trammina93
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sabato 19 luglio 2014
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carino nel complesso
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Il film è totalmente diverso da Quasi amici, hanno stili completamente diversi però non per questo non è da vedere. Ovviamente Quasi amici è un capolavoro e questo film non ne è all'altezza però è stata furba la scelta italiana di mandare nelle sale cinematografiche questo film (precedente a Quasi amici) dopo l'onda del successo di Quasi amici così da attirare più gente. Il film non ha niente in comune con Quasi amici, solo un attore del cast, Omar Sy. Anzi la trama è completamente diversa perchè mentre Quasi amici trattava di un rapporto tra un uomo malato ed il suo aiutante domestico in cui i due non riuscivano ad andare d'accordo, Troppo amici tratta del rapporto di una famiglia fin troppo stretto.
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Il film è totalmente diverso da Quasi amici, hanno stili completamente diversi però non per questo non è da vedere. Ovviamente Quasi amici è un capolavoro e questo film non ne è all'altezza però è stata furba la scelta italiana di mandare nelle sale cinematografiche questo film (precedente a Quasi amici) dopo l'onda del successo di Quasi amici così da attirare più gente. Il film non ha niente in comune con Quasi amici, solo un attore del cast, Omar Sy. Anzi la trama è completamente diversa perchè mentre Quasi amici trattava di un rapporto tra un uomo malato ed il suo aiutante domestico in cui i due non riuscivano ad andare d'accordo, Troppo amici tratta del rapporto di una famiglia fin troppo stretto. I personaggi di questo film sono uno più eccentrico dell'altro e grazie alla loro particolare caratterizzazione escono fuori varie scene divertenti. C'è una sorella sposata con un uomo bambinone che ancora non riesce a responsabilizzarsi, deve maturare ed ha un passato da showman ed i due hanno un figlio che è fin troppo una peste. Poi c'è il fratello di lei, avvocato di provincia fin troppo corrotto che si fa pagare in elettrodomestici, sposato con una donna che fa fare le cose più assurde alla figlia tra cui iscriverla ad una scuola ebraica e per tenerla lì arriverà a diventare ebraica e far diventare casa sua un luogo di culto ebraico. Infine c'è l'altra sorella che ha la storia migliore: è una pazza sclerotica che urla senza motivo, ha crisi isteriche senza senso e si innamora di un medico (Omar Sy). Dopo averci parlato una volta già lo presenta alla sua famiglia, ci vuole fare dei figli perchè è ossessionata dal voler avere un figlio come suo fratrello e sua sorella. Il medico dal suo canto decide di tenersela buona perchè potrebbe avere agevolazioni da sposato in ospedale però i loro incontri finiranno sempre male con lui abbandonato sulla tangenziale e che vuole scappare da lei piuttosto che rivederla. Omar Sy è stato chi ha interpretato il personaggio, a mio avviso, migliore, anche perchè oltre il modo di rapportarsi con lei fa ridere la sua storia personale, viene scambiato sempre per extracomunitario o inserviente e non per medico o persona perbene; il che lo porterà ad assumere un comportamento aggressivo. Ciò che non mi ha lasciata soddisfatta è il finale, un pò troppo sbrigativo e troppo a lieto fine. E' come se arrivati ad un certo punto il regista avesse detto "Ok è troppo lungo, tagliamo" e sono arrivati precipitosamente ad una conclusione. Dopo un'ora e mezza di film gradirei un degno finale. Dopo il ritrovamento del bambino irrequieto che si era perso, la voce narrante dà una spiegazione frettolosa di come si sono evolute le vicendeE dei singoli personaggi. Tutte le coppie in crisi si riappacificano senza un motivo, precipitosamente; addirittura il medico e la pazza si sposano (da che lui voleva sempre evitarla) e lei diventa misteriosamente tranquilla; per poi arrivare alla scena finale del bambino irequieto diventato adulto che dà uno spettacolo teatrale riguardante le vicende della sua famiglia e si vedono tutti i personaggi molto invecchiati visto il passare degli anni. Se il finale fosse stato più curato probabilmente il film sarebbe stato molto meglio, comunque consiglio la visione del film perchè le risate sono garantite.
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donni romani
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venerdì 7 dicembre 2012
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amici caotici alla ricerca di sè
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Dopo il successo di "Quasi amici" era quasi d'obbligo andare a ripescare l'opera precedente di Nakache e Toledano, e così ecco "Troppo amici" che anche titolo richiama palesemente il successo dell'altra pellicola. Decisamente meno intonato però questo ritratto di famiglia in più interni, quasi che ognuno suonasse una melodia diversa e che la sovrapposizione delle partiture desse vita ad una dissonante composizione a troppe voci, a troppe paradossali deviazioni, a troppi scarti narrativi. Al centro della trama tre fratelli con le rispettive famiglie: Nathalie, sposata con Alain da cui ha avuto due pestiferi bambini, Jean-Pierre, avvocato d'ufficio sposato con Catherine e padre di una bambina fin troppo perfetta, e Roxane, la nevrotica di famiglia, che frequenta un giovane medico di colore, Bruno.
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Dopo il successo di "Quasi amici" era quasi d'obbligo andare a ripescare l'opera precedente di Nakache e Toledano, e così ecco "Troppo amici" che anche titolo richiama palesemente il successo dell'altra pellicola. Decisamente meno intonato però questo ritratto di famiglia in più interni, quasi che ognuno suonasse una melodia diversa e che la sovrapposizione delle partiture desse vita ad una dissonante composizione a troppe voci, a troppe paradossali deviazioni, a troppi scarti narrativi. Al centro della trama tre fratelli con le rispettive famiglie: Nathalie, sposata con Alain da cui ha avuto due pestiferi bambini, Jean-Pierre, avvocato d'ufficio sposato con Catherine e padre di una bambina fin troppo perfetta, e Roxane, la nevrotica di famiglia, che frequenta un giovane medico di colore, Bruno. Le peripezie di questo eterogeneo gruppo di persone e personalità non fatica a creare un conflitto perenne perchè Alain rimpiange il lavoro di animatore turistico, flirta con la baby sitter e non riesce a trovare un lavoro fisso deludendo così Nathalie che lo vorrebbe responsabile e maturo - ma se ne accorge solo dopo due figli e tanti anni di matrimonio di aver sposato un bambinone? - Catherine iscrive la figlia ad una scuola ebraica perchè di prestigio e si lascia affascinare dalla cultura yiddish al punto da vestirsi come un'ebrea ortodossa e farsi chiamare Rebecca, Roxane martorizza il povero dottorino nella speranza di avere anche lei un figlio come i fratelli e Lucien, il figlio più grande di Alain e Nathalie, dà prova di sè scappando dalla gita scolastica. Naturalmente alla fine le nevrosi si appianeranno, le coppie in crisi si ricomporranno e con un salto nel futuro assisteremo al debutto di Lucien sul palcoscenico, con un finale talmente costruito ed emotivamente ricattatorio da risultare indigesto. Alcuni spunti narrativi vanno decisamente salvati, il confronto familiare e personale con le proprie aspettative, con i successi altrui ed i propri fallimenti è sincero e se meglio sviluppato avrebbe potuto dar vita a ben altri contenuti, ma prevale su tutto un tono survoltato, scene parossistiche e sbilenche che non danno modo ai personaggi di rivelare la propria natura più profonda e vera. Si intravede qua e là qualche malinconia e qualche sguardo inquieto, ma naviga in acque troppo turbolente per poter essere apprezzato. Il cast fà il suo onesto lavoro e gli attori sono attenti a caricare le sfumature estreme dei propri personaggi, ma come dicevamo all'inizio non sempre tante melodie fanno un concerto polifonico, a volte, come in questo caso, fanno più che altro chiasso. Un garbato, a volte anche divertente e simpatico chiasso, ma senza note di alta qualità.
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enzo70
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sabato 29 agosto 2015
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riuscita commedia alla francese
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Troppo amici va nel filone, oramai vincente, della commedia d’intrattenimento francese, nessuna pretesa, se non quella di far divertire lo spettatore; missione possibile e riuscita. Alain, eterno peter pan, è un animatore alla ricerca di un lavoro e ha due figli con la moglie Natalie, ossessivamente legata al fratello, Jean-Pierre, avvocato di successo, ma senza successo, e alla sorella Roxane. La moglie di Jean-Pierre è l’emblema della stupidità, arrogante, presuntuosa, ignorante, alla ricerca di un’affermazione sociale di facciata; Roxane, fragile e isterica, vuole un uomo e cercherà di far innamorare Bruno, un dottore di colore che tutti scambiano pe infermiere.
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Troppo amici va nel filone, oramai vincente, della commedia d’intrattenimento francese, nessuna pretesa, se non quella di far divertire lo spettatore; missione possibile e riuscita. Alain, eterno peter pan, è un animatore alla ricerca di un lavoro e ha due figli con la moglie Natalie, ossessivamente legata al fratello, Jean-Pierre, avvocato di successo, ma senza successo, e alla sorella Roxane. La moglie di Jean-Pierre è l’emblema della stupidità, arrogante, presuntuosa, ignorante, alla ricerca di un’affermazione sociale di facciata; Roxane, fragile e isterica, vuole un uomo e cercherà di far innamorare Bruno, un dottore di colore che tutti scambiano pe infermiere. Questa la storia, niente di che, ma il film centra l’obiettivo che è quello di far divertire lo spettatore cui sono riservate le risate attese.
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