charlie a.
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venerdì 23 luglio 2010
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l’esatta misura del nostro agire
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E così, alla fine, Joe Wright ce l’ha fatta.
Giovedì sera sono andata all’anteprima de “Il Solista”, finalmente arrivato in Italia dopo una lunga attesa.
Ho rotto così tanto l’anima a così tante persone da gusti differenti che dovevo per forza essere convita fosse un buon film, dato che altrimenti avrei rischiato il linciaggio collettivo. In tutta onestà, temevo che fosse un film sulla scia di “Guida per Conoscere i tuoi Santi” e che quindi sarebbe stato di difficilissima gestione, se non di totale incomprensione (perché diciamolo, GCTS avrà un tema interessante, ma credo che sia un bene che Dito Montiel si occupi solo di scrivere), quindi sono stata sorpresa, sollevata e grata a Joe Wright per ciò che ha fatto: un film solido, equamente bilanciato tra narrazione ed immagine.
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E così, alla fine, Joe Wright ce l’ha fatta.
Giovedì sera sono andata all’anteprima de “Il Solista”, finalmente arrivato in Italia dopo una lunga attesa.
Ho rotto così tanto l’anima a così tante persone da gusti differenti che dovevo per forza essere convita fosse un buon film, dato che altrimenti avrei rischiato il linciaggio collettivo. In tutta onestà, temevo che fosse un film sulla scia di “Guida per Conoscere i tuoi Santi” e che quindi sarebbe stato di difficilissima gestione, se non di totale incomprensione (perché diciamolo, GCTS avrà un tema interessante, ma credo che sia un bene che Dito Montiel si occupi solo di scrivere), quindi sono stata sorpresa, sollevata e grata a Joe Wright per ciò che ha fatto: un film solido, equamente bilanciato tra narrazione ed immagine.
Avevo qualche inconfessata resistenza avendo visto i precedenti film di Wright ed avendoli trovati basati più che altro su un susseguirsi di immagini suggestive, che certo è un grande abilità in un regista, ma non è tutto: la paura principale era che anche questo si risolvesse in un mero esercizio di stile.
Certo, quello che rendeva tutto ciò un po’ meno probabile era la presenza di due attori come Robert Downey Jr. e Jamie Foxx, ma non sempre due attori servono a salvare l’inconsistenza di un film. Altro motivo di perplessità era l’argomento stesso del film. Se i prodotti confezionati da Wright fino ad adesso sono stati dei film tratti da romanzi in costume, e quindi in un certo senso ben più facili da gestire, questo era il primo vero e proprio banco di prova con un argomento, sempre tratto da un libro, è vero, ma di estrema attualità e molto delicato.
Una relazione umana che travalica il limite della normalità.
Che sia tratto o meno da una storia vera può colpire o no, commuovere o meno, essere per alcuni garanzia di qualità e per altri garanzia che qualcuno lo crederà un film di qualità, ma questo dipende solo dall’inclinazione emotiva di chi lo guarda.
Una delle persone che erano con me al cinema ha detto “Non mi ha colpito, ma mi ha commosso”.
Per quel che riguarda me, seduta da questa parte dello schermo, posso dire che non mi ha commosso, ma mi ha colpito, se non altro per la capacità di indagare il limite da non valicare, anche quando crediamo di condurci nel migliore dei modi.
L’esatta misura del nostro agire è un tratto di matita spesso così sottile e leggero che, talvolta, ci sentiamo liberi di prendere decisioni per altri, senza ricordare l’importanza dell’individualità di una persona.
Due parole solo sugli attori: Jamie Foxx è indiscutibilmente bravo nel rendere un personaggio così complesso come quello di Nathaniel Ayers, in fuga continua da quella normalità causa delle voci che soffocano le sue capacità e gli rendono impossibile comunicare con l’altro, ma anche con sé stesso; ma credo che un omaggio particolare vada a Steve Lopez, Robert Downey Jr. , nella sua totale ed incongrua capacità di interessarsi all’altro e di esserne allo stesso tempo tanto terrorizzato da desiderare la fuga, sentimento tanto più marcato ed evidente nel momento in cui il “normale” viene sostituito dall’ “anormale”. Prendere decisioni, sbagliare, ricominciare, sono tutti passaggi, tappe fondamentali nel costruire noi stessi, l’importante è che al termine di tutto ciò ci sia sempre la capacità di riconoscere la figura completa che è davanti a noi. E nel film c’è.
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giudor
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martedì 1 marzo 2011
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"essere fedeli in ciò che si crede"
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"Essere fedeli a ciò che si crede, a non rinunciarvi mai e soprattutto a credere, senza il minimo dubbio, che ci permetterà di sopravvivere"...queste le parole di Steve Lopez nella parte conclusiva del film; credo sia una frase d'impatto che rappresenti un messaggio di Joe Wright: non abbandonarsi mai e appigliarsi a ciò a cui si crede profondamente per darsi forza anche nei momenti di difficoltà. Questo è cio che è successo al primo personaggio del film, Nathaniel Ayers un senzatetto schizofrenico ma geniale musicalmente che si ritrova a vivere nei bassi fondi di Los Angeles, straordinariamente interpretato da Jamie Foxx, e probabilmente "rigenerato" dalla sua costante passione per la musica e dall'amicizia, fatta di alti e bassi, nata per caso con Steve Lopez.
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"Essere fedeli a ciò che si crede, a non rinunciarvi mai e soprattutto a credere, senza il minimo dubbio, che ci permetterà di sopravvivere"...queste le parole di Steve Lopez nella parte conclusiva del film; credo sia una frase d'impatto che rappresenti un messaggio di Joe Wright: non abbandonarsi mai e appigliarsi a ciò a cui si crede profondamente per darsi forza anche nei momenti di difficoltà. Questo è cio che è successo al primo personaggio del film, Nathaniel Ayers un senzatetto schizofrenico ma geniale musicalmente che si ritrova a vivere nei bassi fondi di Los Angeles, straordinariamente interpretato da Jamie Foxx, e probabilmente "rigenerato" dalla sua costante passione per la musica e dall'amicizia, fatta di alti e bassi, nata per caso con Steve Lopez. Quest'ultimo è un famoso giornalista del L.A Times apparso "disperato" nelle prime scene del film perchè senza ispirazioni e alla ricerca di un qualcosa su cui scrivere; sorprendente come tutto ciò sia potuto accadere realmente dato che il film è ispirato ad una storia vera. Un attacamento del giornalista a primo impatto di comodo ma che in seguito suscita realmente una profonda amicizia e una gran voglia di mettere Nathaniel in condizioni di vita migliori e che porta quest'ultimo a venerare quasi fosse un Dio il giornalista. Un ulteriore tema a mio avviso trattato dal regista in maniera sottile è un tema politico: il disagio delle periferie di Los Angeles in cui vivono, o muoiono senza alcuna differenza, migliaia di senzatetto. Questo tema ha scosso anche l'opinione pubblica tanto che ha portato il sindaco di Los Angeles a stanziare dei fondi per i centri che si prendono cura dei senzatetto. Tornando al film a parer mio poteva essere dato un pò più di spazio, per coinvolgere maggiormente lo spettatore, al momento dell'incontro tra i due, sembrato un pò forzato nel film, oltre che al personaggio del giornalista di cui non si sa granchè se non che è divorziato. A parte questo credo sia un film ben riuscito molto toccante e in cui vi è un terzo protagonista, non per ordine di importanza, che è la straordinaria musica di Beethoven non utilizzata semplicemente come sottofondo ma come parte integrante della vicenda.
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samanta
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domenica 14 giugno 2020
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il violoncello e beethoven
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Il film del 2009, è tratto da un libro del giornalista Perez Gomez che racconta il suo incontro con un senzatetto Nathaniel Ayers nero, un pò pazzo,ma bravo musicista. La regia è di Joe Wright un direttore che ha un discreto curriculum anche se con pochi film ,esordì con la trasposizione del romanzo "Orgoglio e Pregiudizio" l'ultima regia è "L'ora più buia" sul comportamento di Churchill dopo Dunquerque, un buon film con un grande Gary Oldman.
Perez Gomez (Robert Downey jr. attore apparso in molti film della Marvel: Ironman, i vari Avengers, Captain America, Doolittle), giornalista del Los Angeles Time di cui è direttore l'ex moglie Mary (Catherine Keener), racconta nel giornale, con successo, vicende umane singolari.
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Il film del 2009, è tratto da un libro del giornalista Perez Gomez che racconta il suo incontro con un senzatetto Nathaniel Ayers nero, un pò pazzo,ma bravo musicista. La regia è di Joe Wright un direttore che ha un discreto curriculum anche se con pochi film ,esordì con la trasposizione del romanzo "Orgoglio e Pregiudizio" l'ultima regia è "L'ora più buia" sul comportamento di Churchill dopo Dunquerque, un buon film con un grande Gary Oldman.
Perez Gomez (Robert Downey jr. attore apparso in molti film della Marvel: Ironman, i vari Avengers, Captain America, Doolittle), giornalista del Los Angeles Time di cui è direttore l'ex moglie Mary (Catherine Keener), racconta nel giornale, con successo, vicende umane singolari. Gomez incontra per caso in un giardino pubblico homeless Nathaniel Ayers (Jamie Foxx Oscar 2005 come migliore attore n.p. in Ray, Il diritto di opporsi)., che suona Beethoven sotto la statua del compositore con un vecchio violino mal ridotto (tra l'altro manca una corda) e si trascina dietro una carretta in cui ha riposto le variegate e povere cose che possiede e che dimostra evidenti segni di squilibrio. Il rapporto tra i due ha 3 fasi: la prima è professionale: Perez contatta la sorella che non lo vede da 30 anni da quando aveva abbandonato dopo 2 anni il Conservatorio dove suonava il violoncello, il suo primo insegnante lo definisce un talento unico, la storia viene raccontata da Perez nel giornale e riscuote successo, una lettrice regala per Nathaniel un violoncello molto bello che non suona più. Nella seconda fase Perez convince il senza tetto a suonare e tenere il violoncello in un centro di assistenza nel quartiere degli homeless che lo ascoltano con interesse, Perez riesce poi a persuadere Nathaniel a vivere in un mini appartamento nel centro di assistenza e lo convince a prendere lezioni dal primo violoncellista dell'orchesta sinfonica, ma un tentativo di farlo suonare in pubblico degenera con Nathaniel che aggredisce il maestro e poi rifiuta le cure psichiatriche. Nella terza fase vediamo che i due si accettano così come sono e assistono ad un concerto di Beethoven, Nathaniel con la sorella e Perez con Mary con cui si è riconciliato.
Il film è bello, forse in alcuni tratti un pò lento, anche se ha risvolti comici (come il rapporto di Perez con i procioni selvatici che gli mangiano i fiori del giardino), la regia è comunque buona e sicura, con una colonna sonora splendida (è di Beethoven!) e con una morale finale: che bisogna accettare il prossimo come siamo e non come vorremmo che fosse, desolante è la descrizione degli abitanti del quartiere degredato dei senza tetto di Los Angeles (90.000!). Bravissimo Jamie Foxx, bravo anche se non molto espresssivo Robert Downey, brava anche Catherine Keer. Un film nel complesso ottimo, che induce a riflettere sulla condizione umana.
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jack black 98
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sabato 15 ottobre 2011
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il grande solista
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La nuova opera di Joe Wright è toccante e riesce ad arrivare nel profondo del cuore.
Per iniziare mi basta dire che Jamie Foxx sfoggia un'interpretazione fantastica, superata solo dalla magnifica interpretazione di Ray Charles in Ray, mostrando al pubblico un senzatetto schizofrenico con una capacità innata nel suonare il violoncello.
Steve Lopez (Robert Downey Jr.), un giornalista del L.A. Times conosce Nathaniel mentre suona il violino con due corde sotto la statua di Beethoven; Steve si interessa subito a Nathaniel che gli racconta del suo passato alla Juliard e pensa di scrivere un articolo sulla sua vita e del perchè uno studente finisce per diventare un accattone.
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La nuova opera di Joe Wright è toccante e riesce ad arrivare nel profondo del cuore.
Per iniziare mi basta dire che Jamie Foxx sfoggia un'interpretazione fantastica, superata solo dalla magnifica interpretazione di Ray Charles in Ray, mostrando al pubblico un senzatetto schizofrenico con una capacità innata nel suonare il violoncello.
Steve Lopez (Robert Downey Jr.), un giornalista del L.A. Times conosce Nathaniel mentre suona il violino con due corde sotto la statua di Beethoven; Steve si interessa subito a Nathaniel che gli racconta del suo passato alla Juliard e pensa di scrivere un articolo sulla sua vita e del perchè uno studente finisce per diventare un accattone.
All'uscita del primo articolo sul giornale una anziana signora decide di regalare a Nathaniel il suo vecchio violoncello, Steve glielo porta subito e Nat incomincia a suonarlo riportando alla mente vecchi ricordi della sua infanzia, dei suoi parenti e dei suoi esordi al violoncello.
La pellicola mette in luce le difficoltà della vita quotidiana e dell'effetto negativo che portano queste minoranze nella società.
Il film mostra gli effetti della schizofrenia su alcune persone, e della tristezza che porta nella vita sociale con le altre persone.
Dopo Espiazione Joe Wright si dimostra un perfetto regista inimitabile e molto capace di modellare le interpretazioni degli attori formando un unico meraviglioso film.
Mi piace: l'interpretazione di Jamie Foxx, la sceneggiatura, la regia.
Non mi piace:la lentezza di alcune scene.
Consigliato a chi: Joe Wright, Jaime Foxx e Robert Downey Jr, chi vuole vedere le conseguenze di questa società.
Voto:8
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arnaco
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lunedì 23 febbraio 2015
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riflessioni
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Scrivo questo commento per controbilanciare con un voto esageratamente alto una valutazione media ingiustamente bassa e in particolare la stroncatura di Sinkro, basata su tre interrogativi cui il film non darebbe risposta: 1) perchè Ayes diventa pazzo? 2) perchè il giornalista si prende a cuore il barbone? 3) perchè Lopez ha divorziato dalla moglie? Alla domanda 2) risponde Giancarlo Zappoli come meglio non si potrebbe fare. Le risposte alla 3) potrebbero essere tante quante sono le ragioni per cui due coniugi divorziano, ma sarebbero tutte irrilevanti nel contesto del film. Quello che importa è la condizione di solitudine in cui Lopez si viene a trovare, oltre che per la sua "diversità" anche perchè è un divorziato; credo che il titolo Soloist in ambito musicale alluda anche alla solitudine in senso più generale.
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Scrivo questo commento per controbilanciare con un voto esageratamente alto una valutazione media ingiustamente bassa e in particolare la stroncatura di Sinkro, basata su tre interrogativi cui il film non darebbe risposta: 1) perchè Ayes diventa pazzo? 2) perchè il giornalista si prende a cuore il barbone? 3) perchè Lopez ha divorziato dalla moglie? Alla domanda 2) risponde Giancarlo Zappoli come meglio non si potrebbe fare. Le risposte alla 3) potrebbero essere tante quante sono le ragioni per cui due coniugi divorziano, ma sarebbero tutte irrilevanti nel contesto del film. Quello che importa è la condizione di solitudine in cui Lopez si viene a trovare, oltre che per la sua "diversità" anche perchè è un divorziato; credo che il titolo Soloist in ambito musicale alluda anche alla solitudine in senso più generale. E qui arriviamo alla domanda 1). E anche qui il perchè è irrilevante, quello che conta è il come. Nella sequenza della prova d'orchestra alla Juilliard School (che è la più prestigiosa scuola musicale degli States) Ayes a un certo punto abbandona la partitura e comincia ad improvvisare a modo suo; il direttore d'orchestra si interrompe e gli chiede se per caso non è capace di suonare quel brano. Ovviamente dal punto di vista pragmatico il direttore deve richiedere che tutti rispettino lo spartito, ma come musicista dovrebbe anche essere in grado di capire che Ayes è perfettamente capace di eseguire la parte, solo che in quel momento sta volando molto più alto, come gli uccelli nella vituperata sequenza del tunnel. Non lo capisce e ferisce a morte la sensibilità patologicamente malata di Ayes che da quel momento si rifiuta di far parte dell'orchestra, come si rifiuta di far parte di una società dove non c'è posto per chi è diverso e non si vuole uniformare. Arriverà anche a trattare brutalmente l'unico amico, Lopez appunto, quando questi gli vuol fare firmare dei documenti in cui viene definito schizofrenico. No, lui sa di non essere "normale", ma sa anche di non essere schizofrenico e si rifiuta di essere etichettato in quel modo. Pazzia? Non lo so, se ne potrebbe discutere a lungo. Diversità? Sì, e il regista lo sottolinea anche quando sceglie per la sequenza finale il Triplo Concerto di Beethoven, denigrato per anni dai puristi perchè poco canonico e solo recentemente riabilitato. Certo è che se invece di Beethoven ci avesse messo il Rock il giudizio di molti sarebbe stato più benevolo.
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brian77
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venerdì 30 luglio 2010
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banalità & noia
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Difficilissimo tirar fuori un buon film da un soggetto del genere. Certo, si poteva lavorare in modo più sottile e profondo sul rapporto psicologico tra i due personaggi, ma sappiamo che questi copioni piacciono tanto agli attori perché possono recitare guardandosi allo specchio, senza nessuna sostanza. E puntualmente abbiamo la solita tiritera di melensaggini, regia mollissima, poeticume da "circuito di sale di qualità", voli di uccelli sulle note musicali... Roba da addormentarsi. Chiudete le sale del finto essai, per favore: ridateci il cinema!
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sinkro
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martedì 27 luglio 2010
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risparmiate tempo e denaro.
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Un senzatetto, geniale musicista con problemi psichici, viene aiutato da un giornalista.
Per raccontare questo ci mette 2 ore.
Il fatto è che questo film è mal mixato e si perde in 5 o 6 tipi di altri film senza approfondire nessun filone.
Poteva essere un film musicale (Amadeus o La leggenda del pianista sull'oceano), un film sull'integrazione razziale (L'ospite inatteso), un film sui bassifondi/poveri (Miracolo a Milano o L'uomo senza passato), un film sulla malattia (Risvegli o Mare dentro). Niente di tutto questo. Il regista (e sopratutto la sceneggiatrice) ha deciso di fare un film noioso. I personaggi sono buttati lì così e non vengono definiti. Non sappiamo niente di loro e quali eventi li hanno resi come sono (perchè Ayes a un certo punto diventa pazzo? Perchè il giornalista si prende a cuore il barbone? Perchè Lopez avrebbe divorziato dalla moglie?).
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Un senzatetto, geniale musicista con problemi psichici, viene aiutato da un giornalista.
Per raccontare questo ci mette 2 ore.
Il fatto è che questo film è mal mixato e si perde in 5 o 6 tipi di altri film senza approfondire nessun filone.
Poteva essere un film musicale (Amadeus o La leggenda del pianista sull'oceano), un film sull'integrazione razziale (L'ospite inatteso), un film sui bassifondi/poveri (Miracolo a Milano o L'uomo senza passato), un film sulla malattia (Risvegli o Mare dentro). Niente di tutto questo. Il regista (e sopratutto la sceneggiatrice) ha deciso di fare un film noioso. I personaggi sono buttati lì così e non vengono definiti. Non sappiamo niente di loro e quali eventi li hanno resi come sono (perchè Ayes a un certo punto diventa pazzo? Perchè il giornalista si prende a cuore il barbone? Perchè Lopez avrebbe divorziato dalla moglie?). La trama quindi non coinvolge, non fa sognare e sopratutto non fa riflettere. Racconta una storia che sembra non passare più e una volta finito non lascia nulla, il tutto condito da atmosfera melanconica, una retorica disgustosa e una lentezza agghiacciante. Decisamente un brutto film.
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