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annelise
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venerdì 7 maggio 2010
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gli specchi di un motel
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Anna e Domenico, ritagliando, con affanno, qualche ora dal lavoro e dalle famiglie,si isolano in un motel. Succede ogni mercoledì perchè lui diserta il suo allenamento in piscina. Lì, al riparo da occhi indiscreti,si abbandonano al desiderio.Incontro dopo incontro aumenta la confidenza, la libertà dei corpi, il senso di abbandono. Si percepisce, però, l'affanno, la fretta, la paura e quel vivere "qui e adesso" non è mai goduto pienamente.
Domenico ,poi,torna nel suo mondo di lavoro,di problemi economici , di figli e di frustrazioni dell'emigrante del sud sempre in difficoltà. Fuori dal motel, Anna ritrova il compagno Alessio, tenero e affettuoso,con lei ed il mondo intero, ritrova il suo lavoro e le sue colleghe\amiche.
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Anna e Domenico, ritagliando, con affanno, qualche ora dal lavoro e dalle famiglie,si isolano in un motel. Succede ogni mercoledì perchè lui diserta il suo allenamento in piscina. Lì, al riparo da occhi indiscreti,si abbandonano al desiderio.Incontro dopo incontro aumenta la confidenza, la libertà dei corpi, il senso di abbandono. Si percepisce, però, l'affanno, la fretta, la paura e quel vivere "qui e adesso" non è mai goduto pienamente.
Domenico ,poi,torna nel suo mondo di lavoro,di problemi economici , di figli e di frustrazioni dell'emigrante del sud sempre in difficoltà. Fuori dal motel, Anna ritrova il compagno Alessio, tenero e affettuoso,con lei ed il mondo intero, ritrova il suo lavoro e le sue colleghe\amiche.Aumenta via via il senso di inquietudine, non la percezione dell'amore, che si placa con messaggi, telefonate ed appuntamenti rischiosi.
La gestione di questa storia segreta porta i due personaggi ad interrogativi diversi, a ricerca di soluzioni diverse ma li accomuna la percezione che si tratti più di un sogno che di un reale cambiamento.
Guardando il film si ha la sensazione subito di questo limite, di questa impossibilità di cambiare i percorsi e le vite proprie e quelle di chi sta intorno ai personaggi. Non si partecipa alla storia d'amore e agli abbracci traendone energia ma aspettando sempre che tutto si chiuda, senza "concludersi" consapevolmente.Gli specchi sono lì a fare arredamento ma non per guardarsi dentro e chiedersi cosa si vuole dalla vita.
Non trovo che il film sia bellissimo ma merita una discreta valutazione forse perchè è molto difficile realizzare qualcosa di eccezionale su una trama non originale, su una storia ormai comune nei vissuti delle coppie.Il senso del precario, la difficoltà economica e sociale, la scarsa capacità di cambiare i percorsi,sia pubblici che privati portano alla ricerca di piccole e segrete gratificazioniche non si sa neanche se vale la pena difendere.
Gli attori principali sono buoni interpreti delle ansie e delle insicurezze dei due protagonisti della storia e Battiston è molto bravo nel suo personaggio che abbiamo conosciuto in altri film.
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rodec41
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venerdì 7 maggio 2010
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delusione
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Passo indietro di Soldini. Sono d'accordo con il giudizio di Caprara,in più m'ha demoralizzato il finale moscio,mentre mi attendevo qualcosina di drammatico,vista il taglio adrenalinico dei due protagonisti. Comunque,aspetto che Soldini ci proponga un sequel con i due che si rincontrano tra qualche anno,magari a crisi economica superata!
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beppe7
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giovedì 6 maggio 2010
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iala che cagata!
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è un film disarmante. orribile.
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m.d.c
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giovedì 6 maggio 2010
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favino e rohrwacher amanti senza domani
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Se la vita ci anestetizza allora meglio farsi incenerire dalla passione, anche se vissuta per una sera a settimana in una camera ad ore di un motel sulla provinciale. Con Cosa voglio di più lo schivo e altalenante Silvio Soldini tenta di spingersi nei misteri del vortice amoroso proponendoci l'impiegata Alba Rohrwacher e l'addetto alla ristorazione P. Favino intenti a tradire, rispettivamente, il soporifero e rassicurante compagno Giuseppe Battiston e la grigia moglie Teresa Saponangelo.Gli incontri sessuali tra i due da famelici si trasformano ben presto in scontri emotivi per l'impossibilità (anche economica) di vedersi di più e meglio. Entrambi capiscono che li unisce qualcosa che va al di là di un compulsivo bisogno sessuale ma il grigiore quotidiano incombe, sottoforma di un matrimonio con prole per lui e di una monotona ma accogliente tranquillità domestica per lei.
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Se la vita ci anestetizza allora meglio farsi incenerire dalla passione, anche se vissuta per una sera a settimana in una camera ad ore di un motel sulla provinciale. Con Cosa voglio di più lo schivo e altalenante Silvio Soldini tenta di spingersi nei misteri del vortice amoroso proponendoci l'impiegata Alba Rohrwacher e l'addetto alla ristorazione P. Favino intenti a tradire, rispettivamente, il soporifero e rassicurante compagno Giuseppe Battiston e la grigia moglie Teresa Saponangelo.Gli incontri sessuali tra i due da famelici si trasformano ben presto in scontri emotivi per l'impossibilità (anche economica) di vedersi di più e meglio. Entrambi capiscono che li unisce qualcosa che va al di là di un compulsivo bisogno sessuale ma il grigiore quotidiano incombe, sottoforma di un matrimonio con prole per lui e di una monotona ma accogliente tranquillità domestica per lei. Il redde rationem si consuma dopo l'ennesima fuga, questa volta per un breve finesettimana sotto il sole cocente d'Egitto, davanti al nastro trasportatore dei bagagli dell'aereoporto che scorre inesorabilmente come le lancette di un orologio, quasi a voler scandire gli ultimi palpiti di una storia senza più futuro (almeno per la donna). Soldini tenta di far immergere lo spettatore in questa trama di vita vissuta e di torrido slancio passionale mancando però di spessore sia sul fronte della rappresentazione, veristica ma monocorde e, soprattutto, su quello allusivo. Il furore carnale dei due, che non divampa affatto in modo immotivato, ha delle precise connotazioni sociologiche e ambientali che invece di caratterizzare la messinscena la frenano, congelandola in una specie di sottovuoto descrittivo senza nessun fascino. E in assenza di un'espediente drammaturgico o di un'invenzione della regia, che si limita solo al puntiglio realistico, la storia si adagia su una scansione di piccole ovvietà che si dissolvono alla comparsa dei titoli di coda. Anche lo scioglimento finale, che vorrebbe essere struggente, risulta troppo somigliante a quello di altre storie amorose descritte con ben altra incisività (viene in mente il misconosciuto e bellissimo Mademoiselle di P. Lioret), relegando lo sforzo narrativo di Soldini nel limbo del già visto. Matteo De Chiara
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brian77
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mercoledì 5 maggio 2010
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asfittico
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Bravi attori, ben diretti, tutto molto credibbbile, tutto molto realistico, tutto molto verosimile, proprio quello che succede nella realtà... Ma che cosa mi interessa di questo cinema piccolo, di questa micragnosa verosimiglianza, di questo raccontarmi una storia che non va mai al di là di se stessa e della sua piccolezza. Ad un certo punto, davanti alla tv, Battiston descrive un film che sta guardando. Chiaramente lui e Soldini stanno facendo dell'ironia sulle storie criminal-rocambolesche. Ma non s'accorgono che quelli sono racconti che hanno un respiro che questi filmettini da soldini manco si sognano? Con tutto il loro realismo, la loro verosimiglianza, le loro psicologie da ballatoio.
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Bravi attori, ben diretti, tutto molto credibbbile, tutto molto realistico, tutto molto verosimile, proprio quello che succede nella realtà... Ma che cosa mi interessa di questo cinema piccolo, di questa micragnosa verosimiglianza, di questo raccontarmi una storia che non va mai al di là di se stessa e della sua piccolezza. Ad un certo punto, davanti alla tv, Battiston descrive un film che sta guardando. Chiaramente lui e Soldini stanno facendo dell'ironia sulle storie criminal-rocambolesche. Ma non s'accorgono che quelli sono racconti che hanno un respiro che questi filmettini da soldini manco si sognano? Con tutto il loro realismo, la loro verosimiglianza, le loro psicologie da ballatoio... Ebbasta, datemi un po' di cinema, di respiro, di gioia di forme e di immagini!
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olgadik
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martedì 4 maggio 2010
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un racconto che non decolla
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Anche questa volta Soldini sceglie di ritrarre con la sensibilità che gli appartiene uno squarcio di realtà, lasciando da parte i toni surreali e fantasiosi, un po’ spiazzanti ma personalissimi, delle opere meno recenti (una fra tutte Pane e tulipani). Qui invece siamo nel solco del penultimo lavoro, Giorni e nuvole. Lì una coppia borghese innamorata e inserita vede il sentimento che la unisce frantumarsi poco a poco, corrompendosi in acre disillusione. Sulla loro vita è infatti piombato il dramma della disoccupazione con tutto quello che ne consegue. In Cosa voglio di più, sullo sfondo di una Milano presente in forma indiretta, soprattutto come insieme di periferie da cui si distaccano ogni giorno grumi di umanità per andare a lavoro, convive una coppia con occupazioni modeste ma sicure e affetto condiviso.
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Anche questa volta Soldini sceglie di ritrarre con la sensibilità che gli appartiene uno squarcio di realtà, lasciando da parte i toni surreali e fantasiosi, un po’ spiazzanti ma personalissimi, delle opere meno recenti (una fra tutte Pane e tulipani). Qui invece siamo nel solco del penultimo lavoro, Giorni e nuvole. Lì una coppia borghese innamorata e inserita vede il sentimento che la unisce frantumarsi poco a poco, corrompendosi in acre disillusione. Sulla loro vita è infatti piombato il dramma della disoccupazione con tutto quello che ne consegue. In Cosa voglio di più, sullo sfondo di una Milano presente in forma indiretta, soprattutto come insieme di periferie da cui si distaccano ogni giorno grumi di umanità per andare a lavoro, convive una coppia con occupazioni modeste ma sicure e affetto condiviso. Lei (Alba Rohrwacher) vivace e disponibile, anche con la famiglia di origine; lui (Giuseppe Battiston) più orso di carattere ma classico bonaccione mani d’oro. I due pensano a mettere in cantiere un figlio, al sabato incontrano la coppia di vicini-amici per una sera in pizzeria o al pub, si suppone che facciano l’amore senza eccessivo trasporto. Insomma tutto all’insegna della normale vita piccolo borghese. Che cosa possono volere di più persone così? Eppure quel qualcosa scompagina la loro esistenza. La donna conosce per caso durante un catering per l’ufficio un cameriere (Pierfrancesco Savino) e tra i due è attrazione fatale. Anche lui è in coppia e in più ci sono due figli. La passione cresce e s’impone con le modalità di chi non ha tempi e denaro: incontri al mercoledì in un motel più o meno squallido, rapporti sensualmente pieni ma ristretti in quell’ambito, perché occasioni tranquille per conoscersi, accettarsi, capirsi non ci sono. In lui crescono i sensi di colpa; lei, come quasi sempre avviene per le donne, vuole mettere le cose in chiaro con i rispettivi compagni di vita. Lui nicchia ed è tutto un prendersi e lasciarsi. Un week-end in Tunisia vedrà il chiarimento definitivo. Il film è tutto qui. I contenuti sono decisamente scontati, anche se la macchina da presa nelle mani di un regista un po’ poeta, un po’ documentarista segue da presso, tallonandoli, i personaggi, inquadra efficacemente primi piani di volti e corpi affascinanti nelle scene erotiche (girate però col carrello e non con la camera a mano), dove i nudi si fondono con naturalezza ed esiti caldamente scultorei. I dialoghi sono rarefatti, perlopiù scambi di sms o al cellulare che squilla come sempre nei posti meno adatti e con tempi contingentati. Gli attori maschi bravini ma senza eccellere: Favino un po’ ottuso e fuori ruolo, Battiston incatenato a un personaggio poco realistico nella sua ingenua bontà (o voglia di non sapere?). Al di sopra degli altri convince Alba Rohrwacher che impersona per la prima volta una donna d’oggi del tutto normale nei suoi tic, debolezze ed aspirazioni e lo fa con grazia e misura, non priva di punte intense. Ma il racconto non decolla; troppo ovvio il quadro della coppia fedifraga oppressa dalla mediocrità quotidiana, un po’ sfocato il fondale realistico su cui si intessono i fatti. Per essere davvero realistici bisognava mettere in gioco anche i sentimenti profondi e le reazioni degli altri protagonisti, delineati invece in modo convenzionale e frettoloso, come avviene nelle fiction televisive. Perciò, anche se non mancano brani di buona qualità cinematografica, nel complesso l’opera risulta scarsamente interessante.
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goldy
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martedì 4 maggio 2010
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reiterato
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Cosa pensa di aver aggiunto di nuovo questo film al problema dell'insoddifazione e della sopraffazioone devastante della passione? Per me nulla. E se non si ha nulla di dire perchè non rimanere silenti?
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chieci
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martedì 4 maggio 2010
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decisamente no!
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Film noiosissimo e banale, scene di sesso inutili e scarsa la recitazione peccato perchè Favino é un bravo attore ma questa volta è stato deludente e cosa dire della pubblicità delle salviettine struccanti?
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moebjus
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lunedì 3 maggio 2010
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assolutamente no
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Onestamente mi aspettavo molto di piu da questo film non ha aggiunto di piu di quanto si sapessa gia da una storia si di gente comune ma appunto per questo che riesca ad andare oltre le classiche situazioni legate ai tradimenti. Mi dispiace ma anche la recitazione mi è apparsa fiacca le scene d'amore ripetitive insomma vera noia.
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rosatigre
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lunedì 3 maggio 2010
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realtà
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Se ci fosse stato qualcuno a fotografarmi uscita dal cinema, adesso potrei descrivere l'espressione che aveva il mio volto emozionato e commosso. Il film è realisticamente malinconico. Amore vero, passionale e triste. Favino è estremamente lucente e coinvolgente. Straordinario: trascinante, sensuale, dolcissimo e vero. Rohrwacher è intensa e travolgente. Si ride e si piange. Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato al film per tutte le emozioni che sono riuscita a provare. Se tutte le pellicole italiane fossero come queste, andare al cinema sarebbe ancora più bello e gratificante.
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