the lady on the hot tin roof
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lunedì 15 febbraio 2010
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il mare mangiatore del passato e dei ricordi.
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"La bocca del lupo" è, a dir poco, un film eclettico, imperfetto ma onesto. Le sequenze iniziali, nonché poche altre, sembrano rievocare quel legame quasi viscerale che unisce l'uomo e il mare, già esplorato nel capolavoro di R.J. Flaherty "L'uomo di Aran" (1934). Il sodalizio tra immagine e musica cattura l'immaginazione e il cuore dello spettatore appena prima che questi sia catapultato in una bruta realtà, narrata con grazia per mezzo di un'impostazione documentaristica priva di quella retorica strillata nella politica e in parte dell'opinione pubblica attuale.
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"La bocca del lupo" è, a dir poco, un film eclettico, imperfetto ma onesto. Le sequenze iniziali, nonché poche altre, sembrano rievocare quel legame quasi viscerale che unisce l'uomo e il mare, già esplorato nel capolavoro di R.J. Flaherty "L'uomo di Aran" (1934). Il sodalizio tra immagine e musica cattura l'immaginazione e il cuore dello spettatore appena prima che questi sia catapultato in una bruta realtà, narrata con grazia per mezzo di un'impostazione documentaristica priva di quella retorica strillata nella politica e in parte dell'opinione pubblica attuale. Infatti, i due interpreti principali sono ex detenuti, emarginati, alienati dalla società come i pescatori genovesi nel mare vuoto e burrascoso. Non vi è nessuna apologia, entrambi sono consapevoli delle scelte che hanno compiuto e rifuggono l'autocommiserazione sulla quale si innestano i discorsi paternalistici di figure prominenti che inneggiano alla rieducazione a tutti i costi. La loro solitudine è riflessa nell'angosciosa oscurità dei vicoli genovesi e la loro aridità spirituale, nata da una vita vissuta nel degrado, è resa per lo più tramite la costante ripetizione delle stesse formule lessicali e degli stessi atteggiamenti. L'affetto elementare, quasi disperato, che tiene insieme i due è commovente, così come la tenerezza senza fronzoli che essi esprimono reciprocamente. Le osservazioni da fare sarebbero ancora molte, ma l'aspetto più interessante del film è forse direttamente collegato al suo titolo, al di là del riferimento al romanzo di Remigio Zena. Cosa significa "la bocca del lupo" in questo specifico contesto? Ognuno avanzerà la propria opinione, dato che il materiale dal quale attingere è assai ricco di spunti, e tuttavia chi scrive ritiene di dover necessariamente ricondurre tale espressione al mare nella sua dinamicità. Infatti, esso non è concepito come mero elemento naturale, bensì come mangiatore del tempo e dei ricordi, forza inquieta e minacciosa, ma, allo stesso tempo, dotata di una purezza che trascende gli argini posti dall'uomo e capace di travolgere le piccolezze di quest'ultimo (le immagini del porto sono da antologia). La costante dialettica tra memoria e catarsi è il filo rosso della storia, se invero esiste una storia, e coinvolge tutti i personaggi, umani e non. La bocca del lupo è il limen, il fragile equilibrio sul quale si misura la dignità umana, capace di affrontare le onde eppure restia a saltare dallo scoglio, pur di non lasciare indietro un tenue barlume del passato, sempre accompagnato dalla lucida consapevolezza delle scelte fatte e dalla volontà di subirne le conseguenze.
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chriss
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lunedì 15 febbraio 2010
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un misto tra documentario e finzione...
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Dopo quattordici anni di carcere, Enzo, emigrato siciliano trapiantato a Genova, torna per riabbracciare Mary, un travestito che si era fatto condannare per colpa dell' eroina. Enzo ha trascorso in totale ventisette anni in galera ( nove più quattro più quattordici) ed ora che sta fuori si sente confuso e smarrito. Non ha più amici. E' come un leone senza denti ed artigli. Cammina addirittura spaventato con un coltello addosso. La sua più grande colpa è stata quella di aver sparato a dei poliziotti. Enzo è cresciuto nei vicoli di Genova, ma è nato nella bella Sicilia. Ha lavorato da bambino col padre Pippo che vendeva sigarette ed accendini.
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Dopo quattordici anni di carcere, Enzo, emigrato siciliano trapiantato a Genova, torna per riabbracciare Mary, un travestito che si era fatto condannare per colpa dell' eroina. Enzo ha trascorso in totale ventisette anni in galera ( nove più quattro più quattordici) ed ora che sta fuori si sente confuso e smarrito. Non ha più amici. E' come un leone senza denti ed artigli. Cammina addirittura spaventato con un coltello addosso. La sua più grande colpa è stata quella di aver sparato a dei poliziotti. Enzo è cresciuto nei vicoli di Genova, ma è nato nella bella Sicilia. Ha lavorato da bambino col padre Pippo che vendeva sigarette ed accendini. E' un omone corpulento dai grandi baffi e forse anche un pò per questo in galera tutti lo hanno rispettato. L' incontro, per soli quattro mesi in carcere con Mary, gli ha cambiato la vita. Ora ha un sogno, ora hanno un sogno: una casetta in campagna coi cagnolini, con le paperelle e l' orticello. In carcere comunicavano tramite cassette o con l' alfabeto dei muti. Il loro amore si è trascinato per vent' anni. Mary non si droga più ( prima prendeva anche 5 grammi di eroina al giorno) grazie al sostegno di Enzo. Neppure i familiari di Mary erano riusciti a farla smettere. Il film si conclude con dei filmati d' epoca ( Genova, Quarto dei Mille). La bocca del lupo, di Pietro Marcello, è uno spaccato di vita sui derelitti di un quartiere di Genova. Più che un film è un misto che oscilla tra il documentario ( vedi filmati d' epoca) ed il piccolo racconto...Insomma, una piccola storia d' amore in un quartiere ligure. Non avevo mai visto un film del genere: scarno certamente, ma con una propria bellezza interiore. Ho dato soltanto tre stelle, perché non sono ancora abituato al nuovo. Efficace nei suoi 76minuti. Bellissime le inquadrature del porto, così come i filmati d' epoca. Miglior film al Torino film festival.
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lella53
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lunedì 15 febbraio 2010
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un film di qualità...una genova paticolare
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Senza dubbio questo film può insegnare molto e far riflettere sulle esperienze della vita. Enzo e Mary possono essere due persone qualsiasi, che s'incontrano in situazioni particolari e drammatiche, ma decidono di percorrere insieme un cammino di speranza e serenità con tante piccole cose.
Tutto è tremendamente reale ma, allo stesso tempo, struggente e pieno di malinconie con effetti di pennellate di passato.
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ilpredicatore
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lunedì 15 febbraio 2010
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documentario e dramma
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Curioso e discreto film sperimentale, che mischia documentario e dramma senza puntare a farsi piacere, ma a catturare lo spettatore per poi addentrarlo nella vita malinconica e sfortunata dei due protagonisti. Buone le musiche che accompagnano il film, poetica e trascinante la voce narratrice, atmosfere di un'Italia grigia e realistica in modo del tutto paradossalmente surreale che ricorda alla lontana Così Ridevano di Amelio. E' cinema anche questo, con i montaggi di immagini vere mischiate a quelle finte, con un procedere lento e a tratti smorzato, con la quasi totale assenza di fiction e con la sola intenzione di raccontare la storia di un amore che, nonostante una vita colma di sconfitte, tormenti e lotte, è riuscita a prevalere.
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Curioso e discreto film sperimentale, che mischia documentario e dramma senza puntare a farsi piacere, ma a catturare lo spettatore per poi addentrarlo nella vita malinconica e sfortunata dei due protagonisti. Buone le musiche che accompagnano il film, poetica e trascinante la voce narratrice, atmosfere di un'Italia grigia e realistica in modo del tutto paradossalmente surreale che ricorda alla lontana Così Ridevano di Amelio. E' cinema anche questo, con i montaggi di immagini vere mischiate a quelle finte, con un procedere lento e a tratti smorzato, con la quasi totale assenza di fiction e con la sola intenzione di raccontare la storia di un amore che, nonostante una vita colma di sconfitte, tormenti e lotte, è riuscita a prevalere.
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giorpost
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lunedì 15 febbraio 2010
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esperienza narrativa tra pasolini e wenders
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La prima cosa che mi è balzata al cuore è stata il volto di Enzo, tipico uomo "vissuto", nativo del profondo Sud trapiantato in una Genova dal sapore burlesco, sporca bella e pericolosa come solo le città di mare sanno essere. E forse proprio lo sfondo del capoluogo ligure mi ha fatto rivalutare un certo malcostume presente ancora oggi nella mia città, Napoli, che ho rivisto in quei vicoli fatti di "bassi" che altro non sono che covi di prostitute per vecchietti o ex galeotti.
Enzo è proprio uno di questi, con una vita passata per lo più nelle patrie galere, disgiunto dalla realtà che lo circonda, ex galeotto, ex analfabeta, ex duro che si addolcisce quando sente la voce registrata di Mary, transessuale conosciuta proprio in carcere, con la quale trascorrerà la parte finale della sua vita.
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La prima cosa che mi è balzata al cuore è stata il volto di Enzo, tipico uomo "vissuto", nativo del profondo Sud trapiantato in una Genova dal sapore burlesco, sporca bella e pericolosa come solo le città di mare sanno essere. E forse proprio lo sfondo del capoluogo ligure mi ha fatto rivalutare un certo malcostume presente ancora oggi nella mia città, Napoli, che ho rivisto in quei vicoli fatti di "bassi" che altro non sono che covi di prostitute per vecchietti o ex galeotti.
Enzo è proprio uno di questi, con una vita passata per lo più nelle patrie galere, disgiunto dalla realtà che lo circonda, ex galeotto, ex analfabeta, ex duro che si addolcisce quando sente la voce registrata di Mary, transessuale conosciuta proprio in carcere, con la quale trascorrerà la parte finale della sua vita.
Un film che è una storia vera, a metà tra un classico racconto pasoliniano ed una sceneggiatura alla Wim Wenders, tant' è che ho rivisto nel baffuto Enzo un po il Travis di "Paris, Texas", sperduto tra le lande americane in cerca dell' amore che fu. Ma a differenza di quella storia, in questo caso e seppur tra povertà, miseria e stenti di ogni tipo, ebbene si, signori miei che lo vogliate o no, c'è il lieto fine: quella casetta in campagna con veranda e panca da dove osservare l' orizzonte alla fine i due amanti riescono a trovarla.
Grazie a Pietro Marcello e al suo primo lungometraggio, sapientemente inframezzato da filmati d' epoca che sono un perfetto spaccato dell' Italia che fu e che, purtroppo, persiste.
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g. romagna
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lunedì 15 febbraio 2010
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la bocca del lupo
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La vera e tormentata storia di Vincenzo, catanese emigrato da piccolo a Genova, e Mary, sua amata compagna transessuale con un passato di tossicodipendenza. La vicenda è narrata/interpretata dagli stessi e dalle loro voci, ed alterna alle immagini cinematografiche scene di vita quotidiana del sottoproletariato genovese di ieri e di oggi, con una mirabile maestria che spesso non lascia distinguere quanto ci sia di reale, di immortalato in presa diretta, e quanto di costruito appositamente per la macchina da presa. Tutto è spontaneo, franco, crudo, senza fronzoli, e proprio per questo estremamente poetico. La storia d'amore tra i due è autentica, e si muove secondo dei canoni decisamente "di confine": lei è una transessuale ex eroinomane che ha conosciuto Enzo in carcere, luogo in cui egli ha trascorso, per vari reati, complessivamente ventisette anni della sua vita.
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La vera e tormentata storia di Vincenzo, catanese emigrato da piccolo a Genova, e Mary, sua amata compagna transessuale con un passato di tossicodipendenza. La vicenda è narrata/interpretata dagli stessi e dalle loro voci, ed alterna alle immagini cinematografiche scene di vita quotidiana del sottoproletariato genovese di ieri e di oggi, con una mirabile maestria che spesso non lascia distinguere quanto ci sia di reale, di immortalato in presa diretta, e quanto di costruito appositamente per la macchina da presa. Tutto è spontaneo, franco, crudo, senza fronzoli, e proprio per questo estremamente poetico. La storia d'amore tra i due è autentica, e si muove secondo dei canoni decisamente "di confine": lei è una transessuale ex eroinomane che ha conosciuto Enzo in carcere, luogo in cui egli ha trascorso, per vari reati, complessivamente ventisette anni della sua vita. Il loro amore è forte, vero e duraturo, ed ha saputo tenacemente resistere alle difficoltà di tutto il tempo trascorso forzosamente lontani a causa della reclusione. Una vicenda sentimentale dai caratteri estremi, e per questo più autentica. E più bella. La Bocca del Lupo è un grande film, estremamente innovativo, audace e commovente nella sua sinteticità cronologica e narrativa. Vincenzo e Mary divengono il manifesto di una realtà, quella del sottoproletariato, degli ultimi, dei dimenticati, che sotto la scorza della sua disperazione è capace di rivelare una grande forza ed un grande messaggio di speranza nell'autenticità di un sentimento vero, puro, e di una voglia di riscatto che possa compiersi donando completamente la propria persona ad un'altra che sappia fare altrettanto verso di noi (bellissimo il frangente in cui Vincenzo intona assieme a Mary la canzone "Noi due dobbiamo diventare una cosa sola"). Forse, anche la scelta di Genova non è casuale: non può infatti non accostarsi alla mente il parallelo con Fabrizio De Andrè, l'immenso cantore genovese che fece della sua poesia un vero e proprio inno al sottoproletariato. E' molto bello che al giorno d'oggi si girino ancora film del genere, e qui, permettetemi, devo allora offrire il mio più sincero ringraziamento a MyMovies, che con il suo invito mi ha offerto -senza alcuna retorica o piaggeria- un magnifico privilegio, quello di assistere, in una maniera del tutto innovativa, ad un piccolo gioiello che ha contribuito -e non poco- ad esplorare nuove -e grandi- vie per fare del cinema.
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luca scialò
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lunedì 15 febbraio 2010
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i sogni e le speranze degli ultimi
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Storia di Enzo, emigrato siciliano che come il padre ha vissuto di escamotage, finendo poi per ben 27 anni in carcere. Qui però ha conosciuto un trans, l'unica persona alla quale riesce a dare il proprio amore e ricevere rispetto, perchè è proprio lui ad essere l'unico a darne a lei. Hanno un sogno, semplice, ma per le proprie difficoltà, anche molto difficile: vivere in una casetta in campagna insieme ai propri cani.
Sullo sfondo, la Genova dei vicoletti, quella che si vede nei pressi dei porti; quella della gente umile, emarginata, che si accontenta di quello che ha. ma che al contempo, ha i propri sogni. La stessa che viene raccontata nelle canzoni di De Andrè.
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Storia di Enzo, emigrato siciliano che come il padre ha vissuto di escamotage, finendo poi per ben 27 anni in carcere. Qui però ha conosciuto un trans, l'unica persona alla quale riesce a dare il proprio amore e ricevere rispetto, perchè è proprio lui ad essere l'unico a darne a lei. Hanno un sogno, semplice, ma per le proprie difficoltà, anche molto difficile: vivere in una casetta in campagna insieme ai propri cani.
Sullo sfondo, la Genova dei vicoletti, quella che si vede nei pressi dei porti; quella della gente umile, emarginata, che si accontenta di quello che ha. ma che al contempo, ha i propri sogni. La stessa che viene raccontata nelle canzoni di De Andrè.
Si alternano inoltre scene di una Genova del passato e del presente, legate da un unico filo conduttore: il mare.
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