rongiu
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martedì 6 luglio 2010
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judith jones: a lei si deve tutto.
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La persona che desidero presentarvi, riveste nella vicenda della Child un ruolo non marginale e quindi è storicamente fondamentale anche dal punto di vista cinematografico. Si tratta di Judith Jones, attualmente Senior Editor e vice presidente presso la Casa editrice Alfred A. Knopf · di New York. Prima di continuare è opportuno, credo, ritornare al film per un breve flashback. Seguitemi, per piacere.
“Judith daresti un’occhiata a questo? La nostra intrepida scout letteraria Elis De Voto ha un’amica che ha scritto un enorme libro di cucina francese e Hougthon Mifflin l’ha rifiutato.” - “Ricette francesi per cuochi americani…, che orribile titolo.
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La persona che desidero presentarvi, riveste nella vicenda della Child un ruolo non marginale e quindi è storicamente fondamentale anche dal punto di vista cinematografico. Si tratta di Judith Jones, attualmente Senior Editor e vice presidente presso la Casa editrice Alfred A. Knopf · di New York. Prima di continuare è opportuno, credo, ritornare al film per un breve flashback. Seguitemi, per piacere.
“Judith daresti un’occhiata a questo? La nostra intrepida scout letteraria Elis De Voto ha un’amica che ha scritto un enorme libro di cucina francese e Hougthon Mifflin l’ha rifiutato.” - “Ricette francesi per cuochi americani…, che orribile titolo.” - “Buon divertimento Judith.”
Judith Jones inizia non solo la lettura del libro, ma si cimenta con alcune ricette. Si cimenta nel Boeuf Bourguignon. Ecco un “assaggio letterario” tratto dal testo originale della Child.-
“Come succede con i piatti famosi, ci sono diversi modi per fare un buon Boeuf Bourguignon. Cotto bene e perfettamente aromatizzato è certamente uno dei piatti di carne più gustosi creati dall'uomo e può anche essere il piatto principale per una cena a buffet. Per fortuna potete prepararlo in anticipo, anche il giorno prima e poi riscaldarlo: ci guadagna in sapore.”
Se è vero che inizialmente, l’universo aziendale del cartaceo, non accettò “Mastering the Art of French Cooking” come new entry, è anche vero che “i destini si intrecciano come paralleli e meridiani”. E non finisce qui. La stessa Judith Jones, pensate, ha lanciato, il “DIARIO DI ANNA FRANK.” La Child, intanto, si è da poco trasferita a Cambridge nel Massachusetts, quando la notizia dell’imminente pubblicazione la raggiunge.
Ulteriori notizie relative alla Judith Jones: Entra in azienda nel 1957 e lavora su traduzioni di scrittori francesi come Albert Camus e Jean-Paul Sartre. Ha collaborato prima a New York e poi a Parigi per la Doubleday.
Ascoltiamola: “Nel giugno del 1960 un pesante manoscritto – un trattato sulla cucina francese – scritto da una donna americana, Julia Child, e due signore francesi, Simone Beck e Louisette Bertholle – è sbarcato sulla mia scrivania. Ero stata un editor di Knopf per circa tre anni, lavorando principalmente su traduzioni di libri francesi. Non era certo un segreto la mia passione per la cucina francese, così sono stata ritenuta la persona più idonea per leggerlo. Il manoscritto era giunto da Cambridge inviato da Avis de Voto, che ha lavorato come scout per la Knopf. Era la moglie dello scrittore Bernard de Voto, che aveva avuto una vivace corrispondenza “transatlantica” con Julia in materia di coltelli a causa di un pezzo apparso sull’ Atlantic Monthly. Avis si è sentita subito coinvolta quando ha saputo che Julia stava lavorando ad un libro di cucina a Parigi, con le signore Beck e Bertholle, e si offrì di trovare un editore Americano. La sua prima presentazione incontrò un rifiuto, il commento dell’editore fu: “Perché ogni americano dovrebbe sapere di più su questa cucina francese?”
Ebbene, ecco il fatto. Come ho girato le pagine di questo manoscritto, ho sentito che le mie preghiere erano state esaudite. Ho vissuto a Parigi per tre anni e mezzo, anche i Child’s erano lì, le nostre strade non si sono mai incontrate – e tutto ciò che ho imparato della cucina francese, l’ho appreso dal macellaio, il panettiere, il fruttivendolo e il pescivendolo. Quando tornai negli Stati Uniti, mi sono resa conto dei pochi libri che trattavano della cucina francese ed anche in modo insufficiente. Erano stenografiche ricette e non vi erano indicazioni per migliorare il cuoco casalingo. Le tecniche non spiegate, gli ingredienti non discussi in modo corretto, e non vi era alcuna indicazione in ricetta, del risultato finale e come correggere gli eventuali errori. Così il cuoco casalingo, ed in particolare il cuoco americano, restava senza aiuto senza istruzioni. Eppure qui ci sono tutte le risposte. Per esempio i tagli di carne giusti per brasatura, il grasso corretto da utilizzare, l’importanza di asciugare la carne e rosolarla in lotti, il segreto del bouquet di erbe… Corsi a casa a fare la ricetta – e il mio primo morso mi ha detto che avevo finalmente prodotto un boeuf bourguignon autentico francese – buono come quello ottenuto a Parigi. Questo, ne ero convinta, era un libro di cucina rivoluzionario, e se io ero così colpita, lo sarebbero stati certamente anche gli altri.
Qui di seguito la relazione che ho scritto all’epoca su “The Cookbook francese” per convincere i Knopfs che questo libro avrebbe dato maggior prestigio all’azienda. Ho anche arruolato come aiutante un collega anziano, Angus Cameron. Era stato un redattore alla Bobbs-Merrill. Così la sua relazione, ne sono convinta, ha fatto il resto.
Il resto è storia.Nell’autunno del 1961 abbiamo pubblicato il libro (per inciso, Alfred Knopf, quando gli dissi del titolo, rispose che avrebbe mangiato il cappello se qualcuno avesse comprato il libro con quel titolo), il libro è andato in ristampa prima di Natale. Naturalmente, quando Julia è andata in televisione l’estate successiva come Chef francese tutta l’America si innamorò di lei.
Relazione sul libro di cucina francese di Julia Child, Simone Beck, e Bertholle Louisette.
Ho avuto questo libro di cucina francese per americani per quasi due mesi, letto e riletto, provato innumerevoli ricette, alcune semplici ed alcune più complesse, e credo che sia non solo di prim’ordine, ma unico. Non so di un altro libro chiaro nelle definizioni e nella traduzione per gli americani dei segreti della cucina francese. Il motivo? La lettura e lo studio di questo libro mi sembra buono come un corso di base al Cordon Bleu. Perché aiuta ad affrontare i problemi che si incontrano a casa (cioè, le differenze dei tagli di carne, utensili, materiali). Non è un libro per pigri, ma per il cuoco che vuole migliorarsi, che vuole fare passi da gigante e raggiungere quella sottile perfezione che rende la cucina francese un’arte. Giuro che da ogni pagina di questo manoscritto ho imparato qualcosa.
Quanto alle ricette, hanno intelligentemente scelto i piatti che sono la vera spina dorsale della cucina classica. (In allegato la tabella dei contenuti). L’approccio è quello di introdurre il primo argomento in generale: cosa acquistare, gli utensili migliori da utilizzare, i tempi, le prove per la cottura, trucchi per migliorare. Poi di solito c’è una ricetta principale, presentata nei minimi dettagli, seguita da variazioni, scelta delle diverse salse per abbellire il piatto stesso.
C’è una buona parte di testo dedicato non alle tradizioni della cucina, ma ai dettagli pratici. Gli autori sono perfezionisti, ostinati, e snob culinari nel senso migliore. Hanno anche da dire la loro nel senso che le cose da fare o non fare non sono dette in modo arbitrario, ma sono arrivati al loro metodo attraverso la sperimentazione.
Infine, non credo che questo libro possa in alcun modo ferire gli altri in circolazione, come ad esempio Donon’s Classic. Il fatto è che esalta gli altri libri di cucina francese, perché si possono applicare le tecniche apprese al fine di utilizzare efficacemente le ricette date solo per accenni. Penso che questo libro diventerà un classico.
Judith B. Jones
Chiedo scusa per la traduzione che è di tipo S. & O. (Salvo Errori ed Omissioni) - "Good Ciak!"
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rongiu
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domenica 4 luglio 2010
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qu'est-ce qu'on mange?
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Parigi 1949
Queens, New York 2002
Due donne, due “millenni” diversi, due vite, due modi d’affrontarla. Motivazionale-energica-ironico-entusiasta quello della Child, analitico-emotivo-volitivo quello della Powell. Giulia Child, moglie di un funzionario del governo americano trasferitosi a Parigi per lavoro, sembra aver trovato la sua “vera” città. Ne prende immediatamente “possesso” sentendosi una vera francese. Buongustaia con la passione per la cucina, invidia i francesi perché mangiano alla francese ogni giorno dell’anno. Questa osservazione, darà inizio al progetto della sua vita.
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Parigi 1949
Queens, New York 2002
Due donne, due “millenni” diversi, due vite, due modi d’affrontarla. Motivazionale-energica-ironico-entusiasta quello della Child, analitico-emotivo-volitivo quello della Powell. Giulia Child, moglie di un funzionario del governo americano trasferitosi a Parigi per lavoro, sembra aver trovato la sua “vera” città. Ne prende immediatamente “possesso” sentendosi una vera francese. Buongustaia con la passione per la cucina, invidia i francesi perché mangiano alla francese ogni giorno dell’anno. Questa osservazione, darà inizio al progetto della sua vita. Insegnare agli Americani a mangiare francese. Ha due grandi “doni”. Il primo; apprende ed elabora subito ciò che le viene insegnato ed è così che all’età di 37 anni, inizia a frequentare i corsi presso la Scuola Cordon Bleu di Parigi. E’ piena di vita, ha voglia di scoprirne i segreti, le nuove esperienze la motivano, insomma per Giulia la vita è un enorme pacco pieno di doni. Il secondo; è un’ottima insegnante e questo le sarà universalmente riconosciuto da chi ha avuto modo di assistere alle sue lezioni private, successivamente conquista, con il suo modo di fare, intere masse televisive.
Julie Powell, trasferitasi con il marito, a malincuore, da Brooklin a Queens per motivi di lavoro di Erik, trovano casa sopra una pizzeria. Lavora presso LMDC – Lower Manhattan Development Corp., un lavoro da centralinista che non la soddisfa, si definisce una “burocrate che cerca di gestire gli effetti collaterali dell’11 settembre”. Quando rientra, è sempre distrutta, perché proprio non riesce ad interiorizzare il punto 2 delle linee guida da osservare nelle relazioni con i clienti e cioè “non lasciarsi coinvolgere emotivamente quando denunciano l’accaduto.” Si rintana in cucina. La cucina è per la Powell un conforto, un luogo dove ritrovarsi dopo una giornata di lavoro, un luogo, come dire… di evasione e di CERTEZZE. Significativo questa parte di dialogo con il marito. “Lo sai perché mi piace cucinare?”- “No. Perché?” - “Perché dopo una giornata in cui niente è sicuro e quando dico niente, voglio dire niente, una torna a casa e sa’ con certezza che aggiungendo al cioccolato rossi d’uovo, zucchero e latte, l’impasto si addensa. E’ un tale conforto.” Inoltre si sente una scrittrice mancata... ed ecco l’idea da sviluppare, come fare per conciliare le due passioni? Semplice, mettere su un blog. Argomento da trattare? Cucina. Contenuti? Cimentarsi con tutte le ricette di Julia Child. Nome: THE JULIE/JULIA PROJECT “Non c’è nessuno tranne noi cuoche americane senza servitù”. “Imparare l’arte della cucina francese”. “Questa la sfida: 365 giorni. 524 ricette. “ Come andrà a finire?
Meryl Streep, ci dona un ulteriore affresco cinematografico mostrandoci cosa significa essere un’attrice e quanta sensibilità deve avere, a corredo, per svolgere tale professione. Conseguenza di ciò è che anche di fronte ai ritagli di un qualsiasi copione, ai resti di una macchina da presa, ai brandelli di un regista magari brillo o disorientato è in grado, con la sua immensa competenza, capacità e maestria, di rimettere insieme queste tessere, dando vita ad un mosaico ancor più bello. Un copione diventa una “Creatura” non risparmiandola in generosità professionali. Lo spettatore, ha la percezione precisa del personaggio interpretato riuscendo a coglierne tutti i tratti della personalità. Ma. . .. Chi ci fa’ da ponte sull’Atlantico consentendoci di appropriarci di queste percezioni è la “délicieux” Maria Pia Di Meo. Merci beaucoup, Madame Di Meo.
Il film in questione, è una trasposizione cinematografica “passionale” di due storie vere. I libri a cui si ispira Nora Ephoron regista e sceneggiatrice, sono: “Julie & Julia” di Julie Pewell (Amy Adams) e “My life in France” di Julia Child (Meryl Streep) e Alex Prud’hommme. Good ciak!
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claudiorec
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mercoledì 19 maggio 2010
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due storie parallele
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Buona l'idea di presentare le due storie in parallelo! Ottime Adams e Streep!
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paride86
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sabato 8 maggio 2010
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discreto
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La storia della genesi del libro di Julie Powell, giornalista americana che tenne un blog sulle ricette di Julia Child, che importò la cucina francese negli Stati Uniti. A parte l'interpretazione di Meryl Streep - superba - il film è senza infamia e senza lode.
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vittorio
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lunedì 19 aprile 2010
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gioiellino...
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Piccolo gioiello, una storia semplice, un inno al cibo e alla gioia del cucinare.....
Fantastica Meryl Streep....eccezionale la sua interpretazione...
Da non perdere!!
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laulilla
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domenica 18 aprile 2010
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errata corrige
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Bisogna sudarlo (non sudarselo)
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laulilla
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sabato 17 aprile 2010
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donne americane in cucina, ieri e oggi
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Il film racconta, parallelamente, le vicende vere di due donne americane che hanno in comune il nome (una è Julie, parigina per elezione; l'altra è Julia), nonché la passione per la cucina. Le separano una cinquantina d'anni, durante i quali la vita di tutti ha subito molti cambiamenti. Julia, infatti, a differenza di Julie, vive del suo modestissimo lavoro, anche se per mantenersi deve rinunciare al suo sogno: la scrittura. Scrivere, d'altra parte, era stato il sogno anche di altre donne del passato, ma gli editori spesso approfittavano di questa loro passione per imporre contratti truffaldini e capestro. Oggi, Julia ha un bel blog, grazie al quale un pubblico di affezionati lettori la conosce e questo costituisce il punto di forza per lei nel rapporto cogli editori.
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Il film racconta, parallelamente, le vicende vere di due donne americane che hanno in comune il nome (una è Julie, parigina per elezione; l'altra è Julia), nonché la passione per la cucina. Le separano una cinquantina d'anni, durante i quali la vita di tutti ha subito molti cambiamenti. Julia, infatti, a differenza di Julie, vive del suo modestissimo lavoro, anche se per mantenersi deve rinunciare al suo sogno: la scrittura. Scrivere, d'altra parte, era stato il sogno anche di altre donne del passato, ma gli editori spesso approfittavano di questa loro passione per imporre contratti truffaldini e capestro. Oggi, Julia ha un bel blog, grazie al quale un pubblico di affezionati lettori la conosce e questo costituisce il punto di forza per lei nel rapporto cogli editori. Per le donne, però, il successo, anche in ambito culinario, bisogna sudarselo, dimostrando non solo bravura, creatività e inventiva, ma soprattutto rispetto per le tradizioni e velocità: Julia si imporrà realizzando in un solo anno quelle 524 ricette contenute in un libro che Julie aveva stampato qualche decennio addietro, imponendosi alle donne americane come modello inarrivabile. Julie, alla fine della guerra, in pieno maccartismo, cui non potrà sfuggire neppure il marito, diplomatico in Francia, frequenterà un corso di cucina per Cordon Bleu a Parigi (unica donna fra schiere di uomini beffardi e scettici), grazie al quale imparerà come si cucina alla francese. Al suo ritorno negli States, le conoscenze acquisite le permetteranno di condurre un popolarissimo programma televisivo, diventando, per le donne americane, un mitico e perfetto modello di cuoca e di donna non solo autrice di splendide ricette, ma anche esempio perfetto di comportamento femminile, ottimistico (un po' troppo, a mio parere), ed entusiasticamente dolce, quasi che la passione per il buon cibo dovesse necessariamente coincidere colla passione per il proprio partner, che però, guarda caso, trovava i suoi interessi al di fuori della linda casettina.
Nei panni di Julie è una ironica Meryl Streep, perfetta nel tratteggiare gli ideali femminili e familiari dell'epoca, che ha saputo trovare il tono stridulo e suadente delle attrici del cinema di quegli anni (e non è solo una questione di doppiaggio!), per dar vita alla casalinga americana stereotipata e giuliva nell'accettare il ruolo subalterno e marginale cui la società l'aveva costretta. Il film, nel suo complesso, mi sembra rievocare in modo eccessivamente affettuoso un passato in ogni caso improponibile (per l'eccesso di zucchero, vero e metaforico) e rappresenta un oggi in cui la femminilità, più inquieta e perciò più vera, è ancora un po' troppo legata a una visione romantica del ruolo della donna e dei suoi trascorsi da casalinga.
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giovanni g.
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giovedì 1 aprile 2010
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film gradevole, non c'e' che dire, ma......
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Ho guardato il film munito di ogni buon proposito: d'altra parte c'è Meryl Streep, oltretutto con una candidatura agli oscar quale miglior attrice protagonista !
Il film scivola via veloce, gradevole, allietando la vista (per chi come me ama la buona cucina) e stuzzicando perfino l'appetito, soprattutto nel vedere (spesso) le attrici mangiare di gusto le loro elaborate pietanze.
La Streep offre un'interpretazione ironico-comica, molto particolare, (anche se il tono del doppiaggio a volte sembra un po' esagerato), con alcuni momenti intensi verso la fine del film.
Ma mi chiedo: qual'e' il vero senso del film ?
Trovo che forse sarebbe stato sufficiente raccontare esclusivamente la vita di Julie Child, dare piu' spazio alla sua vita privata, al rapporto "curioso" col marito (peraltro l'attore Stanley Tucci e' stato ingiustamente molto poco "usato" nel film), piuttosto che costruire la storia parallela della Julia Newyorkese.
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Ho guardato il film munito di ogni buon proposito: d'altra parte c'è Meryl Streep, oltretutto con una candidatura agli oscar quale miglior attrice protagonista !
Il film scivola via veloce, gradevole, allietando la vista (per chi come me ama la buona cucina) e stuzzicando perfino l'appetito, soprattutto nel vedere (spesso) le attrici mangiare di gusto le loro elaborate pietanze.
La Streep offre un'interpretazione ironico-comica, molto particolare, (anche se il tono del doppiaggio a volte sembra un po' esagerato), con alcuni momenti intensi verso la fine del film.
Ma mi chiedo: qual'e' il vero senso del film ?
Trovo che forse sarebbe stato sufficiente raccontare esclusivamente la vita di Julie Child, dare piu' spazio alla sua vita privata, al rapporto "curioso" col marito (peraltro l'attore Stanley Tucci e' stato ingiustamente molto poco "usato" nel film), piuttosto che costruire la storia parallela della Julia Newyorkese. Ho trovato il parallelismo della giovane Julia pressoche' inutile, cosi' come "improbabile" il suo successo attraverso un blog in rete sulla esecuzione di ricette scritte dalla Child.
Mah.... che dire.... Il film comunque si beve tutto d'un fiato, fino alla fine, senza stancare mai. Quindi tutto sommato un film molto carino.
Solo un po' deludente per quanto mi aspettavo, viste le premesse.
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the lady on the hot tin roof
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giovedì 4 marzo 2010
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perché meryl streep dovrebbe vincere l'oscar...
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Posto che non sono un'idolatra della meravigliosa signora, mi preme fare ben quattro osservazioni: in primo luogo, vincere un Oscar per un ruolo brillante è molto molto difficile e l'Academy seleziona tali ruoli con criteri molto (troppo) più selettivi di quelli drammatici; in secondo luogo, l'attrice non vince un Oscar dal 1983, pur avendo in seguito interpretato alcuni ruoli decisamente memorabili ed avendo raggiunto un totale di 16 candidature; in terzo luogo, la sua prova di bravura in "Julie & Julia" è la migliore che abbia reso negli ultimi dieci anni; infine, la sua interpretazione è la migliore di questa cinquina molto competitiva. Serve altro?
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fandango4ever
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giovedì 10 dicembre 2009
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aria fritta
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Probabilmente non ne avrò colto la vera essenza, ma, per tutta la durata di questo film ho avuto la sensazione di stare a guardare due storie di vite estremamente poco interessanti, se non ai rispettivi mariti (e mi sembra pure corretto), di cui al pubblico non potrebbe importare di meno. Il parallelismo spazio-temporale mi è sembrato inutile e fine a se stesso. Maryl Streep a dir poco indisponente con la sua risatina costante, ma magari ha soltanto soddisfatto a pieno l'esigenza degli sceneggiatori. Ovviamente non c'è dato da sapere. Che dire? Non so perchè sia andata a vedere questo film, forse solo perchè amo la buona cucina. Ma ne sono uscita insoddisfatta sotto tutti i punti di vista. Mi spiace per il bravissimo Tucci
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