alesya
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domenica 27 giugno 2010
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"se non facciamo mai niente non saremo nessuno"
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Crescere è un processo doloroso che tutti devono affrontare volenti o nolenti , ma se devi farlo nell’Inghilterra conservatrice e bigotta dei primi anni ‘60 è ancora peggio . Proprio di una crescita e di un’ “educazione” ci racconta ” an education ” , una pellicola che per molti potrà sapere di già visto ( giovane sedotta da un uomo più maturo non sembrerebbe un argomento molto innovativo) ma invece si rivela essere contro ogni pregiudizio un’esperienza assolutamente piacevole e interessante: merito soprattutto dell’ottima sceneggiatura dello scrittore Nick Hornby , che adatta un romanzo autobiografico della giornalista Lynn Barber con grande mestiere attraverso note di humor freddo e amarezza tipiche del suo stile .
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Crescere è un processo doloroso che tutti devono affrontare volenti o nolenti , ma se devi farlo nell’Inghilterra conservatrice e bigotta dei primi anni ‘60 è ancora peggio . Proprio di una crescita e di un’ “educazione” ci racconta ” an education ” , una pellicola che per molti potrà sapere di già visto ( giovane sedotta da un uomo più maturo non sembrerebbe un argomento molto innovativo) ma invece si rivela essere contro ogni pregiudizio un’esperienza assolutamente piacevole e interessante: merito soprattutto dell’ottima sceneggiatura dello scrittore Nick Hornby , che adatta un romanzo autobiografico della giornalista Lynn Barber con grande mestiere attraverso note di humor freddo e amarezza tipiche del suo stile . Jenny è una ragazza come tante altre , che sogna Parigi e ascolta i dischi di Juliette Greco , che vuole una vita diversa piena di divertimenti , svaghi ed eventi sorprendenti , contro l’esistenza spenta e noiosa che conduce nel sobborgo di Twickenham , circondata da un padre e una madre assai poco interessanti ; ciò che rende Jenny diversa dalle altre è la sua brillante carriera scolastica che forse , versioni di latino permettendo , potrebbe consentirle di andare a Oxford , leggere senza censure e vestirsi di nero come una novella Audrey Hepburn . Come nei libri di C.S. Lewis da lei avidamente letti Jenny vorrebbe attraversare l’armadio e ritrovarsi in un mondo sconosciuto pericoloso e pieno di tentazioni e David Goldman con la sua bella auto nuova sembra offrirle la chiave per accedervi . Mai salire in macchina con uno sconosciuto direte voi , ma il David di Peter Sarsgaard (sempre perfetto in ruoli malvagi o ambigui grazie al suo sguardo smarrito ) se pur non possa definirsi tecnicamente un adone o un principe azzurro ha un fascino al quale è impossibile resistere : oltre al fatto di avere trent ‘ anni – e quindi avere già esperienza ” dell’università della vita ” vera che la protagonista sogna disperatamente - adora i concerti , i ristoranti , le aste e le corse , vive continuamente di mondanità e divertimenti in compagnia dei suoi amici sofisticati e alla moda ma fondamentalmente vuoti ( in particolare la simpatica bionda stupida interpretata da Rosamund Pike ) , è dispensatore di complimenti e belle parole , abile a mentire e a manipolare riuscendo addirittura a persuadere i genitori della protagonista della sua buona fede . Per Jenny è un richiamo irresistibile , la sua grigia esistenza si colora improvvisamente di sgargianti colori , tutto diviene semplice e facile : vale davvero la pena disperarsi sui libri quando c’è David a esaudire ogni desiderio ? Vale la pena andare ad Oxford e continuare a faticare quando lui le ha chiesto di sposarlo? Suo padre stesso ( un impeccabile Alfred Molina ) da sempre ossessionato dall’obiettivo dell’università , improvvisamente sembra concordare che un buon matrimonio è forse una soluzione più adeguata e confacente a una giovane donna ; ubriaca di Parigi e di una relazione ormai non più platonica la ragazza lascia gli studi e inizia a sfoggiare orgogliosamente l’anello di fidanzamento , finchè l’incanto – in cui tutti noi spettatori eravamo felicemente caduti – , si rompe bruscamente ; Jenny raccoglierà i pezzi e ricomincierà da capo , capirà cos’è davvero importante e andrà avanti , facendo tesoro delle esperienze vissute ma tornando poi a Parigi ” come se fosse la prima volta ” . La danese Lone Scherfig dirige con occhio vigile regalandoci un affresco spontaneo e mai noioso dell’Inghilterra dei primi anni ‘60 , ingessata ancora nell’ombra del dopoguerra e lontana dalla rivoluzione sessuale e dalle minigonne di Mary Quant , in cui spiccano fra le altre anche le performance di Emma Thompson nei panni della conservatrice preside della scuola ( ” non sai che gli ebrei hanno ucciso nostro signore ? ” dirà a Jenny dopo aver saputo che David è ebreo ) e della volitiva professoressa di Olivia Williams , qui imbruttita appositamente da un paio di occhiali enormi tipici dell’epoca . Ma , sopra ogni altra , brilla di certo la performance della ventiquattrenne Carey Mulligan :> la differenza di età anagrafica rispetto a quella scenica – che di per sè non è certo un’espediente nuovo nel mondo del cinema – non viene mai percepita , riuscendo lei a comunicarci con sincerità la gioia , le paure e la rabbia tipiche dei sedici anni , qui amplificate dal difficile contesto storico e sociale . è un vero peccato che agli Oscar debba scontrarsi con nomi troppo grandi e imponenti per fama e carriera , perchè se pur si sia fatta le ossa nei film in costume della BBC e questo sia il suo primo ruolo da protagonista , la statuetta sarebbe per lei davvero meritata. [-]
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dario
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lunedì 14 giugno 2010
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quasi inutile
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Notevole ambientazione, interpreti veramente OK (specialmente la ragazza; ma il padre è una macchietta) e regia all'altezza. Ma è la storia che non interessa, per non parlare della morale, che è semplicemente banale. Bara, infine, lo sceneggiatore con il personaggio maschile principale. Un film molto modesto, a tratti quasi irritante per la pochezza esibita come chissà che (è pochezza, garantito!).
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(di tessa)
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ultimoboyscout
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sabato 24 aprile 2010
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buon dio che noia!
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Non è fatto male, tra l'altro la protagonista Carey Mulligan (che io scopro in questo film) è bravissima ma il film è di una lentezza e di un piattume bestiale! Non scopro invece Peter Sarsgaard, che trovo bravissimo, con una faccia indecifrabile ma molto convincente. Non posso fare a meno di notare, Mulligan-Sarsgaard a parte, come gli altri personaggi siano molto garbati e azzeccati e si calino perfettamente nell'atmosfera che si respira. Manda segnali forti, ma lo fa con tinte sbiadite.
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100spindle
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giovedì 15 aprile 2010
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educato!
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NON AMO IL GENERE MA DEVO AMMETTERE CHE E' MOLTO BEN FATTO. GLI ATTORI SONO MOLTO BRAVI E RIESCONO A TRASMETTERE I SENTIMENTI CHE IL FILM VUOLE EVIDENZIARE.
SE VOGLIAMO LA STORIA PUO' ESSERE ACCUSATA DI BANALITA' O OVVIETA', MA VIENE COSTRUITA E DESCRITTA CON DELICATEZZA, ESPRESSIVITA' E NESSUNA PROTERVIA. IL FILM NON CERCA DI EDUCARE MA CI RIESCE.
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lost876
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giovedì 15 aprile 2010
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delusione!!
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Vi giuro che mi aspettavo proprio un altro film, quindi effetivamente non so dire se è proprio brutto, però io veramente mi aspettavo di vedere altro quindi è stato una delusione!!!
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don64
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domenica 4 aprile 2010
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film....anni 60
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Un film drammatico che per l'argomento trattato suscita poco interesse nel pubblico.La trama, non tanto importante ed irrisoria e' discreta come la recitazione e l'interpretazione.Nel complesso comunque un film piu' che discreto ma poco interessante.Voto 6+
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francesca50
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lunedì 29 marzo 2010
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un inno ai miei favolosi anni sessanta
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Il film tanto atteso rimarrà poco a Perugia. E invece è un film che meritava e non tale da essere proiettato solo di pomeriggio. Io ho potuto andarvi quasi perchè me lo sono imposto.
Il film mi è piaciuto per la perfetta realizzazione e perchè, anche se fin dall'inizio si capisce che la storia tra i due non andrà a buon fine e se appare piuttosto irrealistico che dei genitori acconsentano a certi week-end fuori casa, esso rappresenta bene le atmosfere dell'epoca. Inoltre ai giovani può essere utile per farli riflettere su come fossero i costumi allora e per indurre le ragazze a buttarsi meno allo sbaraglio. Il film è infatti contro la tendenza attuale della gioventù a fare sesso facile, nonostante che mostri una certa libertà di costumi la quale era nell'aria che si dovesse determinare.
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Il film tanto atteso rimarrà poco a Perugia. E invece è un film che meritava e non tale da essere proiettato solo di pomeriggio. Io ho potuto andarvi quasi perchè me lo sono imposto.
Il film mi è piaciuto per la perfetta realizzazione e perchè, anche se fin dall'inizio si capisce che la storia tra i due non andrà a buon fine e se appare piuttosto irrealistico che dei genitori acconsentano a certi week-end fuori casa, esso rappresenta bene le atmosfere dell'epoca. Inoltre ai giovani può essere utile per farli riflettere su come fossero i costumi allora e per indurre le ragazze a buttarsi meno allo sbaraglio. Il film è infatti contro la tendenza attuale della gioventù a fare sesso facile, nonostante che mostri una certa libertà di costumi la quale era nell'aria che si dovesse determinare.
Dunque l'ho trovato un film educativo come il titolo suggerisce.francesca50
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sandro_74
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mercoledì 17 marzo 2010
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una delusione!
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Una delusione! Ogni film dovrebbe dire qualcosa di nuovo. Nella storia, nel modo di girarlo o almeno nelle musiche o, che dire, nella scenografia. Niente di niente è nuovo in questo film. La storia l'abbiamo vista e stravista, la regia non va al di là di una professionalità inamidata in stereotipi. Musiche non eccezionali. Si salva la scena del primo incontro, deliziosa. Per il resto, mi ripeto, niente di niente. Anzi qualcosa sì: noia nell'ultima parte. Gli attori? Volenterosi .....
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francesco messina
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giovedì 11 marzo 2010
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an education
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Jenny non è ancora maggiorenne, vive a Twickenham, nell’Inghilterra poco precedente la devastante onda d’urto Beatlesiana che in poco tempo salperà dal Mersey alla conquista del mondo.
Ascolta musica francese, suono il violoncello, frequenta un impacciato e timido coetaneo e coltiva il sogno di essere ammessa al corso di letteratura di Oxford.
Un giorno di pioggia le capita di accettare un passaggio a casa da un simpatico e ricco trentenne, David, e i due iniziano a frequentarsi, con l’entusiasta benedizione del padre di lei (un Alfred Molina in stato di grazia), al quale non sembra vero che la figlia possa “sistemarsi” con un uomo tanto raffinato e benestante. Tra concerti, cene in lussuosi ristoranti e weekend fuori porta Jenny:
- trascura gli studi e la nuova media dei voti rischia di comprometterne l’ammissione all’Università.
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Jenny non è ancora maggiorenne, vive a Twickenham, nell’Inghilterra poco precedente la devastante onda d’urto Beatlesiana che in poco tempo salperà dal Mersey alla conquista del mondo.
Ascolta musica francese, suono il violoncello, frequenta un impacciato e timido coetaneo e coltiva il sogno di essere ammessa al corso di letteratura di Oxford.
Un giorno di pioggia le capita di accettare un passaggio a casa da un simpatico e ricco trentenne, David, e i due iniziano a frequentarsi, con l’entusiasta benedizione del padre di lei (un Alfred Molina in stato di grazia), al quale non sembra vero che la figlia possa “sistemarsi” con un uomo tanto raffinato e benestante. Tra concerti, cene in lussuosi ristoranti e weekend fuori porta Jenny:
- trascura gli studi e la nuova media dei voti rischia di comprometterne l’ammissione all’Università.
- scopre che David non è esattamente la splendida persona che vuole far credere, ma quantomeno sembra innamorato di lei, al punto da chiederle il fidanzamento ufficiale.
Dopo un colpo di scena che richiama, a parti invertite, quello di un altro candidato all’Oscar, il sopravvalutato “Tra Le Nuvole”, Jenny, grazie anche al supporto di una professoressa, capirà quale sia la scelta migliore per il suo futuro e di questo ne trarrà beneficio anche il suo rapporto con i genitori, in particolare il padre.
Dunque, partendo dal presupposto che la trama non è particolarmente originale, il punto di forza di “An Education” è senza dubbio la sceneggiatura del meraviglioso autore britannico Nick Hornby. Il regista danese Lone Scherfig si limita a trasporre lo script con un tocco sottile, da silenzioso testimone, che a tratti riporta alla commedia americana di un tempo che fu, di quella divina Audrey che la dolce Carey Mulligan in un paio di scene ricorda in maniera sorprendente, e nient’affatto sgradevole.
Oltre a lei l’enigmatico e affabile David (il bravo e sottovalutato Peter Sarsgaard), il già citato Molina, la Thompson negli sgradevoli panni dell’Inghilterra più puritana e la bella e stupida Rosamund Pike contribuiscono a realizzare un racconto di formazione delicato, ma importante nelle sue tematiche.
L’attrazione per un uomo molto più maturo, il ruolo dell’istruzione scolastica (protagonista di molti dialoghi in famiglia e nell’ufficio della preside Thompson) e i rapporti genitori-figli(a), indagati dalla penna creatrice di Alta Fedeltà e dall’ottima fotografia di John De Borman, emergono in un film che non sembra affatto prodotto in America.
Tra una sigaretta e l’altra, qualche caduta di stile (la banana!), lo stereotipo della Parigi anni ’60 da cartolina, con tanto di bancarella di libri sulla Senna, il film merita, e ricordiamo che in Italia un punto di partenza del genere si trasforma in “Scusa Ma Ti Chiamo Amore” ahinoi…
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filmicus
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martedì 23 febbraio 2010
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unusquisque faber fortunae suae
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Un film piacevole che tuttavia manda tanti (troppi) messaggi, anche contradditori.Non regge pertanto ad una interpretazione ricostruttiva che voglia coerentemente ricondurre ogni cosa al suo posto.Questo forse spiega giudizi critici spesso contrastanti. Ogni personaggio, ogni situazione può essere considerata da un'angolazione esattamente opposta: valga ad esempio la coppia dei genitori.Sotto un certo profilo sono quasi una miseria umana: eppure riescono a dare una forza ed un carattere alla loro figlia e restano per lei un lido ed un ancoraggio sicuro. Anche la fanciulla può essere vista come pura contraddizione.Ha un forte senso della giustizia e della moralità: eppure basta poco per farla divenire corresponsabile (morale) di furti e sotterfugi ladreschi.
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Un film piacevole che tuttavia manda tanti (troppi) messaggi, anche contradditori.Non regge pertanto ad una interpretazione ricostruttiva che voglia coerentemente ricondurre ogni cosa al suo posto.Questo forse spiega giudizi critici spesso contrastanti. Ogni personaggio, ogni situazione può essere considerata da un'angolazione esattamente opposta: valga ad esempio la coppia dei genitori.Sotto un certo profilo sono quasi una miseria umana: eppure riescono a dare una forza ed un carattere alla loro figlia e restano per lei un lido ed un ancoraggio sicuro. Anche la fanciulla può essere vista come pura contraddizione.Ha un forte senso della giustizia e della moralità: eppure basta poco per farla divenire corresponsabile (morale) di furti e sotterfugi ladreschi. Allora non è utile avventurarsi in analisi troppo circostanziate per un'opera che non ha la capacità di ricostruire realmente caratteri individuali e storia (e forse non voleva neanche farlo).L'Inghilterra degli anni '60 non era quella descritta nel film,con una venatura parodistica: aveva durezze maggiori ma anche più serie e motivate di quelle della preside Thompson ed al tempo stesso possedeva uno slancio innovativo che avrebbe travolto, di lì a poco, moda e costumi,anche culturali,dell'intera Europa. Tuttavia a conti fatti l'opera riesce infine gradevole. Usciti dalla sala di proiezione, mentre gli aspetti incoerenti e le incongruenze svaniscono, restano in noi due cose positive. La prima è certamente l'immagine femminile (merito della protagonista). Negli occhi della fanciulla vi sono arguzia ed innocenza,pulizia ed un po' di malizia,fiducia e disincanto,intelligenza e disillusione. Anche se combina qualche guaio, a conti fatti è una figlia che vorremmo avere ed a cui di buon grado saremmo vicini nelle difficoltà.L'altra nota positiva è che l'intelligenza, quella vera, fatta cioè di sensibilità e di studio, non può essere travolta dagli eventi ed aiuta sempre a far ritrovare una strada. In tempi cupi caratterizzati da tanti furbi e da tanti ladri, da tanti figli "sistemati" da padri potenti (e spesso imbroglioni) pensare che in un testo latino (studiato per accedere ad Oxford) si possano leggere le parole "unusquisque faber fortunae suae" ci consola un po' e ci rende simpatico questo film.
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