liuk©
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sabato 2 maggio 2009
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finite le idee
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Quando ci si riduce a fare film a puntate significa che si sono finite le idee e non si è più in grado di sviluppare storie complete con copioni interessanti. Purtroppo questa regola non fallisce nemmeno con Aldo, Giovanni e Giacomo: Il Cosmo Sul Comò è semplicemente un film ignobile che stanca dopo 10 minuti e non fa assolutamente ridere.
Le storie sono solo accennate e francamente modeste, per usare un eufemismo. Non è la prima volta che i tre ci propongono un titolo sottotono (vedi la non decorosa Leggenda di Al, John e Jack) ma questa volta hanno veramente toccato il fondo. Peccato, spero che tornino presto a veri film con trame intelligenti e sviluppi tra il comico e il poetico (Chiedimi se sono felice e Tu la conosci Claudia).
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Quando ci si riduce a fare film a puntate significa che si sono finite le idee e non si è più in grado di sviluppare storie complete con copioni interessanti. Purtroppo questa regola non fallisce nemmeno con Aldo, Giovanni e Giacomo: Il Cosmo Sul Comò è semplicemente un film ignobile che stanca dopo 10 minuti e non fa assolutamente ridere.
Le storie sono solo accennate e francamente modeste, per usare un eufemismo. Non è la prima volta che i tre ci propongono un titolo sottotono (vedi la non decorosa Leggenda di Al, John e Jack) ma questa volta hanno veramente toccato il fondo. Peccato, spero che tornino presto a veri film con trame intelligenti e sviluppi tra il comico e il poetico (Chiedimi se sono felice e Tu la conosci Claudia). Dopo aver toccato il fondo e raschiato il barile non si può che migliorare.
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houssy
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venerdì 2 gennaio 2009
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il cosmo sul como': c'erano una volta tre comici..
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Correva l'anno 1997 quando la penisola tutta veniva scossa da capo a piedi da un terremoto chiamato Aldo, Giovanni e Giacomo, che con il rutilante Tre uomini e una gamba avevano fatto divertire tutti gli italiani che gli avevano dato fiducia seguendoli nel grande salto dal piccolo schermo (e dai teatri) a quello grande, al cinema. Sono passati 10 anni e dopo alti (Chiedimi se sono felice) e bassi (La storia di Al, John e Jack) il dinamico trio si ripresenta anche questo natale all'appello del cinema italiano. Fughiamo subito il campo dai dubbi, questo Il cosmo sul comò è un brutto film, non fa ridere e non ha nemmeno la corposità o la cattiveria necessarie per risultare un'apologo sull'italianità contemporanea.
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Correva l'anno 1997 quando la penisola tutta veniva scossa da capo a piedi da un terremoto chiamato Aldo, Giovanni e Giacomo, che con il rutilante Tre uomini e una gamba avevano fatto divertire tutti gli italiani che gli avevano dato fiducia seguendoli nel grande salto dal piccolo schermo (e dai teatri) a quello grande, al cinema. Sono passati 10 anni e dopo alti (Chiedimi se sono felice) e bassi (La storia di Al, John e Jack) il dinamico trio si ripresenta anche questo natale all'appello del cinema italiano. Fughiamo subito il campo dai dubbi, questo Il cosmo sul comò è un brutto film, non fa ridere e non ha nemmeno la corposità o la cattiveria necessarie per risultare un'apologo sull'italianità contemporanea. Non aiuta certo la divisione in quattro episodi più un quinto che fa da imbarazzante collante, la sensazione è di una discontinua sceneggiatura tutta buchi e battutine da bar, il sapore che rimane in bocca usciti dalla sala, è amaro ed ha il gusto della beffa. Ma vediamo di entrare meglio nel dettaglio. Il primo episodio parte bene inanellando una serie di divertenti siparietti che ben predispongono lo spettatore, peccato che il finale cada in una telefonatissima trovata che più che divertente appare triste e scontata. Il secondo episodio è quanto di più imbarazzante il trio di comici abbia mai portato sullo schermo, scrittura scontata, pochissimi momenti divertenti, la noia regna sovrana. Nel terzo la musica non cambia e la trovata dei quadri che parlano è francamente mal sviluppata, chiudendo il tutto in modo superficiale e porgendo la guancia ad un irritante siparietto gay. Finalmente la narrazione decolla e la carne al fuoco si fa saporita nel quarto ed ultimo episodio del film, in cui un bravo Giacomo tenta disperatamente di avere un figlio. L'episodio ha una scrittura forte e risulta estremamente godibile e divertente, peccato che nel finale non abbia il coraggio di osare fino in fondo, un pizzico di cattiveria in più avrebbe giovato al punteggio del film. Tutto qui, l'ennesima occasione mancata che dopo il malriuscito Amplagghed conferma una crisi profonda all'interno del trio comico più famoso del bel paese. La sensazione è quella di un'eterna indecisione tra un film vero, impegnato, affrontando tematiche di spessore magari col sorriso sulle labbra e l'ennesima prova comica calcolata sulle aspettative del pubblico. Credo che sia giunto il momento di scegliere, di maturare e di crescere, ora basta giocare a fare il cinema.
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guba
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sabato 27 dicembre 2008
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sarebbe il caso di imparare la comicità vera...
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E' la prima volta che scrivo una recensione cinematografica. Mi dispiace che sia anche la mia prima stroncatura. Mi son detto che i critici dovrebbero provare a fare cinema prima di fare i critici.
Ed io contravvengo proprio a questa mia "regola". Ma non me la sento di tacere, non questa volta.
Ho taciuto altre volte, ma quando vedo me stesso preso in giro assieme al pubblico, allora mi arrabbio.
Il problema di questo film è che è una becera scopiazzatura di molteplici altri film che - con la scusa della presa in giro - in trealtà attinge a mani basse dal panorama cinematografico e cartonistico degli ultimi anni senza dire niente di nuovo.
E' finita l'onda creativa che ha generato i tre marmocchi nella pancia della mamma in lotta per la sopravvivenza-nascita e le altre trovate dei Corti ?
Sembra di si.
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E' la prima volta che scrivo una recensione cinematografica. Mi dispiace che sia anche la mia prima stroncatura. Mi son detto che i critici dovrebbero provare a fare cinema prima di fare i critici.
Ed io contravvengo proprio a questa mia "regola". Ma non me la sento di tacere, non questa volta.
Ho taciuto altre volte, ma quando vedo me stesso preso in giro assieme al pubblico, allora mi arrabbio.
Il problema di questo film è che è una becera scopiazzatura di molteplici altri film che - con la scusa della presa in giro - in trealtà attinge a mani basse dal panorama cinematografico e cartonistico degli ultimi anni senza dire niente di nuovo.
E' finita l'onda creativa che ha generato i tre marmocchi nella pancia della mamma in lotta per la sopravvivenza-nascita e le altre trovate dei Corti ?
Sembra di si. O forse la voglia di fare soldi è tale per cui va bene uscire con qualsiasi prodotto... anche se fa palesemente pena.
E così se ne vengono fuori personaggi assurdi e privi di credibilità, come il padre di famiglia che tiene chiuse in macchina figli e moglie alle 6 della mattina di un giorno d'agosto per aspettare l'amico che deve scendere per partire per la sospirata vacanza.
Non è così che si fa il cinema comico. Sembrano pieces scritte da gente che non ha mai scritto una riga di sceneggiatura, incompetenti alle prime armi.
Sembrano episodi scritti da qualche ghost-writer, o comprati, ma comunque da persone che non conoscono ne i tempi cinamatografici ne le basi della comicità che è fatta da personaggi "normali" in gag parossistiche e non da personaggi parossistici in situazioni normali. L'unico parossistico che poteva permettersi situazioni normali è stato Totò, ma anche lui con fatica. E comunque era Totò.
Di tutti gli episodi si salva solo quello dei quadri, perchè è abbastanza ben fatto da essere accettabile. Inoltre è l'unico completamente di fantasia, il che lo mette su un piano completamente diverso dagli altri.
Il film è organizzato in episodi ed uno di questi, il "fil rouge", si dispone come un "collegamento" virtuale ed è diviso in scene. Questo "fil rouge" fa parte del filone che prende in giro lo spiritualismo orientale, ed i personaggi sono scopiazzati dal cartone animato KungFu Panda.
E' forse il più simpatico di tutti gli episodi, perchè in fondo i personaggi sono divertenti.
Ma in generale non ci siamo proprio.
Personaggi poco credibili, sketch deboli, battura fiacche fanno di questo il peggiore dei film del trio.
Se questa è la comicità italiana, beh, siamo rovinati.
W la comicità in teatro.
Lunga vita a Zelig.
Guba
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(di vary82)
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lara
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venerdì 26 dicembre 2008
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vergognoso
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Vergogna!
A meno che i tre non abbiano in questi anni dilapidato i loro patrimoni personali e non abbiano dunque un disperato bisogno di denaro, non si comprende alcuna ragione per questo film mediocre, noioso, con abissi di banalità che hanno dell'incredibile, se si pensa all'aerea leggerezza e alla felicità d'espressione di cui i nostri avevano dato prova in Tre uomini e una gamba.
Difficile scegliere l'episodio peggiore per ripetitività e scontatezza (ma le pernacchie al quadro di Napoleone e le bastonate del sedicente saggio nepalese restano nella memoria quanto a senso di deja vu e noia feroce), ma non è questo il male peggiore.
Talvolta gli attori si possono anche scegliere in famiglia (vedi il fortunato caso della moglie di Baglio), ma questa non può essere una prassi sconatta: la recitazione delle figlie di Storti è imbarazzante.
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Vergogna!
A meno che i tre non abbiano in questi anni dilapidato i loro patrimoni personali e non abbiano dunque un disperato bisogno di denaro, non si comprende alcuna ragione per questo film mediocre, noioso, con abissi di banalità che hanno dell'incredibile, se si pensa all'aerea leggerezza e alla felicità d'espressione di cui i nostri avevano dato prova in Tre uomini e una gamba.
Difficile scegliere l'episodio peggiore per ripetitività e scontatezza (ma le pernacchie al quadro di Napoleone e le bastonate del sedicente saggio nepalese restano nella memoria quanto a senso di deja vu e noia feroce), ma non è questo il male peggiore.
Talvolta gli attori si possono anche scegliere in famiglia (vedi il fortunato caso della moglie di Baglio), ma questa non può essere una prassi sconatta: la recitazione delle figlie di Storti è imbarazzante.
Qualche impennata (di pochi centimetri...) è resa possibile dalla presenza di attori professionisti (la piccola parte della Finocchiaro da sola regge l'intero episodio TEMPERATURA BASALE) e da rarissime trovate comunque non esilaranti (l'idea dello spostamento dei personaggi nei quadri, se non fosse enfatizzata e ripetuta allo spasimo, farebbe anche sorridere).
I tre rimangono fedeli ai loro personaggi, con qualche esasperazione in meno, ma troppa, decisamente troppa, fiducia nelle loro possibilità e nella pazienza del loro affezionato pubblico.
7 euro per questo film sono un furto.
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