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domenico a
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sabato 15 maggio 2010
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gli amori al tempo della crisi
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E’ sempre un piacere andare a vedere un film di Soldini, autore rigoroso, originale e raffinato. Poco ascrivibile al cinema italiano, probabilmente è il regista più ‘ europeo ‘ che abbiamo; un autore non collocabile nella Commedia all’italiana nonostante film come “ Pani e tulipani “ e “ Agata e la tempesta “ ma allo stesso tempo non riesce a diventare un autore profondo come Antonioni nonostante sia simile per asciuttezza e “ razionalità “, tantomeno come Keislowsky di cui si può dire debitore della sua estetica. Tuttavia riesce a trovare una collocazione del tutto personale e a costruire uno stile riconoscibile. Anche in quest’ultimo film si ritrovano le sue tematiche centrali anche se – e ci dispiace dirlo – è un film poco riuscito nella scrittura, sembra indeciso se scegliere il taglio sociale o una storia d’amore piuttosto semplice e banale.
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E’ sempre un piacere andare a vedere un film di Soldini, autore rigoroso, originale e raffinato. Poco ascrivibile al cinema italiano, probabilmente è il regista più ‘ europeo ‘ che abbiamo; un autore non collocabile nella Commedia all’italiana nonostante film come “ Pani e tulipani “ e “ Agata e la tempesta “ ma allo stesso tempo non riesce a diventare un autore profondo come Antonioni nonostante sia simile per asciuttezza e “ razionalità “, tantomeno come Keislowsky di cui si può dire debitore della sua estetica. Tuttavia riesce a trovare una collocazione del tutto personale e a costruire uno stile riconoscibile. Anche in quest’ultimo film si ritrovano le sue tematiche centrali anche se – e ci dispiace dirlo – è un film poco riuscito nella scrittura, sembra indeciso se scegliere il taglio sociale o una storia d’amore piuttosto semplice e banale. Storia d’amore che “ parte “ dopo un’ora di film, prima ce un indugiare sul sociale, su rapporti umani normali, sulla difficoltà economiche, sul desiderio di sesso di una brava ragazza troppo a lungo assopita e sul raccontare personaggi “ veri “ come non se ne vedono più nel cinema italiano ( per qualche momento ci è venuto in mente “ Rocco e i suoi fratelli “, ma solo per qualche istante ). E i personaggi maschili risultano convenzionali, poco originali se non banali. Cito per tutti il personaggio di Alessio ( interpretato dal bravo Giuseppe Battiston ) un personaggio troppo a tutto tondo, buono per paura della vita e della solitudine, senza alcun sussulto o stranezza. Un personaggio simile c’è in “ Intimacy “, ma il tassista lì ha un respiro e una costruzione drammatica perfetta. In questo, la sera, Alessio vede film stupidotti in televisione o legge libri di storia a letto. Tuttavia la regia si mostra sicura e pari agli altri film precedenti, sempre indirizzata verso una unità tematica e formale: usa l’occhio come lente che osserva leggendo la vita con naturalezza, mentre l’inquietudine e la tensione percorre il cambiamento dei personaggi ( scusate se ci ripetiamo, su uno script non ben raccontato ).
La storia è ambientata in una Milano di periferia urbana, Anna ( la sempre più brava e convincente Alba Rohrwacher ), è una giovane impiegata di un agenzia assicurativa milanese , convive da anni con un tranquillo compagno, Alessio ( Giuseppe Battiston ) che gestisce un negozio e fa piccoli lavoretti extra. Tutta la settimana al lavoro, la sera cene semplici e un po’ di televisione, qualche amico con cui andare in qualche pub rumoroso, dei parenti cordiali e affettuosi e il sabato nei centri commerciali. Domenico ( Pierfrancesco Favino, in questo film con due sole espressioni facciali, sorridente o immusonito ) immigrato calabrese che lavora sottopagato in un’agenzia di catering , è sposato con due figli piccolissimi. Anna e Domenico si incrociano casualmente, si rincontrano ancora casualmente ma è lei ad aver notato lui, uno scambio di numeri telefonici, lei gli manda un sms per incontrarlo in un caffè. Si vedono, finiscono nell’ufficio di lei poco distante, ma un imprevisto impedisce di consumare; lui va via, lei lo cerca. Poi si organizzano e si incontrano alcuni mercoledì sera in un motel non proprio allegro a 50 euro per quattro ore. I primi incontri sono fugaci, poi scatta l’amore e la passione.
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terry
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giovedì 13 maggio 2010
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da non vedere
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Dopo il bellissimo PANE E TULIPANI,Soldini ha perso l'ispirazione.Perche' vederlo?Perche' ogni volta(giorni e nuvole)credo che il film possa essere migliore dell'ultimo.Prometto che sara' l'ultima volta....Gli italiani non sanno fare le scene di sesso ,perche' non desistono?
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zanzara
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martedì 11 maggio 2010
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eros
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Il vero protagonista è proprio lui: l'Eros! Poi c'è una frase che mi ha colpito, e fatto pensare, molto, è quando Alessio dice: "sapevo che prima o poi saresti tornata". In questo film c'è tutto: il solito "tran tran quotidiano" e il "vento della passione". Ma il vento della passione non ti fa fare un figlio a comando, anche se non fai l'amore con il tuo compagno, non ti fa fare l'amore con la moglie, che non desideri più. Il vento ama la libertà e rompe gli schemi, non si accontenta delle briciole, vuole tutto e .... "tutto" ha un prezzo. Ci sono gli "schemi" e c'è la "libertà".... il gioco è aperto.
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serves
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lunedì 10 maggio 2010
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ancora non ci siamo...
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Lo schema drammatico mi pare molto lineare, nulla da ridire se non il fatto che risulta un pò banale, in ogni caso le scelte delle azioni dei due protagonisti non sono errate o insulse, semplicemente poco interessanti. Infatti proprio qui che credo si sommi la pecca più grande. Le scene di sesso dovevano essere il punto di svolta del film, ci dovevano raccontare qualcosa che ci faceva arricchire, qualcosa che Anna doveva mostrare per capire il personaggio di lei. Invece sono messe lì in modo estetico, e lì si capisce che Soldini non ha fatto un passo avanti rispetto alla bassa media dei registi italiani.
Oppure se Soldini aveva paura di toccare un tema così difficile nella cattolica italia (vi ricordate il morso della protagonista al suo amante nel film "Soffio" di Kim Ki Duk? Quello significa fare cinema!) doveva almeno presentarci due caratteri più interessanti e originali per il cinema, invece bieca letteratura da supermercato.
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Lo schema drammatico mi pare molto lineare, nulla da ridire se non il fatto che risulta un pò banale, in ogni caso le scelte delle azioni dei due protagonisti non sono errate o insulse, semplicemente poco interessanti. Infatti proprio qui che credo si sommi la pecca più grande. Le scene di sesso dovevano essere il punto di svolta del film, ci dovevano raccontare qualcosa che ci faceva arricchire, qualcosa che Anna doveva mostrare per capire il personaggio di lei. Invece sono messe lì in modo estetico, e lì si capisce che Soldini non ha fatto un passo avanti rispetto alla bassa media dei registi italiani.
Oppure se Soldini aveva paura di toccare un tema così difficile nella cattolica italia (vi ricordate il morso della protagonista al suo amante nel film "Soffio" di Kim Ki Duk? Quello significa fare cinema!) doveva almeno presentarci due caratteri più interessanti e originali per il cinema, invece bieca letteratura da supermercato. Poi gli stacchi in nero...pessimi, la fotografia convenzionale, invece sufficiente come abbia descritto la sequenza di lui: il fratello non dà soldi, lui chiama lei per fuggire dalla situazione in cui si trova e la tratta male, ma lei cade nelle sue braccia. Tipico, appunto, troppo tipico...
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venere
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lunedì 10 maggio 2010
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tradizionale tradimento
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Film piatto....mi aspettavo di più. L'idagine circa la natura del tradimento dava la possiblità di spaziare attraverso diversi e meno banali punti di vista. La mia impressione è che il regista sia un uomo e questo ha condizzionato molto la prospettiva dell'indagine e l'impostazione del film. In un film dove tutto si scatena da una forte attrazione fisica, dove non si dà spazio alla relazione ( e non è detto che la bebbba avere...), improvvisamente, quasi inaspettato esce la donnina arrabbiata che fa una misera figura, che non accetta che il suo amante possa avere un impegno e la bidoni; peccato però che si era dimenticata, la donnina, che il suo amrnte teneva famiglia...Una donna può, esattamente come un uomo, costruire una relazine puramente sessuale, di piacere.
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Film piatto....mi aspettavo di più. L'idagine circa la natura del tradimento dava la possiblità di spaziare attraverso diversi e meno banali punti di vista. La mia impressione è che il regista sia un uomo e questo ha condizzionato molto la prospettiva dell'indagine e l'impostazione del film. In un film dove tutto si scatena da una forte attrazione fisica, dove non si dà spazio alla relazione ( e non è detto che la bebbba avere...), improvvisamente, quasi inaspettato esce la donnina arrabbiata che fa una misera figura, che non accetta che il suo amante possa avere un impegno e la bidoni; peccato però che si era dimenticata, la donnina, che il suo amrnte teneva famiglia...Una donna può, esattamente come un uomo, costruire una relazine puramente sessuale, di piacere...senza perciò cadere nel ruolo di debole e fragile che alla fine ....si innamora! Mi spiace che ne esce molto meglio lui, il maschio: all'inizio fa il puro " lasciamo perdere che ho moglie e due figli", poi non riesce a stare lontano dalla tentazione ( per fortuna anche lui, come wilde " sa resistere a tutto fuorchè alle tentazioni")e conclude con un sincero " Ma non sai vivere il presente?". Si, era davvero bello se la donna conduceva questo gioco, lo vivema come tale. prendendosi il meglio della situazione...perchè siamo nati per essere felici e non buoni...ci sono tante situazioni dove una non esclude l'altra, come spesso la selettiva morale cattolica ci insegna o come ci dice benissimo Piccolo ne " La separazione del maschio": si può nascere anche senso di colpa...e che bello liberarsi dal giudizio e dal bisogno di classificare tutto rigorosamente tra bene e male.
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(di misesjunior)
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angelo83
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lunedì 10 maggio 2010
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orribile
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E ci lamentiamo se il cinema italiano fa schifo?Recitazione pessima,silenzi imbarazzanti svolgimento stucchevole e originalità del tutto assente!Un film inutile dall'inizio alla (terribile) fine.
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estrellaroja
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lunedì 10 maggio 2010
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la vita vera non si può chiudere dietro la porta.
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Anna (Rohrwacher) incontra Domenico (Favino) e questo incontro travolge le loro esistenze, sin lì fatte di una moglie e due figlie per lui e di un -forse anche troppo- amorevole e comprensivo compagno (Battiston) per lei.
Per fortuna Soldini non si limita a raccontarci una classica storia di tradimenti, bugie, sotterfugi… ma la arricchisce di considerazioni sulla precarietà, la difficoltà ad arrivare a fine mese, l’integrazione di chi si è trasferito al nord dal sud. I due amanti cercano di chiudere tutto questo fuori dalla porta del motel a ore dove ogni settimana si ritrovano, ma la realtà sarà più forte e tornerà a bussare a quella porta.
Al solito bravissimi la Rohrwacher e Battiston, ho trovato sottotono Favino, forse un po’ ingessato.
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Anna (Rohrwacher) incontra Domenico (Favino) e questo incontro travolge le loro esistenze, sin lì fatte di una moglie e due figlie per lui e di un -forse anche troppo- amorevole e comprensivo compagno (Battiston) per lei.
Per fortuna Soldini non si limita a raccontarci una classica storia di tradimenti, bugie, sotterfugi… ma la arricchisce di considerazioni sulla precarietà, la difficoltà ad arrivare a fine mese, l’integrazione di chi si è trasferito al nord dal sud. I due amanti cercano di chiudere tutto questo fuori dalla porta del motel a ore dove ogni settimana si ritrovano, ma la realtà sarà più forte e tornerà a bussare a quella porta.
Al solito bravissimi la Rohrwacher e Battiston, ho trovato sottotono Favino, forse un po’ ingessato. Eccellente la regia, con la camera a mano che pedina i protagonisti, o con splendidi giochi di messa a fuoco o di inquadrature multiple, grazie agli specchi dell’alcova.
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ggianni
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domenica 9 maggio 2010
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pesaggio umano
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Soldini non racconta solo la realtà ma scava dentro i nostri pensieri, i nostri amori, i nostri comportamenti, le nostre relazioni, sovente determinate dal livello del consumo che ognuno di noi può permettersi. I soldi non sono tutto, è una banalità che ci ripetiamo da tempo, ma sappiamo che aiutano. Domenico poteva tornare a casa sua la sera e trovare la Saponangelo tranquilla, affaticata perchè crescere i figli non è facile e non sempre appagante, ma almeno senza l'ansia e lo sgomento di non riuscire ad arrivare alla fine del mese o impossibilitata ad iscrivere la figlia ad un corso di danza. Il tutto risolto all'origine dallo stipendio del marito/moglie. Certo che la passione di Domenico per Anna poteva comunque nascere perchè l'amare una donna o un uomo non ci anestetizza e non ci vaccina difronte alla cosa più bella che può scuotere tutti noi indipendentemente da quanti soldi abbiamo nel portafoglio: l'imprevidibilità dell'innamoramneto e della pulsione erotica.
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Soldini non racconta solo la realtà ma scava dentro i nostri pensieri, i nostri amori, i nostri comportamenti, le nostre relazioni, sovente determinate dal livello del consumo che ognuno di noi può permettersi. I soldi non sono tutto, è una banalità che ci ripetiamo da tempo, ma sappiamo che aiutano. Domenico poteva tornare a casa sua la sera e trovare la Saponangelo tranquilla, affaticata perchè crescere i figli non è facile e non sempre appagante, ma almeno senza l'ansia e lo sgomento di non riuscire ad arrivare alla fine del mese o impossibilitata ad iscrivere la figlia ad un corso di danza. Il tutto risolto all'origine dallo stipendio del marito/moglie. Certo che la passione di Domenico per Anna poteva comunque nascere perchè l'amare una donna o un uomo non ci anestetizza e non ci vaccina difronte alla cosa più bella che può scuotere tutti noi indipendentemente da quanti soldi abbiamo nel portafoglio: l'imprevidibilità dell'innamoramneto e della pulsione erotica. Quello che ognuno di noi può fare e quello di non creare sofferenza all'altra persona o al frutto di un amore che da un giorno all'altro può cambiare. E qui le soluzioni sono talmente individuali da non potere essere codificate. D'altro canto Anna apparentemente appagata dalla sua relazione di coppia e dal vivere vere amicizie (e all'amica non si può raccontare il proprio innamoramento perchè questo romperebbe l'equilibrio tra gli amici e perciò il proprio fardello amoroso lo si porta da soli) ha esaurito la passione per un uomo che ha trovato il suo equlibrio tra il negozio e il fai da te. Un uomo le cui caratteristiche umane e capacità manuali molti di noi maschi vorrebbero avere. E Battiston fa l'unica cosa che può fare. Che non è far finta di niente. Ma quella di attendere, consapevole che ormai lui non può far nulla, non ha più frecce nella sua faretra capaci di risvegliare la passione di Anna.Il loro amore si è trasformato come tutti gli amori si trasformano. Per lui avere un figlio, e in questo non ha la forza di convincerla fino in fondo perchè già appagato dal suo rapporto con lei, è il sancire il grande amore, il legare a se per tutta la vita la donna che ama. Allora delega ad Anna la scelta di quale sarà il suo e il loro futuro. Molti maschi pensano di davvero di essere loro i decisori dei rapporti amorosi, in realtà molte volte fuggono oppure fanno come Alesssio: rimangono in attesa. A tutti noi, chi più e chi meno, può capitare di innamorarsi e disinnamorarsi nello spazio di un battito di cuore diverso dal solito, e ognuno si comporta/dipende dal posto che occupa all'interno della commedia umana di cui siamo attori compartecipi. Un film bello, pieno di emozioni, con attori bravi e capaci, dalle facce normali e credibili. Un film che però nega il paesaggio, o meglio costringe il paesaggio all'interno dello svolgimento del racconto. Un'ultima cosa che è una espediente narrativo: la muta e l'accappatoio poteva bagnarli tranquillamente in motel. E il corso di danza poteva economicamente essere sostituito dal corso di sub.
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mr wolf
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sabato 8 maggio 2010
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storia di alienante normalità
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un film che si cala pesantemente nella contemporaneità, fatta di non luoghi, economia ristretta, alloggi angusti, condomini formali, periferie alienanti, la crisi aleggiante, i due protagonisti si muovono, forse a loro insaputa, alla ricerca di un'evasione che possa far credere e sperare nel domani, per sentirsi ancora vivi, per avere ancora la possibilità di uscire dall'autostrada segnata che sembra essere la loro vita, per muoversi su sentieri in cui è ancora possibile stupirsi, per non appiattirsi su di una vita subita e non vissuta, in cui gli unici ad avere qualche chance sono coloro i quali possono permetterselo economicamente (....si risposa per la terza volta.
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un film che si cala pesantemente nella contemporaneità, fatta di non luoghi, economia ristretta, alloggi angusti, condomini formali, periferie alienanti, la crisi aleggiante, i due protagonisti si muovono, forse a loro insaputa, alla ricerca di un'evasione che possa far credere e sperare nel domani, per sentirsi ancora vivi, per avere ancora la possibilità di uscire dall'autostrada segnata che sembra essere la loro vita, per muoversi su sentieri in cui è ancora possibile stupirsi, per non appiattirsi su di una vita subita e non vissuta, in cui gli unici ad avere qualche chance sono coloro i quali possono permetterselo economicamente (....si risposa per la terza volta....lui può ha i soldi). una vita da cui non riescono ad uscire anche perché perfettamente ammaestrati a conoscere solo quella. un film che dunque parla di un uomo ed una donna e racconta la loro avventura per spiegarci qualcosa d'altro, per farci comprendere che forse non siamo solo involucri da riempire di bisogni indotti, altrimenti si rischia di non riuscire più a capire COSA VOLERE DI PIU'.
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vince mas
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venerdì 7 maggio 2010
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vita liquida e precaria
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Periferia di Milano, periferia dell'anima. Questi i contorni del paesaggio dove si muove il sentimento clandestino di un'assicuratrice annoiata per un addetto al catering incapace di spogliarsi dei panni e dei doveri di marito. La momentanea e forse casuale leggerezza dell'uomo (sempre leggero quando ha poco da perdere) cattura l'attenzione della donna, asfissiata dalla dolcezza da bradipo del suo ingenuo compagno. Mani di fata nel ridar vita agli oggetti rotti, materasso emotivo che anestetizza la vita della compagna. Vita precaria, tenuta a galla da piccoli riti fatti di cene con amici, pranzi domenicali e immersioni nel liquido amniotico dell’evasione. Bravissima Alba Rhorwacher nella morbida interpretazione di tutte le facce (con un po' di doppio mento da schiscetta pesante) del tran tran quotidiano, che si deformano e si affilano sotto i colpi possenti del desiderio di un Favino angoloso.
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Periferia di Milano, periferia dell'anima. Questi i contorni del paesaggio dove si muove il sentimento clandestino di un'assicuratrice annoiata per un addetto al catering incapace di spogliarsi dei panni e dei doveri di marito. La momentanea e forse casuale leggerezza dell'uomo (sempre leggero quando ha poco da perdere) cattura l'attenzione della donna, asfissiata dalla dolcezza da bradipo del suo ingenuo compagno. Mani di fata nel ridar vita agli oggetti rotti, materasso emotivo che anestetizza la vita della compagna. Vita precaria, tenuta a galla da piccoli riti fatti di cene con amici, pranzi domenicali e immersioni nel liquido amniotico dell’evasione. Bravissima Alba Rhorwacher nella morbida interpretazione di tutte le facce (con un po' di doppio mento da schiscetta pesante) del tran tran quotidiano, che si deformano e si affilano sotto i colpi possenti del desiderio di un Favino angoloso. Gli amanti si scrostano frementi dall’armatura rigida del quotidiano. I corpi flessuosi che si avvinghiano nello squallore del Motel diventano marionette sul palcoscenico della vita, dove la clandestinità perde fascino e lascia intravedere l’abisso dell’abitudine che si farà. Fuori dai neon e dalla velocità impazzita dell’hinterland milanese, nella luce di un oriente esotico e vicino, il cuore si sintonizza di nuovo sul ritmo lento e sicuro del sentimento “di casa”. Soldini è perfetto nel sottrarre materia e immagini ad una vita liquida che sfugge dalle mani dei suoi protagonisti. Precisione tagliente della camera che segue da vicino personaggi e paesaggi cogliendo il nonsense di una vita riempita da conti, bollette, lavoro e ore cedute alla noia.
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