pipay
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giovedì 18 febbraio 2010
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sedotta e abbandonata
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Niente di nuovo sotto il sole. La storia è abbastanza scontata e lineare. Il film, ben curato e realizzato per quanto riguarda regia, fotografia e recitazione, scorre senza scosse né autentiche sorprese davanti agli occhi dello spettatore. Deliziosa Carey Mulligan. Qualche momento troppo statico, che però viene bilanciato dalla spontaneità, dalla vitalità e dalle possibilità di recupero della protagonista femminile che fa tesoro dei propri errori e della viltà degli altri. Ma a poco serve la bravura degli attori e del regista: il film non decolla più di tanto.
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elenaflauto
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giovedì 18 febbraio 2010
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un flash back nei primi anni '60
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An education è un piccolo gioiello narrativo con montatura classica.
Una storia dei tempi prima della rivoluzione, e a quei tempi mi ha riportato anche Peter Sarsgaard, che con la sua recitazione e con una certa somiglianza fisica, mi ha ripetutamente ricordato il grande Jack Lemmon.
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berry
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giovedì 18 febbraio 2010
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avere 17 anni...
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Personaggi caratterizzati molto bene, soprattutto il padre della protagonista Jenny, ragazza spigliata che tra i 16 e i 17 anni ci fa guardare dentro la sua vita attraverso i suoi occhi, ci fa vedere ciò che scopre e che sogna con la sua ingenuità, il suo stupore e le sue lacrime. Sono gli anni '60 ma potrebbe essere oggi, con le sigarette fumate di nascosto, l'anello mostrato alle amiche e il silenzio della delusione.
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simo_imo
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martedì 16 febbraio 2010
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an education: diseducativo e frettoloso
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Un film pieno di messaggi non formativi: riporto qui tre punti in particolare.
Opportunismo di genitori immaturi e incoscienti che mandano la figlia allo sbaraglio nel momento in cui si presenta l'occasione di crearsi un posto tra i "parvenus". Il padre, poi, così si giustifica a fine film: "io ho sofferto (o ho avuto paura, non ricordo esattamente), non volevo succedesse anche a te": personaggio triste. La madre, anch'essa figura sempliciotta e irresponsabile.
La "redenzione" della ragazza avviene nel giro di pochi fotogrammi. Esattamente in 2 scene: in una, la protagonista è al tavolo che studia con la luce accesa (ad indicare l'ora tarda), nell'altra, lei apre un libro e, stanca e provata, lo richiude scagliandolo via con rabbia.
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Un film pieno di messaggi non formativi: riporto qui tre punti in particolare.
Opportunismo di genitori immaturi e incoscienti che mandano la figlia allo sbaraglio nel momento in cui si presenta l'occasione di crearsi un posto tra i "parvenus". Il padre, poi, così si giustifica a fine film: "io ho sofferto (o ho avuto paura, non ricordo esattamente), non volevo succedesse anche a te": personaggio triste. La madre, anch'essa figura sempliciotta e irresponsabile.
La "redenzione" della ragazza avviene nel giro di pochi fotogrammi. Esattamente in 2 scene: in una, la protagonista è al tavolo che studia con la luce accesa (ad indicare l'ora tarda), nell'altra, lei apre un libro e, stanca e provata, lo richiude scagliandolo via con rabbia. Quindi, eccola, davanti alla sua colazione, che riceve una lettera da Oxford!Quello che NON traspare dalla pellicola è che gli errori nella vita si pagano; il messaggio lanciato è esclusivamente questo: agli errori c'è sempre un rimedio. Rappresentazione decisamente irrealistica.
Bisogna infine includere il momento in cui la giovane decide di abbandonare gli studi per seguire quella vita troppo bella per anche solo SEMBRARE vera (dubbio che neanche lontanamente s'insinua in nessuno dei due genitori, immersi come sono nella superficialità). Ebbene, in quella scena viene messo in discussione lo scopo di anni spesi sui libri. La ragazza apporta argomentazioni basate sull'evidenza della possibiltà di istruirsi attraverso l'arte, la musica e i viaggi, esperienze che lasciano il segno ben più della carta stampata.
Ottimo spunto di riflessione mal sviluppato: quando torna infatti dalla preside, afferma di aver davvero compreso lo scopo e l'importanza dello studio e sancisce così il suo rinnovato e (a suo dire) CONSAPEVOLE impegno nell'istruirsi.
A mio avviso: regista e sceneggiattore possono metter in bocca ai loro personaggi le parole che preferiscono!
La logica mi assiste di più seguendo, infatti, questo ragionamento:
Con la triste e soprattutto amara conclusione di quel rapporto che le aveva mostrato il lusso di una vita felice e perfetta, quale altra opportunità si trovava davanti la protagonista se non riprendere da dove aveva lasciato? Il suo ritorno alla scuola pieno di umiltà e rafforzato da una presunta comprensione è solo una risposta allo smarrimento e alla conseguente ricerca, così umana, di punti fissi e certezze rassicuranti.
Non viene in concreto data una risposta alla questione iniziale! In quest'ottica, lo studio diventa un iter obbligato, se si sbanda verso alternative, appunto "si sbanda", non ci sono altre vie: bisogna conformarsi al percorso imposto da quella società.
A favore di questo film, devo però dire che un tocco elegante e raffinato è dato dagli evidenti richiami cinematografici.
La giovane è una commistione talvolta di Audrey Hepburn talvolta di Amélie in quanto a stile, abbigliamento, entusiasmo, meraviglia, evasione dalla realtà, ribellione, emancipazione, innocenza, sprovvedutezza, ecc.
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joe nca
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martedì 16 febbraio 2010
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an (mala) education
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Londra, 1961: Jenny ha sedici anni, il viso pulito di Carey Mulligan ed un sogno nel cassetto: andare ad Oxford. Un giorno di pioggia battente, mentre se ne sta sotto l’acquazzone in compagnia del suo violoncello ad aspettare l’arrivo di una polmonite fulminante, incontra David (Peter Sarsgaard), 30 anni, perfetto sconosciuto dall’aria ammaliante al volante di una fuoriserie vecchio tipo cabriolet, che le offre un passaggio con modi gentili da serial killer. La ragazza ovviamente accetta, gli spettatori meno, ma siamo solo all’inizio dell’avventura cinematografica di Nick Nornby e le cose possono ancora migliorare. I genitori di Jenny, inetti in continua caduta dalle nuvole, accettano senza fiatare l’arrivo del piacione David nella vita della loro amata figliola e poco importa se questi, oltre ad avere quasi il doppio degli anni di lei, potrebbe rovinarle ogni velleità professionale, perché il suo apparente status sociale lo eleva al rango di buon partito e promette stabilità e sicurezza.
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Londra, 1961: Jenny ha sedici anni, il viso pulito di Carey Mulligan ed un sogno nel cassetto: andare ad Oxford. Un giorno di pioggia battente, mentre se ne sta sotto l’acquazzone in compagnia del suo violoncello ad aspettare l’arrivo di una polmonite fulminante, incontra David (Peter Sarsgaard), 30 anni, perfetto sconosciuto dall’aria ammaliante al volante di una fuoriserie vecchio tipo cabriolet, che le offre un passaggio con modi gentili da serial killer. La ragazza ovviamente accetta, gli spettatori meno, ma siamo solo all’inizio dell’avventura cinematografica di Nick Nornby e le cose possono ancora migliorare. I genitori di Jenny, inetti in continua caduta dalle nuvole, accettano senza fiatare l’arrivo del piacione David nella vita della loro amata figliola e poco importa se questi, oltre ad avere quasi il doppio degli anni di lei, potrebbe rovinarle ogni velleità professionale, perché il suo apparente status sociale lo eleva al rango di buon partito e promette stabilità e sicurezza. In realtà, dietro l’apparenza da bravo suddito britannico, si nasconde un lupo col vizio di amori adolescenziali e truffe facili, troppo fragile nella sua natura per poter persino aspirare a perdere il pelo e Jenny si ritroverà a dover fare i conti con la disillusione di chi ha quasi mollato tutto per puntare sul nulla di una strada senza uscita. Ma la redenzione da questa educazione sentimentale finita male giunge a un quarto d’ora dalla fine della pellicola, con una brusca virata della regista Lone Scherfig che risolvendo, le angherie in scena in una manciata di minuti, stona pubblico e critica col pessimo tempismo della costruzione drammaturgica del narrato, facendoci scendere di soppiatto da quella macchina su cui a inizio film eravamo saliti di buon grado. E a niente vale sapere che l’opera è tratta dalle memorie della giornalista inglese Lynn Barber, perché lo smarrimento e la sensazione di esser rimasti a piedi sulla strada di un cinema furbo di facile impatto, sembrano essere le uniche cose che ci accompagnano durante i titoli di coda. Mediocre.
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(di sandro_74)
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aesse
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lunedì 15 febbraio 2010
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"an education" apres la revolution
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“AN EDUCATION” APRES LA REVOLUTION
Si tratta semplicemente di chimica e della proprietà rivoluzionaria propria di un reagente di cambiare l’ordine delle cose . E’ quindi un reagente il negro che va a stabilirsi in un sonnacchioso quartiere londinese causando un’ insospettata reazione a catena: abitazioni svendute per pochi soldi, nuovi acquirenti…il rione rivoluzionato… ed è un reagente David, un corpulento ebreo, alieno ad una società prona ai dettami dei Savi Anziani di Sion che, come un ciclone irrompe nella vita di una famiglia come tante della periferia di Londra, cambiando irreversibilmente l’ordine delle cose. E’ il 1961 a Londra, i Beatles stanno ancora divertendosi solo nella loro Liverpool e una ragazzina, poco più che sedicenne, un po’ Audrey e un po’ bambina, per sfuggire ad un destino già segnato non ha altra possibilità che giocare a fare la grande… perché i giovani sarebbero stati inventati solo di lì a poco…e lei per sentirsi libera e diversa dal mondo piccino che la circonda può solo concedersi all’ascolto furtivo della voce di Juliette Greco, testimone d’eccezione del mondo liberato e anticonformista che ferveva lungo la Senna.
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“AN EDUCATION” APRES LA REVOLUTION
Si tratta semplicemente di chimica e della proprietà rivoluzionaria propria di un reagente di cambiare l’ordine delle cose . E’ quindi un reagente il negro che va a stabilirsi in un sonnacchioso quartiere londinese causando un’ insospettata reazione a catena: abitazioni svendute per pochi soldi, nuovi acquirenti…il rione rivoluzionato… ed è un reagente David, un corpulento ebreo, alieno ad una società prona ai dettami dei Savi Anziani di Sion che, come un ciclone irrompe nella vita di una famiglia come tante della periferia di Londra, cambiando irreversibilmente l’ordine delle cose. E’ il 1961 a Londra, i Beatles stanno ancora divertendosi solo nella loro Liverpool e una ragazzina, poco più che sedicenne, un po’ Audrey e un po’ bambina, per sfuggire ad un destino già segnato non ha altra possibilità che giocare a fare la grande… perché i giovani sarebbero stati inventati solo di lì a poco…e lei per sentirsi libera e diversa dal mondo piccino che la circonda può solo concedersi all’ascolto furtivo della voce di Juliette Greco, testimone d’eccezione del mondo liberato e anticonformista che ferveva lungo la Senna. Si libera in sogni che la vedono nella nera tenuta esistenzialista e… francese come la sua segreta lingua proibita quando incappa in David che dice di avere frequentato l’università della vita ben prima di Ringo Starr e che usa il suo essere ebreo come un grimaldello, elemento di diversità e quindi di rottura ( l’ascolta dell’ebreo Ravel è scelta ed evasione dal costrittivo contrapposta all’uso didattico dell’autoctono Elgar).
David ha la “nobile e sociale” missione di liberare dalla muffa persone e cose e portarle in luce alla gioia della libertà e con questo scopo procede senza scrupoli all’attuazione dei suoi piani, sia si tratti di un’opera preraffaellita, di un’antica mappa o di un’acerba pulzella.
Anche Jenny protagonista del prezioso film della danese Scherfig va incontro a questo ineluttabile destino. Quando perde la verginità registra cinicamente la miseria della portata del suo piacere riportando alla memoria quello della protagonista del “Chesil beach” di Mc Ewan… dietro alla testata del letto ci sono delle stampe raffiguranti degli aerei… c’è poco da volare…delusione… La perdita dell’innocenza segna, per la ragazzina, una tappa importante di un percorso che il borghesissimo padre, che più di ogni altro elemento narrativo rappresenta il titubante e contraddittorio quanto epocale passaggio da una all’altra era, FACILITA rompendo per sempre con quell’educazione vittoriana sostenuta nel tempo più per inerzia che non per convinzione.
Ecco perché quella di Jenny è un’educazione che non può aspirare ad un articolo determinativo e che, fra errori e rotture, spinte e riflussi è l’indispensabile prodromo, indagato dal film mirabilmente, in modo raffinato e lieve ma ambizioso, per il mondo nuovo.
ANTONELLA SENSI
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simone 75
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lunedì 15 febbraio 2010
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una lezione di vita
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Il film è incentrato sull’ottima prova della Mulligan, che è l’ago della bilancia dell’intero percorso narrativo. Appare bambina al cospetto delle sue nuove compagnie, con tutti i disagi del caso, con le illusioni e disillusioni cui si va incontro in situazioni di cotanto svantaggio. Appare invece vecchia nel nuovo rapporto che si viene a instaurare con amici, famiglia, insegnanti, al cospetto dei quali si presenta apparentemente matura, e colma di una sicurezza che però traballa agli occhi dello spettatore. L’altalenante evolversi del percorso di Jenny mantiene l’equilibrio su di un filo sottile di cui si avverte l’imminente strappo. La storia non offre nulla di nuovo, ma il film ci regala un mondo affascinante, e una buona interpretazione della perdita dell’innocenza, della lezione di crescita cui le esperienze dolorose conducono, nell’indifferenza di una società ipocrita, qui rappresentata da una famiglia accecata dall’egoismo.
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pgakapg
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sabato 13 febbraio 2010
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toccante
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Una sorta di "l'attimo fuggente" in versione al femminile dove però c'è un cattivo maestro. E' un mondo dominato da donne forti ed uomini deboli, entrambi dedicati al proprio riscatto sociale, ma con metodi diversi. Una riflessione amara sulla società inglese nel periodo della swinging London che fa riflettere, gli inglesi non erano così perfetti come si dipingevano...la Mulligan è brava e speriamo che continui così.
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laulilla
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mercoledì 10 febbraio 2010
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la difficoltà di diventare adulti
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Il difficile passaggio dall'adolescenza all'età adulta viene raccontato con molta finezza dalla regista danese di questo film, che, ispirandosi alle memorie della giornalista inglese Lynn Barber, racconta una vicenda ambientata nella Londra del 1961. La giovane Jenny studia in un severo College della città, con ottimi voti, e coll'obiettivo di ottenere l'iscrizione a Oxford per l'università. Gli insegnanti e i genitori la incoraggiano in questa direzione, ma senza offrire alla ragazza motivazioni sufficienti a sacrificare il proprio tempo e la propria giovinezza allo studio. La scuola, infatti, offre esempi di severità, e anche di ottusità, soprattutto attraverso il comportamento della preside (una Emma Thompson, che nessuno immaginerebbe in questi panni, così poco consoni a lei), mentre la famiglia spera di ottenere, grazie alla affermazione della figlia, quello "status" che le è negato per la modestia delle sue condizione sociali e culturali.
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Il difficile passaggio dall'adolescenza all'età adulta viene raccontato con molta finezza dalla regista danese di questo film, che, ispirandosi alle memorie della giornalista inglese Lynn Barber, racconta una vicenda ambientata nella Londra del 1961. La giovane Jenny studia in un severo College della città, con ottimi voti, e coll'obiettivo di ottenere l'iscrizione a Oxford per l'università. Gli insegnanti e i genitori la incoraggiano in questa direzione, ma senza offrire alla ragazza motivazioni sufficienti a sacrificare il proprio tempo e la propria giovinezza allo studio. La scuola, infatti, offre esempi di severità, e anche di ottusità, soprattutto attraverso il comportamento della preside (una Emma Thompson, che nessuno immaginerebbe in questi panni, così poco consoni a lei), mentre la famiglia spera di ottenere, grazie alla affermazione della figlia, quello "status" che le è negato per la modestia delle sue condizione sociali e culturali. L'insufficienza delle motivazioni emerge con chiarezza nel momento in cui un affascinante e un po' attempato giovanotto, corteggiando Jenny, le prospetta un avvenire del tutto diverso, fatto di piaceri, ricchezza e divertimenti. Una "Londra da bere", in cui il denaro comincia a scorrere con una facilità sospetta, incanta la fanciulla che immagina, ora, il suo futuro in modo un po' diverso, ma incanta anche i suoi banali genitori, che pensando a Jenny, ma anche un po' a se stessi, ritengono che una scorciatoia sia praticabile e vantaggiosa per tutti. Il risveglio dal sogno sarà durissimo. Il film affronta dunque un momento difficile per una giovane del 1961, ma pone contemporaneamente anche il problema di come possano gli adulti rapportarsi agli adolescenti offrendo loro valori veri, che diano un senso ai sacrifici che lo studio comporta, e quale linguaggio debbano usare affinché la comunicazione fra le generazioni sia possibile. L'interesse del film è nella semplice fluidità con la quale il tema assai complesso viene raccontato e nell'ottima interpretazione degli attori, fra cui spicca in modo particolare la bravissima e molto espressiva Carey Mulligan, davvero emozionante nei panni dell'adolescente umiliata e ferita, che a durissimo prezzo raggiunge la propria maturità.
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goldy
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lunedì 8 febbraio 2010
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bello
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Un bel film, con toni molto semplici, narrazione lineare. Colpisce quello che vuole colpire con chiarezza e dice quello che vuole dire con efficacia. Non dice nulla di nuovo ,ribadisce e il ribadire, alle volte, assume un dato di verità che è bene riproporre.
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