Agora

o Maria Domenico, non so. Non sono d'accordo con l'approccio di Domenico che è tutto sommato populistico e un pò confusionario (e da lì deriva il suo apprezzamento del film in sé come dirò dopo). Che significa "rispettiamoli entrambi" a proposito di Bergman? Niente, perché se è intuitivo che le persone debbano sempre essere rispettate (nel senso che hanno diritto di esprimere le loro opinioni), le opinioni invece possono essere messe in discussione e non accettate tutte quante in nome di un relativismo spicciolo; e se Domenico ci volesse riflettere un momento capirebbe che non esisterebbe "discorso" né tantomeno evoluzione del discorso se non fosse così. Da un lato Domenico si trincera dietro questo realtivismo buonista che non ha molto significato: se uno si appassiona a Terminator (che è pure divertente) e dice che è meglio di Bergman è uno che non capisce niente e non c'é niente da fare; il valore artistico di un regista o di un' opera non sono soggettivi purtroppo. Ma dall'altro lo stesso Domenico poco prima si rifà a quelli che lui stesso chiama "assiomi assoluti" il che farebbe pensare che pur rispettando chi dicesse che Leonardo non è un genio, ne criticherebbe le idee con la convinzione che sono semplicemente sballate e sicuramente dettate da colossale ignoranza (e io credo che lo farebbe aspramente visto il dispendio di aggettivi roboanti e di punti esclamativi). Inoltre Domenico costruisce una sua personale dicotomia della fruizione artistica secondo la quale le opere si apprezzano con distacco (o con reverente sottomissione?) o (parole sue) si sente la pressione che va oltre i 145 e ci si sciolgie in lacrime. Non è semplicemente il gusto del paradosso e della metafora per Domenico ma la perfetta rappresentazione di una sua propria dicotomia interna che rivela, checché lui ne dica, che Domenico non si fida completamente delle proprie emozioni per esprimere un gudizio ( e tra l'altro confonde con le sensazioni o addirittura la sintomatologia clinica-la pressione- ma questo è un altro discorso). ORA ATTENZIONE...Domenico è afflitto dalla nietzschana e foucaultiana "coazione alla ricerca della verità" intesa come castrazione preventiva di qualsiasi "discorso" (i discorsi di Domenico dico). La modalità di verità contemporanea, imposta con la coercizione a ogni discorso, è che una verità va dimostrata con dei mezzi rigorosamente estranei ad essa e alla sua evidenza interiore ossia, prego notare, con delle modalità che sono l'esatto contrario dell' "emozione" e della più profonda fruizione artistica sempre basata prima di tutto sull "affinità elettiva" e inspiegabile; da qui derivano da un lato la dicotomia di cui parlavo prima secondo la quale Domenico apprezza ma magari non prova emozioni e viceversa (perché di fronte alla nuda verità dell'emozione Domenico si trova spiazzato e ha bisogno subito del "giudizio razionale"); dall'altro, e qui vengo al punto, il fatto che lui sia rimasto così colpito da un film che parla in termini "romantici" e sentimentali di una povera signora che, appunto, cercava... la verità...ma quella scientifica. Chiaro? Io credo che mi fraintendi e ti inkatzi, vedremo...Per il resto il film è smaccatamente "persuasivo" e la realtà è che il cristianesimo non c'entra niente con la storia di Ipazia e che casomai si sta parlando delle modalità di affermazione di un nuovo tipo di potere che sta imponendo appunto le sue modalità di discorso con la violenza e la coercizione (come hanno fatto, fanno e faranno tutti i sistemi di potere Domenico, sia chiaro). Purtroppo però il "discorso" del film è semplicemente quello moderno e non ha niente a che vedere con la weltanschaung della signora Ipazia la quale era intrisa di un paganesimo in cui non vigeva affatto il metodo scientifico ma casomai quello analogico...alt...eventualmente seguirà.