enrik
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martedì 10 febbraio 2009
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se ne può fare a meno!
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Attrice ex drogata, partecipando alle nozze della sorella, coglie l'occasione per regolare i conti in famiglia. Film di ambiente teatrale, professionalmente ben fatto, buoni gli attori: che da però la sensazione finale di aver visto un gran chiacchierare minimamente interessante!
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daniela
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lunedì 2 febbraio 2009
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interno di una famiglia
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film splendido. da ricordare il primo faccia faccia fra le due sorelle in cucina. Memorabile. Hataway merita l'oscar al 100%.Bravi anche tutti gli altri attori. La regia conta molto. Uno dei più bei film della stagione.
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alfadicronbach
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venerdì 23 gennaio 2009
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niente di nuovo sotto il sole
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Sono totalmente d'accordo: il film non rappresenta una novità, perché si inserisce in tutta una serie di pellicole dove, in occasione di feste familiari, matrimoni, funerali, ecc., una famiglia si riunisce e vengono a nudo contrasti e scheletri negli armadi. A me, in particolare, è venuto in mente Festen, che fra l'altro mi era piaciuto di più. E' un film basato sugli attori, anzi sulle attrici, e credo che sfrutti il momento di auge di cui sta godendo Anne Hahthaway, peraltro brava. Non mi sembra particolarmente coraggioso né originale, come è stato invece affermato in altri siti, neanche in quanto film americano.
Il contesto multirazziale, con perfetta integrazione, mi sembra un omaggio piuttosto ruffiano in odore di obamità.
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gilles
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martedì 9 dicembre 2008
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la conquista dell'identità
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Il titolo dice molto sulla natura intima del racconto, se è vero che , in fondo, si tratta di un funebre e critico palleggio di identità; se è vero che il centro della vicenda è Rachel, e il suo matrimonio, e nello stesso tempo la protagonista sembra essere sua sorella, Kim. Qui c'è già un morbido paradosso (ci sta bene che le cose stiano così, dopo tutto). Ma il rientro in casa è momento decisivo: chi sa di essere chi? Come bisogna definirsi di fronte a tutti silenzi, che ci comunicano una lontana vicenda? Rachel è la sana e Kim la malata? Rachel è la compassionevole o l'intollerante sorella? E Kim soffre di manie di protagonismo o di mancanza d'affetto? A un certo punto Kim dice: avrei potuto essere anche Maria Teresa di Calcutta, ma questo non cambia quello che è successo.
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Il titolo dice molto sulla natura intima del racconto, se è vero che , in fondo, si tratta di un funebre e critico palleggio di identità; se è vero che il centro della vicenda è Rachel, e il suo matrimonio, e nello stesso tempo la protagonista sembra essere sua sorella, Kim. Qui c'è già un morbido paradosso (ci sta bene che le cose stiano così, dopo tutto). Ma il rientro in casa è momento decisivo: chi sa di essere chi? Come bisogna definirsi di fronte a tutti silenzi, che ci comunicano una lontana vicenda? Rachel è la sana e Kim la malata? Rachel è la compassionevole o l'intollerante sorella? E Kim soffre di manie di protagonismo o di mancanza d'affetto? A un certo punto Kim dice: avrei potuto essere anche Maria Teresa di Calcutta, ma questo non cambia quello che è successo. E allora si tratta di restituire correttamente i profili delle identità; senza più fantasmi nè stupide acidità. I singoli entrano in relazione, le identità si distinguono, escono fuori dalla melma della compassione caritatevole e dei larghi, forzati sorrisi. Nonostante Demme racconti di un evento visto e rivisto al cinema (il matrimonio), riesce a darci (a parte la fotografia un po' benestante) un nuovo, interessato ed onesto sguardo.
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milena
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sabato 6 dicembre 2008
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pessima ''visione''
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penso che ,dopo la parte iniziale noiosa ,il film incomincia a farsi interessante.ma è difficile e irritante da seguire a causa di una macchina da presa davvero sconsiderata.avevo male agli occhi e un senso di nausea.peccato!
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giu
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martedì 2 dicembre 2008
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amarsi sempre sposarsi mai.....
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Ma come si fa' a segnalare da non perdere.
E' una bufala
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jack
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domenica 30 novembre 2008
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parenti serpenti all'americana
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Rachel sta per sposarsi è un film irritante.
Dopo trenta secondi si ha già la nausea per l'utilizzo sconsiderato della macchina a mano, che forse vuole fare molto "indie" o dare quel senso di intimità domestica, di occhio (in)discreto nella vita di una famiglia.
Kym (Anne Hathaway coi capelli unti), ragazza problematica in rehab, torna a casa per il matrimonio della sorella Rachel, che sta per sposare un musicista di colore che vanta amicizie in tutte le etnie del mondo, che sono equamente distribuite tra gli invitati/ospiti/organizzatori della cerimonia e non mancheranno di sciorinare i tipici luoghi comuni all'americana del tipo "i neri hanno il ritmo nel sangue", "i jamaicani se fumano l'impossibile".
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Rachel sta per sposarsi è un film irritante.
Dopo trenta secondi si ha già la nausea per l'utilizzo sconsiderato della macchina a mano, che forse vuole fare molto "indie" o dare quel senso di intimità domestica, di occhio (in)discreto nella vita di una famiglia.
Kym (Anne Hathaway coi capelli unti), ragazza problematica in rehab, torna a casa per il matrimonio della sorella Rachel, che sta per sposare un musicista di colore che vanta amicizie in tutte le etnie del mondo, che sono equamente distribuite tra gli invitati/ospiti/organizzatori della cerimonia e non mancheranno di sciorinare i tipici luoghi comuni all'americana del tipo "i neri hanno il ritmo nel sangue", "i jamaicani se fumano l'impossibile"...ci mancava il napoletano che si presentava con le pizze ed era più completo di uno spot della Benetton.
L'arrivo di Kym funge da detonatore per tutti i soliti triti e ritriti conflitti familiari irrisolti.
Il dramma di cui Kym è responsabile, alla base (si intuisce) della disgregazione della famiglia arriva telefonato e preparato da qualche battuta qua e là, in una scena di terapia di gruppo francamente piatta e banale che non riesce nel suo intento di colpire allo stomaco lo spettatore sncora sveglio a quel punto del film.
Troppa carne al fuoco: la tossicodipendenza, i legami familiari, la società multirazziale, la musica...e tutto nella stessa famiglia.
Nessuno dei personaggi principali (troppi?) viene approfondito a dovere, la stessa situazione familiare è ingiustamente complicata e mai spiegata. Nessuno dei rapporti viene analizzato e i componenti della famiglia sono macchiettisticamente giustapposti in una serie di scontri infantili ai limiti dell'assurdo (vedi la scena tra Kym e sua madre). La scena del parrucchiere è senza senso, così come la risoluzione della gara di caricamento della lavastoviglie (quel piatto possibile che nessuno l'aveva mai visto prima?)
Interessante l'idea con cui è realizzata la colonna sonora: in pratica si ascoltano per tutto il tempo i musicisti della cerimonia che provano...se non fosse che non smettono un istante di suonare risultando invadenti e noiosetti molto presto, tant'è che forse l'unico momento di empatia che si può avere con i protagonisti è quando chiedono ai musicanti di tacere per cinque minuti.
Non c'è niente di convincente in questo lavoro, tutto sembra frettolosamente sbattuto in faccia allo spettatore, e la sensazione è proprio quella che si ha ai matrimoni di qualche parente lontano, in cui non si riesce ad essere partecipi fino in fondo, ci si chiede per quale motivo abbiamo accettato l'invito e speriamo che finisca tutto molto presto.
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ale
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sabato 29 novembre 2008
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ma dobbiamo farce sempre del male?
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che dire delle recensioni ... tutto è relativo. sono uscita con la nausea e man mano questo malessere diventava rabbia ...
basta, sono stufa di andare al cinema a vedere film gratuitamente crudi ... ok la realtà è dura, le dinamiche esistenziali pure, l'abbiamo capito, tutti i media non fanno altro che ricordarcelo ... ma ci volete lasciare un po' di speranza? andare al cinema significa sempre ricevere cazzotti nello stomaco? dobbiamo riflettere ma il cinema ci aiuta a farlo?
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