matteo78
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martedì 7 dicembre 2010
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ma che bassi i voti sopra!
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Questo film con tutta probabilità è uno dei più belli usciti in sala nel 2010!
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cinefilo93
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lunedì 6 dicembre 2010
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grande cast per un grande film
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ottimo film sul rapporto genitori-figli, nn serve a nulla dire che anche questa volta de-niro si è prearato benissimo la parte.
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ensciac
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sabato 4 dicembre 2010
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un bel film
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Come sempre grande De Niro, la commedia è veramente carina anche se con risvolti drammatici. La descrizione dei vari personaggi (figli) è molto superficiale, però sostanzialmente il film è guardabile, soprattutto per come viene strutturato.
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massimiliano curzi
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venerdì 3 dicembre 2010
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quando il remake è meglio dell'originale
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Film sulle distanze interiori ed esteriori tra generazioni, verità e obiettivi di vita; film sull'incomunicabilità che infine si scioglie in solidarietà, quando l'intransigenza del padre ormai anziano si scopre senza più mete, e inizia a rovesciarsi in silenziosa interrogazione sulla validità del proprio ruolo genitoriale davanti alla morte improvvisa di uno dei due figli. La trasposizione in terra nordamericana giova al film, svincolandolo dalle angustie della provincia nostrana: la componente di asciuttezza che De Niro imprime alla sua recitazione fa il resto, togliendole la fastidiosa retorica familista del film originale di Tornatore. Ottima la colonna sonora originale, che fa lievitare la vena intimista del film all'altezza di un road movie permeato di sentimenti dolorosamente controversi, malgrado il finale conciliante.
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Film sulle distanze interiori ed esteriori tra generazioni, verità e obiettivi di vita; film sull'incomunicabilità che infine si scioglie in solidarietà, quando l'intransigenza del padre ormai anziano si scopre senza più mete, e inizia a rovesciarsi in silenziosa interrogazione sulla validità del proprio ruolo genitoriale davanti alla morte improvvisa di uno dei due figli. La trasposizione in terra nordamericana giova al film, svincolandolo dalle angustie della provincia nostrana: la componente di asciuttezza che De Niro imprime alla sua recitazione fa il resto, togliendole la fastidiosa retorica familista del film originale di Tornatore. Ottima la colonna sonora originale, che fa lievitare la vena intimista del film all'altezza di un road movie permeato di sentimenti dolorosamente controversi, malgrado il finale conciliante.
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greg2
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mercoledì 1 dicembre 2010
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a scuola da bob
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Un superbo Robert De Niro ci guida in questo commovente film sul ropporto genitori/figli. Stanno tutti bene è un film molto profondo con un ottimo cast che si è calato benissimo nella parte. Molto emozionante e pieno di spunti interessanti. Decisamente consigliato.
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angelo umana
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lunedì 29 novembre 2010
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migliaia di km di cavi telefonici
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Tratto dal film di Giuseppe Tornatore del 1990. Entrambi interpretati da due “mostri del cinema” che hanno sostenuto a livelli eccellenti la parte del papà vedovo che va a trovare di sorpresa i figli sparsi per il mondo: in Italia Marcello Mastroianni, negli USA Robert De Niro. Più asciutta ed essenziale mi pare di ricordare la stesura italiana, dove Mastroianni interpretò un papà un po’ sprovveduto che raccontava a tutti, in treno, i fatti suoi; ha qualcosa di patinato e artificiale il rifacimento americano e con qualche “addolcimento” negli incontri tra padre e figli, sempre però nell’alta qualità che De Niro e il regista forniscono.
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Tratto dal film di Giuseppe Tornatore del 1990. Entrambi interpretati da due “mostri del cinema” che hanno sostenuto a livelli eccellenti la parte del papà vedovo che va a trovare di sorpresa i figli sparsi per il mondo: in Italia Marcello Mastroianni, negli USA Robert De Niro. Più asciutta ed essenziale mi pare di ricordare la stesura italiana, dove Mastroianni interpretò un papà un po’ sprovveduto che raccontava a tutti, in treno, i fatti suoi; ha qualcosa di patinato e artificiale il rifacimento americano e con qualche “addolcimento” negli incontri tra padre e figli, sempre però nell’alta qualità che De Niro e il regista forniscono. Gli incontri che Frank compie con tre dei quattro figli si concludono tutti con un colloquio ravvicinato, l’intimizzazione di un rapporto che il papà vuole riconquistare, dopo aver delegato sempre alla moglie la comunicazione con essi. Immancabile ed efficace la domanda al momento di congedarsi, “Sei felice?”, che costringe i figli a guardarsi dentro.
Tutti questi figli, anche quelli di Mastroianni, cercano di celare al genitore con segreti e bugie le loro vite, che al telefono sembravano “glamour”, ma da vicino appaiono per quello che sono, lontane da ciò che i genitori volevano credere: il presunto direttore d’orchestra suona in realtà il tamburo, la presunta ballerina da Chorus Line è in realtà un’intrattenitrice al bar di Las Vegas, la figlia con la casa più bella ha un matrimonio a rotoli. Il figlio preferito, David, quello che “non voleva deluderti”, è colui che Frank non può incontrare perché è morto di overdose, ma è l’unico che in realtà ha realizzato le aspettative del papà, faceva l’artista, pittore di quadri particolari, non per tutte le bocche. D’altra parte non è forse una pretesa assurda che i figli divengano ciò che i genitori hanno sognato? Frank-De Niro, il papà duro che “pretendeva parecchio” dai figli, parlando tra sé o con la moglie morta dice “se mi fosse data un’altra possibilità lascerei che facessero la loro vita, i loro errori”, cosa che in realtà fanno, è già la loro vita, con errori o delusioni appartiene a loro, nonostante il padre nella sua vita abbia ricoperto per lavoro “migliaia di chilometri di cavi telefonici con PVC umidificato per farli arrivare dove sono”, e si sia guadagnato una fibrosi polmonare. Interessante il pensiero di Frank, che col suo lavoro ritiene di aver consentito a milioni di voci di parlarsi.
Questa versione si conclude in un modo “americano”, più idilliaco di quanto ricordo del film di Tornatore: papà De Niro, con la pazienza dei forti e più determinato del papà italiano del ‘90, riesce a raccogliere i tre figli attorno a sé a Natale, i figli che “came so close to the edge of defeat, I want to come home” (parole di una canzone della notevole colonna sonora del film).
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luigi.blu
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domenica 28 novembre 2010
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film evanescente e superficiale
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E' la prima volta che rimango deluso da un film di De Niro. Non tanto dalla sua interpretazione che e' come al solito all'altezza della situazione, quanto dal film in se' stesso. La trama e' veramente molto elementare e riesce a mala pena a tenere seduti gli spettatori davanti allo schermo per i 99 minuti del film. Mi sarei aspettato che nella storia fosse inserita qualche trovata ad effetto, qualche situazione divertente oppure drammatica. Tutto invece e' leggero e superficiale. Anche la disgrazia della perdita del figlio, viene presentata in modo confuso, come fosse un banale incidente di percorso. La vita dei figli poi, viene piu' che altro descritta brevemente a parole, ma lo spettatore non la vive all' interno del film.
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E' la prima volta che rimango deluso da un film di De Niro. Non tanto dalla sua interpretazione che e' come al solito all'altezza della situazione, quanto dal film in se' stesso. La trama e' veramente molto elementare e riesce a mala pena a tenere seduti gli spettatori davanti allo schermo per i 99 minuti del film. Mi sarei aspettato che nella storia fosse inserita qualche trovata ad effetto, qualche situazione divertente oppure drammatica. Tutto invece e' leggero e superficiale. Anche la disgrazia della perdita del figlio, viene presentata in modo confuso, come fosse un banale incidente di percorso. La vita dei figli poi, viene piu' che altro descritta brevemente a parole, ma lo spettatore non la vive all' interno del film. Le tematiche affrontate sono piu' che mai serie e reali, ma il film le tratta in modo evanescente ed approssimativo, mentre avrebbero meritato ben altro approfondimento.
Luigi
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tamra
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venerdì 26 novembre 2010
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commovente
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COMMOVENTE IL MODO DEL PADRE NEL VOLER CONTINUARE IL RAPPORTO DI CONFIDENZA INSTAURATO TRA I FIGLI E LA MADRE SCOMPARSA DA POCHI MESI, DOLCE IL FATTO CHE IL PAPA' LI VEDE BAMBINI SAPENDOLI ADULTI.
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alessia69
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mercoledì 24 novembre 2010
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non si può discutere sui gusti personali
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Non sono assolutamente d'accordo con quanto scritto in questa recensione,trovo cheLegami Perduti sia un ottimo romanzo.Se "una ruga sulla terra"(splendido romanzo catastrofico come tutti quelli di Kirk Jones) descrive in modo più intimista la distruzione dell'umanità Daventry usa uno stile più fracassone,meno psicologico e si concentra ottimamente sull'azione.Da notare i frequenti rimandi alle teorie fanta-archeologiche alla Peter Kolosimo con la citazione del popolo degli olmechi e le loro sculture.Romanzo molto pessimista e amaro che trasmette un giusto disprezzo per un certo tipo di umanità rintronata dal consumismo,dalla violenza e che ha perso il vero contatto con il mondo.
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Non sono assolutamente d'accordo con quanto scritto in questa recensione,trovo cheLegami Perduti sia un ottimo romanzo.Se "una ruga sulla terra"(splendido romanzo catastrofico come tutti quelli di Kirk Jones) descrive in modo più intimista la distruzione dell'umanità Daventry usa uno stile più fracassone,meno psicologico e si concentra ottimamente sull'azione.Da notare i frequenti rimandi alle teorie fanta-archeologiche alla Peter Kolosimo con la citazione del popolo degli olmechi e le loro sculture.Romanzo molto pessimista e amaro che trasmette un giusto disprezzo per un certo tipo di umanità rintronata dal consumismo,dalla violenza e che ha perso il vero contatto con il mondo.Dello stesso autore il bellissimo (e pessimista) Ricordatevi di noi.
Critico il sig. Eugenio perchè non capisco come possa scrivere soltanto per apparire.
Alessia
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bobobeba
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lunedì 22 novembre 2010
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ottimo film
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Caro bobodiablos,
non hai capito un accidente del film!
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