale,ma altrettanto infido e sfuggente.
L’inquietudine sublimata nelle immagini,mai aggressiva e trash,accompagna il senso dell’udito in un’altalena fra inquadrature di spazi immensi e dialoghi pervasi dall’essenzialismo disperato di un attaccamento alla vita.
In “Frozen”,Green è maestro a comporre un vivido mosaico di forte umanità,venato dai fremiti della paura intangibile e dal senso del silenzio della natura,rotto dai sussurri di persone che parlano della vita che non vogliono perdere
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'mox'
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sabato 4 dicembre 2010
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semplicemente agghiacciante
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Domenica sera: per una sfortunata coincidenza, tre giovani sciatori rimangono intrappolati su una seggiovia. L'impianto non riaprirà fino al prossimo weekend, e questo significa che quasi certamente nessuno si accorgerà di loro. Devono salvarsi da soli, o forse tutto quel che possono fare è scegliere come morire. Ingredienti molto semplici che, conditi con una buona tecnica realizzativa, fanno un bel thriller di fronte al quale si resta in sospeso - è il caso di dirlo - per un'ora abbondante. La semplicità è indubbiamente il punto di forza: la verosimiglianza e la facilità di immedesimazione, in uno scenario che presenta così poche opzioni disponibili, alimentano la sensazione di angoscia profonda intorno a cui si sviluppa una trama essenziale.
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Domenica sera: per una sfortunata coincidenza, tre giovani sciatori rimangono intrappolati su una seggiovia. L'impianto non riaprirà fino al prossimo weekend, e questo significa che quasi certamente nessuno si accorgerà di loro. Devono salvarsi da soli, o forse tutto quel che possono fare è scegliere come morire. Ingredienti molto semplici che, conditi con una buona tecnica realizzativa, fanno un bel thriller di fronte al quale si resta in sospeso - è il caso di dirlo - per un'ora abbondante. La semplicità è indubbiamente il punto di forza: la verosimiglianza e la facilità di immedesimazione, in uno scenario che presenta così poche opzioni disponibili, alimentano la sensazione di angoscia profonda intorno a cui si sviluppa una trama essenziale. Unico punto di debolezza: si poteva forse pretendere qualcosa in più dalla caratterizzazione psicologica dei personaggi, che in una storia basata su una "situazione estrema" ha la sua importanza. Nel complesso, comunque, un film decisamente riuscito.
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[+] semplicemente banale
(di aisthesis81)
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zollo
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lunedì 4 luglio 2011
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un film sotto zero in tutti i sensi
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Dopo Buried e 127 ore arriva Frozen, ennesimo thriller incentrato sulle più radicate paure umane: l'intrappolamento e il vuoto. La vicenda vede coinvolti due amici, Lynch e Dan, e la ragazza di quest'ultimo, che pur di effettuare un'ultima sciata notturna al limite dell'orario di chiusura, rimangono bloccati e sospesi nel vuoto su di una seggiovia che diverrà la loro prigione. Il film è assolutamente scontato e risulta prevedibile in ogni suo "colpo di scena". I dialoghi allo stesso modo sono banali e privi di originalità. Tutto ciò rende naturalmente il film noioso per quasi la sua intera durata, fino al sopraggiungere dell'ovvio ed inevitabile finale.
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Dopo Buried e 127 ore arriva Frozen, ennesimo thriller incentrato sulle più radicate paure umane: l'intrappolamento e il vuoto. La vicenda vede coinvolti due amici, Lynch e Dan, e la ragazza di quest'ultimo, che pur di effettuare un'ultima sciata notturna al limite dell'orario di chiusura, rimangono bloccati e sospesi nel vuoto su di una seggiovia che diverrà la loro prigione. Il film è assolutamente scontato e risulta prevedibile in ogni suo "colpo di scena". I dialoghi allo stesso modo sono banali e privi di originalità. Tutto ciò rende naturalmente il film noioso per quasi la sua intera durata, fino al sopraggiungere dell'ovvio ed inevitabile finale. Assolutamente sconsigliato.
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lety kant
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martedì 10 maggio 2011
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"raggelato"
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Un film appena passabile e certamente non collocabile tra i grandi thriller ad alta tensione, quelli con una trama solida e ben sviluppata. "Frozen" narra di tre giovani incoscienti, che per capriccio decidono di fare una sciata notturna, mentre gli impianti sciistici stanno chiudendo, ma (colpaccio di scena), un funzionario toglie la corrente e rimangono fermi sulla seggiovia, escogitando i migliori piani per scendere senza divenire la cena dei lupi. Chi si salverà tra di loro?
Finale abbastanza scontato, e con la benchè minima anima thriller, la sceneggiatura si diparte tra tre personaggi (come un film horror del resto). Sceneggiatura triviale: i personaggi anzichè mettere in funzione i neuroni per non rischiare l'assideramento, si raccontano delle nottate insonni al college e dei regali di Natale più belli.
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Un film appena passabile e certamente non collocabile tra i grandi thriller ad alta tensione, quelli con una trama solida e ben sviluppata. "Frozen" narra di tre giovani incoscienti, che per capriccio decidono di fare una sciata notturna, mentre gli impianti sciistici stanno chiudendo, ma (colpaccio di scena), un funzionario toglie la corrente e rimangono fermi sulla seggiovia, escogitando i migliori piani per scendere senza divenire la cena dei lupi. Chi si salverà tra di loro?
Finale abbastanza scontato, e con la benchè minima anima thriller, la sceneggiatura si diparte tra tre personaggi (come un film horror del resto). Sceneggiatura triviale: i personaggi anzichè mettere in funzione i neuroni per non rischiare l'assideramento, si raccontano delle nottate insonni al college e dei regali di Natale più belli. Il regista Adam Green negli ultimi anni sforna insuccessi in progressione: dopo il tentativo fallito dello slasher "Hatchet", ci riprova cimentandosi in un nuovo genere, che si rivela altrettanto "frozen": raggelante.
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il saggio
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sabato 26 marzo 2011
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poteva intitolarsi in bocca al lupo
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I FILM COME OGNI COSA SONO SOGGETTI AL PERIODO IN CUI ESCONO E PURTROPPO VENGONO CLASSIFICATI E VALUTATI ANCHE A SECONDA DI QUELLI USCITI PRMA E QUELLI USCITI SUBITO DOPO.SEMBRA CHE FROZEN STIA SEGUENDO LA SCIA DEI VARI OPEN WATER, BURIED(PICCOLO CAPOLAVORO),127 ORE ETC FILM CHE ANALIZZANO LE REAZIONI UMANE DAVANTI ALLA TRAGEDIA IMPELLENTE COMBATTUTA SOLAMENTE DALLA SPERANZA UNICO SENTIMENTO PORTANTE CHE CARATTERIZZA I PERSONAGGI DI QUESTE VICENDE.MI HA INQUIETATO MOLTO DI PIU OPEN WATER CHE NON RAPPRESENTA IN SE UN OPERA SUPERLATIVA E ORIGINALISSIMA MA SECONDO ME HA MESSO A FUOCO MEGLIO LE SENSAZIONI DI SOLITUDINE PANICO E L'MPOSSIBILITA-INADEGUADEZZA UMANA DI FRONTE ALLA FORZA DELLA NATURA.
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I FILM COME OGNI COSA SONO SOGGETTI AL PERIODO IN CUI ESCONO E PURTROPPO VENGONO CLASSIFICATI E VALUTATI ANCHE A SECONDA DI QUELLI USCITI PRMA E QUELLI USCITI SUBITO DOPO.SEMBRA CHE FROZEN STIA SEGUENDO LA SCIA DEI VARI OPEN WATER, BURIED(PICCOLO CAPOLAVORO),127 ORE ETC FILM CHE ANALIZZANO LE REAZIONI UMANE DAVANTI ALLA TRAGEDIA IMPELLENTE COMBATTUTA SOLAMENTE DALLA SPERANZA UNICO SENTIMENTO PORTANTE CHE CARATTERIZZA I PERSONAGGI DI QUESTE VICENDE.MI HA INQUIETATO MOLTO DI PIU OPEN WATER CHE NON RAPPRESENTA IN SE UN OPERA SUPERLATIVA E ORIGINALISSIMA MA SECONDO ME HA MESSO A FUOCO MEGLIO LE SENSAZIONI DI SOLITUDINE PANICO E L'MPOSSIBILITA-INADEGUADEZZA UMANA DI FRONTE ALLA FORZA DELLA NATURA.DI FROZEN BUONA LA FOTOGRAFIA,IL TIPO DI INQUADRATURE E IL MONTAGGIO DI PESSIMO LIVELLO LA SCENEGGIATURA E I DIALOGHI.CONTINUO A SPERARE CHE FILM COME BURIED CONTINUINO A ESSERE PRODOTTI.IL SEGRETO DI QUESTO NOSTRO CINEMA CONTEMPORANEO STA NELLE PICCOLE PRODUZIONI DOVE L'ARTE TROVA LA SUA MASSIMA ESPRESSIONE QUANDO DEVE AFFRONTARE IL SUO PIU GRANDE NEMICO....I SOLDI.
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andreadamiani
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venerdì 14 settembre 2018
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la vita e la morte appese ad un filo
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Questo film è molto di più che un semplice thriller adolescenziale; il regista Adam Green riesce a tenere viva l'attenzione dello spettatore dirigendo con maestria le scene che, per la maggior parte, si svolgono nello stesso posto, una seggiovia che si blocca, lasciando tre giovani sospesi nel vuoto. La vita è letteralmente appesa ad un filo, al di sotto c'è l'abisso; il rischio della morte, la minaccia costantemente presente dell'ignoto sono la metafora principale della pellicola. La trama è semplice: cosa ci si inventa, a cosa si pensa, di cosa si parla quando ci si rende conto che le probabilità di sopravvivenza diminuiscono? La vita è equilibrio precario, intreccio di scelte personali ed eventi casuali; tutto ciò che viene dato per scontato si può sgretolare all'improvviso.
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jishin75
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lunedì 28 marzo 2011
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una notte da lupi
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Un prodotto disceto, ma con pochi spunti. La consueta guerra uomo-natura si rivela ancora una volta "uomo stupido-natura normale" con una verosimiglianza pari a zero. Manca una caratteristica tipica di questo genere di film: non si tifa per i protagonisti. Ci si immedesima, si pensa "io farei così", ma non ci si resta male quando i protagonisti soffrono o sono in chiaro pericolo di vita. Senza fare il tifo per gli uomini (o per le donne) si snatura un film che avrebbe solide basi. Restare nel vuoto di fronte alle proprie paure, sfidare la sorte, andare contro le regole, trovarsi faccia a faccia con lo spietato mondo animale pongono i potragonisti (troppo giovani per cavarsela) in condizioni di chiaro svantaggio dal primo momento.
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Un prodotto disceto, ma con pochi spunti. La consueta guerra uomo-natura si rivela ancora una volta "uomo stupido-natura normale" con una verosimiglianza pari a zero. Manca una caratteristica tipica di questo genere di film: non si tifa per i protagonisti. Ci si immedesima, si pensa "io farei così", ma non ci si resta male quando i protagonisti soffrono o sono in chiaro pericolo di vita. Senza fare il tifo per gli uomini (o per le donne) si snatura un film che avrebbe solide basi. Restare nel vuoto di fronte alle proprie paure, sfidare la sorte, andare contro le regole, trovarsi faccia a faccia con lo spietato mondo animale pongono i potragonisti (troppo giovani per cavarsela) in condizioni di chiaro svantaggio dal primo momento. Open Water è il film che più mi ricorda la situazione estrema di persone abbandonate in mezzo al nulla. Da un punto di vista cinematografico, mi complimento per il sonoro. Le ossa che si rompono , il ringhio dei lupi, il lacerarsi della carne sono ottimamente e in modo raccapricciante. Se però togliamo sangue e budella resta davvero poco. Solo tanta paura.
SPOILER
Poi momenti di dialogo privi di spessore, e interminabili minuti in attesa di vedere ciò che sappiamo benissimo. Interessante il finale con il capo branco (mangia per primo e per quello è lì rilassato) che guarda la ragazza strisciare davanti a lui dopo che si è mangiato il suo amico.
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(di hollyver07)
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wolvie
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sabato 2 maggio 2020
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non è un film d animazione
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Dan Walker e la fidanzata, con l amico di sempre di Dan, Joe Lynch, trascorrono una domenica di sport sulle montagne innevate del New England. Joe, diciamocelo è uno spaccaballe, che rimprovera Dan continuamente perché ha portato anche la fidanzata, che tra l altro, non sa neppure sciare. La sera si decidono di fare l ultima risalita con la seggiovia, per poi ridiscendere di nuovo con snowboard e sci. Contano sul fatto che pur essendo sprovvisti di pass hanno mollato un centone all' addetto della seggiovia. Causa disguido di lavoro, però, i 3 imbecilli non vengono conteggiati, quindi, allo spegnimento dell impianto, rimangono sospesi nel vuoto, nel punto più alto. Credendo si tratti di un disguido, la prendono con calma, ma quando anche le luci si spengono, capiranno di essersi rinchiusi in una trappola mortale, perché l impianto resterà chiuso per l intera settimana.
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Dan Walker e la fidanzata, con l amico di sempre di Dan, Joe Lynch, trascorrono una domenica di sport sulle montagne innevate del New England. Joe, diciamocelo è uno spaccaballe, che rimprovera Dan continuamente perché ha portato anche la fidanzata, che tra l altro, non sa neppure sciare. La sera si decidono di fare l ultima risalita con la seggiovia, per poi ridiscendere di nuovo con snowboard e sci. Contano sul fatto che pur essendo sprovvisti di pass hanno mollato un centone all' addetto della seggiovia. Causa disguido di lavoro, però, i 3 imbecilli non vengono conteggiati, quindi, allo spegnimento dell impianto, rimangono sospesi nel vuoto, nel punto più alto. Credendo si tratti di un disguido, la prendono con calma, ma quando anche le luci si spengono, capiranno di essersi rinchiusi in una trappola mortale, perché l impianto resterà chiuso per l intera settimana. Fin qui l intreccio, che chiaramente è di una implausibilita' grandiosa, annovera il film tra i thriller meno riusciti, tipo "ATM", invece, sorpresa, si trasforma in un meccanismo di puro terrore, l uomo in balia degli elementi naturali, impossibilitato a decidere il proprio destino e che si ritrova forzatamente obbligato a compiere scelte orribili, tragiche ed impressionanti. Impietoso fino al finale, i dialoghi sono irrisori e forse ci saranno anche parecchie forzature, ma funziona, parecchio.
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enigmista 97
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mercoledì 30 marzo 2011
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a volte sopravvivere è peggio di morire: frozen
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Frozen parla di tre amici, due ragazzi ed una ragazza, che passano una domenica in montagna. Due sono fidanzati, mentre un altro è l'amico d'infanzia del primo.
Dopo un intero pomeriggio passato a sciare, vogliono fare un'ultima discesa e prendono la seggiovia in tarda serata. Il controllore, l'unico che sa della loro presenza, deve fare cambio turno, ed il nuovo arrivato spegne la seggiovia. I tre amici, all'inizio credono che sia uno scherzo, ma quando si spengono le luci cominciano a preoccuparsi poichè gli impianti non riaprono fino a venerdì. A quel punto arriva una bufera, che li frusta la faccia. Al termine di essa, il fidanzato della ragazza convince i due amici a buttarsi. Egli, ignaro dell'altezza, alza la sbarra e si butta, ma caduto gli si spezzeno le gambe e si vedono le ossa che spuntano dalle ginocchia.
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Frozen parla di tre amici, due ragazzi ed una ragazza, che passano una domenica in montagna. Due sono fidanzati, mentre un altro è l'amico d'infanzia del primo.
Dopo un intero pomeriggio passato a sciare, vogliono fare un'ultima discesa e prendono la seggiovia in tarda serata. Il controllore, l'unico che sa della loro presenza, deve fare cambio turno, ed il nuovo arrivato spegne la seggiovia. I tre amici, all'inizio credono che sia uno scherzo, ma quando si spengono le luci cominciano a preoccuparsi poichè gli impianti non riaprono fino a venerdì. A quel punto arriva una bufera, che li frusta la faccia. Al termine di essa, il fidanzato della ragazza convince i due amici a buttarsi. Egli, ignaro dell'altezza, alza la sbarra e si butta, ma caduto gli si spezzeno le gambe e si vedono le ossa che spuntano dalle ginocchia. I due amici fanno di tutto per aiutarlo, ma non riescono a salvarlo da un branco di lupi affamati che lo divorano. I due amici, litigano per chi era la colpa, ma poi si addormentano. Il mattino dopo, la ragazza si sveglia con la mano attaccata alla sbarra e per staccarla le si stacca un pò di pelle. Il ragazzo si sveglia e dopo alcune ore decide di arrampicarsi alla fune dell'impianto. Scende, ma un lupo lo intercetta e lo morde. Il ragazzo lo colpisce con una bacchetta, si siede sullo snowboard e scende per la pista a cercare aiuto, seguito dai lupi. La ragazza aspetta, ma si addormenta e si sveglia il mattino dopo. Per evitare la morte di fame e sete, anche lei cerca di arrampicersi alla fune. Ma la seggiovia si stacca e rimane appesa ad una sola fune. Lei allora si butta perchè l'altezza non era molta. la seggiovia però, si stacca e cade sul piede della poverina. lei riesce ad uscire, e scende strisciando con le uniche forze che le rimanevano. Riscendendo però vede il corpo del suo amico fatto a pezzetti e tutto lacerato. Lei si dispiace ed arriva ai bordi della strada. Un passante la prende e la porta in un ospedale. (Finale con un ?)
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