vittorio
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martedì 21 dicembre 2010
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bello ma poco credibile!!
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Il giudizio per questo film va diviso in tre parti:
I primi 30 minuti sono straordinari....quasi da capolavoro del thriller...
La seconda parte del film va avanti in modo esagerato e in un modo poco credibile...
Il finale fin troppo scontato!!
Complessivamente è un buon film!!
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stenox
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lunedì 20 dicembre 2010
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da vedere!
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Secondo me a tratti geniale, bello nell idea, nella storia, mai lento e mai scontato, qualcosa secondo da vedere senza troppe pretese... Un thriller spietato a volta un po troppo inverosimile, ma per coloro che amano i film vendetta, per la serie il "buono si e' incavolato" decisamente una pellicola piu che discreta!
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siper
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mercoledì 8 dicembre 2010
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appassionante, ma c'è troppa finzione
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Clyde Shelton (Gerard Butler) stava trascorrendo una tranquilla serata casalinga con la moglie e la figlioletta quando, ad un tratto, due malviventi irrompono in casa sua e uccidono la donna e la bambina. Il caso viene affidato all’allora avvocato Nick Rice (Jamie Foxx), che per mancanza di prove e per paura di subire l’onta di perdere la causa, decide di patteggiare. Così facendo la pena per l’assassino dei parenti di Shelton è relativamente breve, mentre il suo complice viene condannato a morte. Clyde non accetta questo verdetto e decide di vendicarsi, prima manomette l’esecuzione capitale del complice, rendendola dolorosissima. Poi uccide, trucidandolo, l’assassino. Una volte in carcere, attraverso mille stratagemmi, continua a seminare morte tra i vari esponenti della giustizia cittadina con l’obiettivo di distruggerla radicalmente a partire dallo stesso Nick.
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Clyde Shelton (Gerard Butler) stava trascorrendo una tranquilla serata casalinga con la moglie e la figlioletta quando, ad un tratto, due malviventi irrompono in casa sua e uccidono la donna e la bambina. Il caso viene affidato all’allora avvocato Nick Rice (Jamie Foxx), che per mancanza di prove e per paura di subire l’onta di perdere la causa, decide di patteggiare. Così facendo la pena per l’assassino dei parenti di Shelton è relativamente breve, mentre il suo complice viene condannato a morte. Clyde non accetta questo verdetto e decide di vendicarsi, prima manomette l’esecuzione capitale del complice, rendendola dolorosissima. Poi uccide, trucidandolo, l’assassino. Una volte in carcere, attraverso mille stratagemmi, continua a seminare morte tra i vari esponenti della giustizia cittadina con l’obiettivo di distruggerla radicalmente a partire dallo stesso Nick. La struttura che il regista, Gary Gray, costruisce per “Giustizia privata” è quella classica del thriller americano: un uomo che subisce un’ingiustizia, decide di farsi giustizia da solo. A partire da questo, Gray costruisce altre strutture che rendono questa prima forma classica, più variegata e sorprendente. Sarebbe interessante anche sapere se l’attacco alla giustizia americana del protagonista, simboleggi una vera e propria critica dettata dal regista nei confronti della stessa. Tornando al film in senso stretto, il mistero che avvolge gli omicidi di Clyde fa sì che lo spettatore si incolli allo schermo per vedere svelato tale mistero, salvo poi rimanere deluso. Quello che non funziona è, infatti, l’alta improbabilità della trama, la strategia omicida di Clyde non è per niente verosimile (si suppone che un carcerato in isolamento sia sorvegliato notte e giorno) e, soprattutto nel finale, finisce per rendere un film potenzialmente interessante, una banale americanata.
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immanuel
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venerdì 3 dicembre 2010
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la (in)giustizia americana
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Giustizia privata non è solo un thriller tutto batticuore, colpi di scena e effetti speciali. Questo ad una lettura più superficiale. La cornice avvicente che aiuta a tenere incollati allo schermo è d'uopo alla veicolazione di un messaggio preciso. Il film si configura infatti come un duro atto d'accusa contro la giustiza americana. Che a quanto pare è un perpetuarsi di in-giustizie. Una (in)giustizia capace di ribaltare un verdetto, di incolpare innocenti e condannarli a morte, di impedire insomma l'applicazione corretta del diritto. Sono i meccanismi sbagliati le cause, è il "sistema ad essere imperfetto" dice l'avvocato Nick ad un suo collega.
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Giustizia privata non è solo un thriller tutto batticuore, colpi di scena e effetti speciali. Questo ad una lettura più superficiale. La cornice avvicente che aiuta a tenere incollati allo schermo è d'uopo alla veicolazione di un messaggio preciso. Il film si configura infatti come un duro atto d'accusa contro la giustiza americana. Che a quanto pare è un perpetuarsi di in-giustizie. Una (in)giustizia capace di ribaltare un verdetto, di incolpare innocenti e condannarli a morte, di impedire insomma l'applicazione corretta del diritto. Sono i meccanismi sbagliati le cause, è il "sistema ad essere imperfetto" dice l'avvocato Nick ad un suo collega. Col risultato che un uomo a cui è stata massacrata la famiglia dovrà ricorrere alla più antica delle leggi per poter vedere i colpevoli puniti da una pena esemplare. La lagge del taglione. E così Darby dovrà subire il contrappasso di una follia spregiudicata e omicida e il suo sodale, sebbene non responsabile direttamente delle violenze, riceverà anch'egli la propria parte di patimento. Perché la giustizia faidaté è spietata perché svincolata da qualsiasi procedura, da qualsiasi decalogo di "morte indolore": la fine della vita arriverà attraverso la sofferenza, attraverso un brutale ed esiziale itinerario, segnato dal ricorso alle più terribili tecniche di tornura. La vendetta di Shalton si attuerà in tutta la sua meticolosa e sistematica pianificazione. Ogni cosa è a suo posto, tutto è stato sistemato per consentire l'esperimento di un programma che punti alla distruzione, niente meno, del "sistema", che racchiude un universo di colpevolezza, e che incontrerà l'ira funesta di un vendicatore invisibile. Invisibile, ma non infallibile, perché, per quanto sebrasse assumere i connotati di un entità sfuggente, superiore quasi demoniaca, è quella di un uomo, di uomo ad ogni modo non qualunque.
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magi88
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lunedì 29 novembre 2010
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ottimo film
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"Non importa quelloche sai, ma quello che riesci a dimostrare"...
Film coinvolgente e appassionante, che rende benissimo la disperazione di un padre che ha perso la sua unica figlia, di un marito che ha perso sua moglie... e senza neanche ottenere GIUSTIZIA! Allora è costretto a farsi giustizia da solo, escogitando tutto nel minimo dettaglio per i 10 anni successivi all'omicidio della sua famiglia. Clyde Shelton, un uomo pronto a tutto pur di vendicarsi e di cambiare il sistema giudiziario.
Film assolutamente consigliato, nonostante la presenza di alcune scene piuttosto cruenti
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dario
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mercoledì 24 novembre 2010
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fuori giri
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La questione di fondo che agita il film non è affatto male. Meno bene va lo svolgimento, presto preda di inverosimiglianze e di contraddizioni. Regia svelta e capace, sceneggiatura così così. Sufficiente la recitazione.
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warner94
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martedì 16 novembre 2010
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veramente biblico
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Veramente interessante e in continua suspance..avrei cambiato la fine del film rendendo giustizia a Clyde..un'altra pecca:cosa ha fatto in quei 10 anni?comunque davvero bello
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kildem
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domenica 31 ottobre 2010
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gerard butler idolo
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Prima di questo film (e di The Gamer) Gerard Butler per me era solo Leonida, ora è qualcosa di più.
Un padre ed un marito furioso che uccide qualsiasi persona ingiusta gli si pari davanti.
Il film in sé è lineare nella sua semplice logica.
Sei ingiusto? Ti uccido.
Mi dispiace solo che finisca come finisce.
Ma, se la cosa può consolarmi, lascia una morale.
Alla fine Jamie Foxx va' allo spettacolo della bambina.
Le cose possono cambiare.
Chiunque abbia votato poco perché non ha capito il film è davvero stupido.
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doni64
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domenica 24 ottobre 2010
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film.....thriller crudele
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Film del genere thriller magari adatto a persone piu' adulte per le varie scene di orride.La trama e' intensa e un po' contorta ma efficace e le scene macabre non mancano per un film che nel complesso e' piu' che simpatico.Voto 7+
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darios
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giovedì 7 ottobre 2010
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giustuzia privata giustizia migliore di quella odi
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gran bel film, la trama è molto carina e avvolgante, anche se un po troppo violenta, il concetto di base che mi è piaciuto molto è che la giustizia ordinaria cioè quella dei processi non funziona ha falle ovunque ed anche gli avvocati spesso si adeguano a questi compromessi diventando coplici di criminali che li pagano fior di quattrini
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